Un'intensa e duratura ondata di freddo
si è sviluppata in Italia tra il 6 e il 12 gennaio 2017, sotto un
vigoroso flusso di venti nord-orientali che ha investito
soprattutto le regioni adriatiche e il Sud, determinando peraltro
ripetute e
abbondanti nevicate fin sulle coste.
Particolarmente colpita la Puglia, che ha vissuto uno degli
episodi invernali più significativi degli ultimi decenni. Più al
margine invece il Nord-Ovest, all'estremo opposto del Paese, dove -
almeno finora - il freddo è stato relativamente ordinario.
Ecco alcuni tratti salienti del periodo:
- Il freddo è stato eccezionale in Puglia centro-meridionale,
nelle stazioni di Lecce e Santa Maria di Leuca per le temperature
medie su un intervallo di 5 giorni (periodo di osservazione
1951-2017), nonché per le temperature massime giornaliere a
Bari e S. Maria di Leuca (dettagli più avanti nell'articolo).
- Invece nessun primato di temperatura minima giornaliera su
lunghi periodi è stato superato: solo a Napoli è stato eguagliato il
record storico dal 1946
(-5,8 °C).
- Le nevicate sono state straordinarie tra Murge e Salento per
estensione, persistenza e quantità (10-20 cm sulle coste, fino a un
metro a quota 500 m), paragonabili a quelle del marzo 1987. Non
comuni, ma nemmeno eccezionali, le imbiancate sui restanti litorali
del Sud (Bari, Taormina...).

La nevicata da un
metro che tra venerdì 6 e sabato 7 gennaio ha coperto il centro di
Campobasso, a quota 700 m (fonte:
CBlive).
La carta di analisi della pressione e
dei fronti al suolo del 6 gennaio 2017 mostra la classica situazione
responsabile di massicce irruzioni di aria gelida da Nord-Est verso
l'Italia e il Mediterraneo, dato il marcato gradiente barico tra un
robusto anticiclone sull'Europa centro-settentrionale ("Angelika",
1041 hPa sulla Danimarca) e una depressione sull'Egeo (1000 hPa).

Carta di analisi al suolo, h 00 UTC di venerdì 6 gennaio 2017
(fonte: DWD e
Università di Berlino).

La carta delle
anomalie termiche settimanali tra il 6 e il 12 gennaio 2017 in Europa
sintetizza le zone più interessate dall'evento. L'aria insolitamente
fredda ha invaso tutto il continente a eccezione di isole britanniche
e Islanda, e fino al Medioriente e al Nord-Africa, ma con le
deviazioni termiche dalla norma più marcate lungo un asse NE-SW esteso
dagli Urali, ai Balcani (12-15 °C sotto media nel periodo di 7 giorni)
al Sud Italia (8-10 °C sotto media).
Fonte:
Weatherbell.
Le temperature: freddo ordinario al
Nord Italia,
eccezionale in Puglia
In Italia l'anomalia di questa ondata di
freddo è stata crescente procedendo dal Nord-Ovest, dove è risultata
pressoché ordinaria, verso il Sud-Est del paese, dove ha assunto
alcuni caratteri di eccezionalità, soprattutto in Puglia.
Tra il 6 e il 10 gennaio 2017 le stazioni meteorologiche dell'Aeronautica
Militare di Lecce-Galatina e Santa Maria di Leuca
hanno entrambe registrato la temperatura media più bassa
(rispettivamente -0,1 °C e 0,1 °C) di tutte le possibili sequenze di 5
giorni nelle serie (dal 1951), 9-10 °C sotto la norma di inizio
gennaio.
Considerando un periodo di 5 giorni, si è dunque trattato della più intensa ondata di freddo in almeno
65 anni sul Salento, confrontabile solo con quella del marzo 1987.
Ecco inoltre alcune delle temperature minime
giornaliere più basse raggiunte da Nord a Sud
tra il 6 e il 12 gennaio:
-18,0 °C a Tarvisio, Udine (rete
OSMER-FVG)
-12,8 °C a Udine-Rivolto (rete
AM)
-11,5 °C a Castell'Alfero, Asti (rete
ARPA Piemonte)
-11,5 °C a Gaiole in Chianti, Siena (rete
ARSIA Toscana)
-9 °C a Gioia del Colle e Campobasso (rete
AM)
-7,7 °C a Chilivani, Sassari (rete
SAR Sardegna)
-5,6 °C a Napoli-Capodichino (rete
AM)
-5,5 °C a Piazza Armerina, Enna (rete
SIAS
Sicilia)
-4,0 °C a Lecce-Galatina (rete
AM)
-1,9 °C a Noto, Siracusa (rete
SIAS
Sicilia)
Si tratta di valori ben lontani dai primati storici al Centro-Nord,
talora molto vicini invece al Sud (Campobasso, Gioia del Colle...), ma
- a differenza delle temperature medie su 5 giorni, da primato per il
Salento - nessun record di temperatura minima giornaliera su lunghi periodi è stato battuto,
e solo a
Napoli-Capodichino nella notte di domenica 8 gennaio è stato
eguagliato il primato assoluto di -5,6 °C del 10 gennaio 1981
(serie 1946-2017).
Più anomale le temperature massime giornaliere, e ancora una volta
specialmente in Puglia, con nuovi primati di massima più bassa:
Bari-Palese: 0,5 °C il 7 gennaio (serie dal 1951);
Santa Maria di Leuca: -1,0 °C l'8 gennaio (primo giorno senza
disgelo nella serie dal 1951).
Nell'insieme del Sud Italia, oltre ad aver raggiunto dunque
alcune punte di eccezionalità dalla metà del Novecento (per lo più
limitate alla Puglia meridionale, alle temperature medie su 5 giorni e
alle massime giornaliere),
questa ondata di freddo si può paragonare per intensità e durata ad
altri grandi episodi invernali del passato (dicembre 1957, gennaio
1968, gennaio 1979, marzo 1987).


