Mercoledì 31 maggio
2017, in un risicato intervallo di schiarite, gli operatori della Società
Meteorologica Italiana hanno compiuto le consuete misure primaverili di
accumulo nevoso al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), grazie
all'appoggio logistico e operativo di
IREN Energia
e dell’Ente Parco Nazionale
del Gran Paradiso.
La stagione di
accumulo 2016-17 è stata caratterizzata da abbondanti nevicate in
quota sulle Alpi occidentali (a differenza dell'importante siccità
che ha penalizzato l'arco
alpino orientale), a partire dalle ingenti precipitazioni
alluvionali di fine novembre 2016, in gran parte nevose sopra i 2000
m, seguite da altri generosi apporti soprattutto intorno al 20
dicembre, a inizio febbraio, e a più riprese tra marzo e inizio maggio
2017.

31 maggio 2016, Colle Ciardoney:
prelievo dei campioni di manto nevoso
tramite carotiere “Valtecne”
in vista della loro pesatura e dunque della determinazione di densità
ed equivalente in acqua. Qui l’altezza totale della neve stagionale
era
di 420 cm, con densità 680 kg/m3, identica al
valore del 2016 e indice di un
compatto accumulo eolico ormai umidificato in tutto il suo
spessore, corrispondente a circa
2850 mm di acqua. Croste all'interno del manto sono state
rinvenute a profondità di 35, 60 e 105 cm, attribuibili all'alternanza
di cicli di fusione e rigelo tra aprile e maggio 2017
(f. Gabriele Savio).
Sul ghiacciaio
Ciardoney la neve stagionale era spessa da 420 cm in corrispondenza
del colle a 3100 m, a 300 cm sul settore mediano, mentre sul
sottostante pendio verso la fronte gli spessori tornavano ad aumentare
fino a medie di 335 e 370 cm rispettivamente intorno ai siti di misura
n. 6 e 7 (con locali depositi ancora maggiori in corrispondenza della fronte per accumulo di neve soffiata dal
vento o forse valanghe).
L’equivalente d’acqua mediato
sull’intero ghiacciaio (bilancio invernale) era di ben 2140 mm,
quasi doppio rispetto alla media 1992-2016 e al secondo posto tra i
più abbondanti in 26 anni dopo il caso dell'inverno 1992-93.
Il manto nevoso risentiva delle temperature precocemente estive della
terza decade di maggio (anomalia circa +3 °C sulle Alpi occidentali) e
si presentava ormai isotermo e completamente umidificato in tutto il
suo spessore, perfino fortemente imbevuto d'acqua nello strato
basale, pertanto le densità erano particolarmente elevate (oltre
600 kg/m3) su tutto il ghiacciaio.
Il forte accumulo in
termini di acqua equivalente predispone a una buona disponibilità
idrica per gli utilizzi idroelettrici e agricoli a valle nell'estate
2017, ma per quanto riguarda lo stato di salute del ghiacciaio,
saranno le temperature estive a decidere quanta neve riuscirà a
conservarsi, e quale sarà dunque il bilancio finale della stagione.

31 maggio 2017, ore
8,15: la ditta
Pellissier Helicopter deposita il personale al Colle Ciardoney. In
quota restano ampie schiarite, ma dopo un'alba serena nuove nubi
cumuliformi si stanno rapidamente formando in aria calda, umida e
instabile.

Il tempo è poco e
ci si mette subito al lavoro per misurare lo spessore del manto nevoso
(qui profondo 420 cm) ed estrarre i campioni da pesare fino al
contatto con il
ghiaccio affiorato a fine estate 2016. Nell'immagine, Daniele Cat
Berro,
Riccardo Chiotti e Diego Marzo (f. Gabriele Savio).

Spessori nevosi rilevati il 31 maggio
2017: graduale decremento dai 425 cm del Colle Ciardoney, ai 305
del settore mediano, poi nuovo aumento più a valle lungo il pendio
frontale, fino a più di 400 cm a ridosso della fronte per lo riempimento (trasporto eolico o da
valanga) della valletta nivale creatasi con l'assottigliamento del
ghiaccio negli anni recenti (situazione non rappresentativa della
situazione nivometrica alla scala del ghiacciaio).

Serie degli
accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm
di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al
2016-17:
il valore di 2140 mm del 2016-17 si colloca in seconda posizione.
L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse
potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli
invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il
2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"), ma non vi
sono comunque dubbi sul fatto che la stagione 2016-17 figuri nel
gruppo delle più abbondanti dal 1992.


Colle Ciardoney,
estrazione dei campioni di manto nevoso con carotiere "Valtecne"
(f. Gabriele Savio).

