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DICEMBRE 2015 AL NORD ITALIA: SICCITA' E MITEZZA,
L'INVERNO E' LONTANO...

24 dicembre 2015, Daniele Cat Berro - SMI/Redazione Nimbus
(con aggiornamento del 28 dicembre 2015)


Dalla fine di ottobre 2015 sull'Europa centro-meridionale e l'Italia si è instaurata una situazione atmosferica di "blocco" con prevalenza di forti anticicloni associati ad aria eccezionalmente mite per il periodo.

Soprattutto al Nord Italia si è venuta a creare una prolungata e inedita concomitanza di tempo tiepido, calmo e secco (ma spesso nebbioso in pianura), inversioni termiche, atmosfera stagnante e inquinata in Valpadana, e assenza di neve sulle Alpi.

Bardonecchia-Melezet (1367 m, alta Val Susa): l'8 dicembre 2015 il paesaggio alla partenza degli impianti sciistici è desolante, la neve naturale manca fin quasi sulla vetta del Monte Jafferau (2805 m, sullo sfondo), e solo grazie alle temperature temporaneamente più basse di fine novembre si è potuto produrre un po' di neve programmata sulle piste, peraltro in seguito minacciata dalla ripresa dei tepori anomali in dicembre (f. Luca Mercalli).

La carta delle anomalie del geopotenziale alla superficie isobarica di 500 hPa nel periodo 1° novembre - 21 dicembre 2015 in Europa spiega perfettamente la situazione di mitezza e siccità inconsuete, determinata da robusti anticicloni con massima anomalia tra i Pirenei e il Nord Italia. Praticamente assenti le depressioni e i sistemi perturbati tardo-autunnali. Una configurazione a grande scala molto simile a quella già sperimentata nel rovente luglio 2015 (Fonte: ESRL-NOAA).

Anomalie termiche medie in Europa tra il 15 e il 22 dicembre 2015: dopo che già novembre era stato il più tiepido in oltre un secolo a scala continentale (fonte: NOAA), prosegue l'esteso apporto di aria subtropicale verso Nord con deviazioni dalla norma fino a oltre +7 °C dalla Francia alle Repubbliche Baltiche
(Fonte cartina: Weatherbell). 


Novembre 2015: tra i più miti, secchi e soleggiati al Nord Italia

Novembre 2015 è stato tra i più anticiclonici, miti, soleggiati e secchi mai rilevati al Nord Italia.

Neanche una goccia d'acqua si è vista a Torino
(in questo mese, dall'inizio delle misure nel 1803, era accaduto solo altre tre volte, peraltro in anni lontanissimi, 1821, 1827 e 1856), appena 2 mm a Belluno (in 140 anni, quantità pari o inferiori solo nel novembre 1884, 1899, 1908, 1924 e 1981), e 23,8 mm a Pontremoli (Massa-Carrara), quarto novembre più asciutto dal 1877.

Mitezza inedita sulle Alpi con anomalie termiche mensili anche di 4-5 °C, un po' meno marcata solo a bassa quota (circa +2 °C) per effetto di inversioni termiche e nebbie, ma sempre fuori dal comune: novembre più tiepido in un secolo all'osservatorio di Oropa (Biella), con Tmed di 8,0 °C (scarto: +3,9 °C), secondo dal 1753 a Torino (subito dopo il vicinissimo caso del 2014), nono a Parma e Pontremoli.

Si ricorda in particolare la straordinaria ondata di tepore che ha toccato l'apice tra il 9 e l'11 novembre, quando con l'effetto combinato dell'aria subtropicale in circolazione (isoterma 0 °C a 4500 m al Nord, come fosse estate...) e di un lieve föhn, si sono misurati ben 27,3 °C ad Aosta-aeroporto (ampiamente superato il precedente primato di 22,8 °C del 6 novembre 1981), 23,6 °C a Silandro (nuovo record di novembre per tutto l'Alto Adige), 21,6 °C a Bardonecchia, 19 °C a Livigno… valori sopra media di circa 15 °C.

Solo dal 21 novembre si è avuto per alcuni giorni un assaggio di inverno, a causa di un'irruzione di aria fredda nord-europea che ha favorito le prime brinate della stagione in Pianura Padana, con temperature minime localmente vicine a -5 °C (peraltro ricorrenti a fine novembre...) nelle notti tra il 24 e il 30.


Dicembre 2015: l'inverno latita...

In dicembre sulla regione alpina si sono ripresentati robusti anticicloni e forti anomalie termiche positive, e la siccità è proseguita intensificandosi.

