Il
Vermenagna è "un torrente fangoso
che scende con acque tumultuose
dalle pendici del Colle [di Tenda],
con terribile e spaventoso rombo trascinando
con sé immensi massi ... provoca danni ingenti ...
sebbene gli abitanti della valle abbiano fatto
quanto era in loro potere per evitarlo".
J. F. Albanis de Beaumont,
Travels through the Alps,
1795
Sabato 3 ottobre
2020: erosioni spondali di un rio affluente del Vermenagna, in piena
straordinaria, compromettono nella notte precedente un'abitazione a
Limone Piemonte, località tra le più funestate dagli effetti delle
piogge alluvionali al Nord-Ovest italiano. L'edificio, come altri, si
trovava tuttavia in una posizione chiaramente a rischio alluvionale, a
dispetto di quanto scriveva oltre due secoli fa Albanis de Beaumont
nella citazione utilizzata come esergo di questo articolo (f. Giorgio Bernardi,
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Come lascia intuire la citazione del geografo e ingegnere savoiardo
Albanis de Beaumont, oltre alle fitte cronache documentarie degli
ultimi secoli, le alluvioni fanno comunemente parte della storia delle
Alpi, tuttavia l'episodio del 2-3 ottobre 2020 tra il Nord-Ovest
italiano e l'entroterra di Nizza (valli Roia, Vésubie, Var), ha
stupito per la gravità degli effetti innescati - con rapidità
rarissima a vedersi su così vasti territori - da 24-30 ore di piogge
straordinarie che hanno superato i 400-500 mm in varie località tra
Alpi Marittime e Liguri, e tra Biellese, Sesia e Verbano (dettagli
più avanti).
La
situazione meteorologica:
imponente flusso caldo-umido mediterreneo
pilotato dalla tempesta atlantica "Alex" (o Brigitte)
Un evento piovoso di stampo mediterraneo di eccezionale intensità ha coinvolto il
Nord-Ovest italiano tra la ore centrali di venerdì 2 ottobre e la notte su
sabatp 3
ottobre 2020.
Si è trattato di un evento perturbato associato alla tempesta
atlantica battezzata Alex secondo la
nuova nomenclatura delle burrasche invernali concordata tra le
agenzie meteorologiche di Belgio, Francia, Spagna e Portogallo, mentre
secondo la lista annua di nomi definiti con regolarità dal 1954 dall'Istituto
di Meteorologia dell'Università di Berlino, si tratterebbe di
Brigitte.
Spettacolare immagine
della tempesta Alex/Brigitte ripresa alle
h 12:48 UTC di venerdì 2 ottobre 2020 dal satellite NASA - Suomi NPP,
sensore VIIRS (Visible Infrared Imaging Radiometer Suite). L'estesa
nuvolosità del settore caldo del sistema frontale si estende
dall'entroterra algerino, alle Alpi, su fino alla Manica e alla
Bretagna, dove si invortica intorno al profondo minimo di pressione,
in quel momento inferiore a 980 hPa. Proprio in quelle ore l'intenso
flusso umido meridionale comincia a tradursi in violente
precipitazioni sulle zone più esposte allo sbarramento da Sud, ovvero
le Alpi Marittime e Liguri (specie i versanti rivolti verso il mare),
e i rilievi dal Biellese all'Ossola e al Verbano.
La violenta burrasca aveva già interessato con venti tempestosi il
Nord-Ovest della Francia tra l'1 e il 2 ottobre. Si è generata in Atlantico con una
ciclogenesi di
tipo esplosivo, associata a un repentino calo della pressione
atmosferica al suolo (anche superiore ai 24 hPa in 24 ore, fino a
scendere a
970 hPa sulla Bretagna); tali
dinamiche prendono origine dalla presenza di una potente corrente a
getto la cui ondulazione ha poi interessato anche le Alpi occidentali
proprio nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2020.
Analisi della
pressione (isobare) e dei fronti al suolo alle h 00 UTC del 3 ottobre
2020, all'apice dei fenomeni che hanno colpito il NW italiano (clicca
l'immagine per ingrandirla). Il centro della profonda depressione,
battezzata "Brigitte" dall'Istituto
di Meteorologia della Libera Università di Berlino, trasla
temporaneamente un po' più a Sud, dalla Bretagna verso la
Charente-Maritime, esponendo il Nord-Ovest italiano a un ulteriore
rinforzo dei venti umidi meridionali. Nelle ore seguenti, tra il 3 il
4 ottobre, il minimo barico risalirà verso le isole britanniche
allentando gli effetti sul Nord Italia
(fonte: Deutscher
Wetterdienst).
La formazione e lo sviluppo della
depressione Alex (Brigitte) si sono inseriti all’interno di un’ampia
ondulazione della corrente a getto nell’alta troposfera associata
ad un intenso jet streak, zona di accelerazione dei venti con
velocità medie superiori ai 200 km/h intorno ai 9000 m di quota.
In particolare tra il pomeriggio di venerdì 2 ottobre e il primo
mattino di sabato 3, il Sud della Francia e successivamente il
Nord-Ovest italiano si sono venuti a trovare per ore nel settore di
uscita del jet streak, una zona caratterizzata da una netta divergenza
delle correnti
in quota e quindi da forti moti ascensionali delle masse d’aria
negli strati sottostanti. Questa condizione, unitamente a un marcato
wind-shear e a fenomeni di convergenza al suolo (meno evidenti in
questo episodio), è tra i fattori di rischio per l’innesco e il
mantenimento di violenti fenomeni temporaleschi
autorigenerantisi, in grado di scaricare enormi quantità di
precipitazioni per più ore su porzioni relativamente limitate di
territorio.
E’ quanto è accaduto sul versante francese, dove le
vallate del Var e delle Alpes Maritimes, e per estensione le alte
vallate del Cuneese, sono state interessate dal pomeriggio di venerdì
2 da linee temporalesche organizzate e persistenti, in misura minore
sul Piemonte settentrionale dove i temporali autorigenerantisi
propriamente detti sono stati meno evidenti. In ogni caso la presenza
del jet streak in quota, accentuando i moti ascensionali già marcati
per il forte effetto di sbarramento delle correnti da Sud/Sud-Est
ad opera dei rilievi dal Biellese al Verbano, ha contribuito ad
incrementare l’intensità delle precipitazioni portando a picchi di
oltre 450 mm di pioggia in poche ore (in figura streamlines e velocità
del vento a 300 hPa prevista alle 06 UTC del 03.10.2020. Modello ECMWF,
run delle h 00 UTC del 02.10.2020,
via
kachelmannwetter.com).
Intorno al minimo di Alex/Brigitte si è formato il primo sistema frontale che
ha portato piogge estese fin sulla Francia orientale, in special modo
sul Sud-Est francese, e dalle ore centrali di venerdì 2 ottobre si è
propagato anche al Nord-Ovest italiano. Il flusso tempestoso meridionale,
tiepido e umido, ha generato
una situazione di forte sbarramento orografico al Sud delle Alpi e lungo i
contrafforti montani dalle Alpi Marittime all'Appennino Ligure,
direttamente esposti all'impetuoso vento dal Mediterraneo,
incentivando le precipitazioni.
Spesso in tali situazioni parte del basso Piemonte resta in
ombra pluviometrica, sottovento alla cresta principale, alta in
più punti oltre 2500-3000 m, che dal Colle della Maddalena corre verso
il Col di Tenda e i gruppi Marguareis-Mongioie-Antoroto (tra
Monregalese e Val Tanaro).
Ma quando il flusso di venti in quota è tempestoso, precipitazioni anche consistenti possono
oltrepassare di alcuni chilometri il crinale, apportando così ingenti quantità di precipitazioni anche sugli
alti bacini piemontesi delle Alpi Marittime e Liguri (Gesso,
Vermenagna, Pesio, Corsaglia).
