Maggio 2019 verrà ricordato come uno dei
più freddi, nuvolosi e piovosi degli ultimi decenni in Italia, a causa
del continuo rinnovarsi di irruzioni di aria nord-europea e di
configurazioni depressionarie intorno alla penisola.
L'ultimo episodio confrontabile per gran parte d'Italia fu quello del
maggio 1991 (tuttavia a scala nazionale ancora più freddo, di
circa 1 °C, rispetto al caso attuale), e andando più indietro nel
tempo spiccano anche i freddi mesi di maggio 1984 (il più
"invernale" del Novecento soprattutto al Nord-Ovest), 1980 e
1957.
E in tempi ancora più lontani, eccezionale fu l'episodio del 1879,
che detiene il primato di maggio più freddo in tutte le serie del Nord
Italia dotate di almeno 140 anni di osservazioni.
Tra i caratteri del mese emergono inoltre
lo scarso soleggiamento (maggio più "oscuro" nella serie
1994-2019 a Pontremoli, in Lunigiana) e le straordinarie
precipitazioni in particolare tra l'Emilia-Romagna, le Marche
settentrionali e le Venezie (nuovi record di piovosità per il mese a
Parma, Modena, Treviso, Belluno...).
Serramazzoni (circa
800 m, Appennino Modenese) durante l'anomala
nevicata tardiva del 5 maggio 2019 (f. Luca Lombroso).
Responsabile è stata una situazione di
blocco della corrente a getto, analoga a quella che ha determinato
una
primavera tardo-invernale e tempestosa nel Centro-Ovest degli Stati
Uniti, e che sempre più trova correlazioni con l'anomalo
riscaldamento e riduzione della banchisa nell'Artico.
Depressioni più persistenti e profonde
del solito hanno interessato gran parte d'Europa, dalla
Scandinavia al Mediterraneo centrale, mostrando analogie con i già
citati casi del maggio 1957, 1980, 1984 e 1991 (carte a confronto qui
sotto).
Anomalie del
geopotenziale alla superficie isobarica di 500 hPa
(circa 5500 m di quota) nel maggio 2019 in
Europa.
Come evidenziato dai colori blu-viola, le depressioni in quota
hanno insistito ben più del consueto lungo un asse compreso tra la
Scandinavia e il Sud Italia, mostrando le deviazioni dalla norma più
consistenti proprio sulla nostra penisola
(Fonte:
ESRL-NOAA).
Maggio 1957 Maggio 1980
Maggio 1984
Maggio 1991
Confronto con le situazioni dei mesi di maggio 1957, 1980, 1984 e
1991.
La distribuzione delle anomalie di geopotenziale a 500 hPa, ancora più
intense di quest'anno (colori viola, e blu nel caso del 1991 in cui il
riferimento valori-scala cromatica è differente), nel 1984
mostra i minimi di pressione nella media troposfera più spostati verso
l'Europa occidentale, configurazione che determinò freddi più marcati
e piogge più abbondanti sul Nord-Ovest italiano (sbarramento
orografico di venti meridionali al suolo), zona che nel maggio 2019
è rimasta invece più al margine (flussi prevalenti da Nord-Est e piogge
più straordinarie in Emilia-Romagna) (Fonte:
ESRL-NOAA).
Nella tabella sottostante, ecco un
riepilogo delle principali statistiche termo-pluviometriche
riferite al maggio 2019 in alcuni osservatori del Nord Italia
(cliccare sulla tabella per ingrandirla).
(*) Le anomalie di Borgo Grotta
Gigante sono calcolate rispetto alle medie del trentennio 1971-2000.
Anomalie termiche di
maggio 2019 in Italia secondo il
CNR-ISAC di Bologna:
a scala nazionale, con uno scarto di -1,6 °C rispetto al trentennio
1971-2000,
è stato solo il 53° maggio più freddo dal 1800 (caso "peggiore" nel
1836,
con anomalia di ben -4,1 °C).
TEMPERATURE: 1,5 ÷ 3 °C SOTTO MEDIA,
IL MAGGIO PIU' FREDDO DAL 1991 PER GRAN PARTE D'ITALIA,
MA SOLO DAL 2013 PER IL NORD-OVEST
Nel territorio italiano le anomalie di
temperatura media mensile rispetto al trentennio 1981-2010 sono state
comprese tra circa -1,5 °C (in genere al Nord-Ovest e in
Sardegna sud-orientale) e oltre -3 °C (località sparse al
Nord-Est, Emilia-Romagna, Marche, Appennini).
Per la maggioranza delle regioni italiane
si è trattato del maggio più freddo dal 1991 (vedi tabella
sopra), con l'eccezione del Nord-Ovest, dove per trovare un maggio
così fresco è sufficiente tornare al 2013.
Dunque un episodio freddo rilevante,
soprattutto se visto in relazione al caldo trentennio recente, meno
straordinario invece se inquadrato in una prospettiva storica più
lunga: prima del 1990, un maggio freddo come quello del 2019 si
osservava mediamente ogni 5-10 anni in Valpadana centrale.
