Mercoledì 5 giugno
2024, in una delle pochissime giornate dal tempo stabile e soleggiato
di questo periodo sulle Alpi occidentali, gli operatori della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale
del Gran Paradiso hanno condotto i consueti rilievi di
spessore e densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio
di massa invernale sul ghiacciaio Ciardoney, in collaborazione
con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del
Comitato
Glaciologico Italiano.
Ne è emerso un quadro di nevosità straordinaria a scala trentennale,
grazie al radicale cambiamento di configurazione meteorologica che da
febbraio 2024 ha portato ripetute e abbondanti precipitazioni.
.JPG)
Ore 8:00, veduta dal Colle Ciardoney in direzione Sud: favorite
dall'elevata umidità relativa nei bassi strati atmosferici, nubi
cumuliformi si affollano sui rilievi delle medie-basse valli Orco e di
Lanzo; sopra i 2500 m il cielo è perfettamente sereno grazie al
temporaneo apporto di aria più asciutta da Ovest-Nord-Ovest e al
rinforzo di un promontorio che garantisce una relativa stabilità e
inibisce lo sviluppo di rovesci in un periodo frequentemente
perturbato e temporalesco.
stagione nevosa 2023-24: MOLTO scarsa fino a INIZIO febbraio,
poi RAPIDO E straordinario recupero
con le precipitazioni primaverili
Dopo
l'eccezionale "magra nevosa" che ha caratterizzato i primi
anni 2020 su tutte le Alpi, anche la stagione di accumulo 2023-24
pareva ormai destinata a trascorrere in netto deficit per lo meno sul
versante padano della catena montuosa, mentre a fine autunno 2023 ostinati flussi umidi
occidentali avevano scaricato importanti precipitazioni sul versante
franco-svizzero e sull'alta Valle d'Aosta, benché con anomali episodi
di pioggia talora fino a 2000-2500 m (in particolare l'11 dicembre
2023).
Lungo le montagne che coronano la Valpadana occidentale fino alla
prima decade di febbraio 2024 la neve era pressoché assente e molto
scarsa anche nei bacini glaciali oltre i 2500 m, sia per la
carenza di precipitazioni dovuta a prevalenti regimi nord-occidentali
con condizioni di foehn, sia per le temperature spesso primaverili (25
°C il 4 febbraio a Susa e dintorni).
Tuttavia in seguito, e soprattutto da fine febbraio,
prendeva forma un radicale cambiamento di configurazione meteorologica
a scala continentale, con il ritorno di ricorrenti depressioni
sull'Ovest europeo in grado di trasportare a più riprese masse
d'aria umida marittima dai quadranti meridionali verso il pendio
sudalpino, situazione che era quasi completamente mancata negli
inverni 2021-22 e 2022-23.
Con i flussi miti di libeccio o scirocco sotto i 1000 m
ha prevalso la pioggia, ma alle quote superiori si sono susseguite
numerose nevicate di particolare abbondanza sulle Alpi tra
Piemonte e bassa Valle d'Aosta, il 26-28 febbraio, il 2-4, 9-10 e
30-31 marzo, l'1-2 e il 14-16 maggio 2024.

