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Misure 2014 di INNEVAMENTO al ghiacciaio Ciardoney: stagione abbondante, ma intensa fusione in corso

Daniele Cat Berro, Luca Mercalli - SMI/Redazione Nimbus
10 giugno 2014

 

Il 9 giugno 2014 gli operatori della Società Meteorologica Italiana hanno eseguito le consuete misure di accumulo nevoso stagionale e la manutenzione della stazione meteorologica automatica al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso).
Come sempre, IREN Energia ed Ente Parco Nazionale Gran Paradiso hanno contribuito in modo fondamentale alla logistica della missione, inoltre le operazioni sono state riprese da G. Battista Gardoncini e Ivo Bonato della sede RAI di Torino.



09.06.2014: veduta del Ghiacciaio Ciardoney e del pianoro antistante la fronte, coperti da un manto di neve stagionale spesso 1,5 - 4 m. L'anticiclone nord-africano ricopre le Alpi determinando un mattino sereno, calmo e caldo anche in alta quota (alla stazione meteorologica, 2850 m, temperatura minima notturna di 6.4 °C, e già 9 °C all'arrivo degli operatori alle h 8:30). L'inverno alpino è terminato e bruscamente è iniziata la fusione nivale: è il momento migliore per compiere le misure di accumulo nevoso sul ghiacciaio (f. L. Mercalli).
 

Le misure hanno evidenziato un'abbondante alimentazione nevosa invernale, con spessori del manto variabili tra 270 e 400 cm, densità straordinariamente elevate (580-610 kg/m3) e un accumulo specifico pari a 1850 mm di equivalente d'acqua, che si pone in terza posizione tra i più notevoli dall'inizio della serie nel 1992, nonostante la relativa scarsità di nevicate primaverili.

L'inverno, tra novembre 2013 e inizio marzo 2014, è stato infatti molto perturbato, segnato da continui afflussi di umidità atlantica e mediterranea che si sono tradotti in frequenti nevicate sul versante sudalpino. La zona del ghiacciaio Ciardoney, come gran parte delle Alpi Torinesi, trovandosi in parte sottovento ai venti prevalenti da Sud-Ovest, non ha ricevuto precipitazioni eccezionali, come invece avvenuto sul Cuneese e dal Monte Rosa verso Est, ma gli apporti sono stati pur sempre superiori al normale.




Arrivo in elicottero al Colle Ciardoney del gruppo di lavoro che si occuperà delle misure di innevamento e delle riprese televisive RAI (f. D. Cat Berro).
 



Uno sguardo dal Colle Ciardoney verso i ghiacciai di Valsoera (versante Valle Orco).
Numerose, come di consueto, le valanghe scaricatesi dai canaloni delle Punte di Teleccio e Scatiglion, significative per l'alimentazione di questi due minuscoli ghiacciai tuttavia ormai al limite dell'estinzione (f. D. Cat Berro).
 



Colle Ciardoney: qui, sul settore più elevato del ghiacciaio (3100 m), sullo spartiacque Orco-Soana, lo spessore nevoso risultava di 380 cm, nella norma del periodo 1992-2013, ma con densità molto elevate (610 kg/m3) probabilmente imputabili all'inverno mite (nevicate più umide e pesanti associate ai frequenti flussi meridionali) e al prolungato assestamento del manto nevoso nel corso della primavera, durante la quale non sono più avvenute importanti cadute di neve. Di conseguenza il contenuto d'acqua era molto copioso e pari, in questo sito di misura, a ben 2324 mm (f. D. Cat Berro).
 



Colle Ciardoney: l'ing. Luigi Bonifacino (Direttore Produzione Idroelettrica IREN Energia),
di fronte alle telecamere RAI - Torino, spiega l'importanza delle misure di
innevamento e bilancio di massa glaciale per la gestione delle risorse idriche in ambiente alpino
e degli impianti idroelettrici del bacino dell'Orco (f. D. Cat Berro).
 



Al di sopra della Val Soana il cielo è sereno ma la visibilità orizzontale è limitata a 20-30 km per la presenza di foschia e polvere sahariana in sospensione nell'aria, qui in direzione della Rosa dei Banchi (3164 m, vetta a sinistra) e della bassa Valle d'Aosta (f. D. Cat Berro).
 