Peculiarità di questo episodio alluvionale è stata quella di unire
caratteristiche di classico stampo autunnale sulle regioni alpine e
sulla Pianura Padana, con piogge intense e diffuse e nevicate solo a
quote elevate (3000-3200 m nella fase culminante), a caratteri più tipicamente mediterranei con
fenomeni
convettivi intensi e stazionari, a cui concorre tra settembre e
novembre il contributo delle acque marine ancora calde al termine della
stagione estiva (1-2 °C sopra media a inizio ottobre).
In questo contesto perturbato, con piogge intense e diffuse da
sbarramento orografico, si sono così inseriti nuclei temporaleschi,
talora persistenti e rigeneranti, che hanno contribuito a portare
picchi di precipitazioni eccezionali e localmente senza precedenti.
2 ottobre 2020,
h 06 UTC
2 ottobre 2020, h 12 UTC
2 ottobre 2020, h 18 UTC
3 ottobre 2020, h 00 UTC
3 ottobre 2020, h 06 UTC
3 ottobre 2020, h 12 UTC
Sequenza di
immagini satellitari nel canale Air Mass B/W (fonte:
Eumetsat),
a cadenza di 6 ore durante la fase centrale dell'evento (clicca
sulle immagini per ingrandire). Si notano le bande nuvolose spiraleggianti intorno al centro della depressione Alex/Brigitte
presso la Bretagna, dapprima ben organizzate fino alla notte tra il 2
e il 3 ottobre (risalita di piogge e nuclei temporaleschi dal mare
ligure e nizzardo verso Nord), poi più frammentate. Al mattino del 3
ottobre il corpo nuvoloso principale abbandona il Nord-Ovest italiano
e le piogge finalmente cessano, salvo riprendere temporaneamente in
seguito, nonché domenica 4 ottobre, ma con diffusione e intensità
decisamente inferiori.
Un evento in
generale ben previsto, ma sulle Alpi Marittime
e Liguri non si
immaginava tanto...
Dal punto di vista previsionale i modelli hanno ben delineato
tempistiche e intensità dell'evento, sebbene con talune sottostime in alcuni
settori. In particolare il modello ad area limitata Euro4 è stato
quello più fedele, con una precisa localizzazione e previsione del
picco di precipitazione previsto sul Nord Piemonte (accumuli previsti
fino a circa 550 mm a cavallo tra Biellese e Sesia con il run -
ovvero la "corsa" dei modelli al calcolatore - delle 00 UTC
del 2 ottobre 2020).
Nettamente sottostimati invece, come in altri modelli,
gli apporti pluviometrici previsti tra Alpi Marittime e Liguri, pur
segnalando valori superiori ai 200 mm in 24 ore. E' probabile che tale sottostima sia stata determinata da un minore contributo della
componente convettiva alla previsione, ma è da sottolineare che
l'innesco di fenomeni temporaleschi estremi resta un limite
modellistico ancora fisiologico. Molti modelli ad area limitata e
globale evidenziavano inoltre un ruolo più significativo dell'ombra pluviometrica su pianure e colline tra Torinese, Cuneese e Astigiano
(si noti la differenza previsionale tra il modello Euro4 e il modello
svizzero).
Carta dei totali di
precipitazione attesi al Nord-Ovest italiano in 39 ore, tra le h 02
locali del 2 ottobre e le 17 del 3 ottobre 2020. Il modello EURO-4 si
è dimostrato il migliore nel cogliere la corretta distribuzione dei
massimi pluviometrici (in particolare quelli del Biellese-Ossola-Verbano, circa 550 mm), nonché gli apporti
relativamente copiosi anche nelle pianure torinesi e cuneesi che di
solito, in queste situazioni di flusso da S o S-SW, rimangono
maggiormente in "ombra" sottovento alle Alpi Liguri e Marittime, con
apporti modesti, come peraltro indicavano - stavolta erroneamente -
altri modelli (vedi figura successiva). Sottostimati sono stati
invece i totali di pioggia delle Alpi Marittime: anziché 250-300
mm, ne sono caduti pure lì oltre 400-500 mm; ma d'altra parte,
nonostante questo, la previsione già così era preoccupante a
sufficienza da indurre le agenzie meteorologiche a emettere opportune allerte
per la popolazione: arancione da parte di
ARPA Piemonte (gialla solo sulle zone meno colpite tra Alpi Cozie,
pianura torinese e cuneese), rossa da parte di
ARPA Liguria (salvo sulla zona di Genova, arancione), rossa anche da parte di
Météo-France per il dipartimento Alpes Maritimes, la zona in
effetti più disastrata (Fonte:
kachelmannwetter.com).
La carta del modello
svizzero, per lo stesso intervallo di tempo, "vedeva" modeste
precipitazioni tra Cuneo e Torino (anche < 10 mm, ombra
pluviometrica), situazione che nella realtà è stata smentita da
misurazioni estesamente di 50-70 mm sulle pianure centrali del
Piemonte (Fonte:
kachelmannwetter.com).
Tuttavia se si esclude l'individuazione dei picchi di
precipitazione superiori ai 500 mm, che hanno interessato settori
piuttosto delimitati tra Biellese e Verbano e sulle alte valli Gesso,
Vermenagna e Tanaro, tutti i modelli hanno perfettamente delineato
intensità, tempistiche e criticità del peggioramento, evidenziando
correttamente le zone più esposte a rischio alluvionale.
Pannelli di allerta
di
ARPA Piemonte: per venerdì 2 ottobre era indicato un livello
arancione (appena sotto il massimo, rosso) per tutta la regione salvo
le pianure e colline tra Torino e Cuneo e i rilievi dall'alta Val Susa
al Monviso (dove in effetti non ci sono stati danni e disagi di
sorta). L'allerta arancione segnalava l'elevata probabilità
di allagamenti e dissesti diffusi,
che richiedevano la massima vigilanza e l'attivazione delle relative
procedure di sicurezza sul territorio.
Piogge talora da
record: 515 mm in 12 ore a Limone-Pancani, 645 mm in 24 ore in Valle Strona
di Omegna ! In un giorno,
un terzo della precipitazione annua normale.
Le precipitazioni più
consistenti e talora di portata storica hanno dunque riguardato i
bacini di Cervo, Sesia, Strona di Omegna e Toce nel Piemonte
settentrionale, e quelli tra l'alto Tanaro (inclusa la Valle
Vermenagna) e l'entroterra Imperiese, oltre che quelli del
Roia, della Vésubie e del Var in territorio
francese. In queste zone si sono diffusamente superati i 400 mm,
con punte di oltre 600 mm (stazioni di Val Strona-Sambughetto e
Mergozzo-Candoglia, VB).
Al contrario, gran parte delle pianure e colline piemontesi (salvo
Vercellese e Novarese), e delle Alpi tra Val Susa, Monviso e Val Maira,
sono rimaste sotto i 100 mm, con ingrossamenti dei corsi d'acqua
moderati.
La carta sotto (ARPA
Piemonte) dà un colpo d'occhio della situazione, includendo anche
i valori più modesti raccolti il 4 ottobre in una successiva fase
piovosa che ha interessato soprattutto l'alto Piemonte.
Considerando i totali di 3 giorni
dell'evento principale
(1-3 ottobre 2020), dalle reti
Arpa
Piemonte,
ARPA Liguria e
Regione Autonoma Valle d'Aosta, che
con le loro
stazioni automatiche permettono un monitoraggio meteorologico capillare sul
territorio, anche montano, segnaliamo i valori più importanti
suddivisi per regione (intervallo di misura giornaliera h 00-24):
Piemonte
648,6 mm a Sambughetto (Val Strona di Omegna, VB)
603,4 mm a Candoglia (fondovalle del Toce, VB)
597,8 mm a Piedicavallo (Valle Cervo, BI)
582,6 mm a Limone-Pancani (Valle Vermenagna, CN)
545,2 mm a Fobello (Val Mastallone/Val Sesia, VC)
483,6 mm a Oropa (BI)
448,2 mm a Bognanco-Pizzanco (Val Bognanco, Ossola, VB)
Liguria
395,0 mm a Poggio Fearza (Valle Arroscia, IM)
351,0 mm a Triora (*) (Valle Argentina, IM)
286,4 mm a Bargone (Val Petronio, GE)
285,8 mm a Pieve di Teco (Valle Arroscia, IM)
(*) il
pluviometro ha smesso di registrare alle h 21 del 2 ottobre, per cui
il totale potrebbe essere decisamente superiore.
