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ghiacciaio Ciardoney: forti perdite di massa, MA NON RECORD;
misure radar di spessore glaciale


Daniele Cat Berro, Luca Mercalli - SMI/Redazione Nimbus
18 settembre 2015

Martedì 15 settembre 2015 il team della Società Meteorologica Italiana ha coordinato la campagna di misure di fine estate sul Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), quest'anno particolarmente articolata e comprendente - oltre ai consueti rilievi di bilancio di massa e variazione frontale, e la manutenzione della stazione meteorologica - anche prospezioni georadar per la determinazione degli spessori del ghiaccio, e le riprese di un documentario per l'edizione 2016 della trasmissione RAI - "ScalaMercalli".

15 settembre 2015: prospezione georadar (GPR, Ground Penetrating Radar)
per la determinazione dello spessore del ghiacciaio Ciardoney, a cura di Imageo Srl (f. SMI).
 

Il tempo frequentemente nuvoloso di questo periodo non ha permesso di individuare una giornata dall'atmosfera ottimale, ma la missione si è comunque svolta con successo - nonostante l'andirivieni di nebbie in regime di correnti umide da Sud-Ovest - soprattutto grazie alla ormai trentennale disponibilità di IREN Energia e all'esperienza del pilota di Pellissier Helicopter.


Rosone, ore 8,30: si definisce la logistica delle rotazioni d'elicottero per il trasporto di personale e materiali sul ghiacciaio. A sinistra, Dario Farys, esperto pilota di "Pellissier Helicopter" (f. SMI).

Dopo la seconda estate più calda in oltre due secoli sulle Alpi occidentali, il ghiacciaio era interamente coperto da 10-30 cm di neve fresca caduta il 13 settembre 2015, al di sotto della quale tuttavia non c'era più traccia di neve stagionale, con massicce perdite di spessore glaciale variabili tra 155 cm (palina ablatometrica n. 2, settore superiore) e 375 cm (palina n. 7, presso la fronte). Di conseguenza il bilancio di massa è stato molto negativo, pari a
-1,90 m
di acqua equivalente, sebbene "solo" in settima posizione tra i più sfavorevoli dal 1992 (vedi grafico e commento più in basso).



La palina n. 1 affiorante al Colle Ciardoney, dove la calura estiva ha fuso circa 145 cm di nevato accumulato nelle stagioni 2013 e 2014, e 170 cm di ghiaccio sottostante.
Tuttavia l'aspetto del ghiacciaio è ormai invernale, coperto qui da circa 30 cm di neve caduta al mattino del 13 settembre 2015 che nascondono alla vista i "disastri" causati dalla seconda estate più calda in oltre due secoli al Nord-Ovest italiano.
Il cielo è coperto da estese nubi alte (Altostratus, Altocumulus lenticularis), ma attorno a quota 3000 m il flusso umido meridionale sta pure formando un insidioso strato di nebbie,
per fortuna intermittenti; la temperatura è intorno a 1 °C
(f. SMI).

Il settore superiore del Ghiacciaio e il Colle Ciardoney, con 15-30 cm di neve fresca (f. SMI).

L'operatore RAI Ivo Bonato riprende Luca Mercalli e Fulvio Fornengo mentre perforano il ghiacciaio tramite sonda a vapore per l'installazione di una nuova palina ablatometrica fino alla profondità di 10 m al sito di misura n. 6 (pendio frontale), in affiancamento a quella esistente ormai in procinto di fuoriuscire del tutto dal ghiaccio a causa della rapida fusione glaciale dell'annata. La sonda a vapore è stata gentilmente concessa in prestito
dal CNR-IRPI, sede di Torino  (f. SMI).



Terminato il foro da 10 m, si inserisce la nuova palina,
composta da 5 elementi da 2 m ciascuno (f. SMI).

La palina n. 7 era stata precedentemente sostituita nel settembre 2012, e da allora in questo punto, poco a monte della fronte glaciale, il ghiacciaio ha perso ben 720 cm di spessore!
Fulvio Fornengo e Luca Mercalli qui sorreggono le sezioni della palina
fuoriuscite dal ghiaccio in appena tre estati.
Anche qui viene affiancato un nuovo elemento fino a 10 m di profondità,
che permetterà le misure nei prossimi anni
(f. SMI).

