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ghiacciaio Ciardoney: innevamento MODERATAmente
sotto media dopo un inverno secco e mite


Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
4 giugno 2020

 

Mercoledì 3 giugno 2020 l'équipe della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di spessore e densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio invernale sul ghiacciaio Ciardoney.

La stagione di alimentazione nevosa 2019-20 è stata caratterizzata da straordinarie nevicate a fine autunno 2019 e in particolare nel mese di novembre (il 25 novembre il manto nevoso era già spesso 300 cm alla fronte del ghiacciaio, massimo dell'intera stagione), mentre da Natale fino a metà aprile 2020 ha prevalso tempo anticiclonico e mite, con precipitazioni rare e modeste, pressoché assenti in febbraio, quando al contrario hanno soffiato forti venti nord-occidentali.

Le perturbazioni di fine aprile e maggio 2020 hanno riportato alcune nevicate alla quota del ghiacciaio, ma senza determinare accumuli consistenti. 
 

3 giugno 2020: l'asta nivometrica presso la stazione meteorologica sul pianoro frontale del Ghiacciaio Ciardoney segna uno spessore nevoso totale di 135 cm, un valore modesto per il periodo, inferiore alla media del giorno pari a 203 cm (periodo di tele-osservazione da webcam 2013-2019). Negli ultimi 7 anni, solo nel 2015 c'era meno neve in questa stagione (sempre il 3 giugno, 105 cm). Purtroppo per un'avaria della connettività radio a partire dal 9 dicembre 2019 non è stato possibile ricevere le immagini della webcam in tempo reale (oltre ai dati della stazione meteorologica) e valutare quotidianamente l'altezza del manto nevoso, osservato solo alla data del sopralluogo sul ghiacciaio.
 



Ore 8,30, Colle Ciardoney: l'aria è calma e il sole splende sopra al ghiacciaio e alla Grande Uja di Ciardoney, tuttavia durante i lavori si tiene d'occhio l'orizzonte poiché è atteso a breve un rapido aumento dell'instabilità atmosferica con sviluppo di folte nubi cumuliformi e degenerazione temporalesca nel pomeriggio.


La maggior parte dell'alimentazione nevosa della stagione (almeno due terzi) è dunque attribuibile al tardo autunno 2019, e data la successiva scarsità di precipitazioni invernali-primaverili, unita alle temperature primaverili sopra media con precoce avvio della fusione nel mese di maggio, il giorno del sopralluogo si è riscontrato sul ghiacciaio un manto nevoso relativamente modesto in rapporto al periodo.

L'altezza totale della neve stagionale era compresa tra un massimo di 435 cm al Colle Ciardoney e un minimo di 280 cm in prossimità del cambio di pendenza sul settore mediano del ghiacciaio, mentre lungo il pendio inferiore il manto tornava un po' a crescere (300-350 cm) grazie alla morfologia concava della superficie glaciale che favorisce l'accumulo nevoso (azione eolica e valanghe).

Il prelievo dei campioni nevosi lungo tutto il profilo del manto ha rivelato densità di circa 570 kg/m3 al Colle Ciardoney, dove abitualmente la neve è più densa e compatta (accumuli di neve soffiata dal vento), e di circa 450 kg/m3 nel settore centrale del ghiacciaio. Quest'ultimo valore è stato utilizzato per il calcolo degli equivalenti in acqua del manto nevoso in tutti i punti di misura con l'eccezione del Colle Ciardoney, stante le caratteristiche omogenee della neve lungo il pendio glaciale.

La neve era umidificata in tutto il suo spessore, ma al sito del Colle Ciardoney conservava ancora al suo interno una massiccia e compatta crosta di ghiaccio pressoché vitreo, dello spessore di alcuni centimetri, a una profondità di circa 150 cm, corrispondente con buona probabilità alla superficie del manto nevoso rimasta a lungo esposta all'azione del vento e talora a cicli di fusione e rigelo nelle tiepide giornate di febbraio 2020.

L’equivalente d’acqua mediato sull’intero ghiacciaio (bilancio invernale) era di 1510 mm, 8% inferiore alla media del periodo omogeneo 2012-2019 (1638 mm) in cui è stato impiegato il carotiere "Valtecne" per il prelievo dei campioni di neve.
 

Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al 2019-20:
il valore di 1510 mm del 2019-20 si colloca un po' al di sotto della media del periodo 2012-2019: l'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"),
ma non vi sono comunque dubbi che gli accumuli nevosi di diversi inverni recenti, segnati da importanti precipitazioni, figurino tra i più abbondanti dal 1992, in particolare il 2016-17 e il 2017-18 (benché poi sempre vanificati dalla massiccia fusione di stagioni estive troppo calde). Eventuali disomogeneità nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.


Daniele Cat Berro (SMI) misura lo spessore nevoso totale al Colle Ciardoney
tramite sonda da valanga: 435 cm, accumulatisi a partire dalla prima nevicata significativa della stagione che era avvenuta il 15 ottobre 2019.
 