Colle Ciardoney: l'operatore SMI-CGI Fulvio Fornengo si accinge a prelevare i campioni di neve tramite il carotiere "Valtecne" per la determinazione di densità ed equivalente d'acqua
del manto nevoso
(f. D. Cat Berro).
 




Prelievo tramite carotiere "Valtecne" dei campioni di neve
lungo tutto il profilo del manto stagionale
.

A seguito di un semestre invernale-primaverile particolarmente mite (a Torino anomalia termica dicembre-maggio di +1.4 °C, terzo caso più tiepido dal 1753) e dei primi intensi calori della prima decade di giugno (Tmax 15 °C a 2850 m l'8, giorno precedente alle misure), il manto nevoso si presentava ormai completamente intriso d'acqua,
in isotermia e in condizioni prossime alla fusione in tutto il suo spessore.

Poche e relativamente morbide le «croste» da fusione e rigelo o da vento
all'interno del manto, probabilmente sia per l'assenza di lunghi periodi anticiclonici o ventosi durante l'inverno, sia per l'azione dei processi di metamorfismo primaverile,
più avanzati del consueto.
 



Dettaglio di un campione di neve estratto dal tubo carotiere (f. D. Cat Berro).
 



Serie dei valori di accumulo specifico (acqua equivalente) sul ghiacciaio Ciardoney dalla stagione idrologica 1991-92 al 2013-14: l'ultimo inverno occupa la terza posizione, con 1850 mm (ben oltre la media 1992-2013 di 1060 mm), pari merito con la stagione 2008-09. Una situazione favorevole, che predispone a una buona disponibilità d'acqua per la produzione idroelettrica e per l'agricoltura padana nelle prossime settimane estive, ma per quanto riguarda la salute del ghiacciaio, tutto dipenderà dall'andamento meteo-climatico dell'estate 2014: se le temperature medie della stagione saranno normali, una parte dell'abbondante neve caduta potrà conservarsi e contribuire così all'alimentazione del Ciardoney (situazione divenuta rara negli ultimi anni); se invece, ancora una volta, dovesse essere molto calda, allora il manto nevoso stagionale potrà fondere completamente nonostante l'abbondanza di neve primaverile, come accaduto di recente anche nel 2009 e 2013.

 



Le misure di spessore nevoso vengono eseguite tramite una sonda da valanga lungo un transetto pressoché rettilineo dal Colle Ciardoney fino alla fronte glaciale: si sono rilevate altezze del manto decrescenti da 380 cm in prossimità del Colle Ciardoney (3100 m) fino a 270 cm tra i siti di misura 6 e 7 (2950-2900 m), ma con locali accumuli di 400 cm nella valletta nivale presso la fronte del ghiacciaio (f. D. Cat Berro).
 



Il pendio frontale del ghiacciaio e il pianoro antistante, al fondo del quale si trova la stazione meteorologica. Improvvisamente, tra sabato 7 e domenica 8 giugno 2014, sono apparse numerose pozze di fusione, a causa dell'arrivo del caldo estivo che ha agito su un manto nevoso già in precedenza umidificato dagli eccessivi tepori primaverili (quarta primavera più mite dal 1753 a Torino). Tra la neve spessa circa 1,5 m inizia a farsi strada anche il torrente emissario del ghiacciaio, indice che la fusione, sebbene da un paio di giorni soltanto,
è già cominciata
(f. D. Cat Berro).



Anche le colate detritiche trascinate dagli abbondanti rivoli di fusione sulle morene laterali sinistre del ghiacciaio mostrano gli effetti dell'improvvisa ondata di caldo (f. D. Cat Berro).
 



Il laghetto proglaciale formatosi dagli Anni 1990 a destra della fronte inizia a riaffiorare
tra la neve in rapida fusione (f. D. Cat Berro).
 



A pochi metri dalla stazione meteorologica il torrente glaciale, riattivatosi da poche ore,
si apre un percorso di deflusso tra la neve fradicia, trasportando a valle a impulsi successivi una miscela di acqua e neve il cui colore bianco brillante contrasta con la superficie nevosa circostante, più scura per la presenza di abbondante polvere sahariana caduta durante gli episodi sciroccali del 19 febbraio e 4 aprile 2014. La superficie ingiallita diminuisce l'albedo (riflettività della superficie terrestre, in questo caso della neve) e concorre ad aumentare l'assorbimento di radiazione solare, dunque ad accelerare la fusione (f. L. Mercalli).





