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15-19 GENNAIO 2017:
TEMPESTA DI BORA E NEVICATE STRAORDINARIE
SUL VERSANTE ADRIATICO


Daniele Cat Berro - 23 gennaio 2017
 


Dopo la prima ondata di freddo e neve del 6-12 gennaio 2017, e un breve intervallo più tiepido dovuto al libeccio il giorno 13 (Tmax 14 °C ad Alghero; diffusi episodi di pioggia congelante al suolo sulla pianura lombarda ed emiliana), una seconda irruzione fredda da Nord-Est si è verificata il 15-19 gennaio, ed è stata caratterizzata da:

- violente raffiche di bora su Trieste e di tramontana in Liguria:

- prolungato e intenso sbarramento orografico sul versante adriatico degli Appennini, con prevalenza di piogge lungo le coste, e neve molto abbondante da quote collinari soprattutto tra Marche e Abruzzo (fino a 1,5 - 2 m di neve fresca). Nel pomeriggio del 18 gennaio una valanga, forse favorita da una serie di terremoti, ha travolto l'Hotel Rigopiano (1200 m, Gran Sasso), gremito di turisti.

- copiose nevicate anche negli entroterra della Sardegna centro-settentrionale (apporti prossimi al metro a quota 1000 m).


Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e l'Esercito in azione all'Hotel Rigopiano (Farindola, Gran Sasso) travolto dalla valanga del 18 gennaio 2017.
Nel pomeriggio del 23 gennaio il bilancio provvisorio è di 7 vittime e 22 dispersi
(f. CNSAS).

Pretoro (600 m, Chieti), la popolazione libera le strade dallo strato di circa 120 cm di neve fresca caduta tra il 15 e il 19 gennaio 2017 (f. Mariangela Marcantonio).


Tempesta di bora su Trieste: raffiche a 148 km/h

L'area di Trieste è stata spazzata da una tempesta di bora di insolita intensità e durata: l'anemometro del molo Bandiera (rete OSMER) ha rilevato raffiche superiori a 120 km/h per quattro giorni consecutivi, dal 16 al 19 gennaio 2017, con una punta di 148 km/h alle ore 21 del 17, appena inferiore a quelle rilevate durante le storiche burrasche del 10 marzo 2010 (152 km/h) e del 5 febbraio 2015 (156 km/h).

Diffusi i danni in città, tra tetti lesionati, alberi abbattuti su vetture, una gru pericolante... circa 200 feriti e due vittime.


Il Golfo di Trieste in burrasca sotto la bora a oltre 140 km/h. Sullo sfondo l'area industriale di Monfalcone e le Alpi Giulie finalmente innevate dai circa 40 cm di neve caduti con il fronte nord-atlantico del 13 gennaio 2017, che al Nord-Est ha interrotto una siccità perdurante da 47 giorni, dal 28 novembre 2016
(17.01.2017, f. Nicola Tomasi).


Sull'Abruzzo un "nevone" confrontabile con quello del 2012 sulle Marche; valanga mortale sul Gran Sasso

Un intenso episodio di sbarramento dei venti freddi da Nord-Est, caricatisi di umidità sopra le acque adriatiche, ha determinato precipitazioni abbondanti concentrate tra il 16 e il 19 gennaio 2017 tra Marche e Abruzzo, ma in parte anche più a Nord, sulla Romagna, e più a Sud, su Molise e Puglia.

Le temperature, più elevate rispetto all'episodio dell'Epifania che aveva portato la neve fin sulle coste siciliane (isoterme di circa -5 °C alla superficie isobarica di 850 hPa, attorno a 1500 m, sulle regioni del medio Adriatico), hanno permesso nevicate fin quasi sul mare solo inizialmente (16 gennaio) tra Marche e Abruzzo.

Ma sulla fascia collinare e montana la nevicata è stata imponente, con quantità di neve fresca cadute in 3-4 giorni prossime al metro già a quote di 400-500 m, e vicine a 2 m sopra i 1000 m, dai Sibillini al Gran Sasso.

L'osservatorio meteorologico "Serpieri" di Urbino ha rilevato 96 cm di neve fresca totale in 3 giorni, e un massimo spessore nevoso al suolo di 66 cm (inferiore alla somma delle nevicate giornaliere a causa dell'assestamento del manto), valori ragguardevoli tuttavia non eccezionali.

L'episodio è stato certamente più inconsueto nelle zone maggiormente colpite tra le Marche meridionali e l'Abruzzo, ma purtroppo non sono disponibili al momento altre rilevazioni ufficiali che permettano di dare una precisa connotazione statistica all'evento, lavoro peraltro complicato in Italia dalla mancanza di una rete unificata di stazioni meteorologiche, e dalla scarsità di banche di dati nivometrici storici lungo l'Appennino.

Al mattino di sabato 21 gennaio, a evento concluso, il servizio Meteomont segnalava spessori nevosi totali al suolo di 170 cm nei dintorni di Bolognola (1186 m, versante marchigiano dei Monti Sibillini) e di 150 cm sulle alture di Ascoli Piceno (a quota 600 m), e altezze di neve prossime a 200 cm erano stimabili anche alle falde del Gran Sasso, dalle immagini scattate nei dintorni dell'Hotel Rigopiano (1200 m, Farindola, Pescara) travolto dalla valanga mortale del 18 gennaio. Ma non è dunque possibile eseguire confronti efficaci con il passato sulle stesse zone.