La forte fusione dell'estate 2015 è risultata in un bilancio di massa specifico di -1,90 m di acqua equivalente, particolarmente sfavorevole, tuttavia "solo" in settima posizione tra i peggiori in 24 anni di misure (dal 1992). Dall'inizio dei rilievi di bilancio la curva cumulata
ha raggiunto i 31 m.
Le perdite nette di ghiaccio, pur notevoli, non sono risultate così eccezionali come la stagione calda avrebbe fatto immaginare solo in virtù del copioso accumulo nevoso invernale (quinto per abbondanza da inizio misure, colonna blu) e dell'interruzione della fusione nella settimana successiva a Ferragosto; peraltro l'ablazione totale di neve e ghiaccio (colonna rossa), ben correlata all'entità della calura estiva, si pone al terzo posto,
molto vicino ai casi straordinari del 1998 e 2003.

Dopo una stagione invernale 2014-15 di abbondante accumulo nevoso, il ghiaccio aveva iniziato ad affiorare sul pendio frontale precocemente, già intorno al 7 luglio 2015, scoprendosi poi completamente verso la metà di agosto, a seguito di un mese e mezzo di calura estrema.
Tuttavia la nevicata di Ferragosto (5 cm) ha interrotto la fusione per almeno una settimana, quanto è bastato per impedire alla stagione di ablazione 2015 di raggiungere le perdite di massa glaciale osservate in annate di poco più negative (-2,23 m nel 2004-05, -2,10 m nel 2005-06, -2,16 m nel 2011-12), nonché in quelle eccezionali del 1997-98 (-3,36 m), 1998-99 (-2,43 m) e 2002-03 (-3,00 m).
Con la più copiosa imbiancata del 13 settembre (10-30 cm) la stagione di fusione 2015 sul ghiacciaio si può ragionevolmente ritenere conclusa.

Tra i due sopralluoghi del 21 luglio e del 15 settembre 2015 l'ablazione media giornaliera - considerando soltanto i giorni senza copertura di neve fresca sul ghiacciaio, stimati in 44 -
è stata variabile tra 3,6 cm/giorno alla palina n. 4 (posizione più ombreggiata sotto le Uje di Ciardoney, su pendio glaciale lievemente rivolto a Nord) e 6,9 cm/giorno alla palina n. 7 (esposizione più soleggiata e circa 100 m più a valle).
 

Misure georadar di profondità del ghiacciaio

Il sopralluogo è stato occasione per eseguire anche una campagna di misure georadar (GPR, Ground Penetrating Radar) per il rilievo delle profondità del ghiacciaio, finora pressoché sconosciute (un primo tentativo con modesti risultati si era svolto nel lontano 1994, e in seguito l'esplorazione dei mulini glaciali nel 1999 e 2003 aveva permesso di individuare spessori glaciali di almeno 40 m nel settore mediano).

Il metodo GPR consiste nel trascinare lungo superfici morfologicamente significative un’antenna da cui si propagano le onde in profondità in modo diverso a seconda del mezzo attraversato (ghiaccio o roccia). L’onda riflessa verso la superficie è intercettata da una seconda antenna ricevente e registrata per le elaborazioni successive.

I risultati preliminari indicano spessori dell'ordine di 20-30 m sul settore superiore verso il Colle Ciardoney, e fino a una settantina di metri nella porzione intermedia, a monte del cambio di pendenza presso cui si trovano la palina n. 3 e i pozzi glaciali. Quest'ultimo dato lascia ipotizzare la presenza di una depressione subglaciale che entro pochi decenni, con il regresso del ghiacciaio, potrebbe essere colmata da un nuovo lago.

Ma le elaborazioni complete e definitive sono in corso e verranno presentate prossimamente.

Gli operatori di Imageo percorrono il ghiacciaio lungo diversi transetti con il georadar (GPR) georeferenziato con GPS. Qui sopra, in primo piano, Andrea Tamburini con l'acquisitore dei dati, seguito da Fabio Villa, che trascina l'antenna GPR (f. SMI).
 

Fabio Villa trascina l'antenna GPR lungo la superficie del Ghiacciaio Ciardoney,
operazione facilitata dalla crosta portante da fusione-rigelo sulla neve recente
(f. SMI).

Tracce dei profili georadar eseguiti da monte (sinistra) verso valle (destra).

Esempio di sezione radar della parte alta del ghiacciaio, orientata da Nord-Ovest a Sud-Est, che mostra uno spessore massimo di ghiaccio pari a circa 30 metri
(elaborazione preliminare Imageo).


Variazioni frontali: drastico ritiro

Le forti perdite di massa della stagione si sono tradotte anche in un massiccio ritiro della fronte, di ben 33,5 m al segnale A4D (sinistra orografica) e di 13,5 m al segnale A5C (destra orografica), in posizione più protetta dalla fusione per l'abbondante copertura detritica superficiale, e in media il regresso frontale è stato di 23,5 m, portando così a ben 412 m il ritiro cumulato dal 1971.

