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Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
eccezionale carenza di neve,
SOLO UN QUARTO RISPETTO ALLA NORMA
E ANTICIPO DI UN MESE E MEZZO NELLA FUSIONE


Luca Mercalli e Daniele Cat Berro, SMI/Redazione Nimbus
3 giugno 2022

(fotografie di Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, salvo diversa indicazione)
 


Mercoledì 1° giugno 2022 l'équipe della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di spessore e densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio invernale sul ghiacciaio Ciardoney, iniziati nel 1992 (XXXI campagna).

Come era immaginabile, date le scarsissime precipitazioni intervenute da fine autunno 2021, peraltro combinate con temperature precocemente estive in maggio 2022, l'innevamento sul ghiacciaio al termine della stagione di accumulo era eccezionalmente scarso, con spessori nevosi decrescenti da un massimo di 165 cm al Colle Ciardoney (palina n. 1) a un minimo di appena 25 cm nel settore mediano (palina n. 4), e un equivalente d'acqua complessivo valutato in 390 mm, di gran lunga record negativi in almeno 31 anni di osservazioni, ma ragionevolmente anche da tempi ben più lunghi.


1° giugno 2022, ore 8: in atmosfera serena e calma si cominciano le misure
di accumulo nevoso al Colle Ciardoney.


 

Stefano Cerise, ispettore del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale Gran Paradiso, affonda il sondino da valanga e il tubo carotiere "Valtecne" in un manto nevoso incredibilmente poco spesso: 165 cm a quota 3120 m circa, a fronte dei 350-400 cm che si riscontrano di solito a inizio giugno.
 

Il presidente SMI Luca Mercalli indica i 165 cm di neve segnati dal sondino da valanga graduato. Dalla pesatura dei campioni estratti (sotto, Daniele Cat Berro legge il dinamometro), la densità del manto nevoso risulta qui di circa 380 kg/m3, corrispondente a un equivalente in acqua di appena 620 mm.
 


Ecco il dettaglio delle misure:

                                              Spessore               Acqua
                                                   neve (cm)      equivalente (mm)

sito n. 1 (Colle Ciardoney, 3124 m)      164                     620
sito n. 2 (3055 m)                               98                      387
sito n. 3 (3000 m)                              100                     486
sito n. 4 (3019 m)                               25                       99
sito n. 6 (2964 m)                               90                      437


Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al 2021-22:
il valore di 390 mm del 2021-22 è pari ad appena un quarto della media del periodo 2012-2021: l'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"). A maggior ragione il valore di quest'anno, già di per sé
ai minimi dell'intera serie, assume ancor più caratteri di assoluta eccezionalità. Eventuali disomogeneità nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano peraltro la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.

Il dato di accumulo ottenuto (390 mm d'acqua) è peraltro coerente se confrontato con le precipitazioni raccolte dai pluviometri ARPA Piemonte nei fondovalle limitrofi tra il 1° novembre 2021 e il 10 maggio 2022:
284 mm a Piamprato, 321 mm a Forzo, 358 mm Rosone (è normale che in alta quota gli apporti siano superiori che a fondovalle, inoltre spesso i pluviometri tradizionali tendono a sottostimare parzialmente l'equivalente in acqua della neve rispetto al campionamento del manto nevoso con tubo carotiere).



Luca Mercalli, Raffaella Miravalle (guardaparco PNGP) e Stefano Cerise durante
il prelievo e la pesatura dei campioni di neve alla palina n. 2. Qui si rilevano 98 cm di spessore con densità di 395 kg/m3, pari a 387 mm di acqua equivalente.
 

La palina n. 2 a quota 3055 m (così come la 4, poco più a valle) affiorava già dal manto nevoso, fatto mai riscontrato a inizio giugno per nessuna palina del ghiacciaio Ciardoney in un trentennio di osservazioni: infatti in questo periodo i segmenti di legno, sporgenti dal ghiaccio sottostante per lunghezze al più di due metri, erano ancora sempre sepolti nella coltre di neve invernale, per poi affiorare solo nel corso dell'estate.