Lo spettacolare innevamento presente a metà marzo 2024 a Ceresole
Reale
(Valle Orco, Gran Paradiso): 160 cm di neve al suolo alla diga IREN
sia il 4 sia il 10 marzo, valore che non era più stato misurato dal
febbraio 2014
(f. Pierluigi Cullino).
I medesimi episodi sciroccali sono stati accompagnati da ripetuti
trasporti di polvere sahariana che ha colorato di ocra le
precipitazioni e il manto nevoso, e soprattutto l'episodio del 30
marzo 2024 è stato tra i più appariscenti degli ultimi decenni per
entità della deposizione, dopo quello del 21 febbraio 2004. La
ricorrenza di tali trasporti di polvere desertica verso l'Europa è
stata
insolitamente elevata nei primi Anni Duemilaventi.
La frequenza e abbondanza delle precipitazioni ha fatto
sì che quella del 2024 risultasse, secondo Arpa Piemonte, la
primavera più bagnata in almeno un settantennio a livello
regionale, con il determinante contributo soprattutto degli
straordinari apporti di
pioggia e neve sull'alto Piemonte. Ma l'eccezionalità ha riguardato
vaste zone a Nord del Po: all'osservatorio di Milano-Brera, mai nella
serie di misura cominciata nel 1764 erano caduti 612 mm d'acqua nel
trimestre marzo-maggio (fonte:
Arpa Lombardia).
A livello locale, sul versante piemontese del Gran Paradiso,
l'anomalia pluviometrica è stata un po' meno marcata ma pur sempre
considerevole e vicina ai record di lungo periodo. Nella serie meteorologica storica di
Locana-Rosone
(dati
IREN
Energia integrati con dati
Arpa Piemonte), rappresentativa della
regione climatica in cui il Ciardoney ricade, i 960 mm di pioggia e neve fusa totalizzati
nel quadrimestre febbraio-maggio 2024 corrispondono a
2,2 volte la norma del
trentennio di riferimento 1991-2020, e dall'inizio delle misure nel
1938 sono secondi - per questo periodo dell'anno - solo al caso del
febbraio-maggio 1981 (1046 mm). Curiosamente, anche all'epoca si
usciva da un inverno particolarmente secco.
Alla stazione meteorologica sulla piana proglaciale del Ciardoney
(2850 m) fino a inverno avanzato le uniche nevicate di qualche
importanza si erano verificate a inizio novembre 2023, il 30 novembre
e l'8-9 gennaio 2024, tanto che - anche con il contributo erosivo di
frequenti e impetuose burrasche di vento da Nord-Ovest - lo strato di neve
è divenuto estremamente esiguo, pari ad appena
10 cm tra il 6 e l'8 febbraio, minimo per il periodo nella breve
serie di tele-osservazione da webcam avviata nell'autunno 2012, e
dunque ancor meno di quanto si misurava, negli stessi giorni, nel
"terribile" 2022 (55 cm).
In seguito, a una prima corposa nevicata il 9-11
febbraio 2024 (55 cm di neve fresca), si sono aggiunti gli ulteriori e
intensi eventi nevosi già citati sopra. Così lo spessore del manto
nevoso è rapidamente cresciuto fino a superare i 200 cm in occasione
dell'episodio del 2-4 marzo (soglia che non si era più raggiunta dalla
primavera 2020) e i 300 cm il 1° aprile (Pasquetta), fino a un
massimo stagionale di 375 cm il 2 maggio, peraltro valore più elevato
nella serie dal 2012 che supera seppur di poco i 370 cm del 3
aprile 2017.
Dunque, sorprendentemente, in poco meno di tre mesi si è passati da
un estremo (minimo) di innevamento a quello opposto (massimo) in
12 anni di osservazioni, campione di dati certamente ancora molto
breve, ma già sufficiente a delineare un comportamento peculiare e
insolito.
Dopo il periodo estremamente caldo della prima metà di
aprile 2024 - con effetti tuttavia ancora poco marcati sulla
conservazione della neve alla
quota del ghiacciaio, rimasta intorno a 250 cm di spessore - il susseguirsi di
periodi freschi e perturbati a fine primavera (maggio 2024 al
Nord Italia è stato 0,25 °C sotto la media 1991-2020, secondo il
CNR-ISAC) e l'assenza di
ulteriori precoci slanci estivi hanno
favorito un certo ritardo
nell'avvio della fusione nivale che, a differenza di molti anni
recenti, tuttora è solo blandamente cominciata intorno a 3000 m di
altitudine.

Andamenti giornalieri dell'altezza della neve al suolo all'asta
nivometrica presso la stazione meteorologica al Ghiacciaio Ciardoney (teleosservazioni da
webcam) nelle stagioni dalla 2012-13 in poi: la linea spessa color
prugna del
2023-24 nella prima parte della stagione di accumulo si è collocata in
prossimità o sotto i minimi osservati nel precedente periodo undecennale
(la serie di osservazione è breve, ma si può comunque definire tale
situazione come molto rara, sulla base di altre serie di misura alpine
più longeve). Dopodiché da febbraio 2024 l'incalzante susseguirsi di
copiose nevicate ha determinato un sorprendente incremento di spessore
del manto nevoso fino ai 375 cm del 2 maggio, massimo della serie.
Passato il culmine della stagione di accumulo, l'assenza di rilevanti
ondate di calore si traduce per ora in una perdita relativamente lenta di spessore
della neve, che si mantiene intorno ai massimi del periodo osservato,
situazione simile al caso del 2013.
Curiosamente, in meno di tre mesi si è passati da un estremo (minimo)
a quello opposto (massimo) di spessore nevoso nella serie dal 2012.