Giova ricordare che, al contrario,
mesi estremamente caldi, osservati sempre più di frequente negli
ultimi anni (tra cui agosto 2003, gennaio e aprile 2007, luglio
2015...), non hanno precedenti nelle serie storiche ultrasecolari.
La carta delle anomalie
termiche di maggio 2019 in Europa colloca
gli scarti più marcati (tra -3 e -4 °C rispetto alla media 1981-2010)
sui Balcani e al Centro-Sud Italia (fonte:
Weatherbell).
Serie delle
temperature medie di maggio agli osservatori di
Modena e
Moncalieri:
nel primo caso è stato il maggio più freddo dal 1991,
nel secondo, solamente dal 2013.
Il tracciato del
termoigrografo di Pontremoli-Verdeno (MS) mostra che la temperatura
non si è spinta oltre 12,2 °C il 15 maggio 2019, scendendo a 9,2 °C
alle h 13:15, sotto nubi e forte tramontana. Tuttavia non è stato il
15 maggio più freddo della serie storica pontremolese (dal 1929): nel
1984
la Tmax si fermò a 11 °C, con 18 mm di pioggia e vento teso da Nord
(f. Maurizio Ratti).
PRECIPITAZIONI: DA RECORD IN EMILIA-ROMAGNA
E LOCALMENTE AL NORD-EST
Altro tratto peculiare del maggio 2019,
più straordinario delle anomalie termiche, è rappresentato dalle
precipitazioni frequenti e abbondanti che hanno bagnato in particolare
le zone più esposte allo sbarramento dei venti da Nord-Est prevalenti,
ovvero l'Emilia, la Romagna e le Marche, ma anche le Venezie, con
apporti talora quadrupli rispetto al normale.
Nuovi primati ultrasecolari di
piovosità per maggio sono stati stabiliti in Emilia, a Parma e Modena,
rispettivamente con totali di 243 e 242 mm (3,7 e 4,2 volte la media
1981-2010!), ma anche alle stazioni
ARPA Veneto di Treviso
(261 mm) e Belluno-aeroporto (331 mm, 2,4 volte la norma). In quest'ultima città si è anche
raggiunto un record per il bimestre aprile-maggio, con 654 mm
(precedente: 568 mm nel 1879; fonte
ARPA Veneto).
Seconda posizione a Pesaro (192
mm) e Urbino (221 mm), dove ha resistito il massimo del maggio
1939, così come nella serie cinquantennale di Borgo Grotta Gigante
(238 mm), località del Carso triestino in cui primeggia ancora il
caso del maggio 1991.
Per nulla anomale invece le quantità
d'acqua cadute al Nord-Ovest, dove anzi è piovuto perfino meno del
consueto in località come
Moncalieri (58 mm, due terzi della norma), e soprattutto nella
solitamente piovosa fascia montana: al Santuario di
Oropa (Biella), abituato a ben altri diluvi primaverili, i 131
mm raccolti nel mese non rappresentano che il 48% della media
1981-2010.
Tale comportamento è ascrivibile al predominio di flussi intorno
Nord-Est, che
(a differenza del maggio 1984, quando le depressioni erano collocate
mediamente a Ovest dell'Italia) ha lasciato spesso sottovento e in
ombra pluviometrica le regioni di nord-occidentali.
Serie delle
precipitazioni di maggio dal 1830 a Modena:
il maggio 2019 stabilisce un nuovo primato, con 242 mm.
ELIOFANIA: MENO SOLE A MAGGIO CHE NEL
GENNAIO 2019!
Parallelamente all'abbondanza e alla
frequenza delle precipitazioni, in maggio il sole si è fatto vedere
ben poco, anche in questo caso con l'eccezione dell'estremo
Nord-Ovest, dove la nuvolosità non è stata eccessiva rispetto ai
canoni di un mese già di solito grigio e piovoso.
Riportiamo alcune riflessioni di Maurizio Ratti riguardo alla
situazione a Pontremoli, dove "assenza completa di nubi agli
orari canonici di osservazione
[h 8, 14 e 19] si è notata soltanto alle 19 del 1° maggio ...
L'indice di nuvolosità media di maggio 2019 (6,9 decimi) risulta di
poco inferiore solo a quello del maggio 1980 (7,0) e del famigerato
maggio 1984 (7,2). Le misure di eliofania iniziarono nel 1994, perciò
non sono disponibili i dati del 1980 e del 1984, ma si può inferire
che quei due mesi di maggio non avessero superato, rispettivamente, le
130 e le 125 ore di sole complessive, a fronte delle 133 ore del
maggio 2019 (pari al 60% delle 221 ore normali) ... Risulta
in tutta evidenza la singolarità di un totale di maggio inferiore a
quello di gennaio 2019 (139 ore soleggiate), a dispetto delle
"giornate" ben più lunghe del mese di tarda primavera rispetto a
quello di metà inverno".
Inoltre, sempre a Pontremoli, particolari sono stati i tre giorni
senza il minimo raggio di sole, tra il 18 e il 20 maggio, evento
che in 25 anni di misure in questo mese ha solo due precedenti (16-18
maggio 2008 e 1-3 maggio 2018).