Al Nord Italia il gelo è stato intenso più a Est che a Ovest: sulle
pianure del Triveneto si sono registrate punte inferiori a -10 °C per
diverse notti (5 casi a Favaro Veneto, presso Venezia, fino ai -11,8
°C del 7 gennaio), non straordinarie ma sufficienti a indurre un
parziale congelamento della laguna, ancorché inferiore all'episodio
del febbraio 2012.

8 gennaio 2017:
porticciolo ghiacciato sulla laguna veneta
(fonte:
La Nuova di Venezia e Mestre).
Le nevicate: tra le
più abbondanti da decenni
su Murge e Salento
L'aria fredda balcanica si è arricchita
di umidità passando sopra le acque dell'Adriatico, formando bande
nuvolose estese e rigeneranti, allineate in direzione NordEst -
SudOvest ("cloud
streets"), che hanno scaricato rovesci di neve a
ripetizione e sotto forma di bufere sulle coste adriatiche, con
particolare insistenza sulla Puglia centro-meridionale dal 6 all'8
gennaio.
Si è trattato di un perfetto episodio di "Ocean-effect snow"
(talora indicato come "Adriatic-effect snow"), simile al
"Lake-effect snow" che si verifica spesso sulle sponde
meridionali dei Grandi Laghi americani durante le irruzioni fredde
artiche (Buffalo, nello Stato di New York in riva al Lago Ontario, è
tra le città più nevose al mondo con totale medio annuo di 240 cm di
neve fresca).
La neve è dunque caduta fin sulle coste, da
Rimini, a Bari, al Capo di Leuca, e perfino intorno a Messina, Catania e Reggio
Calabria, con raffiche di vento a 60-80 km/h; e se dalle Marche al
Molise in genere gli accumuli in riva al mare non sono andati oltre i
2-5 cm, i litorali salentini hanno ricevuto straordinarie quantità
fino a 10-20 cm di neve (come a Porto Cesareo).
Sulle Murge le temperature più basse e lo sbarramento orografico hanno
prodotto depositi prossimi al metro a quote di 500 m (Santeramo
in Colle, Bari), così come, più a Nord, anche nell'interno di Abruzzo
e Molise (massiccio della Majella, Campobasso...), zone però più
avvezze a episodi nevosi di tale importanza.
Tra Murge e Salento la nevicata è
stata dunque anomala e tra le più importanti da alcuni decenni,
talora confrontabile con quelle storiche del marzo 1987 (quando sulle
Murge cadde fino a un metro e mezzo di neve).
Inevitabili i disagi alla circolazione
stradale, con diverse strade interrotte negli entroterra collinari
pugliesi soprattutto a causa del continuo trasporto eolico della neve.
Gravi danni inoltre all'agricoltura per l'effetto combinato di
neve e gelo sugli agrumeti e sulle colture orticole.

L'immagine nel canale
visibile del 6 gennaio 2017, h 12:20 UTC (satellite
NASA-AQUA, sensore MODIS) mostra le evidenti bande nuvolose
parallele ("cloud streets") in formazione al largo delle coste dalmate
e dirette con rovesci nevosi verso quelle adriatiche italiane,
fenomeno noto come "Ocean-effect snow".