Atmosfera spesso grigia e nebbiosa in Pianura Padana e talora anche in Liguria per apporto di aria umida marittima, ostinatamente serena e secca invece sui rilievi (ad esempio in Val di Susa per ora solo un giorno dall'inizio del mese, il 7 dicembre, è trascorso coperto).

A Torino la temperatura media mensile dovrebbe chiudersi a 6,5÷6,6 °C, in eccesso di 2,2÷2,3 °C rispetto alla media 1981-2010, e a cavallo tra la seconda e la terza posizione tra i mesi di dicembre più tiepidi dal 1753 (resterà imbattuto il primato di 7,2 °C del dicembre 1953).

Ma il tepore straordinario ha riguardato in modo ancora più importante l'Europa centro-settentrionale, dove è ormai sicuro che verrà diffusamente stabilito il dicembre più mite da oltre un secolo. L'apporto d'aria subtropicale si è tradotto in numerosi nuovi record di temperatura, sia minima sia massima, soprattutto tra il 19 e il 20 dicembre, eccone alcuni:

Tmin: 12 °C a Düsseldorf e 14 °C a Brest.

Tmax: 2,0 °C all'Aiguille du Midi (3845 m, Monte Bianco), 17,8 °C a Rennes, 10,8 °C a Helsinki-Vantaa, 11,6 °C a Tallinn (Estonia), 11,8 °C a Riga (Lettonia), 13,2 °C a Stoccolma-Bromma.

In Italia un ritorno di temperature normali, sotto correnti più fredde da Nord-Est, è atteso a ridosso di Capodanno.
 

L'immagine nel canale visibile del satellite NASA-Aqua (sensore Modis), h 12:15 UTC del 12 dicembre 2015, mostra una situazione atmosferica che sta perdurando da settimane: cieli sereni sul Nord Italia, soprattutto in montagna, innevamento confinato alle vette alpine più elevate (più presente, sebbene sempre molto inferiore al normale, solo sul versante Nord della catena montuosa), nebbie in Valpadana. Si notano anche i fumi di incendi di pascoli in quota sulla Colma di Mombarone (presso Ivrea) e in Val Cavargna (presso Lugano), trasportati verso la Pianura Padana da correnti nord-occidentali (Fonte: NASA).
 

Anomala fioritura di un ciliegio ornamentale a Torino - zona Palavela,
il 15 dicembre 2015 (f. Gianni Mortara).
Sul versante sudalpino sono segnalate anche imminenti fioriture
di mimose e mandorli, dalla Val Susa al Lago Maggiore.

 

e la siccità si aggrava...

All'osservatorio SMI di Moncalieri (TO), ma anche su gran parte del Settentrione, siamo giunti (oggi, 28 dicembre) al 60° giorno senza pioggia né neve, notevole periodo di siccità ininterrotta che tuttavia per ora si colloca "solo" all'11° posto tra i più lunghi dall'inizio delle misure nel 1865. Per superare il primato ultrasecolare di 91 giorni asciutti consecutivi dell'inverno 1999-2000 la siccità dovrebbe proseguire senza sosta fino al 29 gennaio 2016, ma qualche segnale di precipitazioni - ancora da confermare - si intravede per inizio anno, a partire dal 2-3 gennaio.
 

La durata dell'attuale periodo siccitoso a Moncalieri - Collegio Carlo Alberto
(finora 60 giorni, dal 30 ottobre al 28 dicembre 2015) confrontata con le cinque più lunghe sequenze di giorni asciutti consecutivi (con apporti giornalieri < 1 mm) dall'inizio delle misure nel 1866. Siamo ancora lontani dai casi storici più importanti, collocandosi per ora all'11° posto, ma giorno dopo giorno la siccità si fa più rilevante.

In termini di durata, le prime 5 posizioni sono:
91 giorni dal 28 dicembre 1999 al 27 marzo 2000
87 giorni dal 23 gennaio al 19 aprile 1997
85 giorni dal 7 settembre al 30 novembre 1921 
83 giorni dal 3 dicembre 1988 al 23 febbraio 1989 
78 giorni dal 9 gennaio al 27 marzo 1878. 

