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 Arcobaleni e fenomeni ottici
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2024: INVERNO TRA I PIU' MITI, FIORITURE PRECOCI 
(foto di Elisa Davì)
L'inverno 2023-24 sulle Alpi si sta chiudendo come uno dei più caldi nelle serie di osservazioni secolari, simile ai casi record del 2006-07 e 2019-20, a causa dell'alternarsi di anticicloni subtropicali, afflussi miti da Ovest e situazioni di foehn sul versante padano. Episodi ravvicinati di temperature primaverili  hanno determinato fioriture anticipate talora di un mese rispetto al solito, come questo albicocco ripreso il 15 febbraio 2024 a Susa, località che il 25 gennaio aveva stabilito un nuovo primato di temperatura massima giornaliera per tutto il trimestre invernale (25,0 °C) dell'inizio delle misure Arpa Piemonte nel 1990.
 

11 GENNAIO 2022: TEMPORANEO FREDDO DA NORD-EST IN ITALIA
(foto di Davide Santini, socio SMI)

Intorno al 10 gennaio 2022 si è verificato uno dei pochi (e appena ordinari) episodi freddi di questo inverno in Italia. Al seguito della depressione "Doreen" in rotta dal Mare del Nord verso il Mediterraneo orientale, dapprima si sono verificate nevicate fin su pianure e coste della Romagna e sulle colline del Centro il giorno 9, poi forti venti di bora e grecale hanno battuto specialmente le regioni adriatiche, i crinali appenninici e il Sud. Al ritorno del sereno, l'apporto di aria fredda e situazioni di inversione termica al suolo hanno generato estese gelate notturne in Valpadana, talora con formazione di galaverna, come nell'immagine ripresa al mattino dell'11 gennaio a Noviglio, tra Milano e Pavia.
 

FEBBRAIO 2020: LA PRIMAVERA IN INVERNO
(di Paolo Rosazza Pela)

Da fine dicembre 2019 anticicloni subtropicali prevalgono in Europa centro-meridionale generando tempo stabile, soleggiato e troppo mite. A tratti il cedimento delle alte pressioni lascia scorrere rapide perturbazioni nord-atlantiche da Nord-Ovest che sul versante sudalpino si traducono in venti di foehn, situazione che accresce ulteriormente l'anomalia calda e secca. A Torino-Consolata (fonte: ARPA Piemonte) non sono caduti che 1,2 mm d'acqua dal 1° gennaio all'11 febbraio 2020 (se, come è possibile, proseguirà asciutto fino a fine mese, ci sarà un solo precedente in gennaio-febbraio nella serie dal 1803, quello del 1878 con 0,7 mm). All'osservatorio di Moncalieri la temperatura media dal 1° dicembre 2019 (5,7 °C) già supera di 2,5 °C la norma 1981-2010, e di 0,5 °C il precedente primato secolare dell'inverno 2006-07 (considerando lo stesso intervallo fino all'11 febbraio). All'orizzonte non ci sono cambiamenti di configurazione a scala europea, intanto i crochi fioriscono con oltre un mese d'anticipo, come nella foto di Paolo Rosazza Pela scattata il 2 febbraio nei prati di Tollegno, presso Biella (420 m).
 

TRAMONTANA E CALABROSA SULL'APPENNINO LIGURE
(di Davide Notti)

A fine dicembre 2019 un effimero sbuffo d'inverno ha interessato l'Italia da Nord-Est (soprattutto lungo l'Adriatico e al Sud), prima del ritorno di un mite e tenace anticiclone. L'ingresso di venti orientali moderatamente freddi e umidi in Valpadana ha addensato strati nuvolosi bassi, più persistenti sul Piemonte lunedì 30 dicembre. Sul crinale appenninico tra Alessandrino e Liguria soffiava la tramontana (61 km/h al Passo del Turchino, secondo ARPAL) e alla stazione meteorologica delle Capanne di Marcarolo (780 m, ARPA Piemonte) la temperatura è rimasta intorno a -2 °C anche in pieno giorno. Nello strato nebbioso il congelamento delle goccioline d'acqua sopraffusa (liquide fintantoché nell'aria, nonostante temperature negative) sospinte dal vento contro gli alberi, ha creato belle formazioni di "calabrosa" (hard rime), deposito di ghiaccio che ricorda la galaverna (soft rime), ma più duro e crostoso (foto ripresa a circa 900 m presso il Monte delle Figne).
 