Valle d'Aosta
285,8 mm a Lillianes-Granges (Valle di Gressoney)
267,8 mm a Pont Boset-Fournier (Valle di Champorcher)
249,2 mm a Donnas-Clapey (fondovalle allo sbocco in Piemonte)
235,8 mm a Cogne-Lillaz
Tuttavia si consideri che
quasi ovunque la frazione più consistente di pioggia si è
concentrata in gran parte in meno di 24 ore tra il mattino del 2 e la
notte successiva, elemento che rende questi valori ancora più
straordinari sul piano della portata storica dell'evento.
Alpes-Maritimes
(Francia)
In 24 ore (o meno) per lo più nel corso di venerdì 2 ottobre 2020:
500,2 mm a Saint-Martin-Vésubie, record assoluto per la
stazione e per tutto il Dipartimento Alpes-Maritimes (e lo sarebbe
anche su intervalli di 48 e 72 ore!).
380,4 mm ad Andon (entroterra di Cannes)
343,0 mm a Tende (Val Roia)
335,5 mm a Coursegoules (entroterra di Antibes e Cagnes-sur-mer)
271,0 mm a Breil-sur-Roya
199,0 mm a Sospel (entroterra di Menton)
(Fonte,
MétéoFrance).
Carta delle isoiete
(linee che uniscono i punti con eguali precipitazioni) del periodo 1-4 ottobre 2020 in Piemonte. Si va dai massimi
oltre 500 mm della Valle Cervo, Valle Strona di Omegna - basso Toce, e
zona del Col di Tenda (stazione Limone-Pancani, punto singolo, nucleo
nemmeno visualizzabile in cartografia), a minimi inferiori a 50 mm
nelle alte valli Susa e Chisone e nell'Alessandrino orientale, al
riparo dal flusso più umido meridionale
(Fonte: ARPA Piemonte).
Carta delle isoiete
ARPA Liguria riferite alle 24 ore tra le h 02 locali di venerdì
2 ottobre e la stessa ora di sabato 3 ottobre 2020, corrispondente
all'intervallo in cui è caduta la gran parte dell'acqua dell'evento. A Levante, i nuclei arancio-rossi (200-250 mm) sono dovuti per lo
più ai rovesci torrenziali abbattutisi al primo mattino del 2, con
frane e crisi del reticolo idrografico soprattutto sulle alture di
Sestri Levante.
A Ponente spicca invece il centro di scroscio delle alte valli
Arroscia e Argentina (violetto, 300-350 mm in 24 h). Questa volta le
aree urbane principali (Savona, Genova, La Spezia) sono state
risparmiate dai rovesci più violenti.
Elenco dei casi di
precipitazione più elevata in 2 giorni alle stazioni di
Marmo-Sambughetto e Oropa, dotate di lunga serie storica (Uff.
Idrografico del Po, poi ARPA Piemonte). Mentre a Oropa l'evento è
superato con un buon margine dai casi del 1926 e 1994, a
Sambughetto i 645 mm sono dello stesso ordine di grandezza del record
del 1968 (grave alluvione nell'alto Piemonte, vedi
Nimbus 80). Tuttavia si tenga presente che la quantità dell'evento
del 2020 è caduta in realtà quasi totalmente in una trentina d'ore, e
se si considera l'intervallo h 09-09 (ora solare) storicamente
utilizzato dall'UIPO come nel resto della serie, si ottiene in 24
ore un esorbitante valore di 619 mm, di gran lunga superiore a
ogni record precedente noto in un secolo
(425 mm il 28 ottobre 1928).
(*) lacune
1942-50, 1979, 1987-2000.
(**) lacuna ott 1918 - gen 1920
(1) Quantità calcolata nell'intervallo h 09-09 solari, come nella
serie storica UIPO
(2) Quantità calcolata nell'intervallo h 19-19 solari, come nella
serie dell'osservatorio
Il diluvio inaudito del Col di Tenda
Tra tutti i fenomeni osservati, ha
lasciato attoniti in particolare la violenza e la durata del
nubifragio che si è accanito per una dozzina d'ore intorno al Col di
Tenda, tra pomeriggio e sera del 2 ottobre. Si trattava di nuclei
rigeneranti di intense precipitazioni in continua risalita da Sud,
dalla Val Roia (non a caso disastrata), e ulteriormente incentivati
dallo sbarramento orografico offerto dal crinale Rocca dell'Abisso -
Marguareis.
Per 12 ore gli apporti orari di pioggia sono stati compresi tra
20,8 e 60,8 mm/1 h (considerando ore fisse, e non qualunque
sequenza di 60 minuti), totalizzando ben 515,4 mm tra le h 09 e
le 21 UTC (le 11 e le 23 locali, ora legale).
Un valore che rappresenta un nuovo record di intensità
pluviometrica in 12 ore per qualunque stazione della rete ARPA
Piemonte (prime installazioni, tra cui Limone-Pancani, nel 1988),
superando il precedente massimo stabilito appena un anno fa (428
mm/12 h il 21 ottobre 2019 a Gavi, Alessandria).
A una prima e parziale analisi estesa più
indietro nel tempo, solo un altro evento risulta superiore in
Piemonte: il nubifragio che determinò la catastrofica alluvione
dell'Orba del 13 agosto 1935, cui contribuì in gran parte il
crollo della diga di Molare durante una precipitazione da 554 mm in
8 ore alla centrale idroelettrica di Lavagnina (AL). Si trattò
della più violenta pioggia mai registrata in Piemonte comprendendo
anche le serie pluviometriche storiche antecedenti l'introduzione
delle recenti stazioni automatiche. Le vittime del disastro,
accuratamente ricostruito e descritto nel libro
"Storia della diga di Molare", furono 111, di cui 97 nel solo
comune di Ovada.
Tornando all'evento attuale... si è
trattato di mezza giornata di rovesci furiosi, peraltro accompagnati
da impetuoso vento meridionale fino a 105 km/h al Pancani, che hanno
determinato il rapido collasso del reticolo idrografico su entrambi
i versanti (Val Roia a Sud e Valle Vermenagna a Nord), con
violenti ruscellamenti ad ogni impluvio, straripamento di rii e colate
di fango e detriti che hanno gravemente compromesso l'abitato di
Limone Piemonte e i circostanti comprensori sciistici. Inondato da
venute d'acqua anche l'interno della galleria del Tenda, la cui strada
è peraltro crollata all'uscita sul lato francese, compromettendo forse
per anni gli storici collegamenti internazionali tra i due versanti.
ARPA Piemonte: 2 ottobre 2020, giorno più piovoso
a scala regionale almeno dal 1958
ARPA Piemonte segnala in un
tweet che, stando alla banca dati meteo storica (analizzata a
livello regionalizzato a partire dal 1958), le precipitazioni
cadute il 2 ottobre 2020 nell'insieme del territorio piemontese (media
di 112 mm) sono le più copiose in 62 anni di misure.
Ciò per effetto combinato dell'estensione e dell'intensità dei
fenomeni, nonostante in varie città (tra cui Torino e Cuneo) gli
apporti locali siano stati pressoché ordinari.
Osservando la carta sottostante, benché riferita a un intervallo un
po' diverso (24 ore precedenti le h 03:30 UTC - le 05:30 locali - del
3 ottobre), si nota come pressoché la metà del territorio regionale
abbia ricevuto oltre 100 mm d'acqua, situazione molto rara.