Se sotto il profilo statistico la siccità in corso per il momento non è ancora eccezionale, poiché in passato ci furono eventi più persistenti, questo episodio mostra d'altra parte alcune particolarità:

- Persistente calma di vento e accumulo di inquinanti nell'aria.
Con il passare delle settimane le inversioni termiche e la scarsità di ventilazione hanno intrappolato nel catino padano una densa e malsana cappa di aria inquinata, caliginosa e nebbiosa. Le concentrazioni di polveri sottili (PM10, particelle di diametro pari o inferiore a 10 micrometri, ovvero 10 millesimi di millimetro, circa un decimo dello spessore di un capello), derivanti da traffico, industrie e impianti di riscaldamento, hanno superato la soglia limite di 50 microgrammi al metro cubo d'aria in molte città, e non solo dell'inquinatissima Valpadana ma anche a Roma, Napoli, Pescara… e a Torino la rete di monitoraggio della qualità dell'aria di Arpa Piemonte ha rilevato il 3 dicembre un picco di ben 131 microgrammi al metro cubo, raro a rilevarsi.

A rendere l'aria ancora più caliginosa hanno contribuito anche i fumi dei molti incendi (soprattutto di pascoli rinsecchiti sopra i 1500 m) propagatisi sulle Prealpi tra Canavese e Biellese.

A differenza di quest'anno, in altri casi del passato, in cui le siccità erano dovute anche a insistenti regimi di venti nord-occidentali, per lo meno l'irruzione del föhn di tanto in tanto rimuoveva la coltre di aria inquinata dalle pianure del Nord Italia, come avvenuto frequentemente, ad esempio, durante la siccità della primavera 1997.

La spessa coltre di smog che - in assenza di vento e precipitazioni - da settimane grava sulla Valpadana, vista il 20 dicembre 2015 su Torino (f. Valentina Acordon).


- Precoce inizio del periodo secco.
Sulle Alpi è più frequente che le siccità si sviluppino tra gennaio e marzo, dopo che in novembre e dicembre un po' di neve in quota è arrivata, invece in questa stagione il periodo asciutto è iniziato molto presto, già a fine ottobre, e - situazione rarissima - in montagna sono dunque mancate le nevicate tardo-autunnali, per cui attualmente il manto nevoso è quasi inesistente sui versanti soleggiati, anche sopra i 3000 m, e limitato alle quote sopra i 2200 m circa, peraltro in quantità esigue, sui versanti in ombra delle Alpi occidentali (es. appena 35 cm ai 2850 m del Ghiacciaio Ciardoney, Gran Paradiso).
 

Carenza di neve sulle Alpi: pochi precedenti simili

Poche volte in passato si è osservata una tale carenza di innevamento a ridosso del Natale sul versante sudalpino. Peraltro l'insistenza dei vasti anticicloni, estesi per migliaia di chilometri dalla penisola iberica al Mar Nero, fa sì che il deficit di nevosità riguardi entrambi i lati delle Alpi (sebbene in misura un po' minore quello settentrionale) come mostra la carta delle anomalie di spessore nevoso al suolo in Svizzera (più spesso l'assenza di neve interessa uno dei due versanti della catena: quello sudalpino negli inverni a prevalenti regimi di venti settentrionali, viceversa quello nordalpino nelle stagioni sciroccali).

Prendiamo come riferimento due stazioni delle Alpi occidentali dotate dalla SMI di "snowcam" per la teleosservazione del manto nevoso (progetti che hanno permesso di mantenere la continuità delle misure nivometriche nonostante l'assenza di personale sul posto):

- Gressoney D'Ejola (1850 m, Monte Rosa): dopo alcune nevicate a metà ottobre 2015 (25 cm al suolo il giorno 16), i tepori di novembre hanno fuso completamente il manto e ora il suolo ne è completamente scoperto, come a fine dicembre era avvenuto - dall'inizio delle misure nel 1927 - solo nel 1967.
Situazioni simili, di poco migliori (circa 5-10 cm di neve al suolo), si erano verificate nella terza decade di dicembre del 1948, 1953, 1956, 1980, 1989, 1994, 1998, 2001 e 2005.

- Lago Moncenisio (2000 m, Val di Susa/Haute Maurienne): anche qui si sono verificate finora solo esigue spruzzate di pochi centimetri (16 e 29 ottobre, 21 novembre 2015), e attualmente il manto nevoso è assente, situazione che intorno al Natale ha riscontri solo nel 2001 e nel 2005, dall'inizio delle misure nel 1938 (ma pochissima neve, meno di 10 cm, in questo periodo era presente anche nel 1967, 1972, 1980, 1994, 1998 e 1999).
 

