Lunedì 13 settembre
2021 l'équipe della Società Meteorologica Italiana - in collaborazione
con IREN Energia e
con l'Ente Parco
Nazionale del Gran Paradiso, nel quadro delle campagne di misura del
Comitato
Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi per la
determinazione del bilancio di massa e delle variazioni frontali
sul ghiacciaio Ciardoney.
Si è trattato del 30° bilancio
di massa di una serie
ininterrotta avviata nell'anno idrologico 1991-92, che presto
permetterà al Ciardoney di entrare nell'elenco internazionale dei
ghiacciai campione del
World Glacier Monitoring Service di Zurigo, al quale peraltro
da sempre vengono trasmessi annualmente i dati di bilancio per la
compilazione del
Global Glacier Change Bulletin.
LEGGI
ANCHE IL RICORDO DI LUCA MERCALLI SULLA "RISCOPERTA" DEL GHIACCIAIO
CIARDONEY E I TRENT'ANNI DI MISURE DI BILANCIO DI MASSA
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13 settembre 2021: il settore
mediano-superiore del Ghiacciaio Ciardoney ripreso dall'elicottero. Il
caldo estivo (benché temporaneamente attenuato da un luglio più
"atlantico" e
temporalesco) ha fuso tutto lo scarso innevamento invernale lasciando
l'intera superficie glaciale in balia della radiazione solare.
Irrilevanti placche di nevato sopravvivevano solo nelle zone più
ombrose sotto la Piccola Uja di Ciardoney (in alto a sinistra
nell'immagine).
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13 settembre 2021: veduta generale
del Ciardoney dal dosso a Nord della stazione meteorologica. A fatica
si distingue il ghiacciaio, diffusamente "sporco" di detrito roccioso,
dalle pietraie circostanti. Il pianoro frontale è stato diffusamente
interessato e sconvolto da fenomeni sia di erosione sia di deposizione
durante l'evento
alluvionale del 2-3 ottobre 2020, talora con migrazioni d'alveo
del torrente
(f. Gianpaolo Palladino, Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale
Gran Paradiso).
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Al mattino del 13 settembre una
compatta coltre di stratocumuli a quote di 2200-2500 m, isolata tra
valli e pianure pedemontane del Canavese, ha complicato e ritardato l'elitrasporto
di personale e attrezzature, avvenuto solo verso le ore 11 grazie ad
alcune schiarite. Analogamente il successivo sviluppo di cumuli ha
minacciato il rientro, comunque avvenuto alle h 13. In ogni caso, pur
nell'arco di sole due ore, è stato possibile compiere tutte le
operazioni indispensabili: misure di ablazione e variazione
frontale, manutenzione della stazione meteorologica e sostituzione
della webcam, guasta dal marzo 2021.
Nell'immagine, la pianeggiante sommità della Piata di Lazin (3108 m,
tra i valloni di Forzo ed Eugio) svetta al sereno sopra lo strato
nebbioso (ripresa effettuata dall'elicottero).
L'atmosfera è calda come in piena estate: il radiosondaggio
all'aeroporto di Cuneo-Levaldigi alle h 14 locali rileverà 3,8 °C a
3157 m (livello isobarico di 700 hPa) e isoterma 0 °C a 3819 m.
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Un'altra veduta del ghiacciaio e del pianoro frontale dai pressi della
stazione meteorologica: evidenti gli alluvionamenti prodotti
dall'evento del 2-3 ottobre 2020, durante il quale piovve
con violenza fin sul ghiacciaio (165 mm rilevati nei due giorni
dalla stazione meteorologica). In corrispondenza del segnale rosso
visibile al centro, istituito su un grande masso nel 1971, il torrente
ha cambiato alveo aprendosi una via a sinistra del blocco roccioso
(fino all'ottobre 2020 vi scorreva a destra).
A dispetto della diffusa sensazione di un'estate
"sotto tono", dovuta unicamente ad alcune settimane più nuvolose e
meno calde tra fine giugno e inizio agosto, i calori dell'estate
2021 - non estremi ma pur sempre marcati e prolungati - hanno
avuto modo di fondere completamente il modesto innevamento
dell'inverno 2020-21, pertanto il 13 settembre tutta la
superficie del ghiacciaio appariva spoglia di neve, annerita dal
detrito e con fusione ancora molto attiva.
Peraltro, durante l'estate una sola modesta nevicata
(probabilmente meno di 5 cm) ha imbiancato il ghiacciaio nel tardo
pomeriggio dell'8 luglio 2021 (con Tmin 0,3 °C), per il
resto la fusione ha proseguito con intensità varia, solo
rallentata dalla maggiore copertura nuvolosa di luglio e da una breve
fase fresca a fine agosto, e accelerata dal caldo intenso della
seconda decade di agosto che ha agito su un ghiacciaio ormai quasi
tutto "scoperto".
Inoltre, tra metà giugno e metà settembre 2021 solo
in due occasioni la temperatura dell'aria ai 2850 m della
stazione meteorologica è scesa brevemente sotto 0 °C:
il 14 luglio (Tmin -1,8 °C) e il 29 agosto (Tmin -0.1 °C).

