Info: Chi siamo | Come acquistareFAQ | Librerie fiduciarie | Contatti | Per i librai

 Dove sono: MeteoShop > Meteorologia > Storia, cronache > Pagina 5 > Storia dell'arcobaleno

 


Ingrandisci

STORIA DELL'ARCOBALENO
LUCE E VISIONE, TRA SCIENZA E SIMBOLI
Maitte B.
Donzelli Editore , 2006
280 pagine, schemi in bianco/nero, poco illustrato,
cop. cartonata, dim. x cm .
€27 
Sconto di € 1.5 per i soci SMI 


| Descrizione | Autori | Indice | Un estratto

Livello: Intermedio | Voto:
Giudizio Recensione

 
Disponibile entro 2-3 giorni lavorativi + spedizione
Per acquistare:
Metti nel carrello  | Vedi il carrello

UN ESTRATTO

CAPITOLO PRIMO
Dove l'arcobaleno meraviglia un giovane ragazzo durante le sue passeggiate in campagna

Mi ricordo di quelle passeggiate fatte quando, da bambino, trascorrevo le vacanze in un paese vicino alla mia città natale. A volte, in primavera o in estate, la pioggia cadeva per tutto il giorno: con i miei genitori, scrutavamo la minima schiarita per andare a passeggiare nella campagna piccarda. I rilievi e i boschetti non sono molto numerosi, e questo offre il vantaggio di una perfetta visibilità e di un cielo immenso. Ci divertivamo a identificare i campanili che si innalzano qua e là, a riconoscere, a est, la massa imponente della basilica di Saint-Quentin con la sua facciata. Un giorno, avevo visto un arcobaleno prendere forma, coprendo con un' aureola multicolore la sua torre-portico.
Da allòra, aspettavo l'arcobaleno non appena sole e pioggia si incontravano, e trascinavo i miei genitori in questa ricerca. A volte avevo la fortuna di vederlo apparire. Che meraviglia guardarlo di spiegarsi! Che gioia descrivere ad alta voce i suoi colori sontuosi! Perché quei colori? Perché, da un'apparizione all'altra, non erano sempre così intensi? Perché il loro numero non era costante? Perché l'arcobaleno era completo solo eccezionalmente? Perché un secondo arco, talvolta, copriva il primo? Perché era più sbiadito? Perché i suoi colori erano invertiti rispetto al primo? Giocavamo così a individuare i piedi dell'arcobaleno in riferimento a un sentiero, a un albero, o al margine di un campo o di un pascolo. Perché il punto in cui lo vedevo toccare il suolo, che indicavo con precisione, non era mai lo stesso di quello indicato da mia madre o dalle mie sorelle? E anche se potevo localizzare con precisione, per esempio, il colore rosso a destra o a sinistra di un certo punto di riferimento, non sapevo dire se questo si trovasse davanti o dietro i piedi dell' arcobaleno. E poi, perché l'arcobaleno si dissolveva sempre piuttosto bruscamente, lasciando solo un frammento, mai lo stesso? A tutte queste domande, le risposte dei miei genitori non erano mai abbastanza esaurienti. Così come non ho mai capito perché la luna mi seguisse, la sera: il laconico «perché è lontana» non mi diceva perché essa seguisse anche il passante che ci veniva incontro. Quel che riuscii invece a capire molto bene - e ogni volta ero fiero di mostrare questa intuizione - è che l'arcobaleno appare sempre quando il sole illumina delle zone di pioggia. Si limita a esse, e quindi può essere incompleto nel cielo. Esso appare sempre all' opposto del sole, il suo centro è sempre su una retta che unisce il sole e il mio occhio: lontano dal suolo in estate, all'inizio del pomeriggio, quando l'arco è poco visibile; in prossimità della superficie dei campi di grano e molto esteso, al tramonto. A una stessa ora, è più basso d'estate che d'inverno. Di vacanza in vacanza, anno dopo anno, potevo anche constatare che a una stessa ora approssimativa il suo centro si spostava regolarmente con le stagioni: nettamente a destra - a sud-est - della torre della basilica in estate, altrettanto lontano ma a sinistra - a nord-est - in inverno. Quanto ai colori, in totale sono sette, mi dicevano, ma - senza osare confessarlo - potevo contare quanto volevo, non ne ho mai osservati tanti. Volevo credere che essi fossero dovuti a dei riflessi nelle gocce d'acqua: le osservazioni che le mie sorelle mi avevano fatto fare delle gocce di rugiada, dell' acqua trattenuta dalle spighe o dalle foglie dopo la pioggia, degli splendidi colori dipinti sul tavolo della sala da pranzo quando un raggio di sole colpiva il bordo smussato del grande specchio che troneggiava sul camino mi avevano convinto.
