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ghiacciaio Ciardoney: BILANCIO 2017 NEGATIVO,
IN PARTE ATTENUATO DA UN INVERNO NEVOSO

Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
8 settembre 2017

 

Mercoledì 6 settembre 2017 la Società Meteorologica Italiana ha eseguito le misure di bilancio di massa e variazioni frontali al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), grazie all'appoggio logistico e operativo di IREN Energia e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, nell'ambito delle regolari campagne di osservazione sulle Alpi promosse dal Comitato Glaciologico Italiano.

I calori estivi intensi e prolungati (seconda estate più calda in oltre due secoli in Piemonte e anche nell'insieme d'Italia) hanno completamente privato il ghiacciaio della pur abbondante neve dello scorso inverno (305-420 cm al 31 maggio 2017), ma la cui presenza fino a metà estate ha per lo meno limitato un po' l'ablazione su ghiaccio evitando una situazione che avrebbe potuto avvicinarsi a quella di annate "disastrose" come il 1998, 1999, 2003, 2005, 2006, 2012...

Decisamente negativi, comunque, sia il bilancio di massa (-1,39 m di acqua equivalente nell'insieme del ghiacciaio) sia le variazioni frontali (12,5 m di regresso).


Il settore superiore del ghiacciaio Ciardoney visto dall'elicottero il 6 settembre 2017,
completamente spoglio di neve residua fino alle quote più elevate
(3100 m, Colle Ciardoney, sullo sfondo).


Ecco le perdite di spessore di ghiaccio osservate alle singole paline ablatometriche rispetto al precedente sopralluogo del 13 settembre 2016, da monte a valle
(in parentesi le quote approssimative):

1. (Colle Ciardoney, 3100 m): -65 cm. Qui si è completata la fusione dello strato di ghiaccio nuovo (spesso 30 cm) che - limitatamente all'estremità superiore del ghiacciaio - si era formato grazie alla neve sopravvissuta alle estati 2013 e 2014.

2. (3050 m): -117 cm

3. (3000 m): -210 cm

4. (3000 m): -187 cm

6. (2950 m): -239 cm

7. (2900 m): -155 cm, valore più moderato nonostante la quota più bassa, solo grazie alla più lunga permanenza estiva del nevato sul pendio frontale, sempre più concavo a seguito della perdita di spessore glaciale e dunque più soggetto ad accumuli locali di neve trasportata da vento e valanghe.

(palina n. 5 non più presente)

Un sopralluogo intermedio condotto il 18 agosto 2017, con lettura della sporgenza delle paline ablatometriche già affioranti, ha permesso di calcolare i tassi medi di fusione su ghiaccio nei 19 giorni successivi, entro il 6 settembre, compresi tra 3,7 cm/giorno alla palina n. 4 (in posizione parzialmente ombreggiata dalle Uje di Ciardoney) e 6,0 cm/giorno alla palina n. 6 (pendio inferiore).
Considerata l'interruzione della fusione nel periodo freddo del 2-3 settembre (determinante sulla media complessiva), è possibile che nelle più calde giornate di fine agosto 2017 l'ablazione abbia ancora asportato punte di 7-8 cm/giorno presso le paline più esposte alla radiazione solare.
 

L'immagine ripresa dalla webcam il 27 luglio 2017 mostra il ghiacciaio già "scoperto" con il ghiaccio affiorante nel settore mediano, dove infatti le perdite di spessore sono state maggiori per la più lunga esposizione alla radiazione solare. Invece il settore superiore, ma anche quello in prossimità della fronte (palina n. 7), sono ancora protetti dal nevato stagionale, che tuttavia fonderà completamente entro il 15-20 agosto.
 



In corrispondenza della palina n. 3, rappresentativa del tratto mediano del ghiacciaio,
si è perso durante l'estate 2017 uno spessore glaciale di 210 cm. Nel settembre 2016 si camminava al livello indicato da Luca Mercalli e Fulvio Fornengo (foto qui sopra).

Nell'immagine in alto, l'insieme dei 3 segmenti di palina fuoriusciti (totale 6 m)
corrisponde alla fusione intervenuta in 3 anni, dal 2015 (circa 2 m/anno)!

 

Serie delle misure di accumulo invernale, ablazione estiva e bilancio di massa netto.
Il valore complessivo di bilancio di -1,39 m di acqua equivalente della stagione 2016-17
si colloca vicino alla (sfavorevole) media dei 26 anni di osservazione (-1,31 m).
Un'annata non tra le peggiori, ma che ha penalizzato ulteriormente un ghiacciaio
già provato da una lunga serie di stagioni molto negative.
Il bilancio cumulato dal 1992 è ormai di -34,2 m.
 

Dettaglio della serie del bilancio di massa netto (ghiaccio perso ogni anno nell'insieme del ghiacciaio, espresso come "lama" d'acqua media, in m).
La media di 26 anni è pari a -1,31 m, ma nel tempo si è aggravata,
da -1,03 m nel periodo 1992-2002 a -1,52 m nel 2003-2017.
 

