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Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
inverno 2020-21 con poche precipitazioni significative, innevamento MEDIOCRE NONOSTANTE LA PRIMAVERA FREDDA


Daniele Cat Berro, SMI/Redazione Nimbus
12 giugno 2020

(fotografie di Daniele Cat Berro e Gabriele Savio)
 


Giovedì 10 giugno 2021 l'équipe della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di spessore e densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio invernale sul ghiacciaio Ciardoney.

Sul versante piemontese del Gran Paradiso la stagione di alimentazione nevosa 2020-21 si è rivelata mediocre: a causa della prevalenza di alte pressioni o di venti provenienti tra Ovest, Nord e Nord-Est, sono state poche le occasioni di nevicate abbondanti, per lo più limitate agli episodi del 4-6 dicembre 2020, 1-5 gennaio e 10-11 maggio 2021, unici eventi di significativo sbarramento orografico da Sud e Sud-Est.


10 giugno 2021, ore 9: correnti da Nord-Est in quota associate a una moderata instabilità atmosferica, per quanto ridotta rispetto ai giorni precedenti, favoriscono il rapido sviluppo di nubi cumuliformi sopra i rilievi, ma sul Ghiacciaio Ciardoney ancora splende il sole. Una maggiore nuvolosità si addenserà nelle ore centrali, perturbando in parte il recupero in elicottero di personale e attrezzature.
 



Stefano Cerise (ispettore del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso) e Raffaella Miravalle (guardaparco) durante i carotaggi per la valutazione della densità del manto nevoso al Colle Ciardoney. Qui lo spessore massimo della neve è di 370 cm (il 3 giugno 2020 era di 435 cm) con densità di circa 660 kg/m3,  equivalenti a uno strato d'acqua di 2455 mm.
In questo sito, alla quota più elevata del ghiacciaio (3100 m), si misurano di solito gli spessori e le densità del manto più elevate, a causa del maggiore accumulo e compattazione della neve per effetto eolico. Sul resto del ghiacciaio gli spessori si riducono progressivamente, mostrando andamenti piuttosto omogenei (morfologia regolare e scarso rimaneggiamento da parte del vento), con densità solitamente dell'ordine dei 400-450 kg/m3, all'inizio di giugno.


Sul ghiacciaio la neve era spessa da un massimo di 375 cm (Colle Ciardoney) a un minimo di 220 cm in corrispondenza del cambio di pendenza presso il sito di misura n. 3 (settore mediano), mentre verso la fronte a 2900 m come di consueto gli spessori tornavano ad aumentare, avvicinandosi talora ai 300 cm, per locali effetti di accumulo eolico o di valanghe cadute dal versante destro (Grande Uja di Ciardoney).

L'accumulo medio tradotto in acqua equivalente (ponderato rispetto alle superfici di pertinenza dei singoli punti di misura) è stato valutato in 1180 mm, un valore modesto rispetto alla media di 1623 mm (periodo omogeneo 2012-2020 con utilizzo del catoriere "Valtecne"), come non si era più rilevato dalla stagione 2011-12 (730 mm).

Durante l'esecuzione del carotaggio al Colle Ciardoney si è riscontrata una tenace crosta (da fusione-rigelo e/o da vento) all'incirca a 2 m di profondità, corrispondente con buona probabilità alla superficie del manto rimasta a lungo esposta agli agenti atmosferici durante il lungo periodo pressoché privo di precipitazioni tra febbraio e marzo 2021.
Un'altra crosta, più profonda, era probabilmente riconducibile al primo strato nevoso formatosi con le perturbazioni, anche alluvionali, del 2-5 ottobre 2020 (55 cm di neve alla stazione meteorologica a 2850 m).

Più a valle, lungo il ghiacciaio, invece non si riscontravano rilevanti croste interne, e il manto era ormai umidificato, ammorbidito e probabilmente isotermo lungo tutto il suo spessore.
 

Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al 2020-21:
il valore di 1180 mm del 2020-21 si colloca al 27% sotto la media del periodo 2012-2020: l'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"), ma non vi sono comunque dubbi che gli accumuli nevosi di diversi inverni recenti, segnati da importanti precipitazioni, figurino tra i più abbondanti dal 1992, in particolare il 2016-17 e il 2017-18 (benché poi sempre vanificati dalla massiccia fusione di stagioni estive troppo calde). Eventuali disomogeneità nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.