Carta delle isoiete
riferite
alle 24 ore tra le h 03:30 UTC (05:30 locali) di venerdì 2 ottobre e
la stessa ora di sabato 3 ottobre 2020, corrispondente all'intervallo
in cui è caduta la gran parte dell'acqua dell'evento. Circa metà
della regione ha ricevuto almeno 100 mm di precipitazione (colori
porpora), con punte esorbitanti ed eccezionali di oltre 500 mm in 24
ore presso
il Col di Tenda e tra la Val Strona di Omegna e il basso corso del
Toce, tanto che secondo
ARPA Piemonte
la quantità caduta il 2 ottobre 2020 e ragguagliata sull'intera
regione (112 mm) costituisce un nuovo record nella banca dati
regionale dal 1958.
Grafici delle precipitazioni orarie e cumulate il 2-4 ottobre 2020
presso alcune stazioni rappresentative del Piemonte. Le prime piogge
moderate hanno cominciato a cadere la sera del 1° ottobre sull'alto
Piemonte (fuori grafico), estendendosi e intensificandosi il giorno
seguente. Al Lago Chiotas
(Valle Gesso) e a Limone-Pancani (Valle Vermenagna) i rovesci più
intensi (punte oltre 60 mm/1 h nel caso del Pancani) si sono concentrati nel pomeriggio del
2, mentre altrove sono risultati spostati più in serata e nelle prime
ore notturne del 3 ottobre. Rapida attenuazione attorno all'alba del
3, al passaggio del fronte freddo seguito da aria temporaneamente più
asciutta
(fonte: ARPA
Piemonte).
Tra il 2 e il 3
ottobre, una notte di tempesta
Ad alimentare la generazione dei
rovesci più violenti a ridosso dei rilievi, e accompagnarli, è stato
un gagliardo vento di scirocco pilotato dalla profonda
depressione Alex (Brigitte). Anche senza raggiungere i livelli della
tempesta Vaia del 29 ottobre 2018 - il vento ha scatenato potenti
mareggiate con erosioni delle coste e danni a tetti e
vegetazione negli entroterra (estesi schianti di conifere al
Campo dei Fiori, alle spalle di Varese).
Il culmine della sua intensità è stato raggiunto in genere nella notte
tra venerdì 2 e sabato 3 ottobre, quando molte zone soprattutto tra
Liguria e Cuneese, e nell'alto Piemonte hanno
vissuto ore di autentica tregenda. Ecco alcuni dati di raffica
più intensa, rilevati tra il tardo pomeriggio del 2 e la notte
seguente:
Rete
ARPA Liguria:
201 km/h da S a Fontana Fresca (GE, 791 m),
record nella
serie dal 2001
180 km/h da S-SW a Marina di Loano (SV, 25 m)
165 km/h da S-SE ai Casoni di Suvero (SP, 1070 m)
145 km/h da S-SE al Colle di Cadibona (SV, 385 m)
Rete
ARPA Piemonte:
153 km/h da SW alla Rocca dell'Abisso (CN, 2753 m)
148 km/h da SE al Colle San Bernardo (CN, 980 m)
123 km/h da S-SE al Mottarone (VB, 1502 m)
110 km/h da S-SW al Monte Malanotte (CN, 1735 m)
82 km/h da E-SE a Pallanza (VB, 202 m)
La risposta dei corsi d'acqua: piene eccezionalmente rapide,
esondazioni di Gesso, Vermenagna, Tanaro, Sesia, Toce.
Piena secolare per il Sesia.
I primi dissesti e le
crisi del reticolo idrografico, con piene torrentizie, frane e
colate fangoso-detritiche, sono avvenute al primo mattino di venerdì 2
ottobre sul Levante ligure, nell'entroterra di Sestri Levante (notevole
scroscio da 110 mm in un'ora a Bargone, frazione di Casarza
Ligure, fonte ARPA Liguria).
A seguire, i problemi più importanti si sono verificati dal
pomeriggio del 2 tra le valli del Mercantour (Francia) e le testate
delle corrispondenti valli Vermenagna e Gesso; poche ore più
tardi, dalla serata, anche in alta Val Tanaro (Ormea, Garessio,
e località a valle), e sul Piemonte settentrionale.
In risposta a piogge di
tale intensità concentrata in poche ore, gli incrementi di livello
e portata dei corsi d'acqua e dei laghi sono stati repentini, ben
più di quanto accade di solito in caso di estese perturbazioni
primaverili/autunnali della durata di più giorni (diverso è il caso
delle improvvise colate detritiche dovute a temporali estivi
localizzati, che si generano comunemente in pochi minuti in piccoli
bacini di montagna).
Il
rapporto preliminare d'evento pubblicato da ARPA Piemonte
segnala che le piene del Tanaro, del Sesia e del Toce sono state
eccezionali in relazione a periodi più o meno lunghi:
Tanaro: agli
idrometri di Ponte di Nava e Garessio (inizio misure automatiche nel
2003 e 2000 rispettivamente), con livelli al colmo di 5,32 e 5,93 m,
sono stati superati i precedenti massimi di fine novembre 2016
(4,67 e 5,19 m), e anche lungo le aste degli affluenti sinistri
Vermenagna e Corsaglia si sono registrati colmi di piena eccezionali.
Sesia: con punte
di 9,67 m a Borgosesia (VC) e 6,64 m a Palestro (PV), la piena è stata
superiore a quelle del 24 settembre 1993 e del 15-16 ottobre 2000, e
paragonabile nell'ultimo secolo solo a quella storica e disastrosa
del 2-3 novembre 1968 (episodio descritto in dettaglio su
Nimbus 80).
Toce:
all'idrometro di Mergozzo-Candoglia (VB), con serie dati dal gennaio
2000, il livello di 9,34 m ha superato il precedente record storico
di metà ottobre 2000 (9,16 m).
Il Po a Torino
invece ha mostrato un modestissimo innalzamento, senza nemmeno
raggiungere la soglia di guardia, dato che la sezione di bacino
sotteso al capoluogo corrispondeva proprio all'area con le
precipitazioni più contenute
(< 100 mm). Le portate del fiume si sono fatte importanti solo a
valle della confluenza con la Dora Baltea e soprattutto con il Sesia e
il Tanaro, nel tratto alessandrino (a Isola S. Antonio, colmo di
7,48 m alle h 02:30 UTC del 4 ottobre, livello di gran lunga
inferiore ai 9,31 m del 16 ottobre 2000).
Ecco alcuni grafici dell'andamento dei livelli tra il 2 e il 4 ottobre
2020, tratti dal
portale dati in tempo reale di ARPA Piemonte.
Grafici dei livelli
idrometrici in alcune sezioni torrentizie e fluviali rappresentative
delle zone più colpite in Piemonte (Fonte:
ARPA Piemonte).
Tanaro, Sesia e Toce hanno ampiamente superato le soglie di piena
straordinaria, con colmi che sono transitati per lo più tra sera
del 2 e la notte successiva nei tratti alpini dei bacini (Vermenagna a
Robilante, Tanaro a Garessio, Sesia a Borgosesia), per poi trasferirsi
tra mattino e pomeriggio del 3 ai tratti di pianura (Tanaro a
Farigliano) o allo sbocco di valli con bacini sottesi molto ampi e
dunque con elevati tempi di risposta (Dora Baltea a Tavagnasco, Toce a
Candoglia). Stupisce la straordinaria rapidità degli incrementi di
livello, anche del Lago Maggiore, cresciuto a Pallanza da
3,46 m a 5,65 m sullo zero idrometrico tra le h 12,30 UTC del 2 e le h
12,30 UTC del 3 ottobre (+2,19m in 24 ore), e da 4,07 m a 5,65
m tra le h 00:30 e le h 12:30 del 3 ottobre (+1,58 m in 12 ore).
Il grafico del T. Vermenagna a Robilante (fondovalle, quasi alla
confluenza con il T. Gesso) non rende giustizia della situazione
disastrosa di Limone, alla testata della valle, in quanto la piena si
è laminata e smorzata procedendo verso la pianura grazie all'attenuazione delle piogge
sul versante sottovento allo scirocco (totali evento: 583 mm a Limone-Pancani, solo 87 mm a Robilante! 496 mm di differenza in circa
17 km, ovvero un gradiente di circa 29 mm/km!).