L'eliofanografo di
Campbell-Stokes operativo dal 1994 sulla terrazza dell'osservatorio
SMI di Pontremoli, ripreso il 15 maggio 2019 proprio in corrispondenza
del 25° anniversario della messa in funzione.
A Pontremoli, con
appena 133 ore soleggiate (60% del normale),
maggio 2019 è stato il più oscuro in 25 anni di misure..
NEVE: MAI COSI' SPESSA A FINE MAGGIO SULLE ALPI ORIENTALI
Oltre alle
nevicate a bassa quota che soprattutto il 5 maggio 2019 hanno
interessato l'Emilia fin quasi in pianura (vedi
qui), ma anche alcuni fondovalle del Nord-Est (3 cm ad Arsiè, a
314 m nel Bellunese; 48 cm di neve fresca ai 1630 m di Arabba, un
record per maggio secondo
ARPA Veneto),
il mese si è distinto per l'innevamento straordinario in quota
sulle Alpi centro-orientali, a causa della concomitanza tra le
copiose precipitazioni e il tardivo avvio della fusione nivale dovuto
alle temperature molto fresche.
Sul versante
estero delle Alpi si sono stabiliti dei record di spessore nevoso per
la seconda metà di maggio:
- 714 cm il 22 maggio 2019 all'osservatorio del Saentis
(2502 m, Svizzera nord-orientale);
- 320 cm il 31 maggio all'osservatorio della Kredarica
(2515 m, M. Triglav, Slovenia).
Le prime
riaperture dei valichi stradali più elevati sono avvenute a
fatica, tra "muri" di neve alti anche più di 10 m in corrispondenza
degli accumuli eolici o di valanga, come nel caso del
Passo del Rombo (2474 m, tra la Val Passiria e la Oetztal), e
la
sedicesima tappa del Giro d'Italia (Lovere - Ponte di Legno, 28
maggio 2019) è stata modificata annullando il transito per il Passo
del Gavia (2618 m), esposto al pericolo di valanghe.
Se dell'inconsueto innevamento potranno beneficiare i ghiacciai
alpini, sarà l'estate 2019 a deciderlo... in base alle temperature
che determineranno la conservazione o meno di parte della neve
stagionale.
Il Lago Santo
Modenese (1501 m) sotto la copiosa nevicata del 5 maggio 2019,
che totalizzerà circa mezzo metro di neve fresca (webcam
Rifugio Vittoria).
Situazione al Rifugio
Celso Gilberti (gruppo del M. Canin, Alpi Giulie) durante la pausa
soleggiata del 23 maggio 2019, con 230 cm di neve totale al suolo
a quota 1850 m (f. Renato R. Colucci).
Maggio 2019, sgombero
della neve per la riapertura stagionale del Passo del Rombo, tra
Italia e Austria (da
pagina
FB Timmelsjoch Hochalpenstrasse).
Anche l'Etna è stato
imbiancato fino a quote insolitamente basse (1800 m)
il 16 maggio 2019, con spessori che a 2500 m hanno superato i 30 cm.
Qui l'immagine della
webcam presso la stazione di arrivo della funivia Etna-Sud (2505
m) al ritorno del sereno il 17 maggio 2019.
FREDDO LOCALE E
RISCALDAMENTO GLOBALE
Come già indicato nei precedenti
report del
7 maggio,
15 maggio e
20 maggio 2019, il recente episodio freddo - per quanto
intenso - è stato temporaneo e limitato a parte dell'Europa,
mentre il pianeta nel suo insieme registrava temperature medie tra le
più elevate nelle serie di misura (anomalie di +0,5 °C rispetto al
1981-2010
secondo il programma EU-Copernicus, e prossime a +1 °C rispetto
alla media del Novecento), pertanto non è assolutamente in
contraddizione con il riscaldamento globale a lungo termine.
RINGRAZIAMENTI
Grazie ai soci e collaboratori SMI che con solerzia hanno trasmesso dati e
informazioni alla redazione di Nimbus:
Paolo Valisa (Centro
Geofisico Prealpino, Varese)
Paolo Fantini (Osservatorio Università di Parma)
Luca Lombroso (Osservatorio
Geofisico Università di Modena e Reggio Emilia)
Alberto Nobili (Osservatorio
"Valerio", Pesaro)
Piero Paolucci (Osservatorio
"Serpieri", Urbino)
Alessio Bozzo e Filippo Orlando (Osservatorio del
Museo Civico di
Rovereto)
Luca Maraldo (Ufficio
Idrografico Provincia Autonoma di Bolzano)
Renato R. Colucci (CNR
- ISMAR, Trieste, e
UMFVG)
Maurizio Ratti (Osservatorio
di Pontremoli)
Un grazie particolare anche a
Gennaro Di Napoli (SMI) per la continua condivisione di statistiche e
riflessioni sulle anomalie meteo-climatiche a scala nazionale.
Devolvi il 5 per mille alla SMI!
Sosterrai
le ricerche su scienze dell'atmosfera, clima e ghiacciai,
e la salvaguardia degli osservatori meteorologici storici
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