Al sito n. 4 (circa 3020 m) il manto nevoso era spesso appena 25 cm, valore minimo mai misurato in un trentennio in qualunque punto di misura sul ghiacciaio in questa stagione. Il caldo di questi giorni farà certamente fondere questo esiguo spessore in meno di una settimana, riportando alla luce il ghiaccio sottostante con inedita precocità, tenendo presente che di solito, anche nelle recenti stagioni calde e poco innevate, il ghiacciaio ha cominciato a "scoprirsi" nel settore mediano non prima di metà luglio. Così il periodo di esposizione della superficie glaciale alla radiazione solare nell'estate 2022 sarà particolarmente prolungato, permettendo gravose perdite di massa anche qualora le temperature estive non fossero così elevate.


Prosieguo delle misure scendendo lungo il ghiacciaio in direzione della fronte.
Avanzando nella mattinata i cumuli a evoluzione diurna si sviluppano sopra le creste della Val Soana, ma senza minacciare come altre volte il rientro di personale e materiali in elicottero alla centrale di Rosone.


Il videomaker Erik Gillo documenta le attività sul campo.
 

Raffaella Miravalle completa i sondaggi del manto nevoso in prossimità della fronte glaciale: anche qui, nonostante la morfologia concava favorevole all'accumulo della neve (trasporto eolico, valanghe, peraltro marginali in questo inverno-primavera)
il manto è spesso solo 110 cm.
 



Uno sguardo al pianoro proglaciale, al fondo del quale, visibile nell'immagine, si trova la stazione meteorologica. La copertura nevosa è quasi completamente scomparsa, situazione inedita per l'inizio di giugno.




La precoce scomparsa del manto nevoso e il caldo estivo della terza decade di maggio hanno favorito una rapida e diffusa fioritura delle piante pioniere che colonizzano i detriti della piana proglaciale, come questo esemplare - tra i tanti -
di Saxifraga oppositifolia L. Il contesto ambientale-fenologico è quello
che sarebbe normale a metà luglio
.

Le importanti conseguenze del riscaldamento globale sugli ambienti alpini d'alta quota, con riduzione della copertura nevosa e aumento del "verde" sopra il limite altitudinale degli alberi ma a svantaggio delle specie originarie adattate a climi freddi, sono attestate nello studio "From white to green: Snow cover loss and increased vegetation productivity in the European Alps" appena pubblicato su Science da ricercatori svizzeri e finlandesi.
 

Il laghetto proglaciale in destra orografica è ormai completamente liquido,
salvo una sottile crosta di rigelo formatasi nella notte.
 



Alessio Golzio (socio SMI e PostDoc presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Torino), l'elettricista Diego Marzo e l'informatico Gualtiero Romanetto lavorano al cablaggio del nuovo datalogger Campbell CR1000x e al caricamento del nuovo programma operativo della stazione meteorologica.
Da questo momento, terminata la decennale collaborazione di CSP - Innovazione per le ICT che ha dismesso i server su cui transitavano i dati meteo in arrivo dal Ciardoney, le misure fluiranno direttamente verso i server SMI alimentando la pagina dei dati e delle immagini webcam in tempo reale, grazie all'infrastruttura di rete via radio gestita da ErreElleNet.
 

Alessio Golzio e Gualtiero Romanetto al lavoro alla stazione meteorologica.
 



Alessio Golzio verifica la corretta acquisizione dei dati meteorologici
 a seguito dell'installazione del nuovo datalogger.


Il nuovo datalogger Campbell CR1000X, che sostituisce il precedente CR1000 installato nel 2010, rispetto a cui presenta i vantaggi di una presa ethernet direttamente "a bordo", la possibilità di dialogare con FTP HTML e altri protocolli in modo semplice ed efficiente, nonché una memoria molto più capiente
(f. Alessio Golzio).
 