Il centro storico di
Lecce innevato ripreso da un drone l'8 gennaio 2017
(foto Lecce Droni
360). Capita che il capoluogo salentino si imbianchi, in genere
ogni 3-5 anni, ma per estensione, insistenza e abbondanza delle
nevicate l'episodio del gennaio 2017 verrà ricordato tra i più intensi
dell'ultimo mezzo secolo sul Salento.

Neve e ghiaccio hanno
compromesso il raccolto di mandarini sulla bassa Murgia tarantina, qui
tra Massafra e Palagiano (07.01.2017, f. Enza De Florio).

5 cm di neve fresca
sulle spiagge di Chiatona, Taranto
(06.01.2017, f. Enza De Florio).

Rovescio di neve sul
mare di fronte a Castro, a pochi chilometri dal Capo di Leuca
(08.01.2017, f. Gianluigi Ciriolo).
Cronaca meteorologica, sintesi del 5-11 gennaio 2017
Giovedì 5 gennaio
Con intense correnti settentrionali
inizia a fluire aria fredda dal Baltico: irrompe la bora sull'alto
Adriatico, spruzzata di neve con tuoni dalle spiagge veneziane a
quelle marchigiane.
In Liguria, tramontana a 122 km/h a Framura (La Spezia) e 135 km/h sul
Monte Pennello (Genova). Föhn al Nord-Ovest, incendio in Valle Elvo
(Biella), nei boschi tra Graglia, Netro e Donato.
Venerdì 6 gennaio
L'irruzione fredda da Nord-Est entra nel vivo. Sereno al Nord, Liguria
e medio-alto versante tirrenico, mentre nevica fin sulle coste
dalla Romagna alla Puglia, sotto forma di rovesci e tormenta, la
sera in riva al mare anche intorno a Messina, Catania e Reggio
Calabria (imbiancate le spiagge di Taormina). Fiocchi frammisti a pioggia a Palermo (Tmin 2,3 °C e 16 mm
di pioggia all'osservatorio
Vaiana), poco più a monte si imbianca Monreale.
Sabato 7 gennaio
Non
nevica più tra Romagna e Marche, mentre proseguono bufere di neve
fin sulle coste tra Abruzzo, Molise e Puglia. Si imbiancano Bari,
il Capo di Leuca, Gallipoli... con temperature straordinariamente
basse in pieno giorno (-2 °C alle h 13 a Lecce!).
Tra le minime, -20 °C a Monguelfo (Val Pusteria,
Bolzano), -18,0 °C a Tarvisio (Udine), -12,6 °C a Sassello (Savona),
-11,5 °C a Castell'Alfero (Asti) e Gaiole in Chianti (Siena), -10,4
°C a Udine-Sant'Osvaldo, -9 alla Malpensa e Campobasso, -7,5
a Chilivani (Sassari), -4 a Lamezia Terme, -1,8 °C a Leni (isola di
Salina, Messina).
Domenica 8 gennaio
Terzo giorno di rovesci e bufere di neve sulla Puglia
centro-meridionale, dove l'episodio assume connotati straordinari,
specialmente sulle Murge e sul Salento, con depositi al
suolo fino a 10-20 cm sulle coste e perfino un metro sulle colline
interne a quote di 500 m (es. a Santeramo in Colle, Murgia
barese).
Tmin -5,6 °C a Napoli, eguagliato il minimo assoluto del 10
dicembre 1981 (periodo di osservazione: 1946-2017).
Torna più mite solo sulle isole: Tmax 10,4 °C a Palermo-Oss. Vaiana.
Lunedì 9 gennaio
Al mattino temporanea attenuazione di gelo e neve sul basso
Adriatico, ma restano nubi irregolari e freddo, poi con il moto
retrogrado del vortice balcanico riprende a nevicare sulla Puglia tra
pomeriggio e sera (imbiancando ad esempio Taranto).
Al Nord, notte serena e Tmin di -11,5 °C a Castell'Alfero (Asti) e -10
°C alla Malpensa e a Udine-Rivolto, valori tuttavia ordinari,
ricorrenza media 1-3 anni.
Martedì 10 gennaio
Impulso freddo da Est in Valpadana, deboli nevicate nel
pomeriggio-sera soprattutto in Piemonte (3 cm a Torino); nevischio
anche sul Savonese, e incidenti per la formazione di vetrone al suolo
nel Vicentino al mattino. Forte bora a Trieste (89 km/h al molo
Bandiera).
Altre nevicate in Puglia, stavolta anche sul Foggiano (spruzzata di 1
cm a Vieste), ma la sera si imbianca nuovamente anche il Leccese
(Lecce, Nardò, Galatone...).
Congelano alcuni tratti della laguna veneta e, straordinariamente,
i bacini salmastri di Ugento (Lecce).
Piogge sulle isole (34,2 mm ad Agrigento).
Mercoledì 11 gennaio
Il vortice freddo sull'Europa orientale riduce i suoi effetti
sull'Italia, ma restano strati bassi in Valpadana con Tmax prossime a
0 °C, e residue cadute di neve nella notte sull'Adriatico (nuovamente
imbiancate Vieste e Bari).