   

Perforazione del ghiacciaio con sonda a vapore
(modello "Heucke", gentilmente prestato dai colleghi del CNR-IRPI di Torino)
per la posa di una nuova palina al sito di misura n. 2, in sostituzione di quella collocata nell'agosto 2010 fino a 9 m di profondità e completamente fuoriuscita proprio
a inizio settembre 2017 (media di 1,1 m di ghiaccio perso all'anno, in questo punto a quota 3000 m circa).




6 settembre 2017, ore 11: nonostante la copertura nuvolosa e l'ora mattutina,
l'acqua di fusione già scorre abbondante lungo le bédières nel tratto mediano del ghiacciaio, alimentando (qui sotto) i "pozzi" glaciali, come di consueto presenti nei pressi della palina n. 3.
 



Luca Mercalli rileva la variazione frontale intervenuta in corrispondenza
del segnale "A4D", pari a -12,5 m dal settembre 2016.
Nel suo tratto terminale, il ghiacciaio è ormai spesso meno di 10 m, diffusamente fratturato, inciso dai torrenti epiglaciali e in via di smembramento.
 



Il regresso annuo di 12,5 m ha portato a ben 440 m circa il ritiro complessivo
dalle prime misure del 1972.



L'intenso ritiro frontale degli ultimi anni (circa 130 m in un decennio) ha suggerito,
per maggiore rapidità e comodità delle prossime misure (settembre 2018),
l'istituzione di un nuovo richiamo del segnale di riferimento (denominato "A4E") su un grande masso erratico da poco deposto alla fronte, ma ormai stabilizzato.
 

La stupefacente contrazione subita dal ghiacciaio in pochi anni è evidenziata dal confronto con l'8 settembre 2004 (stazione fotografica "F"): solo 13 anni fa il pendio frontale, benché già in forte ritiro, era ancora visibilmente convesso, mentre oggi si presenta notevolmente smagrito e appiattito.

La perdita di spessore è più massiccia in sinistra orografica (destra nella foto) con rapida emersione di nuovi affioramenti rocciosi e di substrato morenico, mentre in destra è meno pronunciata per l'abbondante detrito franato dalla Grande Uja di Ciardoney, che ostacola la radiazione solare proteggendo il ghiaccio sottostante.

E' probabile, dati i modesti spessori residui, che il margine inferiore del ghiacciaio nei prossimi 10-15 anni risalga rapidamente il pendio deglacializzando l'area in cui oggi si trovano le paline n. 6 e 7, con probabile affioramento di un gradino roccioso presso
il cambio di pendenza del settore mediano.




Vista complessiva del ghiacciaio Ciardoney dal punto fotografico "S2",
(oggi a pochi metri dalla stazione meteorologica), il 5 settembre 1986, data di inizio della sorveglianza regolare del ghiacciaio da parte di Luca Mercalli e Fulvio Fornengo
 (f. L. Mercalli) e il 6 settembre 2017. Impressionante la riduzione di superficie, spessore
e volume glaciale intervenuta in un trentennio.
 



A 7 anni dall'installazione, la stazione meteorologica "Campbell" sul pianoro proglaciale è stata equipaggiata con nuovi pannelli fotovoltaici, inoltre sono stati riparati i tiranti di controventatura e il traliccio stesso, danneggiati dalla pesante coltre di neve della primavera 2017 (370 cm il 2 aprile) e da successive raffiche di vento.

I tecnici-elettricisti Diego Marzo e Riccardo Chiotti
durante la manutenzione della stazione meteorologica.
In tarda mattinata, pur tra banchi di cumuli e nebbia a tratti,
si misurano 7 °C (f. L. Mercalli).
 

Alle ore 14, il rientro alla centrale IREN di Rosone - come spesso avviene - in situazione marginale tra folti cumuli pomeridiani, ma in sicurezza grazie alla perizia di pilota e assistenti di volo di Pellissier Helicopter.
 



La sempre più esile trasfluenza del ghiacciaio a ridosso del Colle Ciardoney
sul lato Valsoera. Lo spessore del ghiaccio sulla sella lungo lo spartiacque Orco-Soana
è ormai certamente inferiore a 10 m, come evidenziato dal rilievo GPR del settembre 2015, e la sua deglaciazione potrebbe avvenire, al persistere delle condizioni attuali,
nel giro di 10-15 anni, o anche prima in caso di ulteriore (e probabile) aumento delle temperature estive sulle Alpi.
 



Veduta in direzione opposta, dal Colle Ciardoney verso il bacino dei ghiacciai di Valsoera, con il piccolo lago formatosi e ingranditosi nel corso degli Anni Duemila
al piede della trasfluenza glaciale.


Il piccolo ghiacciaio settentrionale di Valsoera, a poche centinaia di metri dal Colle Ciardoney
(al quale era collegato fino ai decenni centrali del XX secolo),
nel volgere di 15 anni è rimasto completamente sepolto da crolli rocciosi e frane dalla parete orientale della Punta Scatiglion (3439 m), in evidente intensificazione come probabile effetto dello scongelamento del permafrost sui versanti. Ghiaccio è ancora presente sotto la coltre di detrito, ma il ghiacciaio si può ritenere pressoché estinto.
 



Appena più a Sud è ancora in parte visibile tra i detriti in aumento il minuscolo
ghiacciaio meridionale di Valsoera, ma pure esso è prossimo all'estinzione.

(*) Salvo diversa indicazione, le immagini sono di D. Cat Berro.
 

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