OSSERVATORI METEOROLOGICI IN QUOTA
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STAZIONE METEOROLOGICA AL GHIACCIAIO CIARDONEY

VAL SOANA, GRAN PARADISO
Altitudine: 2850 m - Coordinate: 7° 24' 24.5'' E / 45° 31' 17.4'' N



IL GHIACCIAIO CIARDONEY: UN SORVEGLIATO SPECIALE

Il ghiacciaio Ciardoney si trova alla testata del vallone di Forzo (bacino del Torrente Soana, tributario di sinistra del Torrente Orco), angolo remoto del Parco Nazionale del Gran Paradiso, al confine tra il Piemonte e la Valle d'Aosta.


Nel cerchio rosso il ghiacciaio del Ciardoney, nelle Alpi Graie.

Come visibile nell'immagine satellitare, il ghiacciaio (in rosso) si trova al confine tra le piemontesi Valli Orco e Soana e la Valle d'Aosta, non distante dagli invasi idroelettrici IREN del Teleccio e Valsoera.

Il ghiacciaio ripreso nel suo insieme dalle roccette sovrastanti il Colle Ciardoney, sulla sinistra.
La fronte glaciale, verso est, è visibile all'estrema destra nell'immagine (6 agosto 2010, f. G. Badino).

Veduta generale del ghiacciaio dalla stazione fotografica S2, a pochi metri
dalla stazione meteorologica (6 settembre 2010, f. SMI).

 

Secondo le più recenti misure effettuate tramite GPS portatile, grazie al quale è stato possibile localizzare alcuni punti significativi, il ghiacciaio Ciardoney risulta avere attualmente una superficie di circa 0.58 km2, collocandosi dunque al 3° posto per estensione nelle valli Orco e Soana dopo i ghiacciai di Nel e Noaschetta Occidentale. L'inclinazione media è di 10°, la lunghezza massima di circa 1350 m, la larghezza massima 580 m, presenza di pochi crepacci. L'apparato si estende attualmente tra i 2850 e i 3140 m di quota e l'altitudine mediana si colloca intorno ai 3040 m.
In base all'osservazione delle morene e alle fotografie d'epoca, è stato possibile ricostruire l'area del ghiacciaio nel periodo di massima espansione della Piccola Età Glaciale (anni 1820-50). Il ghiacciaio si estendeva verso nord ed est, in zone attualmente del tutto scoperte, con un'area stimabile in circa 1.7 km
2, quando la lingua si protendeva a oriente fino a circa 2650 m di quota nei pressi dell'attuale Bivacco Revelli.
Grazie alla carta disegnata da F. Sacco nel 1939, è stato inoltre possibile risalire all'area in un'epoca intermedia tra l'attuale e la Piccola Età Glaciale, notando il già importante l'arretramento della fronte e la perdita di spessore: dall'analisi cartografica risulta che intorno al 1939 l'area potesse essere di circa 1.1 km
2.

In rosso, l'area attuale ricostruita dalle immagini satellitari e dai punti GPS georiferiti in situ.
In blu, l'area del 1939 ricostruita in base alla cartografia di F. Sacco. In giallo, l'area della
Piccola Età Glaciale desunta dall'apparato morenico ben individuabile.


Nonostante la posizione remota, le caratteristiche morfologiche del ghiacciaio (soprattutto la superficie regolare a scarsa pendenza e la crepacciatura limitata) lo rendono particolarmente adatto ad essere percorso per le misure glaciologiche: fin dal 1985 il ghiacciaio è visitato con continuità da Luca Mercalli e Fulvio Fornengo nell'ambito delle campagne del Comitato Glaciologico Italiano, dopodiché dal 1992 è oggetto anche di dettagliate ricerche sul bilancio di massa, condotte dagli operatori della Società Meteorologica Italiana con il sostegno logistico di Iren Energia e del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Ogni anno, tra fine maggio e inizio giugno, si misurano spessore e densità della neve accumulatasi nell'inverno, che rappresenta l'alimentazione del ghiacciaio, mentre nella prima metà di settembre si valutano le perdite di spessore glaciale tramite paline ablatometriche in legno infisse nel ghiaccio.

 

I punti rossi rappresentano le 6 paline ablatometriche installate sul ghiacciaio, a partire dal
Colle Ciardoney (a sinistra, sito più elevato, 3140 m) sino al settore frontale a 2900 m circa.
 

A sinistra, il gruppo SMI al lavoro per il prelievo dei campioni di neve per la misura della densità,
tramite tubo carotiere (9 giugno 2011, f. SMI). A destra, gli operatori glaciologici misurano
l'emergenza di una palina ablatometrica (6 settembre 2010, f. SMI).

Il grafico riportato sotto mostra i risultati delle misure: l'andamento degli accumuli nevosi invernali (in blu), dell'ablazione (in rosso), e del bilancio di massa (in giallo) dalle stagione 1991-92 in poi. Salvo l'isolato caso della stagione 2000-01, il ghiacciaio ha sempre subito perdite di massa con una considerevole accelerazione a partire dal 2003.

Gli istogrammi rappresentano i valori annuali di accumulo invernale, ablazione e bilancio. La curva nera indica invece il bilancio cumulato. I valori sono tutti espressi in metri di equivalente d’acqua e rappresentano una media ponderata rispetto alle aree rappresentate da ciascuna palina ablatometrica.
 

Le prime misure di variazione frontale risalgono al 1971, e sono divenute regolari a partire dal 1986. Alcuni blocchi (segnali) rocciosi stabili costituiscono un riferimento per eseguire ogni anno le misure di distanza rispetto al margine del ghiacciaio, da cui per differenza si ottengono i valori di regresso o di avanzata. Dopo un moderato e temporaneo progresso degli anni 1973-78 (estati fresche e piovose), il ghiacciaio è sempre arretrato, con intensità crescente soprattutto negli anni 2000 (-28.5 m/anno nel 2003, anno più sfavorevole della serie).

Un momento delle misure di variazione frontale tramite
rotella metrica al segnale A3C (f. SMI, 6 settembre 2010).

Variazioni frontali al ghiacciaio Ciardoney. I valori annuali sono espressi
come media delle misure condotte dai diversi segnali frontali (attualmente 2).


Oggi, la disponibilità dei dati meteorologici consente dunque di studiare meglio le correlazioni tra il clima locale e le variazioni del ghiacciaio, particolarmente sensibile da un lato alle precipitazioni invernali (ottobre-maggio), dall'altro a temperatura e radiazione solare estive (giugno-settembre).

 

 

MAGGIORI DETTAGLI:
Stazione meteorologica al ghiacciaio Ciardoney, dato online

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