In città, divenne un gioco per me cercare, nei giorni di sole, gli arcobaleni nell'acqua che scorreva a cascata dalla giara portata dalla naiade appollaiata al centro della vasca in pIace Henri IV o in quei getti d'acqua espulsi dalle bocche spalancate dei rospi di bronzo disposti a cerchio intorno al tronco di una colonna nell'altra fontana da cui prende il suo soprannome «1'plache-à-guernouilles"I. Rospi, simboli della parte acquatica e terrestre della materia primigenia, agenti della purificazione, della rinascita, incarnazioni della luna presso i cinesi, intercettatori del sole, animali che permettono, in Cina e in Messico, di ottenere la pioggia e la fecondità, simboli Peul della conoscenza, guardiani della fonte, uniti dallo sguardo fugace di un bambino all'arcobaleno, arcata innalzata dalla terra ai cieli, la cui rappresentazione può essere appunto un rospo. In seguito, feci il sostenuto quando un compagno di liceo voleva accompagnarmi - proprio io, l'alunno poco studioso - per vedere apparire gli arcobaleni nelle fontane, e predicevo il punto esatto in cui sarebbero apparsi i colori, e secondo quale forma geometrica, che deducevo mentalmente dalla posizione del sole.
Un giorno, tuttavia, uno splendido arcobaleno completo mi apparve all' opposto del sole al tramonto, e rimase a lungo sotto il mio sguardo. Ebbi quindi tutto il tempo per osservarlo con precisione, e potei notare che il suo aspetto era diverso dal solito. Il primo arco era moltiplicato internamente da altri più tenui e adiacenti: il rosso si ripeteva tre volte con un intervallo sempre più serrato .. Allo stesso modo, il secondo arco si ripeteva all' esterno in modo più confuso ma visibile. Cos'era? Non avevo mai notato quel fenomeno. Dopo averlo osservato una prima volta, lo vidi ripresentarsi abbastanza spesso. Così, proprio mentre effettuavo gli ultimi ritocchi a quest'opera, a Villard, nelle Alpi, e mentre, con un tempo incerto, passeggiavo fra gli alti alpeggi, vidi per tre giorni di seguito un arcobaleno a ferro di cavallo, ossia più grande di un semicerchio (i luoghi in altura permettono questa meraviglia). La sommità dell'arco si trovava più in basso di me, e sfiorava le nuvole. Al suo interno era nettamente moltiplicato per cinque. Questi archi soprannumerari, come vengono chiamati, erano molto estesi, persino più larghi dell'arco principale. Quell'estate feci un'altra osservazione ancora più sorprendente: mentre uno splendido arcobaleno attraversava la valle sulla quale si affaccia la finestra del mio studio, presi il foglio polarizzatore, da cui non mi separo mai, e guardai la meteora .. Ruotando il polarizzatore lungo il suo piano, l'arco scompare completamente per una certa posizione: è dunque polarizzato in modo rettilineo, come fu scoperto nella prima metà del XIX secolo. Quel che invece non avevo mai notato, e di cui non parla nessun libro, è che quando il polarizzatore si trova in una posizione tale che l'arco è alla sua massima intensità (a 90° dalla posizione di estinzione), gli archi soprannumerari, invisibili a occhio nudo quel giorno, appaiono nettamente. Ritornerò sull' argomento.
Quando feci la mia primissima osservazione degli archi soprannumerari - avevo già ultimato i miei studi di fisica - sprofondai in una grande perplessità. Al liceo, mai le lezioni o i libri mi avevano parlato della meteora, fosse solo dell' arco principale: un professore di fisica mi aveva risposto che era troppo complicato; il mio docente di filosofia mi aveva citato Cartesio e il suo Discorso sul metodo, insieme a Le meteore. Ero andato a cercare quel libro e vi avevo trovato una splendida tavola che mostrava il percorso dei raggi luminosi attraverso le gocce di pioggia. Questo mi fu sufficiente come conferma alle spiegazioni della mia famiglia. Fu Cartesio che andai a rivedere quando osservai continua sul libro

 

 

 

Acquistando i prodotti del MeteoShop contribuirai allo sviluppo della meteorologia italiana,
sosterrai la pubblicazione della rivista
Nimbus e le iniziative della Società Meteorologica Italiana.

Meteoshop è un marchio ed un servizio gestito dalla Società Meteorologica Subalpina, socio fondatore  della Società Meteorologica Italiana Onlus. SMS è iscritta alla CCIAA di Torino - REA n°876410 ed è autorizzata al commercio elettronico e a mezzo posta dal Comune di Torino, autorizzazione  n° 2205159 del 26.04.2001

Società Meteorologica Subalpina, via Real Collegio 30, 10024 Moncalieri TO - tel 3470804444, 3351447169,  meteoshop@nimbus.it - © 2015, tutti i diritti riservati