Oltre che per le misure di bilancio invernale, la missione è stata anche l'occasione per eseguire il periodico scarico dei dati meteorologici e per la manutenzione delle apparecchiature. Qui il presidente SMI Luca Mercalli accanto alla stazione meteorologica Campbell, la cui operatività si è sempre dimostrata ottima fin dall'installazione nell'agosto 2010. Tuttavia a metà marzo 2014 la pressione esercitata dalla neve pesante ha causato la rottura del cavo seriale per la trasmissione dati in remoto, determinandone così un black-out nella pagina web,
attualmente risolto. Gli strumenti tuttavia hanno continuato a funzionare regolarmente in locale (f. D. Marzo).
 



I tecnici Sylvain Jobard e Diego Marzo, in contatto radio e telefonico con CSP - Innovazione nelle ICT (Torino), provvedono alla riparazione del guasto e allo scarico dei dati meteo.
In prossimità del traliccio la neve era alta 160 cm e gli armadietti dell'elettronica erano già affiorati dal manto, permettendo di lavorare agevolmente (f. L. Mercalli).



Temperature medie orarie al Ghiacciaio Ciardoney dal 15 settembre 2013 al 9 giugno 2014: l'inverno si è contraddistinto per l'assenza di significative ondate di freddo, e le temperature, a quota 2850 m, non sono scese sotto i -18.1 °C del 27 novembre 2013. Una prima ragguardevole ondata di tepore si è osservata in marzo, con una massima di 8.9 °C il giorno 18, e - in seguito - solo alla metà di maggio si sono ancora avute alcune giornate gelide con temperature costantemente sotto 0 °C tra il 13 e il 15. Infine l'improvviso aumento termico a partire dal 7 giugno ha determinato l'avvio della stagione di fusione sul ghiacciaio.


Andamento giornaliero dello spessore nevoso totale al suolo (linea rossa) nella stagione 2013-14 presso la stazione meteorologica del ghiacciaio Ciardoney, desunto dalla lettura dell'asta nivometrica attraverso le immagini webcam.
La prima nevicata consistente è avvenuta l'11-12 ottobre 2013 (35 cm), e dal quel momento il suolo è rimasto costantemente innevato con spessori progressivamente crescenti fino ai
315 cm del 4 marzo 2014, massimo stagionale. Ma nelle successive settimane primaverili si sono verificate solo un paio di nevicate consistenti (es. 50 cm tra il 18 e il 21 aprile) e lo spessore del manto si è lentamente ridotto, stabilizzandosi attorno ai 200-220 cm per gran parte del mese di maggio. All'estremità destra del grafico (linea rossa) si nota l'avvio della rapida fusione a inizio giugno (perdita di 15 cm di spessore in sole 24 ore tra l'8 e il 9).

La curva blu rappresenta i valori cumulati della neve fresca giornaliera, che a fine stagione 2013-14 ha toccato i 724 cm (massimo apporto giornaliero h 08 - 08:
45 cm tra il 28 febbraio e il 1° marzo 2014).

Si tenga presente che di norma sopra la superficie del ghiacciaio la neve si accumula in quantità maggiori rispetto alla zona in cui è posta l'asta nivometrica, non solo per la quota un po' più elevata, ma anche per la più efficace deposizione e conservazione del manto sul ghiaccio nei primi periodi autunnali, a differenza delle circostanti aree detritiche,
ancora tiepide dopo l'estate.



Confronto tra l'andamento dell'altezza giornaliera della neve al suolo nelle stagioni 2012-13 e 2013-14. Nell'inverno-primavera 2013-14 lo spessore massimo (315 cm il 4 marzo) è stato un po' inferiore a quello dell'anno precedente (340 cm il 19 maggio), tuttavia l'innevamento è stato cospicuo durante tutta la stagione, risultando in una media degli spessori nettamente più elevata (139 cm) rispetto al 2012-13 (100 cm), quando grandi nevicate giunsero solo a primavera avanzata.



 Ore 13: la missione è terminata, e i pochi cumuli che si sono sviluppati nonostante il forte anticiclone non disturbano l'elitrasporto di personale e materiali a valle (f. L. Mercalli).


Un particolare ringraziamento a Valtecne
per il supporto alle campagne di misura sul Ciardoney


 


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