Come quasi sempre
accade, in prossimità della palina n. 2, poco a valle del Colle
Ciardoney, lo spessore nevoso scendeva piuttosto rapidamente, passando
in questo caso
da 420 a 340 cm (f. Gabriele Savio).


L'intensa fusione della neve
a fine maggio 2017 (anche 10-15 cm/giorno) ha determinato la
saturazione del detrito sul fianco della morena laterale sinistra, con
attivazione di piccole colate ("micro" debris-flow) che si sono
propagate sopra la neve, fenomeno osservato pressoché ogni anno a fine
primavera, ma questa volta più intensamente del solito (f. Daniele Cat
Berro e Gabriele Savio).

Il severo versante
nord-orientale della Grande Uja di Ciardoney (3325 m),
le cui masse rocciose appaiono profondamente fratturate e instabili
probabilmente in conseguenza della recente deglaciazione e dello
scongelamento del permafrost, predisponendo le condizioni per futuri
importanti crolli, dopo quelli già osservati negli anni recenti,
l'ultimo di proporzioni significative nel maggio 2016 (f. Gabriele
Savio).

Sul pianoro a valle
della fronte glaciale, coperto da circa 2 m di neve,
apparivano i primi segnali di accumulo di acque di fusione nivale,
precursori dell’apertura del canale di deflusso del torrente nelle
prossime settimane (f. Daniele Cat Berro).

La stazione meteorologica
automatica sul pianoro frontale non ha manifestato avarie durante
l'inverno, ed è giunta al suo ottavo anno di funzionamento. I tecnici
Diego Marzo e Riccardo Chiotti ne hanno curato l'ordinaria
manutenzione e lo scarico dei dati memorizzati in locale (f. Gabriele
Savio).

Andamenti
giornalieri dello spessore nevoso totale al suolo osservato
tramite la
“snowcam” presso la stazione meteorologica a 2850 m nelle ultime
cinque stagioni idrologiche (monitoraggio disponibile dall’inverno
2012-13).
La linea rosa della stagione 2016-17 mostra la notevole potenza del
manto formatosi con le precipitazioni alluvionali di fine novembre
2016 (265 cm il giorno 25); lo spessore totale si è mantenuto
sopra i 150 cm per tutto l'inverno, ed è nuovamente cresciuto con le
copiose nevicate primaverili fino a toccare una punta di
375 cm il 2 aprile, massimo noto dal 2012.
Il caldo precoce della terza decade di maggio ha causato una rapida
fusione e diminuzione di spessore della neve (anche di 10-15 cm al
giorno), ma alla data del sopralluogo (31 maggio) ne rimanevano pur
sempre 215 cm, valore superato, negli anni recenti, solo dai 300 cm
del 31 maggio 2016.

Stagione idrologica
2016-17, quantità di neve fresca giornaliera e cumulata alla
stazione meteorologica
a 2850 m, desunta per differenza tra gli spessori nevosi osservati
quotidianamente tramite “snowcam”.
Si noti in particolare la straordinaria nevicata di 245 cm
totalizzati tra il 21 e il 25 novembre 2016 (di cui 105 cm caduti
in 24 ore tra le h 8 del 24 e le h 8 del 25),
ma notevoli anche i 105 cm di neve fresca osservati tra il 23 e il 26
marzo.
Totale
stagionale: 863 cm in 48 giorni
con nevicata rilevabile
(media dei 4 inverni precedenti: 831 cm in 50 giorni nevosi).
L'elevata densità e
di conseguenza il notevole equivalente in acqua del manto nevoso
(a fronte di un totale stagionale di neve fresca poco superiore al
normale) è probabilmente da ricondurre alla neve umida e pesante
caduta durante l'episodio alluvionale di fine novembre, che ai
pluviometri di località limitrofe ha scaricato circa 400 mm di
precipitazione. La stessa quantità, ripartita in più eventi con
temperature più rigide e neve più soffice, avrebbe probabilmente
contribuito a un totale stagionale di neve fresca più elevato.
Anche per questo motivo l'equivalente in acqua del manto nevoso a fine
primavera appare correlato più alla media degli spessori totali della
neve durante tutta la stagione, piuttosto che alla somma della neve
fresca.

Ore 12, vista dalla
stazione meteorologica verso il ghiacciaio:
l'asta nivometrica segna uno spessore nevoso di 215 cm,
il cielo è ormai affollato di cumuli...

... e il recupero in elicottero avviene
in condizioni di visibilità ormai marginali
(f. Daniele Cat Berro e Gabriele Savio).

L'invaso
idroelettrico di Valsoera (2400 m) visto dall'elicottero, ancora quasi
completamente ghiacciato (f. Gabriele Savio).
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