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INVERNO 2015-16 AL NORD ITALIA:
UNO TRA I PIU' MITI; INIZIO SECCO, FINALE PIOVOSO

4 marzo 2016, Daniele Cat Berro - SMI/Redazione Nimbus


L'inverno 2015-16 al Nord Italia è stato tra i più miti nelle serie di misura secolari, collocandosi generalmente in seconda posizione (dopo il primato del 2006-07, come a Torino e Genova) o in terza (es. Parma, Modena, Pontremoli, Urbino, Rovereto, dove anche il vicinissimo caso del 2013-14 è rimasto insuperato), con anomalie stagionali per lo più tra +1 e +2 °C rispetto al 1981-2010, talora superiori (ben +2,7 °C a Modena).

A livello trimestrale il ritorno di precipitazioni più abbondanti in gennaio-febbraio 2016, specie su Appennino, Emilia e Nord-Est, ha invece bilanciato la straordinaria siccità di inizio stagione.
 

La confluenza del F. Sesia nel Po presso Frassineto (AL) il 3 febbraio 2016. Entrambi i fiumi erano in forte magra, con portate ai minimi storici invernali,
 dopo il trimestre novembre-gennaio più secco mai registrato dall'inizio delle misure pluviometriche nel 1802 a Torino. Infatti, mentre in Liguria, Toscana e al Nord-Est gennaio 2016 ha segnato il ritorno di precipitazioni più abbondanti grazie a flussi umidi occidentali, il Nord-Ovest, sottovento alle Alpi, è ancora rimasto in gran parte all'asciutto (f. Toni Farina).
 



La carta delle anomalie del geopotenziale alla superficie isobarica di 500 hPa (circa 5500 m di quota) nel periodo 1° novembre - 31 dicembre 2015 in Europa mostra come la prima parte dell'inverno 2015-16 sia stata fortemente anticiclonica (colori arancio-rossi), ed eccezionalmente tiepida, calma e secca sulla regione alpina e in Italia (Fonte: ESRL-NOAA).

La situazione ha iniziato a cambiare a inizio gennaio 2016: il dominio degli anticicloni si è interrotto a favore di regimi occidentali più umidi, e generalmente meno miti soprattutto in quota, legati alle grandi depressioni nord-atlantiche (colori blu-viola). La seconda parte dell'inverno è dunque stata più dinamica (Fonte: ESRL-NOAA).

In sintesi, le caratteristiche meteo-climatiche dominanti:

Dicembre 2015: anticicloni stazionari, aria calma, nebbiosa e inquinata in Valpadana; Alpi spoglie di neve anche a 3000 m, mitezza eccezionale soprattutto in montagna, meno straordinaria in pianura a causa delle inversioni termiche.

Gennaio-febbraio 2016: ritorno di flussi occidentali più umidi e atmosfera più dinamica, perfino diversi temporali - inusuali - tra Lombardia, Emilia e Nord-Est (3, 9 e 18 febbraio); nel complesso sempre mite, salvo un periodo di (normale) freddo intorno al 20 gennaio (Tmin tra -5 e -10 °C in pianura al Nord).
Periodi anticiclonici più brevi, ma ancora alcune punte di mitezza estrema (0 °C a 4000 m sulle Alpi il 21-22 febbraio).

Ed ecco due tabelle di sintesi delle principali statistiche termo-pluviometriche
di alcuni osservatori del Nord Italia: intero trimestre invernale, e febbraio 2016.


Ovunque sono rimaste imbattute le temperature medie da record dell'inverno 2006-07, spesso anche quelle del mite e umidissimo inverno 2013-14, ma ciò che maggiormente stupisce è la concentrazione - negli anni recenti - delle più tiepide stagioni invernali degli ultimi 150-200 anni.
 

Temperature medie invernali (trimestre dicembre-gennaio) a Torino dal 1753.
La stagione 2015-16 si è collocata seconda tra le più tiepide nella serie, e 8 dei 10 inverni più miti in 213 anni appartengono al periodo successivo al 1989 (elaborazione SMI).