Luca Mercalli (sinistra) e il guardaparco PNGP Stefano Cerise (a destra) estraggono i primi campioni di manto nevoso al Colle Ciardoney, in vista della loro pesatura.
Qui la neve è spessa 435 cm, e data la densità di 570 kg/m3, equivale a una lama d'acqua prossima a 2470 mm.
 

Si smonta il tubo carotiere per l'estrazione e la pesatura dei campioni di neve.
 

Nelle immagini sopra: Luca Mercalli e i guardaparco PNGP Raffaella Miravalle e Stefano Cerise scavano una trincea profonda circa 140 cm per poter affondare il carotiere lungo 3 metri fino alla base del manto nevoso, che qui al Colle Ciardoney è spesso 435 cm.
In ottemperanza alle disposizioni per il contrasto alla pandemia di Covid-19, tutti gli operatori indossano la mascherina anche durante la faticosa spalatura della neve ed estrazione dei campioni.
 



I campioni di neve vengono pesati tramite dinamometro, che ha restituito valori in buon accordo con quelli ottenuti tramite bilancia tradizionale (differenze dell'ordine del 4%).
 



Ore 11: si giunge alla stazione meteorologica sul pianoro frontale del ghiacciaio.
Gli strumenti sono operativi ma l'assenza della connettività radio/internet per la perdita di verticalità dell'antenna (danno da vento e neve a tiranti e traliccio) non consente la trasmissione di dati e immagini webcam in tempo reale. Si conta di ripristinare la connessione con un successivo intervento a metà estate, non appena la coltre nevosa sarà scomparsa.


Dettaglio della base del traliccio che sostiene la stazione meteorologica: il tubolare a destra (Nord-Ovest), già oggetto di una riparazione nell'estate 2019, si è nuovamente rotto a pochi decimetri dal suolo per probabile effetto combinato della pressione della densa neve autunnale sui tiranti di controventatura, e di violente raffiche di vento.
Il traliccio ha perso così la verticalità, quanto basta per compromettere l'allineamento dell'antenna con il ponte radio della borgata Tiglietto (Val Soana) e dunque la connettività internet. Installazioni come questa, in ambienti estremi ad alta quota, necessitano di continue manutenzioni e riparazioni per essere mantenute in efficienza.
 

Nonostante l'avaria della trasmissione delle immagini webcam tramite cui viene tele-osservata l'altezza neve, è stato possibile ricostruire con ragionevole affidabilità i dati dal 9 dicembre 2019 in poi tramite confronti con precipitazioni e spessore nevoso registrati in stazioni limitrofe (Forzo, Lago Valsoera), e tenendo presenti osservazioni dirette eseguite il 23 febbraio (205 cm) e il 3 giugno 2020 (135 cm).
Ecco dunque l'andamento giornaliero nell'inverno 2019-20 (linea arancione spessa) e nelle sette stagioni precedenti (linee sottili).

Si nota la formazione di un potente manto nevoso con le intense perturbazioni di novembre 2019, in particolare quella che nella terza decade ha causato diffusi danni alluvionali al Nord-Ovest italiano (300 cm totali al suolo il 25 novembre, massimo per il periodo nella pur breve serie di osservazione, e massimo dell'intera stagione 2019-20). Ulteriore copiosa nevicata il 16-20 dicembre, dopodiché il periodo da Natale a metà aprile è stato in prevalenza anticiclonico e asciutto, con poche e modeste nevicate, per cui lo spessore del manto nevoso è lentamente diminuito.
Con le perturbazioni primaverili intervenute tra il 19 aprile e la metà di maggio la coltre nevosa è tornata a crescere, ma in maniera meno evidente del solito (unico episodio significativo tra il 10 e l'11 maggio 2020, con 50 cm di neve fresca in meno di 24 ore), e senza superare il massimo di fine novembre.
Il pallino arancione indica i 135 cm osservati durante il sopralluogo del 3 giugno: un valore modesto, poco superiore al minimo del 2015 a questa data (105 cm).


Ore 12: il recupero di personale e attrezzature da parte della ditta di elitrasporti Airgreen, in tempo prima del rapido peggioramento pomeridiano. Folti cumuli ingombrano il cielo, ma schiarite permettono ancora il volo dell'elicottero.
 

Durante il rientro verso il fondovalle dell'Orco, si sorvola il ghiacciaio Ciardoney: veduta generale a valle della fronte (immagine in alto) e ripresa del settore superiore e del Colle Ciardoney (immagine qui sopra).
 

Veduta dall'elicottero del Vallone di Valsoera (ripresa in direzione Sud, verso la Valle Orco), con l'omonima diga a quota 2400 m. Situazione inconsueta, l'invaso artificiale è già completamente privo di ghiaccio, a causa delle elevate temperature primaverili
(circa 1 °C sopra media nel trimestre marzo-maggio 2020 al Nord-Ovest italiano).


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