Immagine in veri colori ripresa dal
satellite europeo Sentinel-2 (programma di osservazione della
Terra
EU-Copernicus) nelle ore centrali del 17 agosto 2021. Il passaggio
utile avviene ogni 5 giorni ma poche volte il cielo sereno permette di
ottenere immagini efficaci e "pulite" come questa, nei nebbiosi
versanti piemontesi del Gran Paradiso. Al centro si nota il ghiacciaio
Ciardoney ormai quasi interamente spoglio di neve residua salvo
marginali accumuli in prossimità del Colle Ciardoney (punto più
elevato del ghiacciaio) e sotto le ombrose pareti delle Uje di
Ciardoney, i quali fonderanno pressoché del tutto entro il mese
successivo.
Rispetto al 17 settembre 2020, le perdite di
spessore glaciale alle cinque paline ablatometriche erano le
seguenti:
sito n. 1: -78 cm
sito n. 2: -155 cm
sito n. 3: -224 cm
sito n. 4: -202 cm
sito n. 6: -205 cm
(l'originario sito n. 5 non è più monitorato da svariati anni)
Tali perdite, tradotte in acqua equivalente e riferite
alle aree di pertinenza di ciascuna palina, corrispondono a un
bilancio di massa complessivo di -1,33 m, peggiore di quello del
precedente anno idrologico (2019-20, -0,78 m), e nella media dello
sfavorevole trentennio di osservazioni.
In termini volumetrici, si tratta di una perdita
netta pari a circa 680.000 m3 di acqua in un anno,
l'equivalente di circa 270 piscine olimpiche.
A contribuire alla rapida fusione della neve (e di
conseguenza alla precoce esposizione del ghiaccio sottostante alla
radiazione solare) è probabile che abbiano contribuito anche le
ripetute
deposizioni di polvere sahariana del periodo febbraio-aprile
2021.
Dunque un'altra annata pessima, ulteriore conferma
di una rapida e massiccia deglaciazione che, anche in assenza di
ulteriore riscaldamento atmosferico (peraltro
previsto da tutti i modelli climatici), potrebbe portare
all'estinzione quasi completa del ghiacciaio nel volgere di un
ventennio o poco più, tenendo presente che il suo spessore medio
misurato tramite georadar nel settembre 2015 ammontava (all'epoca)
a 21 m.
Ragionevolmente sopravviveranno più a lungo le placche
di ghiaccio ombreggiate e sepolte da detrito alla base delle Uje di
Ciardoney, e una limitata porzione di ghiacciaio più profonda
nell'attuale settore centrale (circa 70 m nel 2015, e nel frattempo
ridottasi a meno di 60 m), dove si può immaginare la futura formazione
di un lago dato il profilo leggermente concavo del substrato roccioso.
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Desolanti vedute del settore mediano-superiore del ghiacciaio,
completamente spoglio di neve residua.
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Il presidente SMI Luca Mercalli - che
nel 1992 diede inizio alla serie di bilancio di massa - misura
la sporgenza della palina n. 2, che evidenzia una perdita di spessore
di 155 cm rispetto al 17 settembre 2020.

Serie delle misure di accumulo
invernale, ablazione estiva e bilancio di massa netto.
Il valore complessivo di bilancio di -1,33 m di acqua
equivalente della stagione 2020-21
si colloca nella sfavorevole media dei 29 anni di osservazione
precedenti
(-1,31 m). La tendenza negativa continua, e il bilancio cumulato
dal 1992 è ormai di
-39,4 m (clicca sul grafico per ingrandire).

Dettaglio della serie del bilancio di
massa netto (ghiaccio perso ogni anno
nell'insieme del ghiacciaio, espresso come "lama" d'acqua media, in
m).
La media di tutta la serie di misura (30 anni) è pari a -1,31
m/anno, ma nel tempo si è aggravata, da -1,03 m/anno nel periodo
1992-2002 a -1,48 m/anno nel 2003-2021. Solo nella stagione
2000-01, grazie a un inverno molto nevoso e a un'estate non troppo
calda, si osservò un bilancio lievemente positivo (+0,16 m)
(clicca sul grafico per ingrandire).

