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LAGO GLACIALE DEL ROCCIAMELONE
Sopralluogo di venerdì 17 settembre 2004
Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, Fulvio Fornengo, SMI redazione Nimbus - 17 settembre 2004


Il gran lago glaciale del Rocciamelone il 17.09.2004:
sempre più grande, sempre più pericoloso

A poco meno di un anno di distanza dalla precedente visita, si è svolto al Lago del Rocciamelone l’incontro dei ricercatori italiani della SMI con le Autorità e i tecnici francesi, in particolare François Valla del Cemagref e il Sottoprefetto del dipartimento della Savoia, saliti a piedi da Bessans.


Daniele Cat Berro e, a destra, Fulvio Fornengo e Luca Mercalli sulla piazzola di partenza davanti all'Ecureuil AS 350 B3  che in meno di mezz'ora di volo li porterà sul ghiacciaio

L’équipe italiana ha invece beneficiato del trasporto in elicottero in concomitanza con le riprese di un documentario sui ghiacciai a cura della sede RAI di Aosta.
La giornata, radiosa in alta quota e sul versante francese, presentava come d’abitudine un moderato “mare di nubi” (stratocumuli) che fasciava il versante italiano, senza tuttavia impedire i voli.


Stratocumuli fasciano il ripido versante sud-occidentale
del Rocciamelone, sopra alla valle di Susa

Il lago è apparso in condizioni veramente grandiose, come mai lo si era osservato in precedenza: ulteriormente ingrossato, pressoché privo di ghiaccio galleggiante (solo alcuni modesti “témpanos” in prossimità della riva occidentale) e con un sottilissimo e irregolare strato di ghiaccio recente formatosi nella notte.


Alcuni "témpanos" galleggiano nel margine occidentale del lago.

Il ghiacciaio era completamente privo di neve residua, coperto da meno di 1 cm di neve fresca caduta nella giornata del 16 settembre, tale comunque da non occultare del tutto la superficie annerita dai detriti durante la lunga stagione di fusione estiva.

Impressionante è subito apparsa la perdita di spessore del ghiacciaio in prossimità dell’apice occidentale, quello più debole e più a rischio per un eventuale cedimento: laddove l’anno scorso si camminava ancora a un paio di metri sopra il pelo dell’acqua, non resta che una sottile crosta di ghiaccio piatta e a non più di 50 cm sopra il livello del lago.


Due vedute dell'imponente perdita di spessore avvenuta nel corso dell'estate 2004 sulla diga di ghiaccio che sostiene il lago ad ovest. Il colore scuro è dovuto a detriti rocciosi franati sul ghiacciaio dalla parete della cresta di frontiera.

Questa conformazione lascia presagire che entro l’estate 2005 sarà verosimile l’ulteriore abbassamento del ghiacciaio e quindi l’apertura di un canale di deflusso superficiale che via via potrebbe incidere il corpo della diga glaciale e condurre ad uno svuotamento graduale dell’enorme lago, il cui volume è ora stimato tra i 400.000 e i 500.000 m3 d’acqua.

Questo sarebbe lo scenario ottimale, privo di conseguenze idrogeologiche pesanti, ma purtroppo in questa condizione di fragilità del sottile setto di ghiaccio che trattiene il lago (con un battente d’acqua stimato oggi in oltre 25 m) non si può escludere il caso di un’evoluzione catastrofica per collasso istantaneo della massa glaciale e inondazione della valle della Haute Maurienne.

Per questo si è discusso con i colleghi francesi della possibilità di mettere in opera un’operazione di svuotamento controllato a partire dal luglio 2005, favorendo la formazione di un canale superficiale al quale tuttavia si impedisca di approfondirsi con troppa rapidità, ed eventualmente alleggerendo il carico idrico con svuotamento a sifone naturale sul versante italiano.

Per la conformazione della riva occidentale, ormai piatta e scarsamente propensa a rilasciare iceberg, si riduce invece il rischio di occlusione dello sfioratore naturale verso Novalesa.


Una veduta del lago da est verso ovest e il dettaglio dello sfioratore in roccia attualmente attivo verso l'Italia

Sarà comunque l’ablazione della prossima stagione a decretare l’evoluzione del lago. La recente perdita di massa è stata del resto imponente: le due paline poste nell’estate 2002 e non rintracciate l’anno scorso per via della neve fresca, erano ora perfettamente visibili e permettevano di quantificare un abbassamento rispettivamente di 480 cm alla palina a monte (bordo lago) e -580 cm in quella a valle. Tale perdita di spessore è da attribuirsi in minima parte all’estate 2002, fresca e nevosa, per il 70% circa ( 3-4 m) alla caldissima estate 2003 e per la restante frazione (circa 150-200 cm) all’estate 2004.


La forte ablazione misurata alle due paline installate all'inizio dell'estate 2002: in media sono scomparsi 5-6 metri di spessore di ghiaccio prevalentemente nelle ultime due estati.


L'intervista a François Valla del CEMAGREF di Grenoble

Effettuate le riprese TV sotto la guida del regista Giorgio Squarzino, e compiute le misurazioni, i due gruppi italiano e francese si sono salutati e divisi, l’elicottero dell’AirGreen pilotato da Ivo Airaudi è giunto tra gli stratocumuli ad effettuare il recupero e la missione si è felicemente e proficuamente conclusa.


Si rientra con una rapida discesa tra i cumuli ,
sullo sfondo emerge la vetta del Monviso.

 

 

Forse queste immagini potrebbero essere le ultime del gran lago del Rocciamelone nel suo massimo splendore: la sua sorte è ormai segnata, sia per evoluzione naturale, lenta o catastrofica, sia per via di un intervento moderatore di matrice umana.


RAI - sede regionale di Aosta

Società Meteorologica Italiana


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