Mercoledì 1° giugno
2022 l'équipe della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale
del Gran Paradiso - in collaborazione
con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del
Comitato
Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di spessore e
densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio invernale
sul ghiacciaio Ciardoney, iniziati nel 1992 (XXXI campagna).
Come era immaginabile, date le
scarsissime precipitazioni intervenute da fine autunno 2021, peraltro
combinate con temperature precocemente estive in maggio 2022,
l'innevamento sul ghiacciaio al termine della stagione di accumulo era
eccezionalmente scarso, con spessori nevosi decrescenti da un
massimo di 165 cm al Colle Ciardoney (palina n. 1) a un minimo
di appena 25 cm nel settore mediano (palina n. 4), e un
equivalente d'acqua complessivo valutato in 390 mm, di gran
lunga record negativi in almeno 31 anni di osservazioni, ma
ragionevolmente anche da tempi ben più lunghi.
1° giugno 2022, ore 8: in atmosfera serena e calma si cominciano le
misure
di accumulo nevoso al Colle Ciardoney.
Stefano Cerise, ispettore del Corpo di Sorveglianza del
Parco Nazionale Gran
Paradiso, affonda il sondino da valanga e il tubo carotiere "Valtecne"
in un manto nevoso incredibilmente poco spesso: 165 cm a quota 3120 m
circa, a fronte dei 350-400 cm che si riscontrano di solito a inizio
giugno.
Il presidente SMI Luca Mercalli indica i 165 cm di neve segnati dal
sondino da valanga graduato. Dalla pesatura dei campioni estratti
(sotto, Daniele Cat Berro legge il dinamometro), la densità del manto
nevoso risulta qui di circa 380 kg/m3, corrispondente a un
equivalente in acqua di appena 620 mm.
Ecco il dettaglio delle misure:
Spessore
Acqua
neve (cm) equivalente (mm)
sito n. 1 (Colle Ciardoney, 3124 m)
164
620
sito n. 2 (3055 m)
98
387
sito n. 3 (3000 m)
100
486
sito n. 4 (3019 m)
25
99
sito n. 6 (2964 m)
90
437
Serie degli
accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm
di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al
2021-22:
il valore di 390 mm del 2021-22 è pari ad appena un quarto della media
del periodo 2012-2021: l'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse
potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli
invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il
2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne").
A maggior ragione il valore di quest'anno, già di per sé
ai minimi dell'intera serie, assume ancor più caratteri
di assoluta eccezionalità. Eventuali disomogeneità
nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano
peraltro
la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della
sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.
Il dato di accumulo ottenuto (390 mm d'acqua) è peraltro coerente se
confrontato con le precipitazioni raccolte dai pluviometri
ARPA Piemonte
nei fondovalle limitrofi tra il 1° novembre 2021 e il 10 maggio 2022:
284 mm a Piamprato, 321 mm a Forzo, 358
mm Rosone (è normale che in alta quota gli apporti siano superiori che
a fondovalle, inoltre spesso i pluviometri tradizionali tendono a
sottostimare parzialmente l'equivalente in acqua della neve rispetto
al campionamento del manto nevoso con tubo carotiere).
Luca Mercalli, Raffaella Miravalle (guardaparco
PNGP) e Stefano
Cerise durante
il prelievo e la pesatura dei campioni di neve alla palina n. 2. Qui
si rilevano 98 cm di spessore con densità di 395 kg/m3,
pari a 387 mm di acqua equivalente.
La palina n. 2 a quota 3055 m (così
come la 4, poco più a valle) affiorava già dal manto nevoso, fatto mai
riscontrato a inizio giugno per nessuna palina del ghiacciaio
Ciardoney in un trentennio di osservazioni: infatti in questo periodo
i segmenti di legno, sporgenti dal ghiaccio sottostante per lunghezze
al più di due metri, erano ancora sempre sepolti nella coltre di neve
invernale, per poi affiorare solo nel corso dell'estate.