Nelle precipitazioni stagionali non si notano anomalie di sorta perché i frequenti fronti atlantici di gennaio e febbraio 2016 hanno colmato quasi ovunque il deficit precedente, sebbene soltanto in chiusura di stagione in Piemonte: fino al 25 febbraio Torino aveva totalizzato appena 23 mm d'acqua nel trimestre (un quinto della media 1981-2010), poi le piogge della vigorosa depressione "Zissi" (27-29 febbraio) hanno fatto balzare "in extremis" il valore cumulato a 113 mm, quasi normale (93%).

In Liguria e alta Toscana precipitazioni abbondanti si erano già avute nel gennaio 2016, poi intorno all'Appennino settentrionale soprattutto gli apporti di febbraio sono stati molto copiosi, da 3 a 6 volte la norma: a Modena mai aveva piovuto così tanto (178 mm) in questo mese dall'inizio delle misure nel 1830, e ripetute piene fluviali si sono propagate lungo i bacini appenninici, l'ultima delle quali, il 29 febbraio, ha allagato vaste zone in riva al Secchia.

Inoltre, febbraio 2016 è stato un mese molto grigio sul versante ligure-tirrenico, esposto alla frequente nuvolosità medio-bassa da sbarramento del libeccio: all'osservatorio di Pontremoli (MS), appena 65 ore di sole (minimo da inizio misure nel 1995), solo il 21% rispetto a quelle possibili con cielo teoricamente sempre sereno (eliofania relativa), ben 17 su 29 i giorni completamente privi di soleggiamento!

Scarsissima o nulla la neve caduta durante l'inverno in Pianura Padana:
a Milano e Piacenza sottile spruzzata il 2 gennaio; a Torino invece il suolo non si è mai imbiancato (qui dal 1787 sono stati solo 6, incluso questo, gli inverni completamente senza neve, 4 dei quali concentrati dopo il 1989).

3 gennaio 2016: vista dalla Colma di Mombarone (presso Ivrea, TO) verso le Alpi Liguri all'orizzonte Sud. Dall'esteso strato nebbioso che copre la pianura piemontese fino a 600 m emerge appena la sommità della collina di Superga (Torino). Una situazione frequente nella prima metà dell'inverno 2015-16, ostinatamente anticiclonica, dopodiché la configurazione atmosferica diverrà via via più variegata e dinamica, benché con tempo ancora in gran parte asciutto all'estremo Nord-Ovest italiano (f. Silvano Beduglio).
 

Nel febbraio 2016 le precipitazioni sono divenute frequenti e copiose soprattutto sull'Appennino settentrionale, talora eccezionali per il mese sulla vicina pianura emiliana. Qui inondazioni in riva al Fiume Secchia, presso Modena,
il 29 febbraio 2016 (f. Luca Lombroso).

Dopo il bimestre novembre-dicembre 2015, di siccità straordinaria, le Alpi sono tornate ad imbiancarsi tra gennaio e febbraio 2016, anche in abbondanza intorno al Monte Bianco, più esposto ai venti umidi da Ovest, mentre inizialmente i rilievi delle medie e basse valli piemontesi (sottovento) sono rimasti in gran parte spogli.
Qui sopra circa 30 cm coprono finalmente Montgenèvre, a 1860 m tra alta Val Susa e Briançonnaise, il 16 gennaio 2016 (f. Tony Scalera).


Solo con l'intensa depressione "Zissi", a fine febbraio 2016, l'innevamento è divenuto più consistente lungo tutto l'arco alpino italiano. Qui sopra, circa 1 m di manto al suolo ai 1737 m del Bivacco Menegazzi, nel gruppo delle Pale di San Martino, Bellunese (f. Milos Lago). 

 

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RINGRAZIAMENTI
La redazione di Nimbus ringrazia tutti i numerosi collaboratori ed enti che hanno trasmesso i dati, ma in particolare Luca Lombroso (Osservatorio Geofisico di Modena), Maurizio Ratti (Pontremoli), Carlo Montini (Osservatorio meteo-sismico di Imperia), Paolo Fantini (Osservatorio Università di Parma), Paolo Valisa (Centro Geofisico Prealpino, Varese), Alessio Bozzo e Filippo Orlando (Rovereto), Claudio Mutinelli (Ufficio Idrografico Provincia Autonoma di Bolzano), Piero Paolucci (Osservatorio "Serpieri" - Università di Urbino).


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