Le temperature fresche della primavera 2021 (medie stagionali tra 1 e 2 °C sotto media ad alta quota), dovute alla ricorrenza di depressioni dal Nord Europa e alla latitanza di periodi anticiclonici salvo a fine marzo-inizio aprile, hanno rallentato l'avvio della fusione nivale, ma in ogni caso gli spessori nevosi residui alle porte dell'estate sono modesti dopo un inverno magro di precipitazioni e, qualora l'estate risultasse troppo calda come negli anni recenti, il ghiacciaio soffrirebbe di nuovo importanti perdite di massa.

Si tratta però di una situazione in marcato contrasto con quella di altri settori alpini e in particolare delle Alpi orientali, dove la concomitanza tra freddo inconsueto degli ultimi mesi e frequenti perturbazioni da Ponente (che hanno lasciato sottovento le Alpi Torinesi) si è tradotta in un innevamento straordinario (vedi la notizia sulle misure al Ghiacciaio orientale del Canin, Alpi Giulie).

Sul Ghiacciaio del Basòdino (Canton Ticino, confine con la Val Formazza) già il 20 aprile 2021, prima che nuove nevicate incrementassero la coltre nevosa, si misurava uno spessore medio di 358 cm di neve, equivalente a circa 1500 mm d'acqua, vicino alla media del periodo 1992-2020 (informazioni Giovanni Kappenberger, glaciologo ed ex-previsore MeteoSvizzera).

Anche sul versante nord-occidentale del Gran Paradiso, al Ghiacciaio del Grand Etret (Valsavarenche), il Corpo di Sorveglianza del Parco ha riscontrato una situazione migliore che al Ciardoney, probabilmente a causa di maggiori apporti nevosi con situazioni da Nord-Ovest che privilegiano le Alpi interne, nonché del corposo evento del 10-11 maggio che sulla cresta tra alta Valle Orco e Valsavarenche è stato parimenti intenso (accumulo nevoso, misurato il 28 maggio 2021, di 1426 mm di acqua equivalente, nella media degli ultimi 22 anni; vedi il report compilato dall'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso).


Colle Ciardoney: l'elicottero della ditta Airgreen (Cafasse, TO) deposita personale e attrezzature per l'esecuzione del bilancio di massa invernale.
 



Colle Ciardoney: Daniele Cat Berro rileva lo spessore nevoso (qui pari a 370 cm) tramite sonda da valanga.
 

Colle Ciardoney: Gabriele Savio (socio SMI e collaboratore esterno CNR-IRPI, Torino)
e Stefano Cerise (PNGP) estraggono il contenuto del carotiere per la pesatura dei campioni di neve.
 




Colle Ciardoney: altre immagini dell'estrazione e della pesatura dei campioni di neve (tramite dinamometro, qui sopra).
 

La guardaparco Raffaella Miravalle sorregge una delle "carote" di neve estratte
al Colle Ciardoney.


Ore 9,30: terminate le operazioni al Colle Ciardoney, si scende lungo il ghiacciaio verso la fronte per proseguire con i sondaggi di altezza neve e con l'esecuzione di un secondo carotaggio per la valutazione della densità del manto in corrispondenza del sito di misura n. 3.
 

Sul pianoro antistante la fronte si notano i primi segni di avvio della fusione nivale con cenni di affioramento del laghetto in destra orografica e di altre pozze temporanee, tuttavia il torrente glaciale è ancora quasi completamente nascosto dalla neve, salvo un breve tratto.
 



Ore 11: il gruppo operativo sul ghiacciaio si unisce a quello dedito alla manutenzione della stazione meteorologica Campbell (elettricisti Diego Marzo e Davide Bonaudo).
Le apparecchiature e la connettività internet via radio sono in piena efficienza, tuttavia la webcam per la teleosservazione del manto nevoso, in avaria dal 14 marzo 2021, presenta un guasto elettronico la cui risoluzione è in programma entro inizio estate.
 



Gabriele Savio provvede alla "messa in bolla" del collettore del pluviometro e alla pulizia del sistema basculante da polveri e muffe accumulatesi da fine estate 2020.