Anomalie di temperatura a circa
3000 m di quota in atmosfera sopra l'Europa (livello isobarico di 700
hPa, rappresentativo dell'alta montagna glacializzata delle Alpi) nel
periodo 1° giugno - 11 settembre 2021, rispetto al trentennio
1981-2010.
L'estate è risultata più calda del dovuto in quasi tutto il
continente, soprattutto tra Islanda, Scozia e Scandinavia (scarti
dalla norma fino a +3 °C), ma - seppure con anomalie più moderate (tra
+0,5 e +1 °C) - anche sulle Alpi, contribuendo, insieme allo scarso
innevamento invernale, alle perdite di massa sulle Alpi occidentali
(su quelle orientali si prospetta invece una stagione meno negativa
quanto a bilanci di massa, grazie allo straordinario innevamento
invernale-primaverile). Localmente più fresco invece in Europa
occidentale, dove hanno maggiormente insistito le depressioni
atlantiche (Fonte: ESRL-NOAA).

Le
statistiche del CNR-ISAC di Bologna collocano il trimestre
giugno-agosto 2021
sesto tra i più caldi dal 1800 nell'insieme d'Italia (+1,55 °C
rispetto al trentennio 1981-2010) e settimo al Nord (+1,15 °C).
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Uno dei numerosissimi "funghi"
glaciali, rimasto in rilievo grazie all'ombreggiatura prodotta dal
masso sul ghiaccio, visualizza parte dell'entità dell'ablazione estiva.
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La palina ablatometrica n. 4, emersa
dal ghiaccio di ulteriori 202 cm rispetto
al controllo di un anno prima.
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Daniele Cat Berro annota la sporgenza
dal ghiaccio della palina n. 4.
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Le consuete bédières incise nel
ghiaccio dall'abbondante acqua di fusione erano quest'anno
particolarmente profonde, anche 4-5 m. Quella principale infatti non
era (come accade di solito) intercettata dai pozzi glaciali nel
settore intermedio, dunque l'acqua scorreva indisturbata in
superficie attraversando tutto il ghiacciaio anziché
inabissarsi in parte in profondità, acquistando dunque una portata
considerevole e più energica soprattutto nel pendio verso la fronte.
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Scendendo verso la fronte, ormai
lontana dal pianoro che raggiungeva ancora fino agli Anni Duemila
(sullo sfondo).
Il pendio inferiore del ghiacciaio è in rapido smagrimento e
assottigliamento, e "insidiato" in sinistra orografica dal sempre
più evidente affioramento di rocce montonate.

Il regresso frontale di ben 23,5 m
rilevato al segnale A4F (direzione di misura 245°)
è il più marcato dal 2015, e porta il ritiro totale in mezzo secolo a
sfiorare i 500 m !
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A valle della fronte, il torrente
glaciale scorre tra i depositi a matrice più o meno fine
dell'alluvione di inizio ottobre 2020.
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Ore 12,45: il gruppo impegnato con le
misure sul ghiacciaio (Luca Mercalli, Daniele Cat Berro) raggiunge
quello dedito alla manutenzione della stazione meteorologica
(elettricisti Diego Marzo e Davide Bonaudo), e ci si prepara al
rientro.
La
nuova webcam Mobotix è operativa
in sostituzione di quella guastatasi nella primavera 2021 e, insieme
alle recenti manutenzioni straordinarie (rinnovamento cavi,
antenna radio, batterie...), contiamo e speriamo che garantisca il
buon funzionamento dell'apparato di monitoraggio e trasmissione dati
meteo e immagini
sulla
pagina web dedicata nei prossimi mesi e anni.
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Uno sguardo anche ai
limitrofi e relitti ghiacciai di Valsoera, dal Colle Ciardoney
verso il lato Orco. Modesti banchi di nevato sotto pareti e canaloni
non possono impedirne l'inesorabile e vicina estinzione. Solo il corpo
meridionale (a sinistra) conserva una piccola porzione di ghiaccio
affiorante e visibile, mentre il settentrionale (a destra) è del tutto
nascosto dai detriti di frana. In entrambi i casi le misure frontali
sono impossibili proprio per la presenza di detrito anche di grande
pezzatura che nasconde il margine del ghiaccio.
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Il laghetto glaciale pochi metri sotto il Colle Ciardoney, sul lato
meridionale verso Valsoera, nonostante la siccità risultava più ampio
e con livello più elevato rispetto al 17 settembre 2020 (a sinistra),
stante la maggiore fusione dei nevai circostanti che ne rappresenta la
principale fonte di alimentazione.
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