Confronto tra le altezze della neve al suolo
teleosservate da webcam (asta nivometrica) e quelle rilevate
automaticamente dal nivometro a ultrasuoni Campbell operativo dal
2023. L'accordo tra le due serie è ottimo (r2 = 0,996) e la
tendenza del sensore automatico a rilevare valori inferiori rispetto
all'asta (media settembre 2023-maggio 2024: -13%) va interpretata non
tanto come una vera e propria sottostima, ma in prevalenza come
l'effetto della morfologia locale del substrato sull'accumulo nevoso.
.JPG)
5 giugno 2024, Colle Ciardoney (3119
m): il rilievo con sonda da valanga evidenzia un notevolissimo
spessore nevoso di 610 cm, in parte - come di consueto in prossimità
della sella - dovuto all'azione di accumulo dovuta al vento. Molto
localmente si è misurato perfino un valore di 690 cm, ritenuto
tuttavia poco rappresentativo.
Nell'immagine, la lunghezza dell'asta utilizzata per le misure (7,5
metri), ottenuta avvitando gli elementi di più sonde, dà un'idea
dell'imponenza della coltre nevosa.

Misure di spessore nevoso al Colle
Ciardoney, punto più elevato del ghiacciaio
e spartiacque Soana-Orco. Sullo sfondo, al centro, la piramide della
Rosa dei Banchi (3164 m), sovrastante Campiglia Soana e Piamprato.
SUL GHIACCIAIO DA 4 a 6 metri di neve,
EQUIVALENTI in media a oltre 3 metri d'ACQUA:
valori simili solo nel 1993 e 2001, a scala trentennale
Le misure del 5 giugno, al termine della stagione di
accumulo 2023-24, hanno evidenziato spessori
di neve di rara entità sul ghiacciaio, compresi tra i 610 cm
del Colle Ciardoney (3119 m) e i 410 cm del sito di misura n. 4
(3008 m, settore mediano in destra orografica). Localmente, tra i siti 3 e 4,
si è misurato uno spessore minimo di 385 cm.
Lo spessore nevoso medio (498 cm) è tra i più
elevati dall'inizio delle misure di bilancio di massa al Ciardoney nel
1992, secondo solo al caso del 2001 (media 510 cm il 26 maggio,
dieci giorni prima della data del sopralluogo 2024).

Serie degli spessori medi del manto
nevoso rilevati sul ghiacciaio durante il sopralluogo di fine
primavera (medie dei siti di misura, variabili in numero tra 5 e 7
negli anni). Attenzione: la data è mobile, poiché - a causa di fattori
meteorologici e logistici - non è possibile organizzare la missione
sempre nello stesso giorno dell'anno. La data mediana di rilevamento è
l'8 giugno, e nel 54% dei casi ricade nella prima decade del mese. Gli
estremi del periodo di calendario sono il 26 maggio (1993, sopralluogo
più precoce) e il 23 giugno (2008, sopralluogo più tardivo).
Per quanto affetta da questa disomogeneità, la serie dà comunque
un'idea della situazione nivometrica al termine della stagione di
accumulo. Gli anni con gli spessori medi rispettivamente più elevato e
più scarso, peraltro in date molto vicine, sono il 2001 (510 cm) e il
2022 (104 cm). Il 2024 è secondo tra quelli con gli spessori
maggiori (498 cm), ma in data un po' più tardiva rispetto al 2001,
per cui le due annate si possono considerare grosso modo equivalenti.
Le densità della neve sono state desunte dal
carotaggio del manto lungo tutto il suo spessore tramite carotiere
Valtecne in due punti,
ottenendo valori di ben 700 kg/m3 al
Colle Ciardoney e 660 kg/m3 nel settore mediano, ben
superiori alla media delle misure omogenee condotte con questo tipo di
carotiere nel periodo 2012-2023 (495 kg/m3), e
anch'essi tra
i più elevati della
serie più che trentennale.
Densità >= 650 kg/m3 si erano riscontrate anche nei
rilievi tardo-primaverili di alcuni anni recenti, nel 2016, 2017,
2019 e 2021 al Colle Ciardoney (sito caratterizzato da maggiore
compattazione del manto anche a causa di accumuli eolici), nonché nel 1992 al
sito n. 3 e nel 2018 al sito n. 4, entrambi nel settore mediano del
ghiacciaio.
Il valore del 1992 fu ottenuto con carotiere SIPRE
in collaborazione con il glaciologo Louis Reynaud (1943-2016)
dell'allora LGGE di Grenoble (ora
IGE,
Institut des Géosciences de l’Environnement), tutti gli altri più recenti con carotiere
Valtecne.