Il T. Vermenagna a
Robilante (CN) a metà pomeriggio di venerdì 2 ottobre 2020, alcune ore
prima del transito del colmo di piena, mentre alla testata della
valle, intorno al Col di Tenda, si stanno abbattendo precipitazioni
eccezionali (f. Marco Contarino, guardaparco dell'Ente
di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Il Tanaro invade le
golene all'altezza di Asti il 3 ottobre,
al ritorno del sereno
(vista da drone di Marco Cane,
via
pagina
Facebook Dati Meteo Asti).
3 ottobre 2020: la
Dora Baltea in piena al ponte di Saint Marcel, una quindicina di km a
valle di Aosta. Nonostante le precipitazioni siano state nel complesso
assai superiori nel settore orientale della Valle d'Aosta (es. 286 mm
a Lillianes-Granges), rispetto a quello occidentale, la portata è
notevole soprattutto per i contributi ai deflussi in arrivo dai rami
di Cogne e Valsavarenche (236 mm a Lillaz)
(f. Rosa Barrel).
Mattino del 3 ottobre
2020: la Dora Baltea in prossimità del colmo di piena tra Hône e Bard
(AO), il cui
Forte è ben visibile nell'immagine (f. Tommaso Orusa).
3 ottobre 2020, circa
h 10,30: due immagini della piena della Dora Baltea a Ivrea (TO),
sempre scenografica in prossimità del Ponte Vecchio nonostante il
livello sia inferiore di un paio di metri rispetto all'episodio di
metà ottobre 2000
(f. Emiliano Stabile).
Ivrea, la Dora Baltea
in piena a valle del ponte della ferrovia Chivasso-Aosta, circa 200 m
a Est rispetto al luogo di scatto dell'immagine sopra (f. Emiliano
Stabile).
Sempre la Dora a
Ivrea, al ritorno del sereno nelle ore centrali di sabato 3 ottobre,
durante il transito del colmo di piena. Ripresa da drone da monte
verso valle, in corrispondenza dello stadio della canoa e della
derivazione del Naviglio, la canalizzazione a sinistra nell'immagine
(f. Beppe Busso).
Il T. Orco a Rivarolo
Canavese (TO) alle h 10 del 3 ottobre 2020. La piena, per quanto
appariscente, è di entità ordinaria e sensibilmente inferiore ai
recenti casi storici del settembre 1993 (crollo del ponte da cui è
stata ripresa l'immagine), novembre 1994 e ottobre 2000. Nel bacino a
monte (versante Sud del Gran Paradiso) i massimi apporti di pioggia
sono stati di 320 mm a Forzo, Val Soana, mentre nell'ottobre 2000 si
misurarono fino a 864 mm in 7 giorni a Locana-Rosone!
Stavolta la zona, più soggetta agli episodi con sbarramento da Sud-Est
che non da Sud come in questo caso, si è trovata al margine tra le regioni
più colpite a Nord-Est (Biellese-Sesia-Verbano) e quelle meno
interessate a Sud-Ovest, tra Val Susa e Monviso (f. Giovanni Cat Berro).
Biella, tardo
pomeriggio del 2 ottobre 2020: la piena del Cervo nelle sue fasi
iniziali, appena a valle della confluenza del T. Oropa (in fondo
nell'immagine). Il colmo, un paio di metri superiore, verrà raggiunto
attorno alle h 2 della notte seguente
(f. Stefano Maffeo).
Il Sesia in piena
eccezionale a Romagnano
(NO) alle h 09:30 del 3 ottobre 2020. Il fiume, naturalmente
dimensionato per smaltire le grandi quantità di pioggia che
caratterizzano il vasto bacino a monte (anche 2000-2400 mm/anno), ha
risposto con sorprendente rapidità ai rovesci torrenziali delle ore
precedenti, giunti a totalizzare fino a 543 mm in poco più di 30 ore a Fobello,
nella laterale Val Mastallone (f. Vincenzo Platini).
Il Toce (o "la Toce",
come comunemente chiamato in loco il fiume) esonda presso Mergozzo, a
pochi chilometri dalla foce nel Lago Maggiore. Il corso d'acqua drena
il grande bacino del Cusio (Lago d'Orta) e Ossola (superficie di 1539
km2 alla sezione di Candoglia, grosso modo dove è stata
ripresa la prima delle due immagini qui sopra), di norma soggetto alle
precipitazioni più copiose del Piemonte (punte di oltre 2500 mm/anno
in Val Grande). Le alluvioni sono ricorrenti in questo tratto e data
l'ampiezza del bacino si sviluppano solitamente nell'arco di più
giorni (elevato tempo di corrivazione), ma gli oltre 600 mm piovuti in 24
ore alle stazioni di Valstrona-Sambughetto e di Candoglia (oltre un
terzo della media annua!) hanno determinato un inconsueto e
sorprendente aumento di livello di circa 9 m nel giro di un giorno.
L'imponente e
subitanea piena degli immissari Ticino, Maggia e Toce ha a sua volta
alimentato uno straordinario incremento di livello del Lago Maggiore,
moderatamente esondato a Pallanza tra il 3 e il 4 ottobre 2020 (foto qui
sopra, di Michela Rogora,
CNR-IRSA sede di
Pallanza), aumento pari a 1,58 m e 2,19 m rispettivamente in 12 e 24 ore.
L'evento dunque è notevole non per il livello raggiunto in sé (5,9 m
sullo zero idrometrico, inferiore a decine di altri casi nella serie
di misure dal 1868; l'esondazione a Pallanza avviene in media ogni due
anni), ma per la
rapidità della risalita delle acque in un lago così grande.
Effetti sul
territorio: un disastro tra Alpi Marittime e Liguri,
e tra Biellese, Sesia e Verbano
Non entriamo nel dettaglio dei variegati
effetti dell'evento, di cui si sono occupate le cronache
giornalistiche, ma in sintesi ricordiamo i diffusi e rovinosi
straripamenti e dissesti che hanno devastato in particolare il
dipartimento francese delle Alpi Marittime, dove l'episodio è
considerato "senza precedenti" anche da MétéoFrance, con
sconvolgimento di abitati e viabilità, asportazione di decine di
strade, ponti ed edifici (39 case nel solo paese di St-Martin-Vésubie;
travolta anche la centrale EDF di Roquebillière), intere valli
isolate (in particolare Vésubie e Roia), senza elettricità,
telefono, internet, e raggiungibili solo con elicotteri.
Il bilancio provvisorio è di 5 vittime e 8 dispersi. Inoltre,
almeno 9 cadaveri sono stati recuperati sulle coste liguri,
probabilmente attribuibili in parte ai dispersi e in parte a corpi
derivanti dai cimiteri travolti dall'alluvione nel Nizzardo.
Sul lato italiano gli effetti non sono stati altrettanto catastrofici,
ma pur sempre rovinosi nel territorio di Limone Piemonte, nelle
alte valli imperiesi (Argentina, Arroscia), in alta Val Tanaro
da Ormea a Ceva (vedi l'approfondimento di Fabio Luino, CNR-IRPI
Torino), nonché nell'alto Piemonte dalla Valle Cervo, alla Val
Sesia, al basso Toce.
La Regione Piemonte stima danni per 1 miliardo di euro tra
settore pubblico e privato.
Per gravità dei danni ed estensione dei territori colpiti, si tratta
di un'alluvione tra le peggiori degli ultimi decenni
nell'insieme del Nord-Ovest, dopo quelle del novembre 1968, ottobre
1977, novembre 1994, ottobre 2000...
Ricordiamo le 3 vittime piemontesi e valdostane: il pastore
investito venerdì pomeriggio, 2 ottobre, dalla piena impulsiva di un
rio sul versante francese del Col di Tenda. Il vigile del fuoco ucciso
dalla caduta di un albero mentre era in servizio nella notte tra il 2
e il 3 ottobre ad Arnad (AO), mentre nelle stesse ore un uomo di
Quarona (VC) cadeva con l'auto nel Sesia dopo il cedimento della
strada Doccio-Crevola.