Il campetto meteorologico dell'osservatorio di Gressoney-D'Ejola
(1850 m, Monte Rosa), ripreso dalla "snowcam" alle h 15 del 22 dicembre 2015,
è completamente spoglio di neve. Negli ultimi 89 anni, solo nel 1967 era accaduto di non avere traccia di neve al suolo a questa data. L'asta nivometrica inquadrata
(i numeri indicano i decimetri dal suolo e le tacche minori rappresentano intervalli di 2 cm) è quella utilizzata per le osservazioni di altezza neve fin dal 1927, prima da Umberto Monterin, poi dal figlio Willy, scomparso nel febbraio 2015.
Ora la continuità delle misure è dunque affidata alla tele-osservazione del manto nevoso grazie alla collaborazione tra SMI e Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta.
 

Ed ecco l'andamento giornaliero dello spessore nevoso al suolo nell'inverno 2015-16 a Gressoney-D'Ejola (linea rossa) confrontato con la media 1981-2010 (linea nera) e con la situazione di alcuni altri inverni particolarmente avari di neve.
Alcune nevicate si sono verificate a metà ottobre 2015, ma poi i tepori eccezionali di novembre hanno rapidamente fuso il manto, tuttora assente, mentre di norma in questo periodo dovrebbe esserci circa mezzo metro di neve. La situazione potrebbe divenire completamente eccezionale a scala secolare qualora non dovesse nevicare fino all'Epifania 2016. Anche negli anni dall'innevamento più deficitario a ridosso del Natale, infatti, qualche nevicata - seppure moderata - si ebbe poi dall'inizio di gennaio (ad esempio nel 1968 e 1981, come visibile nel grafico).
 

Bardonecchia-Melezet (1367 m, alta Val Susa): l'8 dicembre 2015 si scia soltanto su alcune piste coperte di neve programmata, mentre al di fuori il paesaggio è completamente brullo... (f. Luca Mercalli).
 

L'assenza di neve riguarda anche le Alpi orientali: qui i dintorni del Passo Rolle
(1984 m), in Trentino, il 10 dicembre 2015 (f. Milos Lago)...

 

... e il panorama dalla cima dell'Ortigara (2105 m, Prealpi vicentine) in direzione dei Lagorai e della Val Sugana (f. Milos Lago).


Perché così caldo e secco?

L'attuale anomalia meteo-climatica è determinata da una fase fortemente positiva dalla North Atlantic Oscillation (NAO+), configurazione di circolazione atmosferica a scala continentale che comporta:

- scorrimento di profonde depressioni e tempeste solo sul Nord Europa;
- flusso zonale (da Ovest a Est) di aria tiepida subtropicale fin nel cuore del continente eurasiatico;
- robusti anticicloni stazionari sull'Europa centro-meridionale, con tempo ostinatamente mite e asciutto.

L'aria fredda resta intrappolata a latitudini molto elevate all'interno di un vortice polare che quest'anno è molto forte, e che difficilmente lascia "traboccare" irruzioni gelide verso Sud, come ad esempio era avvenuto di recente anche nei mitissimi inverni 1988-89 e 2006-07.



Schema generale di indice NAO positivo, in cui sussiste un forte gradiente barico tra le depressioni nordatlantiche intorno all'Islanda e gli anticicloni intorno a Gibilterra. Un "fiume" di aria tiepida subtropicale scorre con modalità "zonale", da Ovest a Est, dall'Atlantico all'interno dell'Europa, determinandovi tempo ovunque più caldo del normale, umido in Scandinavia (numerose depressioni e tempeste) e secco sul Mediterraneo (anticicloni). Da "Cambiamenti climatici in Valle d'Aosta: opportunità e strategie di risposta", ed SMS.


2015: anno più caldo nel mondo, e anche al Nord Italia?

Il 2015, è ormai certo, stabilirà un nuovo eclatante primato di caldo a scala planetaria, per la concomitanza tra il riscaldamento antropogenico e il marcato episodio "El Niño" in corso nel Pacifico, che tende a elevare le temperature medie globali di almeno 0,1 °C.

Tuttavia l'anno è stato molto caldo anche in Italia, soprattutto per il contributo dei mesi di luglio, novembre e dicembre. Le stime - ormai quasi definitive - indicano che a Torino la temperatura media annua si attesterà molto probabilmente a 15,1 °C, eguagliando il record del 2007 nella serie termometrica iniziata nel 1753, con una anomalia di +1,2 °C rispetto al già caldo trentennio 1981-2010.

Un report dettagliato apparirà su Nimbusweb entro inizio gennaio 2016.

Temperature medie annue a Torino dal 1753. Il 2015 si appresta a chiudersi con una temperatura media molto probabilmente di 15,1 °C, pari merito con il precedente massimo storico del 2007 (elaborazione SMI).
 

Leggi anche:
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