Scavo della "trincea" per la misura
di densità del manto nevoso al Colle Ciardoney. Volendo campionare
tutto lo spessore della neve (610 cm) fino a incontrare il livello di
ghiaccio rimasto scoperto a settembre 2023, ed essendo il carotiere
Valtecne lungo tre metri, occorre scavare fino a 310 cm dalla
superficie.
In letteratura,
Zhao et al. (2023) riportano una densità media della neve
nell'emisfero Nord di 275 kg/m3, con valori più elevati
nelle regioni montuose a clima marittimo dell'Ovest americano (363
kg/m3), sottolineando tuttavia la grande variabilità del
parametro in base a fattori geografici e meteo-climatici, al periodo
dell'anno e all'età della neve. Sempre nelle catene costiere
pacifiche, in condizioni non così lontane da quelle che hanno generato
le copiose nevicate da scirocco della primavera 2024 al Sud delle
Alpi, la media delle densità di giugno si avvicina a 500 kg/m3,
con punte vicine a 600 kg/m3.
Densità dell'ordine di grandezza di quelle osservate al Ciardoney nel
2024, fino a 700-800 kg/m3, sono attribuite da
Muskett (2012) alla neve molto bagnata (very wet snow) e al
firn, ovvero lo strato di neve sopravvissuta ad almeno
un'estate, senza ancora trasformarsi in ghiaccio.
Nel nostro caso gli strati interni non erano ancora particolarmente
intrisi d'acqua, dopo una fine primavera relativamente fredda
in quota, né la neve si è ancora trasformata in firn, ma riteniamo
che i valori rilevati quest'anno e in alcune
altre occasioni al Ciardoney - superiori a quelli desunti
il 28 maggio 2024 sul Ghiacciaio del Grand Etret con il
medesimo carotatore dal Corpo di Sorveglianza del Parco nazionale Gran
Paradiso (media 439 kg/m3) - ancorché insoliti e ai
limiti superiori di quanto noto in letteratura, siano spiegabili con:
1) la presenza di numerose e tenaci croste interne (neve a elevata coesione),
talora con presenza di ghiaccio quasi vitreo,
rinvenute negli strati intermedi del manto e imputabili probabilmente
sia all'azione del vento sia a parziali cicli di
fusione-rigelo superficiale, poi sepolte dalle nevicate tardo
primaverili; questi livelli notevolmente induriti e compatti nel profilo del manto
nevoso hanno reso molto lunghe e faticose le operazioni di scavo,
carotaggio ed estrazione dei campioni di neve da pesare (tre ore e
mezza di lavoro di quattro persone per il solo sito del Colle
Ciardoney);
2) i notevoli spessori della neve (fin oltre 6 m),
probabilmente all'origine di un'ulteriore compattazione e
densificazione del manto nevoso soprattutto nei suoi strati
basali, più di quanto non avvenga nella maggior parte dei
campionamenti disponibili al mondo.
Successive misure svolte l'8 giugno 2024 dal
Servizio Glaciologico Lombardo hanno mostrato densità del manto
nevoso tra 500 e 700 kg/m3 anche al Ghiacciaio del Lupo,
sulle Alpi Orobie Valtellinesi.
Ecco il dettaglio delle misure (le quote dei punti sono
riferite ai
rilievi di precisione 2023):
Spessore
Acqua
neve (cm) equivalente (mm)
sito n. 1 (Colle Ciardoney, 3119 m)
610
4276
sito n. 2 (3046 m) 490
3239
sito n. 3 (2991 m)
425
2809
sito n. 4 (3008 m)
410
2710
sito n. 6 (2953 m)
475
3140
La concomitanza di spessori e densità della neve
estremamente elevati ha determinato un primato dell'accumulo
specifico, ponderato sull'intera superficie
glaciale, nella serie dal 1992: ben 3150 mm di acqua equivalente
(SWE, Snow Water Equivalent), largamente superiore
(+115%) alla media del periodo omogeneo delle stagioni dalla 2011-12
alla 2022-23 in cui è stato utilizzato il tubo carotiere Valtecne (1466
mm).
Tuttavia, proprio perché le misure degli anni antecedenti al 2011 -
eseguite con carotieri differenti - potevano essere soggette a
sottostime, non è escluso che valori di SWE analoghi a quelli di fine
primavera 2024 si siano potuti verificare anche negli stessi periodi
del 1993 e 2001, e forse 2009.

