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ghiacciaio Ciardoney, STAGIONE DI ACCUMULO NEVOSO
2015-16: RITORNO ALLA NORMALITA' IN PRIMAVERA
DOPO UN MAGRO INIZIO D'INVERNO

Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
13 giugno 2016

 

Venerdì 10 giugno 2016, approfittando di un breve intervallo soleggiato in un periodo di temporali pressoché quotidiani, gli operatori della Società Meteorologica Italiana hanno compiuto le misure primaverili di accumulo nevoso al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), giunte quest’anno al 25° anniversario. Come di consueto IREN Energia e l’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso hanno fornito l’appoggio logistico e operativo.

In sintesi, dopo la forte carenza di precipitazioni di novembre-dicembre 2015, da gennaio-febbraio 2016 il ritorno di nevicate ha permesso la ricostituzione di un manto nevoso via via prossimo alla normalità, o appena superiore: alla data del sopralluogo, a fine stagione di accumulo, la neve era spessa da 425 cm al Colle Ciardoney a 230 cm sul pendio frontale (anche qui con locali spessori superiori a 400 cm per accumulo di neve soffiata dal vento in corrispondenza della fronte, dal profilo ormai concavo dopo anni di intensa fusione estiva), e l’equivalente d’acqua mediato sull’intero ghiacciaio era di circa 1290 mm.

Ecco il fotoracconto e i dettagli della giornata di misure.

10 giugno 2016, ore 8,30, vedute verso Sud dal Colle Ciardoney, con un dettaglio sul Monviso: un promontorio mobile di alta pressione garantisce ampie schiarite per qualche ora, prima che – in serata – giungano nuovamente aria sud-occidentale più umida e nuvolosità diffusa.
 

Dal Colle Ciardoney, il bacino dei ghiacciai di Valsoera con le numerose colate di neve umida cadute nei primi giorni di giugno.
 

Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al 2015-16:
il ritorno di precipitazioni talora abbondanti da gennaio-febbraio 2016 ha permesso un buon recupero dopo un inizio inverno estremamente deficitario.
Il valore di 1290 mm si colloca poco sopra la media di 1120 mm.
 

Colle Ciardoney: Luca Mercalli e Fulvio Fornengo prelevano i campioni di manto nevoso tramite l’efficace carotiere “Valtecne” in vista della loro pesatura e dunque della determinazione di densità ed equivalente in acqua. Qui l’altezza totale della neve stagionale è di 425 cm (densità 680 kg/m3, indice di un compatto accumulo eolico ormai umidificato in tutto il suo spessore, corrispondente a circa 2890 mm di acqua).
Si tratta di un valore molto più elevato rispetto alle zone immediatamente sottostanti del ghiacciaio, probabilmente dovuto proprio all'effetto di accumulo eolico in zona
di confluenza su colle.
 

 Luca Mercalli estrae una delle “carote” di neve.
 

 

Colle Ciardoney: preparazione di una trincea nella neve che permette, con il carotiere lungo 300 cm, di estrarre campioni di manto nevoso attraverso tutto il profilo
fino alla sua base a 425 cm di profondità, al contatto con il ghiaccio affiorato nella caldissima estate 2015.
 

L’osservazione del profilo nivologico al Colle Ciardoney ha permesso di rilevare:

-   a -130 cm, un livello di neve colorata dalle polveri sahariane cadute con le precipitazioni di inizio aprile 2016; questo indica che quasi un terzo del manto nevoso (qui spesso in totale 425 cm) si è formato nei due mesi successivi a tali episodi (alla stazione meteorologica a 2850 m dal 6 aprile al 10 giugno si sono totalizzati 185 cm di neve fresca, coerenti con i 130 cm – sicuramente assestati e compattati – rintracciati al Colle Ciardoney e attribuibili al medesimo
intervallo di tempo).

 -  presenza di croste all’interno del manto nevoso, a 90, 80 e 35 cm dalla superficie, di cui quella a 80 cm molto tenace, attribuibile ai cicli giornalieri di fusione e rigelo durante il periodo asciutto e mite della seconda e terza decade di aprile 2016.

 Più a valle lungo il ghiacciaio sono stati eseguiti altri due carotaggi del manto in prossimità dei siti n. 3 (zona mediana) e 6 (pendio frontale), che hanno evidenziato densità della neve, omogenee, rispettivamente di circa 390 e 405 kg/m3, valori abituali per un manto di fine stagione ormai compattato, isotermo e umidificato in tutto il suo spessore, in settori non perturbati da accumuli eolici.


Spessori nevosi rilevati il 10 giugno 2016: i 425 cm del Colle Ciardoney, valore nettamente più elevato rispetto alla quasi totalità del ghiacciaio, sono dovuti probabilmente a un accumulo di neve soffiata dal vento. Più a valle il manto nevoso decresce regolarmente dai 320 cm attorno alla palina n. 2 ai 230 cm dei dintorni della palina n. 7, sul pendio frontale. I locali importanti accumuli in prossimità della fronte, talora superiori a 450 cm, sono attribuibili allo riempimento (per trasporto eolico o da valanga) della valletta nivale creatasi con l'assottigliamento del ghiaccio negli anni recenti, e non sono rappresentativi della situazione nivometrica alla scala del ghiacciaio.
 

Colle Ciardoney: Daniele Cat Berro affonda la sonda da valanga
per la misura dello spessore nevoso stagionale (qui pari a 425 cm).
 