Al sito n. 4 (circa 3020 m) il manto
nevoso era spesso appena 25 cm, valore minimo mai misurato in
un trentennio in qualunque punto di misura sul ghiacciaio in questa
stagione. Il caldo di questi giorni farà certamente fondere questo
esiguo spessore in meno di una settimana, riportando alla luce il
ghiaccio sottostante con inedita precocità, tenendo presente che
di solito, anche nelle recenti stagioni calde e poco innevate, il
ghiacciaio ha cominciato a "scoprirsi" nel settore mediano non prima
di metà luglio. Così il periodo di esposizione della superficie
glaciale alla radiazione solare nell'estate 2022 sarà particolarmente
prolungato, permettendo gravose perdite di massa anche qualora le
temperature estive non fossero così elevate.
Prosieguo delle misure scendendo lungo
il ghiacciaio in direzione della fronte.
Avanzando nella mattinata i cumuli a evoluzione diurna si sviluppano
sopra le creste della Val Soana, ma senza minacciare come altre volte
il rientro di personale e materiali in elicottero alla centrale di
Rosone.
Il
videomaker Erik
Gillo documenta le attività sul campo.
Raffaella Miravalle completa i sondaggi
del manto nevoso in prossimità della fronte glaciale: anche qui,
nonostante la morfologia concava favorevole all'accumulo della neve
(trasporto eolico, valanghe, peraltro marginali in questo
inverno-primavera)
il manto è spesso solo 110 cm.
Uno sguardo al pianoro proglaciale, al
fondo del quale, visibile nell'immagine, si trova la stazione
meteorologica. La copertura nevosa è quasi completamente scomparsa,
situazione inedita per l'inizio di giugno.
La precoce scomparsa del manto nevoso e
il caldo estivo della terza decade di maggio hanno favorito una rapida
e diffusa fioritura delle piante pioniere che colonizzano i detriti
della piana proglaciale, come questo esemplare - tra i tanti -
di Saxifraga oppositifolia L. Il contesto
ambientale-fenologico è quello
che sarebbe normale a metà luglio.
Le importanti conseguenze del riscaldamento globale sugli ambienti
alpini d'alta quota, con riduzione della copertura nevosa e aumento
del "verde" sopra il limite altitudinale degli alberi ma a svantaggio
delle specie originarie adattate a climi freddi, sono attestate nello
studio
"From white to green: Snow cover loss and increased vegetation
productivity in the European Alps" appena pubblicato su
Science da ricercatori svizzeri e finlandesi.
Il laghetto proglaciale in destra
orografica è ormai completamente liquido,
salvo una sottile crosta di rigelo formatasi nella notte.
Alessio Golzio (socio SMI e PostDoc
presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Torino),
l'elettricista Diego Marzo e l'informatico Gualtiero Romanetto
lavorano al cablaggio del nuovo datalogger Campbell CR1000x e
al caricamento del nuovo programma operativo della stazione
meteorologica.
Da questo momento, terminata la decennale collaborazione di CSP -
Innovazione per le ICT che ha dismesso i server su cui transitavano i
dati meteo in arrivo dal Ciardoney, le misure fluiranno direttamente
verso i server SMI alimentando la pagina dei dati e delle immagini
webcam in tempo reale, grazie all'infrastruttura di rete via radio
gestita da
ErreElleNet.
Alessio Golzio e Gualtiero Romanetto al
lavoro alla stazione meteorologica.
Alessio Golzio verifica la corretta
acquisizione dei dati meteorologici
a seguito dell'installazione del nuovo datalogger.
Il nuovo datalogger Campbell CR1000X,
che sostituisce il precedente CR1000 installato nel 2010, rispetto a
cui presenta i vantaggi di una presa ethernet direttamente "a bordo",
la possibilità di dialogare con FTP HTML e altri protocolli in modo
semplice ed efficiente, nonché una memoria molto più capiente
(f. Alessio Golzio).
L'assenza di neve e al contempo la
modesta portata del torrente glaciale dopo tre giorni più freschi
hanno permesso di estrarre i sensori di livello, temperatura e
conducibilità dell'acqua che erano stati sepolti dai detriti durante
l'alluvione
del 2-3 ottobre 2020, in attesa di una verifica della taratura e di
una ricollocazione più stabile durante le prossime missioni.