Serie degli
accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm
di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92:
il valore di 3150 mm del 2023-24 è più che doppio rispetto alla media del periodo
2012-2023.
L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse
potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli
invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il
2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"). Eventuali disomogeneità
nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano
peraltro
la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della
sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.
Il dato di accumulo ottenuto è pari a 2,6 volte le precipitazioni raccolte
tra il
1° ottobre 2023 e il 31 maggio 2024
dai pluviometri
IREN Energia e
ARPA Piemonte
nei fondovalle limitrofi (Rosone, Sparone, Piamprato):
è normale che in alta quota gli apporti
siano superiori che a fondovalle (media
stagioni da 2011-12 a 2022-23: accumulo 1,7 volte superiore sul
Ciardoney), ma stavolta il divario è stato
di gran lunga accentuato
probabilmente dalle marcate situazioni di sbarramento da Sud con
notevole incentivazione delle precipitazioni con la quota. Il
precedente massimo era stato di 2,4 volte nel 2013-14, altra stagione
di ricorrenti precipitazioni sciroccali.
.JPG)
.JPG)
Alessio Golzio (socio SMI e
meteorologo Arpa
Piemonte), Raffaella Miravalle e Vittorio Saccoletto (guardaparco
PNGP e rilevatori
AINEVA) provvedono
al faticoso scavo della trincea nivometrica al Colle Ciardoney.
.JPG)
Inserimento del tubo carotiere
Valtecne nel manto nevoso.
.JPG)
Estrazione dei campioni
di neve per la pesatura.

Alessio Golzio (SMI,
Arpa Piemonte)
pesa un campione
di neve con il dinamometro.
.JPG)
Raffaella Miravalle (guardaparco
PNGP e rilevatrice
AINEVA)
durante le operazioni di carotaggio del manto nevoso.
.JPG)

.JPG)
Altre immagini delle lunghe operazioni
di scavo della trincea
e carotaggio del manto nevoso.
.JPG)
Lungo il profilo del manto nevoso
sono stati riscontrati tre principali livelli con deposizione di
polvere sahariana, il più evidente e spesso dei quali, tra 232 e
244 cm di profondità rispetto alla superficie, riconducibile
all'episodio del 30 marzo 2024 (sabato di Pasqua). Per ora questi
strati colorati di giallo-ocra sul ghiacciaio sono ancora coperti da
circa un metro di neve bianca e "pulita" caduta in seguito, ma quando
- più avanti nell'estate - affioreranno, abbasseranno l'albedo della
superficie nevosa facendola diventare meno riflettente e
accelerando la fusione della neve.
A onor del vero, dopo la missione del 5 giugno, la caduta di pioggia
carica di polvere sahariana ha un po' "sporcato" la superficie della
neve nel pomeriggio-sera del giorno 8, ma non ai livelli degli episodi
nevosi primaverili.
.JPG)
Nel corso della mattinata del 5 giugno
2024 i cumuli risalgono dalla Val Soana, ma il rinforzo
dell'anticiclone e una lieve ventilazione di aria più asciutta da
Ovest-Nord-Ovest in quota ne limita lo sviluppo, relegandoli alle
porzioni medio-basse dei valloni limitrofi, così il ghiacciaio rimane
sempre al sereno.

.JPG)
Ore 11:30, terminati i lavori al Colle Ciardoney, la squadra si
avvia lungo il ghiacciaio per compiere un successivo rilievo di
densità e l'ordinario controllo della stazione meteorologica.
.JPG)
.JPG)
Anche nell'inverno 2023-24 la
stazione automatica Campbell ha funzionato perfettamente, e nessuna
registrazione dei dati (intervallo 10 minuti) è andata perduta. Il
download locale delle immagini della webcam e dei dati meteo ha
permesso di ovviare alla mancata trasmissione a valle avvenuta per
temporanei problemi di rete tra il 3 e il 14 maggio.

