Venerdì 10 giugno
2016, approfittando di un breve intervallo soleggiato in un periodo di
temporali pressoché quotidiani, gli operatori della Società
Meteorologica Italiana hanno compiuto le misure primaverili di
accumulo nevoso al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), giunte quest’anno
al 25° anniversario. Come di consueto
IREN Energia
e l’Ente Parco Nazionale
del Gran Paradiso hanno fornito l’appoggio logistico e operativo.
In sintesi, dopo la
forte carenza di precipitazioni di
novembre-dicembre 2015, da gennaio-febbraio 2016 il ritorno di
nevicate ha permesso la ricostituzione di un manto nevoso via via
prossimo alla normalità, o appena superiore: alla data del
sopralluogo, a fine stagione di accumulo, la neve era spessa da 425
cm al Colle Ciardoney a 230 cm sul pendio frontale (anche qui con
locali spessori superiori a 400 cm per accumulo di neve soffiata dal
vento in corrispondenza della fronte, dal profilo ormai concavo dopo
anni di intensa fusione estiva), e l’equivalente d’acqua mediato
sull’intero ghiacciaio era di circa 1290 mm.
Ecco il fotoracconto
e i dettagli della giornata di misure.


10 giugno 2016, ore
8,30, vedute verso Sud dal Colle Ciardoney, con un dettaglio sul
Monviso: un promontorio mobile di alta pressione garantisce ampie
schiarite per qualche ora, prima che – in serata – giungano nuovamente
aria sud-occidentale più umida e nuvolosità diffusa.

Dal Colle Ciardoney,
il bacino dei ghiacciai di Valsoera con le numerose colate di neve
umida cadute nei primi giorni di giugno.

Serie degli
accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm
di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92 al
2015-16:
il ritorno di precipitazioni talora abbondanti da gennaio-febbraio
2016 ha permesso un buon recupero dopo un inizio inverno estremamente
deficitario.
Il valore di 1290 mm si colloca poco sopra la media di 1120 mm.


Colle Ciardoney:
Luca Mercalli e Fulvio Fornengo prelevano i campioni di manto nevoso
tramite l’efficace carotiere “Valtecne”
in vista della loro pesatura e dunque della determinazione di densità
ed equivalente in acqua. Qui l’altezza totale della neve stagionale è
di 425 cm (densità 680 kg/m3, indice di un
compatto accumulo eolico ormai umidificato in tutto il suo
spessore, corrispondente a circa 2890 mm di acqua).
Si tratta di un valore molto più elevato rispetto alle zone
immediatamente sottostanti del ghiacciaio, probabilmente dovuto
proprio all'effetto di accumulo eolico in zona
di confluenza su colle.

Luca Mercalli
estrae una delle “carote” di neve.

Colle Ciardoney:
preparazione di una trincea nella neve che permette, con il carotiere
lungo 300 cm, di estrarre campioni di manto nevoso attraverso tutto il
profilo
fino alla sua base a 425 cm di profondità, al contatto con il
ghiaccio affiorato nella caldissima estate 2015.


L’osservazione del profilo nivologico al
Colle Ciardoney ha permesso di rilevare:
-
a -130 cm, un livello di neve
colorata dalle polveri sahariane cadute con le precipitazioni di
inizio aprile 2016; questo indica che quasi un terzo del manto nevoso
(qui spesso in totale 425 cm) si è formato nei due mesi successivi a
tali episodi (alla stazione meteorologica a 2850 m dal 6 aprile al 10
giugno si sono totalizzati 185 cm di neve fresca, coerenti con i 130
cm – sicuramente assestati e compattati – rintracciati al Colle
Ciardoney e attribuibili al medesimo
intervallo di tempo).
- presenza
di croste all’interno del manto nevoso, a 90, 80 e 35 cm dalla
superficie, di cui quella a 80 cm molto tenace, attribuibile ai cicli
giornalieri di fusione e rigelo durante il periodo asciutto e mite
della seconda e terza decade di aprile 2016.
Più a valle lungo il ghiacciaio sono
stati eseguiti altri due carotaggi del manto in prossimità dei
siti n. 3 (zona mediana) e 6 (pendio frontale), che hanno evidenziato
densità della neve, omogenee, rispettivamente di circa 390 e 405
kg/m3, valori abituali per un manto di fine stagione
ormai compattato, isotermo e umidificato in tutto il suo spessore,
in settori non perturbati da accumuli eolici.

Spessori nevosi rilevati il 10 giugno
2016: i 425 cm del Colle Ciardoney, valore nettamente più elevato
rispetto alla quasi totalità del ghiacciaio, sono dovuti probabilmente
a un accumulo di neve soffiata dal vento. Più a valle il manto nevoso
decresce regolarmente dai 320 cm attorno alla palina n. 2 ai 230 cm
dei dintorni della palina n. 7, sul pendio frontale. I locali
importanti accumuli in prossimità della fronte, talora superiori a 450
cm, sono attribuibili allo riempimento (per trasporto eolico o da
valanga) della valletta nivale creatasi con l'assottigliamento del
ghiaccio negli anni recenti, e non sono rappresentativi della
situazione nivometrica alla scala del ghiacciaio.

Colle Ciardoney: Daniele Cat Berro
affonda la sonda da valanga
per la misura dello spessore nevoso stagionale (qui pari a 425 cm).

Nella prima decade
di giugno 2016, per la prima fusione della neve e il ruscellamento
sotto rovesci temporaleschi di pioggia, colate di detrito
fluidificato si sono propagate dai depositi morenici recenti in
sinistra orografica verso la superficie innevata del ghiacciaio.

