LA WMO NOMINA L'OSSERVATORIO DI PIACENZA - COLLEGIO ALBERONI
"CENTENNIAL OBSERVING STATION"
17.10.2020
- Daniele Cat Berro, SMI/Redazione Nimbus
La
World Meteorological
Organization, con risoluzione approvata il
30 settembre 2020, ha riconosciuto
la prestigiosa
qualifica di "Centennial Observing Station" all'osservatorio
del Collegio Alberoni di Piacenza (attivo dal 1802 e con continuità
dal 1871).
Anemometri meccanici (non più in uso) ed elettronici (operativi)
sull'aerea terrazza della torre dell'Osservatorio al Collegio Alberoni
di Piacenza, dove
è attiva anche una
webcam. Sullo sfondo la città con vista verso Nord-Est (25 maggio
2017).
Il riconoscimento è avvenuto nell'ambito di un
programma internazionale con cui la WMO intende promuovere e
sottolineare l'importanza degli antichi osservatori meteorologici storici -
aventi serie di dati omogenea e almeno centennale - per il monitoraggio
meteo-climatico a lungo termine, oggi così importante per
quantificare l'entità del riscaldamento globale.
L'Advisory Board della
WMO ha dunque valutato positivamente l'assetto tecnico-scientifico
del sito di misura ultrasecolare di Piacenza, nonché il
prezioso patrimonio storico rappresentato dalla collezione di
strumenti e dalla raccolta completa dei registri meteorologici
originali.
In questa terza
sessione di selezione hanno ricevuto la nomina di “stazione
centenaria” anche gli osservatori italiani di
Modena-Piazza Roma (dati dal 1830),
Venezia-Ist. Cavanis (1835),
Palermo-Vaiana (1791), Aggius (1919) e Carloforte
(1901) in Sardegna, aggiungendosi agli altri sei già riconosciuti
con la seconda sessione del 2018, ovvero
Moncalieri-Collegio Carlo Alberto,
Pesaro-Valerio,
Urbino-Serpieri,
Firenze-Ximeniano,
Roma-Collegio Romano e
Vigna di Valle.
Dunque, ad oggi, le stazioni nominate come "centenarie" dalla WMO in
Italia sono 12, e altre ancora hanno le caratteristiche per essere
candidate in futuro.
Nell'insieme del mondo, questa
sessione ha definito 94 nuove "Centennial Stations"
(su 119 candidate), da Tunisi, a Pechino, a Ottawa, a Oxford... e in
totale l'elenco mondiale è giunto così a contare 234 osservatori
(vedi la
carta, tuttavia non ancora aggiornata con le recenti nomine).
La qualifica verrà
sancita con l'invio di un'apposita targa e di un certificato
che verranno esposti nei locali dell'osservatorio, e sarà l'occasione
per proporre nel 2021 a Piacenza (emergenza Covid-19 permettendo) un evento
pubblico, scientifico-divulgativo, dedicato alla storia
dell'osservatorio e con visita alla struttura.
Un osservatorio salvato
La SMI, su proposta della
Fondazione Opera Pia Alberoni, ente proprietario e gestore del
Collegio, a partire dal 2015 si è occupata dell'ammodernamento,
del regolare controllo e manutenzione, e dell'elaborazione
periodica dei dati dell'osservatorio, rimasto improvvisamente privo
di sorveglianza con la
prematura scomparsa, il 30 settembre 2014, del responsabile Matteo
Cerini. Lo stesso Matteo, siamo sicuri, sarebbe certamente fiero
di questo importante traguardo di livello internazionale oggi raggiunto.
Seppure con misure automatiche validate a distanza, e senza più le
osservazioni "a vista" sul posto di nuvolosità e fenomeni che Cerini
conduceva, la lunga serie di misura (cominciata nel 1802, ma
continua dal 1871) per lo meno è salva!
Il personale dell'Opera Pia si occupa inoltre della misura della neve
fresca nel grande parco del Collegio.
La
facciata Nord-Ovest del Collegio Alberoni con la torre dell'osservatorio
(22 maggio 2016). Attualmente sulla terrazza, in opportuna posizione
elevata e aperta, senza ostacoli nei dintorni, vengono condotte le
misure automatiche di velocità-direzione del vento e di radiazione
solare, mentre temperatura, umidità relativa e precipitazioni vengono
rilevate nel parco sottostante (vedi immagine sotto).