Ghiacciaio Ciardoney, andamento
della radiazione solare globale e della temperatura alla stazione
meteorologica (2850 m) dal 1° settembre 2023 al 5 giugno 2024. Dopo la
chiusura del bilancio di massa 2023 il 14 settembre, uno straordinario
caldo fuori stagione è proseguito fino a inizio ottobre (Tmax 15,8 °C
il 1° ottobre 2023). L'inverno è trascorso senza importanti ondate di
freddo, e non è stata oltrepassata la soglia dei -20 °C (Tmin
stagionale di -18,9 °C il 20 gennaio 2024). Più appariscente, in
proporzione, la fase fredda della seconda metà di aprile 2024 (-15,6
°C il 25 aprile).

Velocità medie e massime del vento (in alto nella figura) e
direzioni di provenienza
(in basso) dal 1° settembre 2023 al 5 giugno 2024 (registrazioni ogni
10 minuti).
Si noti l'elevata frequenza di tempeste di vento da Ovest tra novembre
e dicembre 2023, culminate nel notevolissimo episodio del 22 dicembre
(raffica di 195 km/h, a cui il traliccio della stazione meteorologica
e i sensori hanno egregiamente resistito).
L'anemometro "a ventola" Young ha mostrato ottime performance,
bloccandosi a causa della formazione di croste di ghiaccio solo nel 2%
del tempo durante l'inverno, un valore molto basso in relazione alle
severe condizioni dell'alta quota.

La rosa dei venti elaborata sullo
stesso intervallo 1° settembre 2023 - 5 giugno 2024 mostra la consueta
canalizzazione Ovest-Est delle correnti lungo l'asse dell'alto Vallone
di Ciardoney. Le direzioni di provenienza tra W-SW, W e W-NW (venti da
Ponente a grande scala, o brezze locali in discesa dal vicino
ghiacciaio) caratterizzano circa un terzo delle osservazioni.
.JPG)
5 giugno 2024: l'asta nivometrica
indica 290 cm di neve al suolo.

Considerando la data del 1° giugno,
inizio convenzionale dell'estate meteorologica, i 295 cm di neve al
suolo presenti nel 2024 si pongono ai massimi della breve serie di
tele-osservazione da webcam, insieme al caso del 2013. La
variabilità interannuale è molto elevata:
due anni fa, a seguito di una misera stagione di accumulo e di un
maggio dai caratteri già estivi, la neve eccezionalmente era ormai
scomparsa, e iniziavano le fioriture delle piante pioniere a breve
distanza dalla fronte glaciale.

5 giugno 2024: il vallone di Ciardoney
a valle della stazione meteorologica. Al centro il dosso su cui si
trova il Bivacco Revelli (2604 m), in basso a destra il rock-glacier
di Geri, i cui cordoni rocciosi sono ancora completamente sepolti
dalla neve. Sullo sfondo i piani della Valletta e delle Mule (2400 m
circa), dove ormai affiorano in superficie i livelli di polvere
sahariana delle nevicate primaverili. La copertura nevosa, per la
stagione, è più estesa di quanto usuale negli ultimi decenni, e si
spinge fino a 2200-2300 m sui versanti esposti a oriente.
il notevole innevamento in quota
non e' in contrasto con il riscaldamento globale
L'inusuale spessore del manto nevoso ad alta quota
sulle Alpi nella primavera 2024 non è in contrasto con il
riscaldamento globale, che anzi procede a ritmo accelerato con
preoccupanti sequenze di record di temperatura atmosferica e marina.
Infatti il servizio di monitoraggio satellitare europeo Copernicus
indica che
maggio 2024 è stato il dodicesimo mese consecutivo a stabilire un
nuovo primato mondiale di caldo, sia dell'aria sia degli oceani, e
da giugno 2023 l'atmosfera è stata mediamente 1,62 °C più calda
rispetto all'era preindustriale (1850-1900).
Il notevole innevamento attuale è il risultato non
di un periodo più freddo del solito (salvo una temporanea anomalia
fresca tra metà aprile e fine maggio 2024, localizzata in Europa
centro-occidentale ove insiste tuttora una situazione di blocco
atmosferico con ricorrenti depressioni), ma di precipitazioni primaverili
particolarmente frequenti e abbondanti, talora ai massimi storici
per quantità al Nord Italia e molto sopra media anche sul versante
piemontese del Gran Paradiso.

