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ghiacciaio Ciardoney: DOPO LA SICCITA',
ottimo innevamento e riserva idrica nell'inverno 2017-18


Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
16 giugno 2018

 

Venerdì 15 giugno 2018, in ritardo di una decina di giorni rispetto al periodo consueto a causa della persistente instabilità atmosferica delle settimane precedenti, gli operatori della Società Meteorologica Italiana hanno compiuto le consuete misure primaverili di accumulo nevoso al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), grazie all'appoggio logistico e operativo di IREN Energia e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Dopo la marcata siccità dell'estate-autunno 2017, l'inverno-primavera 2017-18 sono stati caratterizzati da frequenti precipitazioni di origine atlantica o mediterranea, con abbondanti nevicate sulle Alpi occidentali soprattutto da inizio gennaio a metà aprile.

Alla stazione di Balme (1450 m, Valli di Lanzo), rappresentativa delle Alpi Graie piemontesi, nei 7 mesi tra novembre 2017 e maggio 2018 (corrispondenti alla fase di accumulo nevoso a quote di 3000 m), si è concentrata una quantità di pioggia e neve fusa di 1413 mm, doppia rispetto alla media di questa sequenza di mesi, e perfino superiore alla media annua (+16%).

15 giugno 2018: il Ghiacciaio Ciardoney coperto da 250-460 cm di neve stagionale.
Dopo settimane di instabilità e temporali quasi quotidiani, il flusso di aria umida si indebolisce e concede una parentesi soleggiata favorevole alle misure.
Modesti passaggi di cirri e cirrocumuli ad alta quota, e cumuli in modesto sviluppo
e confinati a valle del ghiacciaio.


Sul ghiacciaio la neve stagionale era spessa da 460 cm al colle a 3100 m, a 250 cm sul pendio frontale (pressi del sito di misura n. 6), mentre in corrispondenza della fronte gli spessori tornavano ad aumentare localmente fin oltre i 300 cm per accumulo di neve soffiata dal vento e dalle valanghe.

L’equivalente d’acqua mediato sull’intero ghiacciaio (bilancio invernale) era di ben
1995 mm
, quasi doppio rispetto alla media 1992-2017 (1170 mm) e al quarto posto tra i più abbondanti in 27 anni dopo i casi degli inverni 1992-93, 2016-17 e 2000-01.

Il manto nevoso, data la stagione avanzata, si presentava ormai isotermo (circa 0 °C), umidificato e con caratteristiche omogenee in tutto il suo spessore, e con densità della neve dunque molto elevate, dell'ordine di 650 kg/m3.

Solo a circa 3 m di profondità e al sito di misura del Colle Ciardoney si è riscontrata una crosta moderatamente indurita, attribuibile alla superficie del manto ripetutamente rimaneggiata dal vento prima della grande nevicata del 7-9 gennaio 2018.

Il forte accumulo in termini di acqua equivalente predispone a una ottima disponibilità idrica per gli utilizzi idroelettrici nell'estate 2018, come già dimostrato dal precoce raggiungimento - a inizio giugno - della massima capacità di invaso della diga IREN Energia di Ceresole Reale nell'attiguo bacino dell'Orco.

Ma per quanto riguarda lo stato di salute del ghiacciaio, saranno le temperature estive a decidere quanta neve riuscirà a conservarsi, e quale sarà dunque il bilancio finale della stagione.
 

15 giugno 2018, Colle Ciardoney: Luca Mercalli e Gabriele Savio (Società Meteorologica Italiana) e Raffaella Miravalle (guardaparco Ente Parco Nazionale Gran Paradiso) lavorano al prelievo dei campioni di manto nevoso tramite carotiere “Valtecne”, in vista della loro pesatura e dunque della determinazione di densità ed equivalente in acqua.
Qui l’altezza totale della neve stagionale era di 460 cm
corrispondente a circa 3000 mm di acqua.

Spessori nevosi rilevati il 15 giugno 2018: graduale decremento dai 460 cm del Colle Ciardoney, ai 250 del settore superiore del pendio frontale (sito n. 6), poi nuovo aumento più a valle, fino a più di 300 cm a ridosso della fronte per lo riempimento (trasporto eolico e da valanga) della valletta nivale creatasi con l'assottigliamento del ghiaccio negli anni recenti (situazione non rappresentativa della situazione nivometrica alla scala del ghiacciaio).
 

Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al 2017-18:
il valore di 1995 mm del 2017-18 si colloca in quarta posizione.
L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"),
ma non vi sono comunque dubbi sul fatto che la stagione 2017-18 figuri nel gruppo delle più abbondanti dal 1992.


Colle Ciardoney: Luca Mercalli sorregge una porzione delle "carote" di neve estratte e pesate, quest'anno particolarmente definite e compatte grazie alla struttura molto omogenea del manto nevoso.
 



Misure dello spessore nevoso in prossimità della palina n. 2: 320 cm.
 

A fine primavera numerosissime valanghe si sono scaricate - talora coinvolgendo in parte il substrato roccioso-detritico - lungo tutta la parete settentrionale delle Uje di Ciardoney, ricoprendo con i loro depositi il settore di ghiacciaio sottostante.


Sul pianoro a valle della fronte glaciale, coperto da circa 175 cm di neve, apparivano i primi accumuli di acque di fusione nivale, precursori dell’apertura del canale di deflusso del torrente nelle prossime settimane. Si notano anche, in primo piano, "rigole" in superficie per l'impostazione delle linee di flusso dell'acqua meteorica e di fusione
all'interno del manto nevoso.


 La stazione meteorologica automatica sul pianoro frontale non ha manifestato avarie durante l'inverno, ed è giunta al suo nono anno di funzionamento.
Tuttavia le violente tempeste invernali di vento (probabilmente in gennaio), nonostante i robusti tiranti di controventatura, hanno seriamente danneggiato gli ancoraggi alla base del traliccio, che necessitano di urgenti riparazioni non appena la fusione del manto nevoso lo consentirà nelle prossime settimane.


Andamenti giornalieri dello spessore nevoso totale al suolo osservato tramite la “snowcam” presso la stazione meteorologica a 2850 m nelle ultime sei stagioni idrologiche (monitoraggio disponibile dall’inverno 2012-13).

La linea azzurra della stagione 2017-18 mostra un manto molto scarso, per lo più inferiore a 50 cm, fino all'inizio di gennaio 2018, dopodiché improvvisamente lo spessore è balzato a 265 cm il 10 gennaio con la grande nevicata sciroccale, avvenuta sotto forma di violenta bufera da Sud-Est (è forse in questa fase che il traliccio
della stazione meteo ha subito i danni).

In seguito l'altezza totale della neve si è stabilizzata intorno ai 200 cm, per poi salire talora sopra i 300 cm con le copiose nevicate di aprile-maggio.
Il massimo stagionale è stato di 330 cm il 13 aprile 2018: in questa giornata le stazioni meteorologiche ARPA Piemonte delle Alpi Cozie e Graie sopra i 2000 m hanno rilevato gli spessori nevosi in genere più elevati degli ultimi 20-30 anni, invece il valore registrato all'asta nivometrica del Ciardoney è rimasto inferiore
ai 370 cm del 2 aprile 2017 e ai 340 cm del 19 maggio 2013.

Alla data del sopralluogo (15 giugno 2018) ne rimanevano 175 cm, valore superato,
negli anni recenti e nello stesso giorno, solo dai 225 cm del 15 giugno 2013.
 

Stagione idrologica 2017-18, quantità di neve fresca giornaliera e cumulata alla stazione meteorologica a 2850 m, desunta per differenza tra gli spessori nevosi osservati quotidianamente tramite “snowcam”.

Si noti in particolare la straordinaria nevicata di 260 cm totalizzati in 72 ore tra le h 8 del 7 e le h 8 del 9 gennaio 2018. Numerose e frequenti, benché meno intense, le nevicate dei mesi successivi, l'ultima in quantità rilevabile il 22 maggio (5 cm).

Totale stagionale: 880 cm in 50 giorni con nevicata rilevabile
(media dei 5 inverni precedenti: 839 cm in 50 giorni nevosi).
 

Ore 12, vista dalla stazione meteorologica verso il ghiacciaio:
l'asta nivometrica segna uno spessore nevoso di 175 cm,
e in cielo transitano banchi di Cirrocumulus stratiformis da Ovest.
Si noti il colore ocra della superficie del manto nevoso, dovuto all'abbondante concentrazione di polveri sahariane cadute in più episodi con le precipitazioni primaverili (flussi di scirocco): la conseguente diminuzione dell'albedo e dunque l'aumento dell'assorbimento di radiazione solare da parte del manto nevoso è in grado di rendere più rapida la fusione della neve a inizio estate.
 

Ore 12,45: il recupero di personale e attrezzature da parte di Airstar elicotteri.
 

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