Altre immagini dei soccorsi all'Hotel Rigopiano (f. Vigili del Fuoco e CNSAS).
 

Si spala la neve spessa un paio di metri sui tetti di Valle Castellana - loc. Mattere, nel Teramano (18.01.2017, fonte: Rete Meteo Amatori).


Ovindoli (1380 m, L'Aquila) il 18.01.2017 (f. Franco D'Elia).
 

Interessato dalle nevicate, seppure più marginalmente, anche l'Appennino romagnolo: qui circa 20 cm di manto a Pennabili, a 630 m in Valmarecchia, nel Riminese (f. Valmarecchia Turismo).  
 

Sulla rete si sono moltiplicate segnalazioni inaffidabili di spessori nevosi esorbitanti, anche tre o quattro metri, riconducibili però quasi sempre alle “dune” di neve accumulata dal vento, e non rilevati secondo gli standard internazionali in corrispondenza di aste nivometriche graduate e installate in posizioni opportune, né troppo vicino a edifici, né troppo esposte al vento, e seguite con continuità per decenni.

Le montagne adriatiche non sono nuove a eventi invernali di questo genere: spesso si ricorda l'eccezionale caduta di 340 cm di neve in un giorno nel dicembre 1961 a Roccacaramanico (Majella), forse uno tra i massimi mondiali, ancorché non ufficiale, ma citato all'epoca anche da Edmondo Bernacca.

Questa nevicata è sicuramente tra le più rilevanti degli ultimi anni quanto a intensità, estensione e persistenza in Italia centrale, tuttavia paragonabile a quelle che nel febbraio 2012 scaricarono oltre due metri di neve in una dozzina di giorni un po' più a Nord, tra San Marino e Urbino.
Nel caso di quest'anno, però, la neve più umida e pesante alle quote collinari deve aver contribuito maggiormente a diffusi e duraturi black-out elettrici.

Se a questo già difficile quadro meteorologico si aggiunge la precaria condizione delle popolazioni terremotate, e le nuove scosse che probabilmente hanno contribuito a innescare la valanga sul Gran Sasso... allora la situazione si fa più unica che rara, e proibitiva per chi si occupa dei soccorsi e della gestione di un territorio montuoso complesso e impervio.

Il 16-17 gennaio nevicate di insolita abbondanza hanno coperto anche i rilievi interni della Sardegna centro-settentrionale sopra i 200 m circa (spruzzata di 1-2 cm pure a Sassari), con depositi dell'ordine di un metro attorno a 1000 m di quota (es. Fonni, Barbagia di Ollolai).


Pastore e gregge in difficoltà nella tormenta di neve a Desulo,
a circa 900 m nel Nuorese (fonte: Rete Meteo Amatori).

 

La situazione a Fonni, a 1000 m nel Nuorese (f. Andrea Marongiu).
 

La situazione a Fonni, a 1000 m nel Nuorese (f. Andrea Marongiu).
 

Fiumi in piena verso le coste abruzzesi

Nonostante negli entroterra abbiano prevalso le precipitazioni nevose, l'abbondanza degli apporti piovosi sulle pianure costiere (totale di 290 mm tra il 15 e il 18 gennaio a Pescara, rete Meteonetwork) e in parte la fusione della neve sulle prime colline verso la fine dell'evento sono state sufficienti a determinare un'importante piena dei corsi d'acqua, in particolare del F. Pescara, che localmente è straripato.


Prime due decadi di gennaio 2017:
3-6 °C sotto media al Centro-Sud Italia

Il periodo freddo è durato circa due settimane, dal 6 al 19 gennaio, in seguito le correnti nord-orientali prevalenti sono state sostituite da un flusso più mite da Sud-Est.
L'anomalia termica ha riguardato gran parte d'Europa con l'eccezione delle isole britanniche e della Scandinavia, ma è stata di entità inconsueta solo tra i Balcani e il Centro-Sud Italia, dove si sono registrati scarti termici dalla norma per lo più tra -3 °C e -6 °C nelle prime due decadi di gennaio, e prossimi a -7 °C al confine tra Serbia, Bosnia e Montenegro.

Quanto a durata, estensione e intensità, si può preliminarmente affermare che l'ondata di gelo del gennaio 2017 in Europa sud-orientale sia stata confrontabile con quella che nel febbraio 2012 ha colpito con dinamiche simili i territori posti alcune centinaia di chilometri più a Nord, coinvolgendo allora più direttamente l'Italia settentrionale.


Carta delle anomalie termiche 1-20 gennaio 2017 in Europa: le due irruzioni fredde da Nord-Est del 6-12 e 15-19 gennaio hanno determinato deviazioni termiche fino a 3-6 °C sotto la norma al Centro-Sud Italia, e localmente fino a
-7 °C nei Balcani (Fonte: Weatherbell).
 


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