Precipitazioni giornaliere (istogrammi blu) e cumulate (linea verde
scuro) nel 2024 in Piemonte (media regionalizzata), confrontate con la
cumulata normale 1991-2020 (linea verde più chiara). Sulla regione in
poco più di cinque mesi è caduto il doppio della precipitazione
normalmente attesa (+94%), pari a quanto si dovrebbe rilevare da
gennaio a ottobre (fonte:
Arpa Piemonte).
Come mostrano - qui sotto - il grafico relativo al
Piemonte, e la carta riferita all'Europa, finora il 2024
(gennaio-maggio) sta trascorrendo complessivamente più caldo della
media, e non a caso nevicate di inusuale abbondanza hanno
interessato solo la fascia di media-alta montagna delle Alpi,
sopra i 1300-1500 m, mentre su gran parte della Valpadana l'inverno
2023-24 è passato completamente senza neve (sia per l'iniziale
scarsità di precipitazioni, sia per le temperature troppo elevate che
durante gli eventi perturbati sciroccali hanno relegato il limite
pioggia-neve quasi sempre oltre i 1000 m).

Temperature medie giornaliere nel 2024 in Piemonte (media
regionalizzata, pianura e montagna), confrontate con la norma
1991-2020. In rosso i periodi più caldi del normale, in blu quelli più
freddi. Fino a metà aprile hanno prevalso le anomalie termiche
positive, e solo nella seconda metà della primavera si sono susseguite
fasi più fresche del solito, specie nella terza decade di aprile.
Queste stanno certamente facilitando un avvio relativamente lento
della fusione nivale sul ghiacciaio, ma non hanno avuto un ruolo
determinante nella formazione del cospicuo manto nevoso della
primavera 2024, poiché gran parte delle copiose nevicate, associate a
flussi miti marittimi, sono avvenute già tra fine febbraio e marzo con
temperature vicine alla norma o perfino superiori (fonte:
Arpa Piemonte).

Anomalie termiche del periodo gennaio-maggio 2024 in Europa al livello
isobarico di 700 hPa, corrispondente a circa 3000 m, quota a cui si
trova il Ghiacciaio Ciardoney. Le temperature sono ovunque sopra
media, soprattutto tra Africa NW e Spagna e sul Centro-Est europeo.
Sulle Alpi occidentali le anomalie sono comprese tra +1,2 °C e +1,5
°C, secondo le reanalisi NCEP/NCAR. Più blanda l'anomalia calda tra
isole britanniche e Francia, dove maggiormente ha pesato il periodo
più fresco della tarda primavera (fonte:
PSL-NOAA).

Restringendo l'analisi alla seconda metà della primavera (15 aprile-31
maggio 2024) emerge in effetti l'anomalia fredda centrata tra Francia
e Alpi occidentali, a causa di una situazione di blocco che propone il
continuo rinnovarsi di depressioni e "gocce fredde" in quota. Questa è stata sicuramente favorevole a una
maggiore conservazione della neve caduta in gran copia in alta
montagna, ma non così determinante nella formazione dello stesso manto
nevoso, già assai consistente in marzo con temperature
complessivamente superiori al normale, in una stagione in cui la
caduta di neve a 3000 m è comunque pressoché garantita anche in
assenza di anomalie fredde
(fonte:
PSL-NOAA).
Nonostante particolari episodi secchi come quelli del 2021-2023, le
analisi climatiche di lungo periodo indicano che mediamente gli
inverni alpini, come peraltro atteso anche in futuro, stanno
diventando più ricchi di precipitazioni, le quali - quando e dove le
temperature lo permettano ancora - possono tradursi in copiose
nevicate (vedi
Frei et al., 2018, per gli scenari futuri che confermano la
tendenza degli inverni alpini a divenire più umidi, potenzialmente con
nevicate più abbondanti, ma solo ad alta quota; in netta diminuzione a
valle). La maggiore disponibilità di vapore acqueo nell'aria a causa
dell'atmosfera e degli oceani più caldi, nonché variazioni nella
circolazione atmosferica, possono concorrere a precipitazioni più
estreme.
L'aumento delle precipitazioni medie invernali al Nord
Italia atteso nei prossimi decenni è ben delineato anche negli scenari
climatici proposti dal
CMCC, Centro
Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (carte qui sotto).

