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ghiacciaio Ciardoney, ACCUMULO NEVOSO
2016-17: stagione abbondante in quota

Daniele Cat Berro, SMI/Redazione Nimbus
1° giugno 2017

 

Mercoledì 31 maggio 2017, in un risicato intervallo di schiarite, gli operatori della Società Meteorologica Italiana hanno compiuto le consuete misure primaverili di accumulo nevoso al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), grazie all'appoggio logistico e operativo di IREN Energia e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso.

La stagione di accumulo 2016-17 è stata caratterizzata da abbondanti nevicate in quota sulle Alpi occidentali (a differenza dell'importante siccità che ha penalizzato l'arco alpino orientale), a partire dalle ingenti precipitazioni alluvionali di fine novembre 2016, in gran parte nevose sopra i 2000 m, seguite da altri generosi apporti soprattutto intorno al 20 dicembre, a inizio febbraio, e a più riprese tra marzo e inizio maggio 2017.

31 maggio 2016, Colle Ciardoney: prelievo dei campioni di manto nevoso tramite carotiere “Valtecne” in vista della loro pesatura e dunque della determinazione di densità ed equivalente in acqua. Qui l’altezza totale della neve stagionale era di 420 cm, con densità 680 kg/m3, identica al valore del 2016 e indice di un compatto accumulo eolico ormai umidificato in tutto il suo spessore, corrispondente a circa
2850 mm di acqua
. Croste all'interno del manto sono state rinvenute a profondità di 35, 60 e 105 cm, attribuibili all'alternanza di cicli di fusione e rigelo tra aprile e maggio 2017
(f. Gabriele Savio).
 

Sul ghiacciaio Ciardoney la neve stagionale era spessa da 420 cm in corrispondenza del colle a 3100 m, a 300 cm sul settore mediano, mentre sul sottostante pendio verso la fronte gli spessori tornavano ad aumentare fino a medie di 335 e 370 cm rispettivamente intorno ai siti di misura n. 6 e 7 (con locali depositi ancora maggiori in corrispondenza della fronte per accumulo di neve soffiata dal vento o forse valanghe).

L’equivalente d’acqua mediato sull’intero ghiacciaio (bilancio invernale) era di ben 2140 mm, quasi doppio rispetto alla media 1992-2016 e al secondo posto tra i più abbondanti in 26 anni dopo il caso dell'inverno 1992-93.

Il manto nevoso risentiva delle temperature precocemente estive della terza decade di maggio (anomalia circa +3 °C sulle Alpi occidentali) e si presentava ormai isotermo e completamente umidificato in tutto il suo spessore, perfino fortemente imbevuto d'acqua nello strato basale, pertanto le densità erano particolarmente elevate (oltre 600 kg/m3) su tutto il ghiacciaio.

Il forte accumulo in termini di acqua equivalente predispone a una buona disponibilità idrica per gli utilizzi idroelettrici e agricoli a valle nell'estate 2017, ma per quanto riguarda lo stato di salute del ghiacciaio, saranno le temperature estive a decidere quanta neve riuscirà a conservarsi, e quale sarà dunque il bilancio finale della stagione.
 

31 maggio 2017, ore 8,15: la ditta Pellissier Helicopter deposita il personale al Colle Ciardoney. In quota restano ampie schiarite, ma dopo un'alba serena nuove nubi cumuliformi si stanno rapidamente formando in aria calda, umida e instabile.
 

Il tempo è poco e ci si mette subito al lavoro per misurare lo spessore del manto nevoso (qui profondo 420 cm) ed estrarre i campioni da pesare fino al contatto con il ghiaccio affiorato a fine estate 2016. Nell'immagine, Daniele Cat Berro,
Riccardo Chiotti e Diego Marzo (f. Gabriele Savio).
 

Spessori nevosi rilevati il 31 maggio 2017: graduale decremento dai 425 cm del Colle Ciardoney, ai 305 del settore mediano, poi nuovo aumento più a valle lungo il pendio frontale, fino a più di 400 cm a ridosso della fronte per lo riempimento (trasporto eolico o da valanga) della valletta nivale creatasi con l'assottigliamento del ghiaccio negli anni recenti (situazione non rappresentativa della situazione nivometrica alla scala del ghiacciaio).
 

Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al 2016-17:
il valore di 2140 mm del 2016-17 si colloca in seconda posizione.
L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"), ma non vi sono comunque dubbi sul fatto che la stagione 2016-17 figuri nel gruppo delle più abbondanti dal 1992.


Colle Ciardoney, estrazione dei campioni di manto nevoso con carotiere "Valtecne"
(f. Gabriele Savio).
 