Veduta della stazione automatica
Campbell dall'elicottero: la sua collocazione
su suolo aperto e pianeggiante la rende particolarmente adatta alle
misure di tutti
i parametri meteorologici (temperatura, umidità e pressione
atmosferica, precipitazioni liquide, velocità e direzione del vento,
radiazione solare, temperatura del suolo).
scomparsa della neve eccezionalmente
precoce
alla stazione meteo, un mese e mezzo prima della media
I dati di altezza totale della
neve al suolo teleosservata quotidianamente tramite la webcam
permettono di descrivere l'andamento di una stagione così anomala.
Il manto nevoso in copertura stabile e continua si era formato con le
precipitazioni di novembre 2021, in particolare con la cospicua
nevicata del giorno 15 (massimo spessore di 115 cm il 16 e 17
novembre, rimasto peraltro insuperato nel resto
dell'inverno-primavera), e sembrava lasciar presagire una buona
stagione di innevamento.
Invece, in seguito, salvo modeste ed effimere riprese in
corrispondenza delle poche e deboli nevicate, lo spessore nevoso si
è progressivamente ridotto date le persistenti condizioni
anticicloniche, asciutte e spesso ventose, passando al di sotto
dei minimi noti nel periodo 2013-2021 a partire dalla metà di
febbraio.
Le nevicate primaverili (12-15 marzo, 1° aprile, e soprattutto
23 aprile e 6 maggio) hanno dato un parziale contributo,
impedendo che il suolo davanti al ghiacciaio di scoprisse già
all'inizio di maggio dato che lo spessore residuo nei giorni intorno
al 20 aprile era di appena 35 cm! Dopo il (modesto) picco secondario
di 105 cm del 6 maggio 2022 il manto nevoso si è rapidamente consumato
durante un maggio tra i più caldi mai osservati sulle Alpi,
esaurendosi del tutto all'asta nivometrica il giorno 24, con 28 giorni
di anticipo rispetto alla data già straordinariamente anticipata del
2021 (21 giugno), proprio mentre di solito, in queste
settimane di fine primavera, a 2850 m si toccano i massimi annuali di
spessore della neve!
Evoluzione dello spessore nevoso alla
stazione meteorologica al ghiacciaio Ciardoney negli anni idrologici
(da settembre all'agosto successivo) dal 2012-13 al 2021-22. L'ultima
stagione è evidenziata dalla linea nera e spessa. Dalla metà di
febbraio 2022 in poi l'altezza della neve è sempre rimasta ai minimi
noti nel periodo di teleosservazione da webcam, a partire dall'inverno
2012-13. Il massimo spessore stagionale di 115 cm (16-17
novembre 2021) risulta peraltro il più modesto della serie, in
media si arriva a circa 300 cm, più frequentemente in una data tra
metà aprile e fine maggio.
Una stagione di accumulo scarsissima
di nevicate e un maggio tra i più caldi (insieme a quelli del
2003, 2009 e 2011) in oltre due secoli al Nord-Ovest italiano si sono
alleati nel determinare una fusione della neve straordinariamente
precoce in alta quota. Alla stazione meteorologica SMI di fronte al
Ghiacciaio Ciardoney in corrispondenza dell'asta nivometrica il
manto nevoso si è esaurito il 24 maggio. Si tratta della data
più precoce non solo del breve periodo di tele-osservazione della
neve da webcam (dal 2013), con un anticipo di un mese e mezzo
rispetto al consueto, ma anche di tutto il trentennio in cui, dal
1992, si è svolto il bilancio di massa (non si è mai riscontrato il
pianoro frontale del ghiacciaio libero dalla neve già tra fine maggio
e inizio giugno). Inoltre, con ragionevole probabilità l'eccezionalità
si estende nel passato a un periodo molto più lungo, forse
ultrasecolare, tenendo presenti i dati meteorologici di Torino che in
220 anni non hanno mai evidenziato una simile combinazione di caldo e
siccità invernale-primaverile.
