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TRA SUV E TAV CI PERDIAMO IL SOL
Riflessioni sul rapace uso del suolo e dell’energia e le conseguenze irreversibili sul clima e sul territorio
Luca Mercalli, SMI redazione Nimbus - 8 giugno 2004

Pagina di inizio
CAPITOLO 5
L’importanza di un nuovo paradigma

Un modello sbagliato ma inarrestabile dilaga là dove tutti lo aspettano e nessuno lo contrasta: perché il modello è seducente, anche nei suoi mali.
Ferdinando Camon, La Stampa, 2004
Ci vuole il coraggio di cambiare punto di vista: la crescita economica continua non è la sola opzione disponibile per vivere bene, anzi, porta a lungo termine all’abisso della crisi. E’ necessario uno sforzo collettivo, una riconquista della sensibilità personale che sia profondamente vissuta, che nasca dal dolore provato alla vista di tante ferite.
Di fronte a una società dominata dall’ambizione di fare tutto ciò che appare fattibile, e che per questo sta andando verso la catastrofe, rimane soltanto il coraggio dell’utopia” (S. Pignatti, 2000).


Teorico di questa visione fu l’economista Nicholas Georgescu-Roegen.
Bioeconomia, di Nicholas Georgescu-Roegen
2003, Bollati Boringhieri, Torino, 256 p., 28 Euro

Avendo sperimentato anche in Italia, domenica 28 settembre 2003, un black-out nazionale, possiamo renderci conto di quanto sia ormai totale la nostra dipendenza dall’energia e dagli strumenti da essa azionati. La reazione, troppo ovvia e quindi miope, di fronte a questa crisi è una sola: aumentare la produzione energetica.
C’è anche una visione opposta, che propone di ridurre gli sprechi e fermare prima o poi quella folle corsa verso la crescita continua dei consumi. Teorico di questo approccio, avverso al messaggio mediatico dominante, è un matematico ed economista rumeno ai più sconosciuto, Nicholas Georgescu-Roegen, per molto tempo attivo all’americana Vanderbilt University, e ormai scomparso in sordina nel 1994. La sintesi del suo pensiero esce ora da Boringhieri con “Bioeconomia” dopo che già nel 1998 era uscito “Energia e miti economici” .

Bioeconomia non è certo un libro facile da leggere, in quanto l’Autore sostiene la sua visione del mondo con ineccepibili ragionamenti fisico-matematici. Ma già soltanto le limpide 61 pagine di introduzione per la penna di Mauro Bonaiuti lo collocano tra i libri che salverei dall’incendio della mia biblioteca. Perché è uno dei rari manuali di istruzioni per l’uso del nostro pianeta. Il punto fondamentale del pensiero di Georgescu-Roegen è che le leggi dell’economia sono convenzioni stabilite dagli uomini e non vanno d’accordo con quelle della fisica, stabilite dalla natura. In particolare è il secondo principio della termodinamica a elevare barriere insormontabili contro l’illusione di un crescita continua dei consumi (di energia e di materie prime). E’ il principio dell’entropia, che sancisce la degradazione dell’energia (e della materia) da forme “disponibili” per l’uomo, a forme “non disponibili”, o talora dannose (come l’inquinamento). La folle corsa ai consumi da parte dell’umanità è vista in realtà come un più rapido avvicinamento alla nostra fine, allorché avremo basato l’intero nostro stile di vita non su ritmi compatibili con il rinnovamento delle risorse naturali (in ultimo, compatibili con la capacità della fotosintesi di intercettare l’energia solare), bensì sul rapace sfruttamento dei limitati forzieri di energia fossile.

Ci sono tre pagine del libro (95-97) che si leggono d’un fiato e illustrano senza compromessi il “Programma bioeconomico minimale” di Georgescu-Roegen, qui sintetizzato:
  1. proibire la produzione di tutti i mezzi bellici (estremamente energivori e a fini peraltro distruttivi);
  2. utilizzare le risorse liberate dalle attività militari per consentire alle nazioni in via di sviluppo un tenore di vita buono ma non lussuoso;
  3. ridurre la popolazione mondiale ad un livello sostenibile dalla produzione agricola naturale, ovvero non alimentata da energia fossile;
  4. in attesa di progressi nell’uso più efficiente dell’energia solare, rigida regolamentazione nell’uso delle energie di origine fossile, principalmente tramite l’abbattimento degli sprechi;
  5. “curarci” dalla passione morbosa per i congegni stravaganti, splendidamente illustrata da un oggetto contraddittorio come l’automobilina per il golf, e per splendori pachidermici come le automobili che non entrano nel garage. Ogni Cadillac oggi è un aratro in meno per le generazioni future;
  6. Liberarci della moda: “acquistare una macchina nuova ogni anno e arredare la casa ogni due è un crimine bioeconomico. Se i consumatori disprezzassero la moda i produttori si concentrerebbero sulla qualità e la durevolezza dei prodotti;
  7. Riparare invece che sostituire;
  8. Liberarci della “circumdrome del rasoio” che consiste nel radersi più in fretta per aver più tempo per lavorare a una macchina che rada più in fretta per poi aver più tempo per lavorare a una macchina che rada ancora più in fretta… Un prerequisito per una buona vita è una quantità considerevole di tempo libero trascorso in modo intelligente.

Georgescu-Roegen scrisse queste esortazioni già nel 1974 e le concluse così:
 “Forse il destino dell’uomo è quello di avere una vita breve, ma ardente, eccitante e stravagante piuttosto che un’esistenza lunga, monotona e vegetativa. Siano le altre specie – le amebe, per esempio – che non hanno ambizioni spirituali, a ereditare una terra ancora immersa in un oceano di luce solare”.
A giudicare dalla quantità di stravaganti, inutili e costosi (in termini energetici) oggetti escogitati nei trent’anni successivi, non si può che dare ragione all’ottalogo di Georgescu-Roegen. I garage sono ormai diventati più importanti delle dimore degli uomini.

Inoltre interessanti, benché in francese, le conclusioni di Jean Marc Jancovici, ingegnere esperto di questioni ambientali:

Ambiente: fatti, cifre e prospettive (in francese)

 

capitolo prima | capitolo dopo

Indice capitoli:

Introduzione

  1. Importanza del suolo per la vita: il primo e ultimo anello della catena alimentare
  2. Operazione “Assalto al suolo”: missione compiuta. Il centro commerciale  “La Certosa” di Collegno (TO)
  3. Linee ferroviarie ad alta velocità: un inutile atto d’arroganza tecnologica
  4. I SUV: un affronto alla limitatezza del mondo fisico
  5. L'importanza di un nuovo paradigma
  6. Bibliografia

 


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