Una vittima in Liguria, un uomo probabilmente caduto con l'auto
nella piena del Roia nei pressi di Trucco, entroterra di Ventimiglia,
mentre si recava al lavoro al mattino del 3 ottobre.
Ecco una rassegna fotografica (a partire
dal versante francese delle Alpi Marittime, per poi risalire nel
Cuneese e su fino al Piemonte settentrionale), che più di
molte parole rende l'idea della situazione.
Galleria del Colle
di Tenda: sul lato francese la strada all'ingresso del tunnel è stata
spazzata via da una profonda erosione in sponda destra del Roia, e da
una violenta colata detritica lungo un canalone in destra orografica
(autore sconosciuto, via
TargatoCN).
Galleria del Colle
di Tenda, ingresso sul lato francese: dettaglio della profonda
erosione spondale che ha cancellato un tratto di strada
(f. Florent Adamo, via
TargatoCN).
Asportazione della
strada dipartimentale nei pressi di Tenda. Le valli Roia e Vésubie
(limitrofa a Ovest), sul versante mediterraneo delle Alpi Marittime,
sono state in assoluto le più disastrate dall'evento, con asportazione
di decine di edifici e grave compromissione della viabilità tra Italia
e Francia, forse per anni... (autore sconosciuto).
Breil-sur-Roya: la
strada e un ponte per Tenda travolti dalla piena eccezionale del fiume
(f. Jeann Franck, via
Le Monde).
Effetti delle
esondazioni a Breil-sur-Roya (f. Nicolas Tucat, via
Ouest France).
La portata
plurisecolare dell'episodio è palesata anche dall'impressionante
sormonto e distruzione da parte del Roia dell'antico ponte in pietra
di Olivetta -
San Michele, frazione Fanghetto, pochi metri a valle dell'ingresso del
fiume in Italia, nell'entroterra di Ventimiglia (foto da pagina
facebook Renato Alberti). La struttura risale alla seconda metà del
XVIII secolo (info Comune di Olivetta - San Michele, comunicazione
personale).
St-Martin-Vésubie
(sopra) e Roquebillière (sotto), Alpes Maritimes: confronto tra prima
e dopo l'alluvione del 2 ottobre 2020, che evidenzia il notevole
ampliamento del letto della Vésubie (clicca sulle immagini per
ingrandire). L'evento è stato eccezionale e di portata plurisecolare,
ma evidentemente molte delle strutture travolte erano collocate in
zone soggette a inondazione seppure con tempi di ritorno lunghi
(fonte: Ministero dell'Interno francese, immagini satelliti Pléiades).
St-Martin-Vésubie (Alpes
Maritimes): a seguito di profondissime erosioni spondali, alcune
abitazioni si trovano ormai in bilico su una voragine... Nel paese 39
edifici sono stati distrutti, e altrettanti saranno da demolire poiché
gravemente lesionati o in aree a rischio eccessivo (f. Valerie Hache,
via SudOuest).
St-Martin-Vésubie (f. Valerie Hache, via
FranceTVInfo).
St-Martin-Vésubie (autore sconosciuto, via
Rtl.fr).
St-Martin-Vésubie (autore
sconosciuto, via
frMedia7).
Il
satellite Sentinel-2 (EU - programma Copernicus) ha colto
l'ingente apporto di fango e detriti in mare da parte delle piene del
Var (Nizza, a sinistra), del Roia (Ventimiglia, al centro),
dell'Argentina (Arma di Taggia, al centro), e del Centa (Albenga, a
destra).
Alassio (SV), sabato
3 ottobre 2020: ritorna il sereno con l'allontanamento verso Nord-Est
dei corpi nuvolosi principali legati alla depressione Alex/Brigitte,
ma rimane una vivace mareggiata, ora da libeccio, mentre era da
scirocco il giorno precedente (f. Sergio Nodelli).
Come più volte
accaduto in un passato recente, le spiagge di Alassio hanno subito
marcate erosioni da parte della mareggiata da scirocco del 2 ottobre
2020 (f. Sergio Nodelli).
Distruzione della
strada provinciale di fondovalle dell'alta Val Tanaro presso Ormea
(CN), distrutta, la sera del 2 ottobre, da una piena peggiore di
quella del novembre 2016 (f. Giorgio Ferraris, via gruppo FB
"Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Garessio (CN): le
prime luci del 3 ottobre illuminano il Ponte Odasso, sormontato e
danneggiato dalla piena del Tanaro per la terza volta in 26 anni
(1994, 2016, 2020). Il ponte stesso rappresenta un determinante
ostacolo al deflusso delle acque di piena, talora con il contributo
dell'accumulo di materiale flottante a ridosso dei due pilastri e
delle arcate, generando il rovinoso rigurgito di acqua e detriti nel
centro del paese (autore foto sconosciuto).
Garessio, 3 ottobre
2020: si lavora allo sgombero di fango, detriti e masserizie
alluvionate dallo straripamento del Tanaro
(f. Lara Sappa, via gruppo
FB
"Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Garessio, 3 ottobre
2020: si lavora allo sgombero di fango, detriti e masserizie
alluvionate dallo straripamento del Tanaro
(f. Lara Sappa, via gruppo
FB
"Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Ma la località più
funestata dall'alluvione al Nord-Ovest italiano è stata Limone
Piemonte (CN), invasa dall'eccezionale straripamento del T. Vermenagna
(e affluenti) che tra pomeriggio e sera del 2 ottobre 2020 ha eroso
sponde e terreni, travolto abitazioni e sconvolto la viabilità. Qui
ecco come appariva la SS20 il giorno successivo. L'evento è stato
scatenato dall'incredibile e prolungato nubifragio che, circa 900 m a
monte, ha scaricato 515 mm in 12 ore alla stazione ARPA Piemonte di
Limone - Pancani (1865 m), un valore record nella serie dal 1988 ma
ragionevolmente di ricorrenza plurisecolare
(f. Giorgio Bernardi).
Limone Piemonte: si
tenta di prosciugare un parcheggio sotterraneo completamente sommerso
dall'acqua. L'evento è stato epocale e di portata da tutti inattesa,
ma determinate scelte urbanistiche aiutano a peggiorare le conseguenze
di episodi alluvionali che già in condizioni di migliore progettazione
e resilienza sarebbero comunque e inevitabilmente gravi (f. Volontari
Prot. Civile di Fossano, via gruppo FB "Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Vernante (CN), il
Vermenagna ancora in piena sotto il cielo fattosi sereno nelle ore
centrali del 3 ottobre 2020 (f. Giorgio Bernardi,
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Ponte abbattuto
presso la Casa Alpina di Terme di Valdieri (CN). Sebbene in maniera
meno grave rispetto alle valli Vermenagna e Tanaro, anche l'alta Valle
Gesso ha subito danni significativi soprattutto alla viabilità, a
causa della piena dei vari rami del Gesso e loro affluenti (Gesso
della Valletta, in questo caso, ma anche Gesso della Rovina e Gesso
della Barra). Come per la valle Vermenagna, determinanti sono state le
imponenti precipitazioni alla testata del bacino presso il confine con
la Francia, risalite dalle valli del Nizzardo, con apporto di 357 mm
nella sola giornata del 2 ottobre al Lago Chiotas, record assoluto
nella serie ENEL-ARPA dal 1979 (f. Augusto Rivelli, guardaparco
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Veduta da drone del
ponte dell'immagine precedente
(f. Augusto Rivelli, guardaparco
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
La piena del Gesso
della Valletta tra Sant'Anna e Terme di Valdieri ha aggirato una
passerella presso la presa della centralina elettrica della Vagliotta (f. Augusto Rivelli, guardaparco
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Entracque (CN):
alluvionamento del fondovalle del Gesso della Rovina, in vicinanza
dell'immissione nel bacino artificiale ENEL Green Power della Piastra
(f. Augusto Rivelli, guardaparco
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Ed ecco il Lago
artificiale della Piastra, intorbidito da fango e detriti trasportati
dalla piena. Sullo sfondo, in lontananza, si nota il paese di
Entracque (f. Augusto Rivelli, guardaparco
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Nelle tre foto qui
sopra, asportazione della strada per
San Giacomo di Entracque (f. Augusto Rivelli,
guardaparco
Ente di gestione Aree Protette delle Alpi Marittime).