Tre
immagini di Roccacaramanico, frazione di Sant'Eufemia a Majella
(Pescara) a quota 1050 m, sepolta da circa un metro di neve fresca il
7 gennaio 2017. E' una località appenninica particolarmente esposta a
ingenti nevicate da sbarramento dei venti freddi balcanici, e
probabilmente sede di uno degli apporti giornalieri di neve fresca più
elevati al mondo, 340 cm il 17 dicembre 1961, record tuttavia non
omologato. La misura esatta degli spessori nevosi in queste situazioni
è peraltro spesso difficile a causa delle irregolarità del manto
dovute all'azione del vento.
Molto intensa sull'Appennino abruzzese fu pure la nevicata del 5-7
marzo 2015, ma i valori di oltre 2 metri di neve fresca in 24 ore
segnalati in quell'occasione non furono misurati in condizioni
standard, ed evidentemente riferiti ad accumuli di neve soffiata dal
vento all'interno delle vie
(f. Alessio Sigismondi,
b&b "Lu Candon").

07.01.2017, Altamura,
a 480 m sulla Murgia barese
(f. Ass. MeteOne).
Europa innevata dal Reno al Mar Nero,
gela il Danubio, -26 °C a Sarajevo
L'ondata di gelo e neve che ha colpito
l'Adriatico e il Sud Italia è stata ben
più intensa tra il Baltico, la Russia occidentale, i Balcani e il Mar
Nero, dove peraltro l'inverno era stato finora troppo mite.
Tra venerdì 6 e martedì 10 gennaio 2017 le temperature sono scese a
-20 °C a Bucarest, a -22 °C a Monaco di Baviera, a -26 °C a Helsinki e
Sarajevo, e a
-30 °C a Mosca, valori inconsueti e sotto media di 15-20 °C, tuttavia
non da record per città il cui inverno è già di norma rigido.
Ghiacciati il Danubio a Budapest (negli ultimi 25 anni era
avvenuto solo nel febbraio 2012), l'Isonzo in Slovenia e
diversi altri fiumi balcanici minori, paralisi dei trasporti per
bufere di neve da Tallinn a Istanbul, imbiancate perfino le spiagge di
Creta, bora a 130 km/h sulle coste dalmate, decine di senzatetto e
migranti assiderati.
Analisi sull'ondata di freddo nei Balcani.

Il Danubio è gelato a
Budapest, ma anche in molti altri tratti del suo corso tra Ungheria e
Serbia (fonte:
Severe Weather Europe).