Mappe di variazione delle precipitazioni medie stagionali in Italia,
ottenute dal modello di ensemble EURO-CORDEX secondo gli scenari RCP4.5
e RCP8.5 per il periodo 2021-50 rispetto al trentennio di riferimento
1981-2010. Nei prossimi decenni, in entrambi gli scenari, sono
previsti aumenti degli apporti medi in inverno al Nord e in autunno
sul versante adriatico; diminuzioni al Sud eccetto in autunno, estese
a tutta la penisola in estate, marginali al Nord.
Proprio per questo (e non certo per condizioni più fredde) dalle
analisi di
Matiu et al. (2021) si nota come, pur in un quadro di
netta riduzione degli spessori medi del manto nevoso sulle Alpi nel
periodo 1971-2019, alcune località sopra i 2000 m mostrano
tendenze all'aumento dell'altezza media della neve al suolo nei mesi
centrali dell'inverno.
Tuttavia le stagioni primaverili ed estive sempre più calde
determinano, ovunque e a tutte le quote, una più rapida scomparsa
del manto nevoso, che nell'ultimo ventennio ha toccato un minimo di
durata in almeno sei secoli sulle Alpi, secondo uno studio di
Carrer et al. (2023) basato sulla dendrocronologia dei ginepri.
In poche parole: i ghiacciai si ritirano non per minori nevicate in
alta montagna, ma per l'accelerata fusione ed esaurimento della neve
che espone le superfici glaciali alla radiazione solare e alle ondate
di calore per periodi più lunghi durante l'estate.
SCENARI PER L'ESTATE 2024: pressoche' certe perdite
di massa inferiori agli anni recenti,
mENo probabile un bilancio positivo
Senza lanciarci in azzardate previsioni, data la
generosa situazione nivometrica attuale - e considerato che
all'orizzonte, almeno fino al 20 giugno, non sono in vista
significative ondate di caldo - è ragionevole immaginare che il
Ghiacciaio Ciardoney così come molti altri delle Alpi occidentali
rimarrà coperto di neve ancora a lungo, fino alle settimane
centrali dell'estate 2024.
Nel loro aggiornamento di giugno, gli scenari
stagionali di temperatura del trimestre luglio-settembre 2024 (previsione
multi-modello C3S - Copernicus Climate Change Service) indicano il
ritorno di temperature sopra media al livello di 850 hPa (circa 1500
m), con elevata probabilità (>70%) che le medie trimestrali
ricadano nel terzile superiore della distribuzione statistica, dunque
un'estate-inizio autunno decisamente caldi.
Se così fosse, peraltro con la concomitanza di una riduzione
dell'albedo dovuta alla presenza di polveri sahariane sulla neve, il
manto nevoso attualmente presente potrebbe esaurirsi piuttosto
rapidamente nella seconda metà dell'estate almeno su parte del
ghiacciaio, ma in ogni caso - salvo situazioni eccezionali a oggi non
prevedibili - le eventuali perdite di massa glaciale saranno
inferiori a quelle (drammatiche) di molti anni recenti.
Meno probabile invece il verificarsi di un bilancio di massa positivo,
come avvenuto - in 32 anni di misure - solo nell'anno idrologico
2000-01.
Staremo a vedere, e ne riparleremo a settembre.

Secondo l'emissione di giugno delle previsioni stagionali
multi-modello C3S, le probabilità che le temperature medie del
trimestre luglio-settembre 2024 ricadano nel terzile superiore della
distribuzione statistica, delineando un'estate molto calda, sono
superiori al 70% in Europa meridionale.
.JPG)
Il gruppo di lavoro impegnato nelle
misure del 5 giugno 2024 al Ghiacciaio Ciardoney: da sinistra,
Vittorio Saccoletto e Raffaella Miravalle (guardaparco
PNGP e rilevatori
AINEVA), Alessio
Golzio (socio SMI e meteorologo
Arpa Piemonte)
e Daniele Cat Berro
(SMI/Redazione Nimbus e
Comitato
Glaciologico Italiano).
gRAZIE A...
... IREN Energia
per il consueto e fondamentale supporto logistico alla missione, all'Ente
Parco nazionale Gran Paradiso per la collaborazione tramite il
proprio corpo di sorveglianza; al prof. Michele Freppaz
(docente di pedologia e nivologia all'Università di Torino), nonché a
Riccardo Scotti e Davide Colombarolli (Servizio
Glaciologico Lombardo) per la condivisione di informazioni, dati e
riflessioni sulle densità del manto nevoso.
Segui in in tempo reale la situazione
sul Ghiacciaio Ciardoney (dati
meteo e webcam)
Devolvi il 5 per mille alla SMI,
sosterrai le ricerche sul Ghiacciaio Ciardoney!

|