Un notevole
crollo di roccia si è verificato dalla parete Nord-Est della
Grande Uja di Ciardoney (3325 m), verso il ghiacciaio, uno dei più
importanti osservati in un trentennio di frequentazione continuativa
della zona a fini glaciologici. Ben visibile la superficie di
distacco, evidenziata dal colore più chiaro della roccia “fresca” da
poco messa a nudo. Poiché i depositi non apparivano coperti da neve,
è probabile che l’evento si sia verificato nelle settimane di fine
primavera, dopo la metà di maggio 2016, e si può ipotizzare che
gli intensi calori dell’estate 2015 abbiano avuto un ruolo nel
destabilizzare ulteriormente il versante già “minato” dallo
scongelamento del permafrost profondo nei recenti anni di
riscaldamento atmosferico. L’evento ha aumentato la copertura
detritica sul ghiacciaio, già abbondante nel settore frontale in
destra.

Sul pianoro a valle
della fronte glaciale, coperto da circa un metro e mezzo di neve,
apparivano i primi segnali di accumulo di acque di fusione nivale,
precursori dell’apertura del canale di deflusso del torrente nelle
prossime settimane.


Ore 12: il gruppo dedito alle misure
nivologiche sul ghiacciaio - Luca Mercalli,
Fulvio Fornengo e Daniele Cat Berro - si riunisce con i tecnici Diego
Marzo e Riccardo Chiotti (*) che hanno curato la manutenzione della
stazione meteorologica e il ripristino degli apparati radio per
la trasmissione a valle dei dati, in avaria da marzo 2016
(nel frattempo gli apparecchi hanno però continuato a registrare
correttamente i parametri atmosferici sulla memoria locale, senza
perdita di informazioni).

Il forte vento da
Ovest del 31 gennaio 2016 ha nuovamente spezzato la “prolunga” di
legno dell'asta nivometrica (senza tuttavia impedire in seguito
le misure di spessore nevoso), che verrà presto sostituita con un più
robusto elemento metallico.
Sullo sfondo, l’acuminata Grande Uja di Ciardoney.

Andamenti
giornalieri dello spessore nevoso totale al suolo osservato
tramite la
“snowcam” presso la stazione meteorologica a 2850 m nelle ultime
quattro stagioni idrologiche (monitoraggio disponibile dall’inverno
2012-13).
La linea blu della stagione 2015-16 mostra le 3 abbondanti nevicate
autunnali che, tra ottobre e inizio novembre, hanno fatto salire il
manto fino a 90 cm (4-5 novembre 2015), dopodiché più nessun episodio
rilevabile si è avuto dal 5 novembre al 3 gennaio, e – in atmosfera
quasi sempre anticiclonica, serena e calma, oltre che mite – la coltre
nevosa al suolo si è assottigliata fino ad appena 35 cm.
La situazione si è sbloccata dal 4 gennaio 2016 con il ritorno di
alcune perturbazioni atlantiche, ma l’altezza neve è rimasta
modesta e inferiore alla media fino all’arrivo delle più copiose
nevicate primaverili che hanno via via ripristinato una situazione
normale, fino al culmine stagionale dello spessore di 225 cm il 12
maggio 2016.
Alla data del sopralluogo (10 giugno) l’altezza del manto (145 cm) era
identica a quella osservata nello stesso periodo nel 2014,
al termine di una stagione ben innevata.

Stagione idrologica
2015-16, quantità di neve fresca giornaliera e cumulata alla
stazione meteorologica
a 2850 m, desunta per differenza tra gli spessori nevosi osservati
quotidianamente tramite “snowcam”.
Si noti la lunga assenza di nevicate rilevabili tra il 5 novembre e il
3 gennaio. L’apporto più abbondante è avvenuto il 17 marzo 2016
(75 cm di neve fresca in 24 ore, e 90 cm in totale nei due
giorni 16 e 17) in occasione di una depressione fredda che ha
tardivamente imbiancato di neve anche la pianura torinese.
Totale
stagionale: 771 cm in 47 giorni
con nevicata rilevabile
(media dei 3 inverni precedenti: 842 cm in 53 giorni nevosi).
I 771 cm di neve
fresca totalizzati nell’intera stagione sul pianoro frontale a 2850 m
paiono coerenti con i 1290 mm di acqua equivalente stimati sul
ghiacciaio (considerando una
densità media della neve fresca appena caduta grossolanamente attorno
a 100 kg/m3 - tra nevicate autunnali e primaverili più
umide e “pesanti”, e invernali più asciutte e “leggere” -
corrisponderebbero a poco meno di 800 mm di acqua), tenendo presente
che la coltre nevosa campionata il 10 giugno sul ghiacciaio
contiene sicuramente al suo interno anche una non trascurabile
quantità di acqua caduta sotto forma di pioggia a fine primavera 2016.


Ore 12,30: come previsto, deboli correnti
asciutte da Nord-Ovest in quota mantengono ancora sereno il cielo
sopra al ghiacciaio, ma le brezze di valle più umide già addensano
folti cumuli sui valloni più vicini alla pianura, richiedendo un
rientro in elicottero più tortuoso verso la base alla centrale IREN di
Rosone.
(*)
Grazie anche a Luca Giunti (Ente di gestione delle Aree Protette delle
Alpi Cozie)
per l'assistenza in remoto nelle comunicazioni radio e telefoniche
con la base operativa del CSP a Torino.
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