Il
"campetto" meteorologico collocato a norma WMO nel parco del Collegio
Alberoni (22 maggio 2016). A sinistra il vecchio pluviografo
dell'Ufficio Idrografico (dismesso), a destra il nuovo pluviometro
automatico e la capannina tradizionale contenente i sensori di
temperatura e umidità relativa, in continuità con la precedente
collocazione assunta da un sessantennio. Infatti inizialmente, fino agli
Anni Sessanta del Novecento, anche questi parametri venivano rilevati
sulla torre, ma quando si decise di spostare gli strumenti nel parco
fortunatamente vennero mantenute misure parallele nei due siti per un
periodo di cinque anni, e questo permetterà a breve opportuni confronti
ed eventuale definizione di correzioni per l'omogeneizzazione
dell'intera serie, in particolare delle temperature.
Il
locale interno dell'osservatorio, in cui si trovano il datalogger della
stazione automatica
Digiteco, nonché la raccolta degli antichi strumenti.
Antico
barometrografo "Agolini" (inizio XX secolo) conservato
nella collezione dell'osservatorio Alberoni.
La manutenzione tecnica degli
strumenti, le cui spese da parte di SMI sono affrontate grazie ai
fondi
del 5 per mille, avviene per intervento dell'azienda
Digiteco di
Bologna.
La collaborazione tra Opera Pia
Alberoni e SMI è sancita da un'apposita convenzione, che include
anche la realizzazione di un libro sul clima di Piacenza (collana
"Memorie dell'atmosfera", edizioni SMS) che vedrà la luce
prossimamente.
Intanto si sta alacremente procedendo con il recupero integrale della
serie storica, tramite la digitalizzazione dei dati giornalieri e
subgiornalieri dei vari parametri (temperatura, umidità relativa,
pressione atmosferica, precipitazioni e neve, velocità e direzione del
vento, nuvolosità) direttamente dai registri originali conservati
in osservatorio. Di questo lungo lavoro si sta occupando Maurizio
Ratti, consigliere SMI, responsabile dell'osservatorio di Pontremoli
(MS), e da anni vicino alla causa della stazione piacentina, oltre che
esperto di recupero di serie meteorologiche storiche.
Inoltre, non appena la pandemia di
Covid lo permetterà, a rafforzare l'affidabilità e la riferibilità
delle misure interverrà l'Istituto
Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM, Torino), con la
taratura dei sensori di temperatura in camera climatica nel quadro
del progetto internazionale
MeteoMet, come già
fatto nel 2012 e 2016 all'osservatorio di Moncalieri.
Copertina e pagine interne del registro delle osservazioni del
1808-1809. Fino ai decenni centrali dell'Ottocento le misure soffrirono
di alcune lacune, per poi divenire continue, fino a oggi, a partire dal
1871.
Maurizio Ratti (SMI), curatore del recupero della serie meteorologica
storica di Piacenza, controlla il corretto funzionamento del pluviometro
nel parco del Collegio Alberoni (22 maggio 2016).
Guarda
anche...
- Il
video di lancio dell'iniziativa (2016), cui hanno collaborato su
richiesta della WMO anche la SMI e il presidente Luca Mercalli.
- L'articolo di
Nimbusweb sulla
nomina dell'osservatorio di Moncalieri
a Centennial Station (2018).
Ringraziamenti
Un doveroso ringraziamento va alla
Fondazione
Opera Pia Alberoni, in particolare nelle persone del Presidente
Giorgio Braghieri, del direttore Angelo Anfini, dei
dipendenti Umberto Fornasari, Giampiero Cellini e Luigi
Dini, che a seguito di un momento difficile
e imprevisto hanno creduto fin da subito nell'importanza di mantenere
vivo l'osservatorio, di riferimento non solo per la climatologia
padana, ma anche per la comunità piacentina, e hanno accordato fiducia
alla SMI per il compito del salvataggio e mantenimento dell'antica
specola.
Un grazie va inoltre a Maria
Carmen Beltrano (già ricercatrice del
CREA, Roma) che - in collaborazione con l'Aeronautica
Militare, Rappresentante Permanente dell'Italia presso la WMO -
ha coordinato la presentazione delle istanze degli osservatori italiani
candidati al titolo di Centennial Observing Stations.
Tutte le foto di questo articolo sono di
Daniele Cat Berro (SMI/Nimbus).
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