Il F. Stura di Lanzo
in piena ordinaria al ponte di Villanova Canavese (TO): le valli di
Lanzo sono state interessate da precipitazioni abbondanti soprattutto
nei rami delle valli Grande e d'Ala (totali 2-3 ottobre: 252 mm ad Ala
di Stura, 249 a Forno Alpi Graie, ma solamente 110 mm al Lago
Malciaussia), tuttavia inferiori a svariati altri episodi precedenti,
anche recenti, come settembre 1993, novembre 1994, 13-15 ottobre 2000,
novembre 2011, novembre 2016, novembre 2019
(f. Gabriele Savio).
In Val d'Aosta i
danni sono avvenuti principalmente per la caduta di alberi (uno dei
quali ha ucciso un Vigile del Fuoco ad Arnad), e per la piena del Lys
e dei suoi affluenti in sinistra orografica, ingrossati dalle piogge
"traboccanti" dalla cresta di confine con il Piemonte. Qui, la
rimozione di alberi abbattuti dal forte vento di scirocco al mattino
del 3 ottobre 2020 sulla strada regionale Nus - St-Barthelémy (f. Rosa
Barrel).
Il Rio Niel in
piena straordinaria abbatte il ponte sulla strada regionale della
Valle del Lys in centro a Gaby, isolando temporaneamente Gressoney, a
monte. Nel suo piccolo bacino, la cui testata confina con la
piemontese Valle Cervo (dove a Piedicavallo sono piovuti ben 593 mm il
2-3 ottobre) si stima siano caduti almeno 400 mm di precipitazione
(f. Tommaso Orusa, 3 ottobre 2020).
Piedicavallo (BI),
antico ponte pedonale in pietra sul Cervo, prima e dopo la piena del
2-3 ottobre 2020. Il suo crollo completo è indice della portata
storica dell'evento (f. Paolo Rosazza Pela).
Altre immagini di
Rosazza, località particolarmente colpita dalla furiosa piena del
Cervo con forti erosioni spondali, alluvionamenti e crollo di due
ponti
(f. Paolo Rosazza Pela e Stefano Maffeo).
Una frana a grandi blocchi rocciosi ha investito il Santuario di San
Giovanni d'Andorno (BI) e l'adiacente albergo, producendo gravi danni
soprattutto a quest'ultimo (f. Paolo Rosazza Pela).
Fobello (Val
Mastallone / Val Sesia, VC): inghiaiamento di via Roma e del sagrato
dell'adiacente Oratorio della Visitazione a carico delle acque
ruscellate con violenza dai versanti. La località durante l'evento è
stata soggetta a piogge tra le più esorbitanti in Piemonte, 543 mm per
lo più in una trentina d'ore il 2-3 ottobre 2020 (f. Dina Debernardi,
via gruppo FB
"Memoria
storica dei dissesti geo-idrologici").
Cervatto, Val
Mastallone (VC): sormonto di un ponte da parte di un rio laterale con
massiccio trasporto di materiale a grossi blocchi (f. Gianmarco
Regaldi, via gruppo FB "Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Cervatto, Val
Mastallone (VC): viabilità invasa da ingente trasporto solido da parte
di rii laterali (f. Gianmarco Regaldi, via gruppo FB "Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Cravagliana (VC),
SP9 asportata da una profonda erosione spondale
del T. Mastallone (f. Amministrazione Provinciale di Vercelli, via
gruppo FB "Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
La SP105v
Doccio-Crevola (Val Sesia, VC) è stata asportata dalla grande piena
del Sesia, che ha prodotto una vasta erosione in sponda destra. In
questa zona nella notte tra il 2 e il 3 ottobre è stata travolta
un'auto con due fratelli a bordo, uno dei quali si è salvato, l'altro
è stato trascinato dalla corrente e ritrovato senza vita presso
Borgosesia, una decina di chilometri più a valle (f. Francesco
Pietrasanta, Sindaco di Crevola, via gruppo FB "Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Ponte sul Sesia della strada Romagnano-Gattinara, crollato nel
primo pomeriggio del 3 ottobre 2020 dopo essere stato da poco
riaperto, in mattinata, passato il colmo di piena. Nessuna vittima (f.
Vincenzo Platini).
3 ottobre 2020:
effetti dell'estesa esondazione del Sesia in sinistra orografica
presso Vercelli (fonte:
www.lasesia.vercelli.it).
Frana nell'abitato di Massiola,
in Val Strona di
Omegna (VB). A circa 1 km di distanza si trova la stazione ARPA
Piemonte di Sambughetto, centro di scroscio dell'evento per tutto il
Nord-Ovest italiano con i suoi 649 mm il 2-3 ottobre, caduti
per lo più in 30-36 ore, un valore assolutamente eccezionale.
Viabilità
compromessa da violenti trasporti torrentizi e ruscellamento selvaggio
presso Otra e Forno, in alta Valle Strona di Omegna, VB (f. Andrea
Boretti, via gruppo FB "Memoria
storica dei dissesti geoidrologici").
Gran Paradiso,
Monte Rosa e Ossola: diluvio sui ghiacciai a 3000 m,
poi con il fronte freddo arriva la neve
L'intensa avvezione
caldo-umida meridionale è culminata nella notte tra il 2 e il 3
ottobre, quando l'isoterma +11 °C al livello di 850 hPa (circa 1400 m
di quota) è risalita fin sulle Alpi italiane, tanto che il limite
pioggia - neve, proprio nelle ore di massima intensità delle
precipitazioni, si è portato talora a 3000-3200 m sulle Alpi
occidentali.
Pressoché tutto il territorio salvo i crinali alpini più elevati si è
dunque trovato sotto precipitazioni liquide che hanno alimentato le
piene dei corsi d'acqua fin dagli alti bacini, risultando
così determinanti per i dissesti e gli straripamenti a valle.
In particolare le eccezionali piene di grandi fiumi alpini come il
Sesia e il Toce hanno ricevuto un rilevante contributo da
un così alto livello delle nevicate, anomalo per inizio ottobre.
Solo nelle fasi terminali
dell'evento, al mattino del 3 ottobre, la quota delle nevicate è
calata rapidamente fin sui 2000-2200 m con il passaggio del fronte
freddo, ma senza poter portare, ormai, una significativa attenuazione
dei deflussi.
Grazie ai dati rilevati
alla
stazione meteorologica SMI di fronte al Ghiacciaio Ciardoney
(Gran Paradiso), abbiamo potuto ricostruire la situazione in alta
quota in un luogo rappresentativo al confine tra Alpi piemontesi e
valdostane.
- Precipitazione totale 2-3 ottobre 2020: 165 mm, con massimo
orario di 25 mm nelle prime ore del 3. Quantità probabilmente
sottostimate per il disturbo recato dal forte vento (totale evento di
320 mm a Forzo e 236 mm a Lillaz, sul lato valdostano).
- Massima raffica di
vento: 85 km/h da Est alle h 3:10 del giorno 3 (scirocco
incanalato lungo l'asse dell'alta valle di Forzo).
- Temperatura in
risalita da 0,0 °C (minima del 2 ottobre, h 03:40) a 3,7 °C
(massima del 3, rilevata nella notte, h 02:50). In tale contesto
termico è ipotizzabile la caduta di pioggia fino ad almeno 3200 m,
forse oltre.
- Tutto il ghiacciaio
per diverse ore è stato dunque dilavato da una pioggia intensa e
incessante, come accaduto forse in poche altre occasioni,
soprattutto in autunno (tra cui l'alluvione di metà ottobre 2000, ben
più grave in queste valli). Il livello del torrente è salito ai
massimi di 10 anni di funzionamento dell'idrometro a immersione, 65
cm alle h 01:20 del 3 ottobre.