PRIME NEVICATE COPIOSE SULLE ALPI
(di Gabriele Gallo)

Le perturbazioni di fine ottobre 2018, oltre a effetti disastrosi per alluvioni e tempeste, hanno portato anche le prime abbondanti nevicate sulle Alpi, soprattutto oltre i 2000 m, ma temporaneamente la neve ha imbiancato i boschi ancora in foglia fino a 1000-1200 m, come nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. Non è per nulla raro che i fiocchi scendano a queste quote intorno a Ognissanti, ma in alta montagna l'entità dell'innevamento di questi giorni è davvero inconsueta. Ad esempio nell'Ossola, dove si toccano i 2 m di spessore a 2500 m (non accadeva dal 1966, in questo periodo). Nella foto, una spruzzata di neve al mattino del 31 ottobre 2018 presso Terme di Valdieri (1420 m, Valle Gesso - Alpi Marittime). A differenza di quanto sostiene la tradizione popolare, nevicate precoci sui boschi ancora in veste autunnale non sono necessariamente indizio di un successivo inverno poco nevoso.
GELO DI CAPODANNO 2017 IN PIANURA PADANA
(di Domenico Rosso)

Il 2017 è cominciato con un'alba serena e gelate da inversione termica in Pianura Padana, a seguito del moderato afflusso freddo da Nord-Est del 29-30 dicembre. Poco a Sud di Torino, nelle campagne intorno a Vinovo, banchi di nebbia notturni hanno determinato la deposizione di galaverna sulle piante con temperature minime di circa -5 °C. Il freddo si è ulteriormente intensificato all'Epifania, peraltro senza raggiungere punte inconsuete al Nord Italia (fino a circa -10 °C), e in prevalenti regimi anticiclonici o di venti settentrionali, sulle Alpi centro-orientali la neve continua a scarseggiare. Solo tra Piemonte e Val d'Aosta il manto è più abbondante, talora superiore al metro sopra quota 2000 m.
NEVICATE DI META' OTTOBRE 2016 SULLE ALPI OCCIDENTALI (di Fulvio Adoglio)

La prima metà di ottobre 2016 è stata più fresca del normale sulle Alpi a causa di depressioni alimentate da aria fredda nord-orientale (1-2 °C sotto media): tra il 10 e il 13 del mese alcune nevicate sono scese precocemente fino a circa 1000 m, seguite però da una sciroccata piovosa e da un brusco addolcimento dell'atmosfera. Nell'immagine, circa 20 cm di neve al suolo ammantano le sponde del Lago di Afframont (1986 m, Balme - Valli di Lanzo) e i larici in veste autunnale. Condizioni più temperate (ma spesso umide) sono tornate nella terza decade, e il 25 ottobre è caduta pioggia fino a quote di 3000 m, fatto piuttosto inconsueto in autunno inoltrato.
CROCHI IN FIORE IN VAL CHISONE (ALPI TORINESI)
di Fulvio Adoglio

Dopo un marzo termicamente "tranquillo", i precoci tepori della prima metà di aprile 2016 (anomalie di 2-3 °C al Nord-Ovest italiano) hanno causato una rapida scomparsa della neve sotto i 2200 m sui pendii soleggiati delle Alpi occidentali, lasciando il posto a estese fioriture di Crocus, come in questa immagine ripresa il giorno 18 a Pian dell'Alpe (1900 m), in Val Chisone. Il cielo è limpido e l'aria più fresca dopo il passaggio di un fronte atlantico e la rotazione dei venti a Nord-Ovest.
PRECOCE PRIMAVERA INTORNO ALLA MARMOLADA (DOLOMITI)
di Milos Lago

Dopo un avvio pressoché nella norma, tra aprile e inizio maggio la primavera alpina ha "galoppato" più del dovuto, con poche nevicate e temperature sopra media di circa 2 °C, così il manto nevoso in quota si è rapidamente ridotto. Qui vediamo l'alpeggio Sbrinz (1964 m), presso il Rifugio Fuciade (tra il Passo San Pellegrino e la Marmolada), il 7 maggio 2015: la neve è già scomparsa, i pascoli iniziano a rinverdire, e anche sulle Cime Cadine (2885 m) e il Sasso di Valfredda (3009 m), sullo sfondo, l'innevamento è ormai scarso.

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