Come quasi sempre accade, in prossimità della palina n. 2, poco a valle del Colle Ciardoney, lo spessore nevoso scendeva piuttosto rapidamente, passando in questo caso
da 420 a 340 cm (f. Gabriele Savio).
 

L'intensa fusione della neve a fine maggio 2017 (anche 10-15 cm/giorno) ha determinato la saturazione del detrito sul fianco della morena laterale sinistra, con attivazione di piccole colate ("micro" debris-flow) che si sono propagate sopra la neve, fenomeno osservato pressoché ogni anno a fine primavera, ma questa volta più intensamente del solito (f. Daniele Cat Berro e Gabriele Savio).


Il severo versante nord-orientale della Grande Uja di Ciardoney (3325 m),
le cui masse rocciose appaiono profondamente fratturate e instabili probabilmente in conseguenza della recente deglaciazione e dello scongelamento del permafrost, predisponendo le condizioni per futuri importanti crolli, dopo quelli già osservati negli anni recenti, l'ultimo di proporzioni significative nel maggio 2016 (f. Gabriele Savio).


Sul pianoro a valle della fronte glaciale, coperto da circa 2 m di neve, apparivano i primi segnali di accumulo di acque di fusione nivale, precursori dell’apertura del canale di deflusso del torrente nelle prossime settimane (f. Daniele Cat Berro).
 

 La stazione meteorologica automatica sul pianoro frontale non ha manifestato avarie durante l'inverno, ed è giunta al suo ottavo anno di funzionamento. I tecnici Diego Marzo e Riccardo Chiotti ne hanno curato l'ordinaria manutenzione e lo scarico dei dati memorizzati in locale (f. Gabriele Savio).
 

Andamenti giornalieri dello spessore nevoso totale al suolo osservato tramite la “snowcam” presso la stazione meteorologica a 2850 m nelle ultime cinque stagioni idrologiche (monitoraggio disponibile dall’inverno 2012-13).

La linea rosa della stagione 2016-17 mostra la notevole potenza del manto formatosi con le precipitazioni alluvionali di fine novembre 2016 (265 cm il giorno 25); lo spessore totale si è mantenuto sopra i 150 cm per tutto l'inverno, ed è nuovamente cresciuto con le copiose nevicate primaverili fino a toccare una punta di
375 cm il 2 aprile, massimo noto dal 2012
.
Il caldo precoce della terza decade di maggio ha causato una rapida fusione e diminuzione di spessore della neve (anche di 10-15 cm al giorno), ma alla data del sopralluogo (31 maggio) ne rimanevano pur sempre 215 cm, valore superato, negli anni recenti, solo dai 300 cm del 31 maggio 2016.
 

Stagione idrologica 2016-17, quantità di neve fresca giornaliera e cumulata alla stazione meteorologica a 2850 m, desunta per differenza tra gli spessori nevosi osservati quotidianamente tramite “snowcam”.

Si noti in particolare la straordinaria nevicata di 245 cm totalizzati tra il 21 e il 25 novembre 2016 (di cui 105 cm caduti in 24 ore tra le h 8 del 24 e le h 8 del 25),
ma notevoli anche i 105 cm di neve fresca osservati tra il 23 e il 26 marzo.

Totale stagionale: 863 cm in 48 giorni con nevicata rilevabile
(media dei 4 inverni precedenti: 831 cm in 50 giorni nevosi).

L'elevata densità e di conseguenza il notevole equivalente in acqua del manto nevoso
(a fronte di un totale stagionale di neve fresca poco superiore al normale) è probabilmente da ricondurre alla neve umida e pesante caduta durante l'episodio alluvionale di fine novembre, che ai pluviometri di località limitrofe ha scaricato circa 400 mm di precipitazione. La stessa quantità, ripartita in più eventi con temperature più rigide e neve più soffice, avrebbe probabilmente contribuito a un totale stagionale di neve fresca più elevato.
Anche per questo motivo l'equivalente in acqua del manto nevoso a fine primavera appare correlato più alla media degli spessori totali della neve durante tutta la stagione, piuttosto che alla somma della neve fresca.
 

Ore 12, vista dalla stazione meteorologica verso il ghiacciaio:
l'asta nivometrica segna uno spessore nevoso di 215 cm,
il cielo è ormai affollato di cumuli...
 

... e il recupero in elicottero avviene in condizioni di visibilità ormai marginali
(f. Daniele Cat Berro e Gabriele Savio).
 

L'invaso idroelettrico di Valsoera (2400 m) visto dall'elicottero, ancora quasi completamente ghiacciato (f. Gabriele Savio).

 

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