La carta della
copertura nevosa al suolo dell'8 gennaio 2017, elaborata da immagini
satellitari, mostra un'Europa diffusamente imbiancata, dall'Alsazia,
al Baltico, e fino al Mar Nero e alla Turchia, con poche eccezioni. In
Italia si nota la scarsità/assenza di neve al Nord e sulle Alpi, e il
manto che invece ricopre il versante adriatico, l'Appennino
meridionale e la Sicilia settentrionale. L' "isola" senza neve sul
Tavoliere (Foggia) è attribuibile alla protezione esercitata dai
rilievi del Gargano rispetto ai venti freddi e umidi nord-orientali
(fonte:
Earth
Observation Group, Polish Academy of Sciences).
Un legame tra riscaldamento globale,
banchisa artica ai minimi e ondate di gelo?
Puntuali all'arrivo del freddo, ecco le
domande di molti su dove sia finito il riscaldamento globale... Come
già
spiegammo in occasione della grande ondata di gelo del febbraio
2012, singoli eventi freddi di questo tipo, per quanto intensi, ma
peraltro più frequenti fino a 30-50 anni fa, non smentiscono l'aumento
globale delle temperature medie, che al contrario ha subito una
preoccupante accelerazione tra il 2014 e il 2016.
Anche in un mondo che mediamente si
riscalda, ogni tanto possono pur sempre presentarsi forti episodi di
gelo e neve.
Da alcuni anni, in particolare a seguito
del rigido e nevoso inverno 2009-10 nel Regno Unito e di successivi
episodi negli Usa (2014),
numerosi studi stanno alimentando l'ipotesi che il rapido
riscaldamento dell'Artico e il drastico declino della banchisa (due
fenomeni legati da un feedback positivo, noto come "Arctic
amplification") alterino il comportamento della corrente a getto
("Jet stream"), il "nastro" più o meno ondulato di intense correnti
d'alta quota (circa 10000 m) che separa l'aria polare da quella
subtropicale, e che determina l'avvicendarsi del tempo alle medie
latitudini, in Eurasia come in Nord America.
Le ondulazioni del flusso atmosferico ("Onde di Rossby") diverrebbero
più ampie e lente, determinando maggiori eventi meteorologici estremi,
tra cui non solo ondate estive di caldo, ma anche irruzioni invernali
di freddo verso le basse latitudini, ferma restando la tendenza
globale all'aumento delle temperature medie.
Tuttavia il dibattito scientifico su questo legame tra riduzione della
banchisa ed eventi estremi è ancora in corso.
Inizio gennaio 2017: ancora secco sulle Alpi
Oltre a essere rimasto al margine del
freddo più intenso e anomalo, il versante Sud delle Alpi ha continuato
a soffrire la siccità in questo inizio del 2017, particolarmente
evidente sul settore centro-orientale della catena, a Est del Lago
Maggiore, dove tra anticicloni e situazioni favoniche, non si
registrano precipitazioni significative da fine novembre 2016.
A Verona, Belluno e Trieste non è
caduta una goccia di pioggia né un fiocco di neve dal 28 novembre 2016
al 12 gennaio 2017 (45 giorni), ed eccezionalmente a Trieste gli
unici mesi di dicembre completamente asciutti nell'ultimo secolo sono
stati quelli, consecutivi, del 2015 e 2016!
Scarsissima o assente la neve anche ad
alta quota, tanto che sui comprensori sciistici, dalla Valtellina
alle Dolomiti, si scia pressoché solo su neve programmata, e molti
incendi boschivi sono divampati nella prima settimana dell'anno (a
Valdellatorre e in Valle Elvo, in Piemonte; sulle Prealpi lombarde
intorno a Lecco e in Val Camonica).
Unica eccezione, il buon innevamento
sopra i 2000 m sulle Alpi occidentali (160 cm di neve al suolo al
ghiacciaio Ciardoney), dove la grande
perturbazione alluvionale di fine novembre 2016 aveva scaricato
anche oltre 2 m di neve fresca.
Un po' di neve è in arrivo oggi, 13
gennaio 2017, lungo tutto l'arco alpino, con un vigoroso fronte
nord-atlantico seguito da venti freddi settentrionali, ma in quantità
modeste.

Colfosco (Val
Badia, Dolomiti): il 12 gennaio 2017, a 1645 m l'unica neve è quella
prodotta artificialmente sulle piste da sci, ma quella naturale è
pressoché assente anche sugli ombrosi versanti settentrionali del
gruppo di Sella, sullo sfondo (immagine webcam
Skyline).

5 gennaio 2017:
il "muro" del föhn sopra le Prealpi Comasche, viste dalle colline del
San Genesio. In primo piano il Lago di Pusiano. La neve è assente, e
solo più a nord, sulle Alpi Lepontine e Retiche di confine, nevica con
forti venti settentrionali (f. Corrado Scolari).

Sempre il 5 gennaio
2017, il muro del föhn avvolge le creste di confine tra la Val Susa e
la Maurienne (Francia), presso il Colle del Moncenisio. Qui
l'innevamento è più abbondante (55 cm ai 2000 m del
Moncenisio, nella norma) grazie agli unici due significativi
episodi perturbati della stagione: 21-25 novembre e 19-21 dicembre
2016 (f. Luca Giunti).

6 gennaio 2017,
Vinovo (Torino): il sole tramonta dietro al Monviso in atmosfera
tersa. Sta per iniziare una notte di ordinario gelo invernale, fino a
-7 °C sulla pianura a Sud di Torino (f. Domenico Rosso).


Un po' di neve sulla
Valpadana occidentale è infine arrivata nel pomeriggio-sera di martedì
10 gennaio 2017, sotto un impulso di aria fredda orientale cui si è
associato lo scorrimento di umidità mediterranea. Qui il Parco del
Valentino a Torino con la spruzzata di 3 cm di neve (f. Domenico
Rosso).
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