A conferma
dell'eccezionale situazione riscontrata durante il sopralluogo del 1°
giugno 2022, ecco gli spessori nevosi osservati a questa data dal 2013
in poi: prima di quest'anno il minimo era di 120 cm nel 2015, la media
di 198 cm...
Ricapitolando,
tutti i parametri nivometrici della stagione 2021-22 risultano ai
minimi nella breve serie dal 2012-13, ma ragionevolmente da tempi
molto più lunghi:
- Minima
quantità di neve fresca totale: 359 cm, 45%
della norma decennale (circa 800 cm), e pari a quanto si misura in media a quote
di 1600 m - ovvero 1250 m più in basso - sul versante piemontese del
Gran Paradiso!
- Minimo spessore nevoso più elevato: 115 cm (la media è
di circa 300 cm).
- Scomparsa della neve più anticipata: 24 maggio (un
mese e mezzo prima della media, il 9 luglio; record precedente 21
giugno, nel 2021).
- Minimo
numero di giorni con suolo innevato: 222 (50 in meno della
media, 272).
Il ghiacciaio, sullo sfondo
dell'immagine, ripreso dalla stazione fotografica S2,
in contesto ormai estivo. L'innevamento presente quest'anno al 1°
giugno è decisamente inferiore per estensione a quanto osservato a
inizio settembre in un'annata particolarmente fresca e nevosa come il
1978 (immagini sotto).
2 settembre 1978: il ghiacciaio Ciardoney completamente coperto di neve residua (e ben più ampio e in
salute dell'attuale) con la fronte a pochi metri dalla stazione
fotografica S2, da cui oggi dista oltre mezzo chilometro
(f. Vittorio Chiadò, archivio CGI).
2 settembre 1978: veduta d'insieme del
ghiacciaio Ciardoney abbondantemente innevato dalla Punta Rossa di
Forzo. Si notino le numerose e ampie placche di nevato che, dopo un
inverno nevosissimo e un'estate fresca, permanevano anche a valle del
ghiacciaio, presso la soglia del pianoro proglaciale ove ora si trova
la stazione meteorologica (asterisco). Un innevamento di tale
estensione nel 2022 si riscontrava intorno al 20 maggio! (f. Vittorio
Chiadò, archivio CGI).
Ore 8:30, dalla stazione meteorologica:
primi cumuli sulla Val Soana. Si svilupperanno ulteriormente nelle ore
successive, pur senza compromettere la visibilità nella zona del
ghiacciaio e il rientro in elicottero (f. Alessio Golzio).
PREMESSE PER UN'ESTATE
DI GRAVOSE PERDITE DI MASSA GLACIALE
Date queste
premesse, anche qualora l'estate non fosse così calda, la stagione
glaciologica 2022 si annuncia fin da ora molto negativa per il
bilancio di massa dei ghiacciai alpini. Se poi consideriamo che i
modelli di previsione stagionale dei principali centri di calcolo
sono allineati nell'intravedere un periodo giugno-agosto ben più caldo
della media in Europa... le probabilità di assistere a una
deglaciazione massiccia nel 2022 sono molto elevate.
Carta di probabilità delle anomalie di
temperatura nel mondo nel trimestre giugno-agosto 2022 (fonte
ECMWF, via
servizio
EU-Copernicus). I colori rossi che caratterizzano gran parte
d'Europa e le intere Alpi indicano una probabilità superiore al 70%
che le temperature medie dell'estate 2022 si collochino al di sopra
del terzile superiore della distribuzione statistica (ovvero che
l'estate ricada nel gruppo di quelle ben più calde del normale).
CARENZA RECORD DI NEVE
ANCHE AL GHIACCIAIO DEL GRAND ETRET
(valsavarenche, valle d'aosta)
La situazione è
molto negativa anche sul ghiacciaio del Grand Etret, dove le
misure di accumulo nevoso sono state condotte il 26 maggio dal
corpo di sorveglianza del
Parco Nazionale Gran Paradiso, evidenziando un record minimo
nella serie iniziata nel 1999.
Segui in in tempo reale la situazione
sul Ghiacciaio Ciardoney (dati
meteo e webcam)
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