L'assenza di neve e al contempo la modesta portata del torrente glaciale dopo tre giorni più freschi hanno permesso di estrarre i sensori di livello, temperatura e conducibilità dell'acqua che erano stati sepolti dai detriti durante l'alluvione
del 2-3 ottobre 2020, in attesa di una verifica della taratura e di una ricollocazione più stabile durante le prossime missioni.
 



Veduta della stazione automatica Campbell dall'elicottero: la sua collocazione
su suolo aperto e pianeggiante la rende particolarmente adatta alle misure di tutti
i parametri meteorologici (temperatura, umidità e pressione atmosferica, precipitazioni liquide, velocità e direzione del vento, radiazione solare, temperatura del suolo).


scomparsa della neve eccezionalmente precoce
alla stazione meteo, un mese e mezzo prima della media

I dati di altezza totale della neve al suolo teleosservata quotidianamente tramite la webcam permettono di descrivere l'andamento di una stagione così anomala.

Il manto nevoso in copertura stabile e continua si era formato con le precipitazioni di novembre 2021, in particolare con la cospicua nevicata del giorno 15 (massimo spessore di 115 cm il 16 e 17 novembre, rimasto peraltro insuperato nel resto dell'inverno-primavera), e sembrava lasciar presagire una buona stagione di innevamento.
Invece, in seguito, salvo modeste ed effimere riprese in corrispondenza delle poche e deboli nevicate, lo spessore nevoso si è progressivamente ridotto date le persistenti condizioni anticicloniche, asciutte e spesso ventose, passando al di sotto dei minimi noti nel periodo 2013-2021 a partire dalla metà di febbraio.
Le nevicate primaverili (12-15 marzo, 1° aprile, e soprattutto 23 aprile e 6 maggio) hanno dato un parziale contributo, impedendo che il suolo davanti al ghiacciaio di scoprisse già all'inizio di maggio dato che lo spessore residuo nei giorni intorno al 20 aprile era di appena 35 cm! Dopo il (modesto) picco secondario di 105 cm del 6 maggio 2022 il manto nevoso si è rapidamente consumato durante un maggio tra i più caldi mai osservati sulle Alpi, esaurendosi del tutto all'asta nivometrica il giorno 24, con 28 giorni di anticipo rispetto alla data già straordinariamente anticipata del 2021 (21 giugno), proprio mentre di solito, in queste settimane di fine primavera, a 2850 m si toccano i massimi annuali di spessore della neve!
 

Evoluzione dello spessore nevoso alla stazione meteorologica al ghiacciaio Ciardoney negli anni idrologici (da settembre all'agosto successivo) dal 2012-13 al 2021-22. L'ultima stagione è evidenziata dalla linea nera e spessa. Dalla metà di febbraio 2022 in poi l'altezza della neve è sempre rimasta ai minimi noti nel periodo di teleosservazione da webcam, a partire dall'inverno 2012-13. Il massimo spessore stagionale di 115 cm (16-17 novembre 2021) risulta peraltro il più modesto della serie, in media si arriva a circa 300 cm, più frequentemente in una data tra metà aprile e fine maggio.
 

Una stagione di accumulo scarsissima di nevicate e un maggio tra i più caldi (insieme a quelli del 2003, 2009 e 2011) in oltre due secoli al Nord-Ovest italiano si sono alleati nel determinare una fusione della neve straordinariamente precoce in alta quota. Alla stazione meteorologica SMI di fronte al Ghiacciaio Ciardoney in corrispondenza dell'asta nivometrica il manto nevoso si è esaurito il 24 maggio. Si tratta della data più precoce non solo del breve periodo di tele-osservazione della neve da webcam (dal 2013), con un anticipo di un mese e mezzo rispetto al consueto, ma anche di tutto il trentennio in cui, dal 1992, si è svolto il bilancio di massa (non si è mai riscontrato il pianoro frontale del ghiacciaio libero dalla neve già tra fine maggio e inizio giugno). Inoltre, con ragionevole probabilità l'eccezionalità si estende nel passato a un periodo molto più lungo, forse ultrasecolare, tenendo presenti i dati meteorologici di Torino che in 220 anni non hanno mai evidenziato una simile combinazione di caldo e siccità invernale-primaverile.