Nella prima decade di giugno 2016, per la prima fusione della neve e il ruscellamento sotto rovesci temporaleschi di pioggia, colate di detrito fluidificato si sono propagate dai depositi morenici recenti in sinistra orografica verso la superficie innevata del ghiacciaio.
 

Un notevole crollo di roccia si è verificato dalla parete Nord-Est della Grande Uja di Ciardoney  (3325 m), verso il ghiacciaio, uno dei più importanti osservati in un trentennio di frequentazione continuativa della zona a fini glaciologici. Ben visibile la superficie di distacco, evidenziata dal colore più chiaro della roccia “fresca” da poco messa a nudo. Poiché i depositi non apparivano coperti da neve, è probabile che l’evento si sia verificato nelle settimane di fine primavera, dopo la metà di maggio 2016, e si può ipotizzare che gli intensi calori dell’estate 2015 abbiano avuto un ruolo nel destabilizzare ulteriormente il versante già “minato” dallo scongelamento del permafrost profondo nei recenti anni di riscaldamento atmosferico. L’evento ha aumentato la copertura detritica sul ghiacciaio, già abbondante nel settore frontale in destra.


Sul pianoro a valle della fronte glaciale, coperto da circa un metro e mezzo di neve, apparivano i primi segnali di accumulo di acque di fusione nivale, precursori dell’apertura del canale di deflusso del torrente nelle prossime settimane.
 

Ore 12: il gruppo dedito alle misure nivologiche sul ghiacciaio - Luca Mercalli,
Fulvio Fornengo e Daniele Cat Berro - si riunisce con i tecnici Diego Marzo e Riccardo Chiotti (*) che hanno curato la manutenzione della stazione meteorologica e il ripristino degli apparati radio per la trasmissione a valle dei dati, in avaria da marzo 2016
(nel frattempo gli apparecchi hanno però continuato a registrare correttamente i parametri atmosferici sulla memoria locale, senza perdita di informazioni).
 

Il forte vento da Ovest del 31 gennaio 2016 ha nuovamente spezzato la “prolunga” di legno dell'asta nivometrica (senza tuttavia impedire in seguito le misure di spessore nevoso), che verrà presto sostituita con un più robusto elemento metallico.
Sullo sfondo, l’acuminata Grande Uja di Ciardoney.
 

Andamenti giornalieri dello spessore nevoso totale al suolo osservato tramite la “snowcam” presso la stazione meteorologica a 2850 m nelle ultime quattro stagioni idrologiche (monitoraggio disponibile dall’inverno 2012-13).
La linea blu della stagione 2015-16 mostra le 3 abbondanti nevicate autunnali che, tra ottobre e inizio novembre, hanno fatto salire il manto fino a 90 cm (4-5 novembre 2015), dopodiché più nessun episodio rilevabile si è avuto dal 5 novembre al 3 gennaio, e – in atmosfera quasi sempre anticiclonica, serena e calma, oltre che mite – la coltre nevosa al suolo si è assottigliata fino ad appena 35 cm.
La situazione si è sbloccata dal 4 gennaio 2016 con il ritorno di alcune perturbazioni atlantiche, ma l’altezza neve è rimasta modesta e inferiore alla media fino all’arrivo delle più copiose nevicate primaverili che hanno via via ripristinato una situazione normale, fino al culmine stagionale dello spessore di 225 cm il 12 maggio 2016.
Alla data del sopralluogo (10 giugno) l’altezza del manto (145 cm) era identica a quella osservata nello stesso periodo nel 2014
,
al termine di una stagione ben innevata.


Stagione idrologica 2015-16, quantità di neve fresca giornaliera e cumulata alla stazione meteorologica a 2850 m, desunta per differenza tra gli spessori nevosi osservati quotidianamente tramite “snowcam”.

Si noti la lunga assenza di nevicate rilevabili tra il 5 novembre e il 3 gennaio. L’apporto più abbondante è avvenuto il 17 marzo 2016 (75 cm di neve fresca in 24 ore, e 90 cm in totale nei due giorni 16 e 17) in occasione di una depressione fredda che ha tardivamente imbiancato di neve anche la pianura torinese.

Totale stagionale: 771 cm in 47 giorni con nevicata rilevabile
(media dei 3 inverni precedenti: 842 cm in 53 giorni nevosi).

I 771 cm di neve fresca totalizzati nell’intera stagione sul pianoro frontale a 2850 m paiono coerenti con i 1290 mm di acqua equivalente stimati sul ghiacciaio (considerando una densità media della neve fresca appena caduta grossolanamente attorno a 100 kg/m3 - tra nevicate autunnali e primaverili più umide e “pesanti”, e invernali più asciutte e “leggere” - corrisponderebbero a poco meno di 800 mm di acqua), tenendo presente che la coltre nevosa campionata il 10 giugno sul ghiacciaio contiene sicuramente al suo interno anche una non trascurabile quantità di acqua caduta sotto forma di pioggia a fine primavera 2016.
 



Ore 12,30: come previsto, deboli correnti asciutte da Nord-Ovest in quota mantengono ancora sereno il cielo sopra al ghiacciaio, ma le brezze di valle più umide già addensano folti cumuli sui valloni più vicini alla pianura, richiedendo un rientro in elicottero più tortuoso verso la base alla centrale IREN di Rosone.

(*) Grazie anche a Luca Giunti (Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie)
per l'assistenza in remoto nelle comunicazioni radio e telefoniche
con la base operativa del CSP a Torino.


 


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