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IL MIO ORTO TRA CIELO E TERRA
Mercalli L.
Aboca Spa Soc. Agricola , 2016
128 pagine, bianco/nero, no illustrazioni,
cop. in brossura, dim. x cm .
€12 
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La lavorazione del suolo: minima è meglio!

Conosciamo di più il movimento dei corpi celesti di quanto conosciamo il suolo sotto i nostri piedi.
Leonardo da Vinci

Abbiamo detto che l'agricoltura è un compromesso creativo tra natura selvatica e natura antropizzata che costituisce un “agroecosistema”. Un agroecosistema sovrasfruttato e degradato è insostenibile, mentre noi lo vorremmo ovviamente il più possibile durevole, rinnovabile e sostenibile, cioè in grado di assicurare nutrimento anche alle generazioni future senza creare danni irreversibili.
Il primo principio a cui guardare è dunque la salvaguardia del suolo, entità viva e in perenne mutamento. La tradizione agronomica da un centinaio d'anni a questa parte, cioè dall'introduzione del trattore meccanizzato di elevata potenza, vuole che il terreno sia arato profondamente ad ogni nuovo impianto. Nell'orto domestico questa tradizione è rappresentata dalla faticosa vangatura, con rivoltamento della zolla per una buona ventina di centimetri di profondità seguita da rastrellatura, oppure dal passaggio di una motozappa, che fresa il terreno fino a farlo diventare una soffice polvere umida, regolare e uniforme e livellata, pronta per semine e trapianti. Non c'è che dire, questa operazione dal punto di vista umano è molto soddisfacente: elimina i residui della coltura precedente e dà l'impressione di aver fatto ordine e pulizia, una tabula rasa pronta ad accogliere solo ciò che ci interessa e ad escludere tutto il resto, che è poi un'espressione esplicita di dominio assoluto sulla natura.
Ma se spostiamo il punto di vista dalla parte della quasi invisibile comunità degli abitanti del suolo, ci si accorge che questa lavorazione è una catastrofe. Le lame metalliche tagliano, sminuzzano, rimescolano, disperdono. I poveri lombrichi vengono fatti a pezzi, solo per citare i più evidenti e noti utili abitanti del terreno agrario. Le ife dei funghi simbionti, le preziose micorrize, vengono sconvolte, la sostanza organica ricca di organismi aerobi che prima era in superficie viene spostata in profondità dove ha meno ossigeno, viceversa gli anaerobi vengono portati all'aria da dove rifuggono. Tutto un equilibrio vivente viene sovvertito, la struttura e la porosità vengono compromesse, la stratificazione pedologica naturale viene dislocata e si dovrà riorganizzare non senza difficoltà insieme alla vita nei mesi successivi alla lavorazione. Talora qualche abitante soccombe sotto le macerie e non ritorna più, come i lombrichi, e con essi la positiva opera che svolgono. La preziosa sostanza organica rimescolata ed esposta alle intemperie viene rapidamente ossidata, mineralizzata, dilavata e dispersa. Il suolo diviene sempre più povero, sterile, un mero supporto minerale primordiale, sensibile all'erosione delle piogge violente e del vento, nel quale le radici della coltura trovano un ambiente poco favorevole e richiedono così massicci apporti di concimi di sintesi per compensare ciò che non arriva più dalla rete di relazioni che si instaura tra funghi, batteri, vermi e insetti presenti nell'humus. L'importanza dei microrganismi del suolo venne compresa alla fine dell'Ottocento dall'austera scuola tedesca: il biologo Albert Bernhard Frank (1839-1900) coniò il termine simbiosi e micorriza, e i chimici Hermann Hellriegel (1831-1895) e Hermann Wilfahrt (1853-1904) scoprirono il processo della fissazione batterica dell'azoto nelle leguminose. Nomi immagino anche a voi sconosciuti, che voglio qui ricordare perché in un'epoca di immeritata fama di politicanti e calciatori, il loro lavoro ha invece contribuito concretamente al nostro attuale benessere. I microorganismi del suolo sono oggi considerati senza discussione gli erogatori dei principali “servizi ecosistemici”, di cui fanno parte la decomposizione della sostanza organica, la regolazione della disponibilità degli elementi nutritivi e dello sviluppo delle piante, il controllo dei fitopatogeni, il mantenimento della struttura del suolo, la regolazione dei processi idrologici e delle emissioni di gas a effetto serra, il disinquinamento da molecole di sintesi o metalli pesanti. Il suolo ospita in sostanza un immenso complesso batterico che svolge per la pianta quanto quello presente nell'intestino umano svolge per il nostro organismo, presiedendo alla corretta digestione dei cibi e alla sintesi di molecole utili. Come non dilapidare questo tesoretto naturale?…continua sul libro

 

 

 

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