Presso la fronte, oltre a nuovi affioramenti rocciosi, si è osservato lo sprofondamento e la frammentazione di grandi porzioni di ghiaccio, fenomeni favoriti molto probabilmente anche da piene impulsive del torrente subglaciale durante i numerosi temporali che hanno caratterizzato l'estate 2015, in particolare quelli dell'8-9 e 13-14 agosto (grafici al fondo dell'articolo).

Serie delle variazioni frontali annue dal 1971 al 2015: in 44 anni il ritiro cumulato è stato di ben 412 m, e solo nel 1990, 2003, 2006 e 2008 l'entità del regresso annuale fu superiore a quanto osservato nel 2015 (23,5 m).

Veduta del pendio frontale del ghiacciaio dall'elicottero: alcuni cm di neve recente mettono in risalto il percorso delle bédières, profonde anche 1 m, incise dall'acqua di fusione che ha ruscellato sul ghiaccio vivo per circa due mesi. Al momento dell'osservazione, con presenza di neve fresca, cielo nuvoloso e circa 1 °C, la fusione era molto scarsa (f. SMI).

Veduta d'insieme del Ciardoney dalla stazione fotografica S2, presso la stazione meteorologica:
la recente copertura nevosa che imbianca la superficie (già fusa invece sulle limitrofe zone rocciose e detritiche) rende ben visibile il perimetro del ghiacciaio, ma impedisce di cogliere la reale situazione dell'apparato glaciale, fino a pochi giorni prima diffusamente spoglio e annerito dal detrito al termine di una stagione particolarmente sfavorevole (f. Diego Marzo).

I tecnici Diego Marzo e Riccardo Chiotti hanno lavorato alla manutenzione della stazione meteorologica, sempre in ottima efficienza a 5 anni dall'installazione.
Ecco un grafico della temperatura dell'aria (medie su 10') durante la stagione di fusione
nivo-glaciale 2015, dal 1° maggio al 15 settembre.
Colpisce l'anomala durata del periodo ininterrottamente senza gelo, ben 76 giorni tra il 31 maggio e il 15 agosto, inoltre nei 31 giorni tra il 29 giugno e il 29 luglio
non si è mai scesi sotto i 4 °C.
Si segnalano anche l'estremo massimo di 17.4 °C del 2 luglio, e la notte particolarmente tiepida tra il 7 e l'8 luglio, con minima di 10.4 °C.

Violenti temporali si sono abbattuti sul ghiacciaio verso la metà di agosto, al transito di attivi fronti atlantici che hanno interrotto le ondate di calore, in particolare nei giorni 8-9 e 13-14:
la caduta di abbondante acqua liquida (106 mm in meno di 36 ore l'8-9 agosto) con temperature talora di 5-7 °C ha contribuito alla fusione del ghiaccio e all'impetuoso ruscellamento superficiale sul ghiacciaio.
I grafici mostrano le quantità di precipitazione in intervalli di 10 minuti e l'andamento del livello del torrente glaciale nei due episodi: si nota la rapidissima risposta del corso d'acqua ai rovesci caduti nel piccolo bacino d'alta quota (< 2 km2), con tempi di corrivazione dell'ordine di 10-20 minuti. Lo scroscio più intenso (7,6 mm in 10') si è rilevato tra le h 23:00 e le h 23:10 locali dell'8 agosto, seguito da altri copiosi rovesci notturni che entro l'alba del 9 hanno fatto salire il torrente fino al livello di 55 cm (non frequente, ma inferiore al massimo di 72 cm del 4 settembre 2011). L'episodio pomeridiano del 14 agosto ha prodotto anche una forte grandinata (qui sotto).



Il pianoro frontale del Ciardoney imbiancato dalla grandinata del 14 agosto 2015, ripreso alle ore 16 dalla webcam. Si noti il torrente ingrossato e torbido (livello 48 cm), e i rivoli d'acqua che percorrono le morene laterali sinistre, erodendone i depositi.

Ore 13, missione compiuta... Ecco il gruppo di lavoro al rientro alla centrale IREN di Rosone: da sinistra, Dario Farys (pilota Pellissier Helicopter), Andrea Tamburini (Imageo), Ivo Bonato (cineoperatore RAI), Fabio Villa (Imageo), Luca Mercalli (SMI), Diego Marzo e Riccardo Chiotti (elettricisti - tecnici stazione meteo), Fulvio Fornengo (SMI).


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(dati meteo e webcam)


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Un particolare ringraziamento a Valtecne
per il supporto alle campagne di misura sul Ciardoney


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