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CATASTROFI CLIMATICHE E DISASTRI SOCIALI
Acot P.
Donzelli Editore , 2007
168 pagine, cop. in brossura, dim. 14 x 20 cm .
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UN ESTRATTO

Introduzione: dalla canicola a Katrina

È trascorso qualche anno da quando, in una torrida mattina di fine luglio del 2003, trovai mio padre, come assopito, sulla sua poltrona. Aveva 89 anni. È avvenuto a Mont-de-Marsan, nel Sud-ovest della Francia, dove ero andato a far gli visita. Non si parlava ancora della canicola e ancor meno delle morti «eccedenti»!, ma da alcuni giorni le temperature superavano i 36°C, e la siccità, insieme alla calura, imperversava da numerose settimane . Era il 23 luglio. Una data per me importante, in un primo tempo per motivi esclusivamente personali. In seguito, però, mi fece sorgere numerose domande, in particolar modo dopo la grande ondata di caldo dell'agosto 2003 e le inondazioni del dicembre dello stesso anno nel Sud-est della Francia. Il libro è il frutto di queste riflessioni.

Durante le esequie ebbi un breve scambio di parole con un addetto delle pompe funebri. Gli chiesi qualcosa a proposito delle morti eccedenti, problema che, qualche settimana dopo, sarebbe stato per molto tempo al centro della scena mediatica. Avevo appena scritto un libro sulla natura e l'importanza dei mutamenti climatici nella storia della Terra e delle società umane): conoscevo i rischi sanitari di canicole o inverni troppo rigidi .Quell'uomo mi rispose - riporto le sue testuali parole di cui conservo ancora oggi un vivo ricordo: «In questo periodo, ci sono più morti del solito a Mont-de- Marsan».

Sul momento, sicuramente a causa delle circostanze, non prestai particolare attenzione a quella frase, che mi tornò però in mente dopo che scoppiò il dramma dell'agosto 2003, con la sequela di esitazioni e menzogne da parte delle autorità pubbliche, mentre negli ospedali e negli enti sanitari i medici del pronto soccorso, le infermiere e il personale ausiliario, oberati, sfiniti e privi di mezzi, non riuscivano a evitare i circa 15000 morti in più rispetto ai periodi considerati «normali». Ripensando quindi a quel 23 luglio, mi sono chiesto se fosse possibile che l'allora ministro della Salute fosse ancora all'oscuro, quando 1'11 agosto intervenne al telegiornale delle 20 su Tf1, di ciò che qualunque impiegato delle pompe funebri sapeva da più di tre settimane. È quanto lasciano pensare le sue rassicuranti dichiarazioni di quel giorno.

Ad ogni modo, a partire dalla fine di agosto e dopo quella ecatombe, i francesi cominciarono a interessarsi con maggiore attenzione ai mutamenti climatici. Le due tempeste5 che avevano devastato la Francia i126 e il28 dicembre 1999 avevano iniziato a preoccuparli. Ma la catastrofe dell' agosto 2003, e in seguito le inondazioni nel dipartimento del Gard a dicembre, scatenarono interrogazioni molto serie e persistenti riguardo all' evoluzione del clima sul nostro pIaneta.

Le discussioni radiofoniche e televisive, le conferenze, i dibattiti, gli interventi nelle scuole e gli scambi con i colleghi hanno fatto emergere una serie di domande ricorrenti. Innanzitutto, ed è tra l'altro spesso la prima che mi viene posta, la gente si chiede se «tutto ciò ricomincerà», se ci si può aspettare, in un prossimo futuro, che aumenti la frequenza di periodi di canicola, di tempeste, e più in generale di «catastrofi» climatiche. Parallelamente, ci si interroga sulle relazioni che potrebbero esistere fra le tempeste del 1999, le catastrofi del 2003 (canicole e inondazioni in Europa), gli uragani del 2004 (Ivan e Jane) e del 2005 (Katrina) nel Golfo del Messico e il riscaldamento climatico. Nonostante le apparenze, si tratta di una questione controversa persino nei più importanti ambienti scientifici. Molti si chiedono se era possibile prevedere la canicola del 2003 o limitarne gli effetti. Gli incendi delle foreste preoccupano in ugual misura le popolazioni minacciate, principalmente quelle del Sud dell'Europa: esiste un nesso con il mutamento climatico?

Quesiti che ne fanno sorgere altri, più complessi. Com'è possibile prevedere un riscaldamento massimo fra circa settantamila anni quando le previsioni del tempo non sono veramente affidabili oltre i cinque giorni? Entriamo qui in complicate questioni scientifiche che è tuttavia possibile formulare più semplicemente: perché i climi cambiano? Come funzionano i meccanismi climatici? Abbiamo compreso appieno la circolazione generale dell' atmosfera e quella degli oceani?

Cercare una spiegazione di questi problemi induce ad andare ancora oltre: si parla molto delle molteplici glaciazioni e delle numerose fasi di riscaldamento climatico avvenute in passato. Le loro cause sono soltanto climatiche nel senso strettamente «atmosferico» del termine? Oggi sappiamo che non è così: bisogna prendere in considerazione altri fattori, astronomici e geologici. Ma in tal caso, qual è l'importanza di questi fattori nelle spiegazioni attualmente fornite dai climatologi? È qualcosa si può calcolare? E, più in generale, a che punto sono i dati sui quali lavorano oggi gli scienziati? …Continua sul libro

 

 

 

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