L'attuale carenza di neve nella zona del Ciardoney si evidenzia anche confrontando i dati di spessore nevoso all'asta nivometrica presso la stazione meteorologica a quota 2850 m (pianoro antistante la fronte del ghiacciaio): al sopralluogo del 10 giugno 2021 la neve era spessa 100 cm, assai meno rispetto alla media del giorno che è di 164 cm (periodo 2013-2020), e superiore solo al caso del 10 giugno 2015 (65 cm).

Il margine del pianoro proglaciale presso cui si trova la stazione meteorologica è anche opportuno per la teleosservazione del manto nevoso tramite webcam, poiché la morfologia pianeggiante e la posizione lontana da asperità riduce le irregolarità del manto nevoso dovute all'azione del vento. Negli ultimi nove anni, solo nel 2015 si era osservata meno neve che nel 2021 alla data del 10 giugno.

Già tra metà gennaio e metà marzo 2021, prima che la webcam smettesse di funzionare, si misurava uno spessore nevoso davvero modesto, compreso a seconda dei momenti tra 85 e 100 cm, rispetto ai 150-180 cm normali per la stagione.

L'avaria della webcam ha determinato la mancata acquisizione delle immagini dal 15 marzo 2021 in poi: a breve si tenterà una ricostruzione degli spessori nevosi giornalieri in base all'andamento meteorologico riscontrato sul posto e in località limitrofe.


Terminate le operazioni, le nubi cumuliformi - che fino a quel momento sovrastavano la zona con base prossima ai 3000 m - si sono improvvisamente addensate anche a valle della stazione meteorologica (lato Val Soana), avvolgendo così il gruppo di lavoro ormai pronto al rientro in elicottero alla base della centrale di Rosone.
Nell'impossibilità del recupero, si è deciso di scendere a piedi attraverso le morene del ghiacciaio, in gran parte innevate, fino all'altezza del Bivacco Revelli (2598 m), dove il miglioramento della visibilità ha infine permesso l'intervento degli elicotteristi della ditta Airgreen (Cafasse, TO).


Scendendo lungo la morena destra in direzione del Bivacco Revelli affiorava lo strato di neve colorata dalla polvere sahariana caduta il 6-7 febbraio 2021, che invece alle quote superiori era ancora nascosta dalla neve più bianca e pulita caduta nei mesi successivi, in particolare tra metà aprile e metà maggio.
 

Nel tragitto verso il Bivacco Revelli è stato possibile osservare da vicino il rock-glacier (ghiacciaio roccioso) di Geri, proveniente dal versante settentrionale del Monte Gialin (3270 m) e sovrastato da un glacionevato alla base della parete Nord della montagna. Si tratta di un ampio corpo di detriti rocciosi di pezzatura varia (fino ad alcuni metri), in origine, e probabilmente ancora oggi, contenente ghiaccio al suo interno.
Il lento movimento (attuale o solo passato) dell'ammasso roccioso-glaciale verso valle è responsabile della formazione di lobi e cordoni concentrici resi ancor più visibili a inizio estate dalla neve residua nei rispettivi avvallamenti.
Indagini geofisiche permetterebbero di verificare l'effettiva presenza di ghiaccio sepolto - oggi sulle Alpi in via di riduzione, come quello in superficie, a causa delle temperature più elevate - e di studiarne la natura (ghiaccio interstiziale per il congelamento di acqua all'interno dell'ammasso detritico, lenti di ghiaccio sedimentario attribuibili a un antico ghiacciaio in seguito sepolto dal detrito roccioso, o coesistenza/sovrapposizione di entrambi?). Al momento non ci risulta siano stati effettuati studi in questa località.
Sulle Alpi piemontesi rock-glaciers e permafrost sono oggetto di ricerca di ARPA Piemonte e del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, con particolare attenzione alle Alpi Marittime.


Al Bivacco Revelli, in attesa del recupero in elicottero.


Bivacco Revelli: la nuova segnaletica dei sentieri della Valle di Forzo - realizzata dall'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso in collaborazione con il Comune di Ronco Canavese - contempla anche l'indicazione della stazione meteorologica al Ghiacciaio Ciardoney! L'accesso a piedi da Forzo comporta una faticosa marcia di circa 5 ore per la sola salita (1700 m di dislivello, 2000 m fino al Colle Ciardoney).
 

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