3 ottobre 2020, ore
16, webcam della
stazione meteorologica del ghiacciaio Ciardoney (Parco
Nazionale del Gran Paradiso). La visibilità comincia a migliorare
ed è possibile stimare un manto di 35 cm di neve al suolo caduti a
partire dal primo mattino, dopo che nella notte precedente (tra 2 e 3
ottobre) lo scirocco caldo aveva sospinto l'isoterma 0 °C fino a 3200
m circa. Dunque per diverse ore una pioggia torrenziale ha dilavato
anche il ghiacciaio (103 mm dalla mezzanotte, in meno di 7 ore, e
massimo di 25 mm in 1 h) determinando una importante piena del
torrente glaciale (livello di 65 cm alle h 01:20, massimo
dall'installazione della stazione nell'agosto 2010). La rapida discesa
della quota neve all'alba, al passaggio del fronte freddo, ha coperto
il suolo impedendo di osservare gli effetti dell'inconsueto diluvio
notturno (probabili incisioni per ruscellamento nelle morene laterali,
alluvionamento della piana proglaciale, erosioni delle sponde del
torrente...).
La
webcam "Panomax" del Glaciomuseo del Serrù (2300 m, alta Valle
Orco, Gran Paradiso), puntata verso ciò che resta del ghiacciaio della
Capra - al centro - ha colto la spolverata di neve caduta intorno alle
h 10 del 3ottobre 2020, quando il transito del fronte freddo ha
determinato un rapido calo di un migliaio di metri del limite
pioggia-neve (da 3100-3200 m a circa 2100 m).
Nord Italia sott'acqua, scirocco rovente al Sud
Come quasi sempre accade,
prima di giungere a incentivare le intense precipitazioni sui rilievi
del Settentrione italiano, lo scirocco dal Nord Africa soffiava sulle
regioni del Sud rendendo l'atmosfera soffocante.
In particolare in queste
situazioni la città di Palermo, ma in generale la costa tirrenica
della Sicilia, rileva temperature particolarmente elevate a causa del
foehn in caduta dai rilievi interni dell'isola, effetto che
surriscalda ulteriormente aria subtropicale già molto calda in
origine.
Proprio mentre al
Nord-Ovest infuriavano pioggia e vento, alle ore 01 di sabato 3
ottobre il termometro dell'Osservatorio
di Palermo "Giuseppe Vaiana" (INAF e UniPA) segnava già 32,3 °C,
in piena notte, e durante il giorno - con l'aiuto della radiazione
solare oltre che del vento in rinforzo fino a 70 km/h da S-SW -
la temperatura salirà ulteriormente fino a una massima di 38,2 °C
(h 12:55 ora solare), nuovo record ultrasecolare per ottobre
che supera il precedente (tuttavia molto più tardivo) di 37,6 °C
del 27 ottobre 1999.
Il vento di caduta cessa improvvisamente a metà pomeriggio, entra
il vento più fresco di Ponente, e la temperatura crolla di ben
9 °C in soli 2 minuti ! (da 36.6 °C alle h 14:35 a 27.7 °C alle h
14:37).
Il ruolo del riscaldamento
globale: acqua e aria
troppo calde nel Mediterraneo,
più vapore ed energia
disponibili per piogge da record
Nel quadro dell'attuale riscaldamento
globale, aumentano non solo le temperature medie dell'aria (+1,7 °C
negli ultimi cent'anni in Italia, fonte
CNR-ISAC), ma
anche quelle del mare.
Nonostante le burrasche e il brusco raffreddamento di fine settembre
2020, nei giorni precedenti le piogge di inizio ottobre le
temperature superficiali del Mediterraneo intorno all'Italia
restavano comunque superiori al normale di 1-2 °C a causa dei
caldi mesi precedenti (il periodo gennaio-agosto 2020 in Italia è
secondo tra i più caldi dal 1800, con anomalia di +1,1 °C rispetto
al trentennio 1981-2010, dopo il caso del 2018; vedi le
statistiche CNR-ISAC).
Un mare più caldo determina
un'evaporazione più massiccia e una maggiore cessione di vapore
acqueo e di energia all'atmosfera che alimentano lo sviluppo di
piogge più intense.
Inoltre, per ogni grado °C di aumento termico dell'aria, questa
è in grado, secondo la legge di Clausius-Clapeyron, di
trattenere il 7% di vapore in più che a sua volta è disponibile
a tradursi in precipitazioni più violente (maggiore contenuto di acqua
precipitabile).
Sono questi i motivi per cui già ora, e a
maggior ragione in futuro, si attende un incremento di frequenza e
intensità di episodi alluvionali, soprattutto come ora in autunno,
quando le prime depressioni atlantiche si spingono su un Mediterraneo
ancora molto caldo dopo l'estate.
I climatologi francesi parlano di
épisodes méditerranéens, come quello che il 2-3 ottobre
2020 ha sconfinato anche sul Nord Italia, e analizzando le serie di
precipitazioni giornaliere estreme hanno individuato un aumento di
intensità media del 22% degli eventi più forti di ciascun anno nel
Sud della Francia durante il periodo 1961-2015, ma significativi
incrementi risultano anche per la frequenza degli episodi, il volume
di acqua precipitata e l'estensione delle zone colpite (articolo
originale di Ribes et al., 2019, sulla rivista Climate
Dynamics).
Andamento
dell'intensità delle piogge estreme nella Francia mediterranea tra il
1961 e il 2015. Al netto di una forte variabilità interannuale, si
nota un significativo incremento delle anomalie positive (anni con
estremi di pioggia più forti, barre verdi). Tratto da
MétéoFrance e basato sull'articolo di
Ribes et al., 2019).
Il legame tra riscaldamento globale e
piogge più intense e concentrate pare dunque ormai riconoscibile dai
dati meteorologici, e d'altra parte i nuovi record di intensità
registrati in rapida successione in Piemonte il 21 ottobre 2019 e il
2-3 ottobre 2020 (proprio in occasione di episodi mediterranei)
sembrano andare in questa direzione.
E
l'urbanizzazione fa il resto...
L'urbanizzazione non fa che peggiorare le
cose, riducendo l'assorbimento delle acque meteoriche da parte
del suolo, accelerando i deflussi e l'erosione, e aumentando
i beni esposti a distruzione.
Secondo il nuovo
rapporto ISPRA sul consumo di suolo in Italia, nel 2019
sono stati sigillati sotto asfalto e cemento altri 57 km2
di territorio.
Leggi anche...
Le
riflessioni di Luca Mercalli sull'evento
(Il Fatto Quotidiano, 5 ottobre 2020)
L'approfondimento
di Fabio Luino (CNR-IRPI, Torino)
sull'alluvione in alta Val Tanaro (Nimbusweb).
Ringraziamenti
Un grazie a tutti coloro che hanno fornito informazioni e
fotografie alla redazione di Nimbus: oltre agli enti regionali (ARPA
Piemonte,
ARPA Liguria,
Centro
Funzionale Regione Autonoma Valle d'Aosta) che mettono a
disposizione pubblica i dati delle reti di rilevamento, siamo grati in
particolare a Michele Freppaz (Gressoney-La Trinité, AO - docente di
nivologia e suoli alpini all'Università di Torino), Gabriele Savio
(collaboratore esterno
CNR-IRPI, Torino), Stefano Maffeo (geologo in Biella), Paolo Rosazza Pela (Biella),
Emiliano Stabile (Ivrea, TO), Giorgio Bernardi,
Marco Contarino e Augusto Rivelli (Ente
di Gestione Aree Protette Alpi Marittime), Michela Rogora (CNR-IRSA,
Pallanza), Antonio De Rossi (docente di progettazione
architettonica, Politecnico di Torino), l'amministrazione
comunale di Olivetta San Michele (IM), Fabio Luino (CNR-IRPI,
Torino) e tutti i soggetti che contribuiscono in tempo reale alla
pagina Facebook "Memoria
storica dei dissesti geo-idrologici".
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le ricerche su scienze dell'atmosfera, clima e ghiacciai,
e la salvaguardia degli osservatori meteorologici storici
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