A conferma dell'eccezionale situazione riscontrata durante il sopralluogo del 1° giugno 2022, ecco gli spessori nevosi osservati a questa data dal 2013 in poi: prima di quest'anno il minimo era di 120 cm nel 2015, la media di 198 cm...
 

Ricapitolando, tutti i parametri nivometrici della stagione 2021-22 risultano ai minimi nella breve serie dal 2012-13, ma ragionevolmente da tempi molto più lunghi:

- Minima quantità di neve fresca totale: 359 cm, 45% della norma decennale (circa 800 cm), e pari a quanto si misura in media a quote di 1600 m - ovvero 1250 m più in basso - sul versante piemontese del Gran Paradiso!

- Minimo spessore nevoso più elevato: 115 cm (la media è di circa 300 cm).

- Scomparsa della neve più anticipata: 24 maggio (un mese e mezzo prima della media, il 9 luglio; record precedente 21 giugno, nel 2021).

- Minimo numero di giorni con suolo innevato: 222 (50 in meno della media, 272).




Il ghiacciaio, sullo sfondo dell'immagine, ripreso dalla stazione fotografica S2,
in contesto ormai estivo. L'innevamento presente quest'anno al 1° giugno è decisamente inferiore per estensione a quanto osservato a inizio settembre in un'annata particolarmente fresca e nevosa come il 1978 (immagini sotto).
 

2 settembre 1978: il ghiacciaio Ciardoney completamente coperto di neve residua (e ben più ampio e in salute dell'attuale) con la fronte a pochi metri dalla stazione fotografica S2, da cui oggi dista oltre mezzo chilometro
(f. Vittorio Chiadò, archivio CGI).
 

2 settembre 1978: veduta d'insieme del ghiacciaio Ciardoney abbondantemente innevato dalla Punta Rossa di Forzo. Si notino le numerose e ampie placche di nevato che, dopo un inverno nevosissimo e un'estate fresca, permanevano anche a valle del ghiacciaio, presso la soglia del pianoro proglaciale ove ora si trova la stazione meteorologica (asterisco). Un innevamento di tale estensione nel 2022 si riscontrava intorno al 20 maggio! (f. Vittorio Chiadò, archivio CGI).
 

Ore 8:30, dalla stazione meteorologica: primi cumuli sulla Val Soana. Si svilupperanno ulteriormente nelle ore successive, pur senza compromettere la visibilità nella zona del ghiacciaio e il rientro in elicottero (f. Alessio Golzio).



PREMESSE PER UN'ESTATE
DI GRAVOSE PERDITE DI MASSA GLACIALE

Date queste premesse, anche qualora l'estate non fosse così calda, la stagione glaciologica 2022 si annuncia fin da ora molto negativa per il bilancio di massa dei ghiacciai alpini. Se poi consideriamo che i modelli di previsione stagionale dei principali centri di calcolo sono allineati nell'intravedere un periodo giugno-agosto ben più caldo della media in Europa... le probabilità di assistere a una deglaciazione massiccia nel 2022 sono molto elevate.
 

Carta di probabilità delle anomalie di temperatura nel mondo nel trimestre giugno-agosto 2022 (fonte ECMWF, via servizio EU-Copernicus). I colori rossi che caratterizzano gran parte d'Europa e le intere Alpi indicano una probabilità superiore al 70% che le temperature medie dell'estate 2022 si collochino al di sopra del terzile superiore della distribuzione statistica (ovvero che l'estate ricada nel gruppo di quelle ben più calde del normale).
 

CARENZA RECORD DI NEVE
ANCHE AL GHIACCIAIO DEL GRAND ETRET
(valsavarenche, valle d'aosta)

La situazione è molto negativa anche sul ghiacciaio del Grand Etret, dove le misure di accumulo nevoso sono state condotte il 26 maggio dal corpo di sorveglianza del Parco Nazionale Gran Paradiso, evidenziando un record minimo nella serie iniziata nel 1999.

 

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