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23 APRILE 2022: PIOGGIA, NEVE E PARZIALE RECUPERO
DEL DEFICIT IDRICO AL NORD-OVEST ITALIANO,
MA NON PER TUTTI

Daniele Cat Berro, SMI / Redazione Nimbus
24 aprile 2022

 


In attesa di valutazioni più complete nei prossimi giorni, possiamo già dire che il sistema perturbato di ieri, 23 aprile 2022, è stato indubbiamente il più vigoroso a interessare il Nord-Ovest italiano non solo dall'inizio della lunghissima siccità il 9 dicembre scorso, ma almeno dal 15 novembre se non dall'episodio ancora precedente del 4-5 ottobre 2021.

Il gradiente di precipitazioni pianura-montagna è stato particolarmente forte, per cui se soprattutto in serata gli apporti sono stati di "solenne" intensità e abbondanza sui rilievi dal Torinese al Verbano (anche oltre 100 mm in 24 ore), Torino e dintorni, rimasti sottovento al flusso umido principale da S-SW in quota, sono rimasti perfino sotto i 10 mm.

Carta delle precipitazioni del 23 aprile 2022 tratta da ARPA Piemonte, in cui si nota il forte gradiente pluviometrico tra la Valpadana occidentale (meno di 10 mm presso Torino e nulla o quasi su parte dell'Alessandrino), e i rilievi dal Canavese al Verbano che hanno ricevuto quantità provvidenziali anche superiori a 100 mm, benché cadute fin troppo rapidamente e capaci di colmare non più di un terzo del deficit che si era trascinato dallo scorso dicembre 2021.


In generale non c'è dubbio che sia giunto un sollievo alla siccità, benché in maniera parziale e iniqua sul territorio: le zone più battute hanno visto ripianarsi per il 30% circa il deficit di precipitazioni che si era accumulato dal 9 dicembre 2021, come nei casi delle stazioni di Balme, nelle Valli di Lanzo (72 mm misurati dal solerte sindaco Gianni Castagneri rispetto all'ammanco di 250 mm che fino a metà settimana gravava rispetto alla media 1991-2020) e Oropa, nel Biellese (117 mm caduti rispetto a circa 400 mm di carenza; dati Arpa Piemonte e osservatorio del Santuario).

Al contrario, Torino non ha visto recuperare che un misero 4%... e con gli 8 mm di ieri sera alla stazione Arpa della Consolata il totale provvisorio dicembre-aprile (37 mm) resta pressoché identico al record minimo della serie dal 1802 per il medesimo pentamestre in centro città (36,2 mm nel dicembre 1843 - aprile 1844); nel capoluogo il Po quanto a deflussi non si è praticamente accorto di nulla, mentre svariati corsi d'acqua nel Centro-Nord della regione per lo meno hanno visto temporanei innalzamenti di livello dell'ordine di 0,5-1,5 m.

Sui pendii montuosi, sotto rovesci intensi (con tuoni e talora grandine piccola ma insistente) ieri sera il ruscellamento superficiale è stato infatti rapido, e questo non ha favorito un assorbimento ottimale dell'acqua a beneficio delle falde eccezionalmente basse.

Peraltro non era atteso e né si poteva sperare in un recupero totale del deficit pluvio-nivometrico in un tempo così breve, che ci avrebbe fatti passare dai danni della siccità a quelli di alluvioni e frane, ma è un inizio, sperando che dopo una settimana di fine aprile nuovo in prevalenza asciutta ulteriori apporti arrivino in maggio, tradizionalmente il mese più bagnato dell'anno insieme a novembre sulle regioni nord-occidentali. Vedremo.

Che in generale la situazione secca non sia risolta appieno lo dice anche lo stato della neve in montagna. Nonostante al passaggio del fronte freddo ieri sera la nevicata sia scesa talora sotto i 1500 m, accumulando sopra i 2000 m spessori di neve nuova anche di 50-70 cm nelle zone più interessate dalle Valli di Lanzo al Monte Rosa piemontese, gli spessori nevosi totali (e di conseguenza il volume d'acqua stoccato) rimangono ampiamente sotto alla media per il periodo dell'anno (metà aprile - fine maggio) che alla quota dei ghiacciai conosce di solito il culmine dell'accumulo di tutta la stagione invernale.

Alla stazione meteorologica SMI del Ghiacciaio Ciardoney (2850 m, Gran Paradiso, grafico in basso) la scarsità della neve era davvero eccezionale per il periodo - per non dire incredibile - con soli 35 cm di spessore residuo al suolo il 22 aprile, poi con l'evento recente il manto è cresciuto fino ai 100 cm totali di stamattina: certamente meglio, ma pur sempre ben sotto allo spessore medio 2013-2021 per il giorno, circa 210 cm, e anche sotto ai minimi della serie di osservazione. Quest'ultima è certamente breve, a malapena decennale, ma l'anomalia resta di sicuro molto significativa anche in stazioni alpine limitrofe dotate di serie ben più lunga che presto avremo modo di analizzare meglio.
 



Risveglio finalmente bianco domenica 24 aprile 2022 sulle Alpi occidentali
a Ceresole Reale (1579 m, alta Valle Orco, foto Pierluigi Cullino) e a Balme (1450 m, Valli di Lanzo, foto Gianni Castagneri), 8-10 cm di neve fresca caduti la sera del 23. Nevicate fin presso i 1500 m a fine aprile non sono per nulla inconsuete, e in questo caso hanno aiutato ad attenuare sebbene solo in parte la carenza di precipitazioni dei quasi cinque mesi precedenti.


Immagini webcam dell'asta nivometrica presso la fronte del Ghiacciaio Ciardoney (2850 m, Gran Paradiso) prima e dopo la recente nevicata, rispettivamente con appena 35 cm e poi 100 cm di spessore nevoso
totale al suolo. Un indubbio miglioramento che tuttavia non ha ancora permesso di uscire da una situazione di straordinaria scarsità.
 

L'inviluppo delle curve dell'andamento giornaliero dell'altezza della neve al suolo presso il Ghiacciaio Ciardoney mostra come i 100 cm di oggi, 24 aprile 2022 (curva stagionale 2021-22 nera e spessa) rimangano sotto i precedenti spessori nevosi minimi rilevati dalla stagione 2012-13 in poi, in tutto il periodo primaverile tra metà aprile e inizio giugno, che corrisponde al momento dell'anno in cui di solito si osservano i massimi accumuli nevosi della stagione prima dell'avvio della fusione estiva. Una situazione che, qualora non dovessero giungere ulteriori e copiose nevicate in maggio ad alta quota, predisporrà le condizioni per ingenti perdite di massa glaciale nell'estate 2022, anche qualora le temperature non dovessero essere eccezionalmente elevate.



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