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TRENTESIMO BILANCIO DI MASSA AL Ghiacciaio Ciardoney,
GRAN PARADISO (1992-2021):
FORTE REGRESSO, UN'ALTRA PESSIMA STAGIONE
TRA SCARSA NEVE INVERNALE ED ESTATE LUNGA E CALDA


Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
14 settembre 2021

(salvo diversa indicazione le foto sono degli autori dell'articolo)
 


Lunedì 13 settembre 2021 l'équipe della Società Meteorologica Italiana - in collaborazione con IREN Energia e con l'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi per la determinazione del bilancio di massa e delle variazioni frontali sul ghiacciaio Ciardoney.

Si è trattato del 30° bilancio di massa di una serie ininterrotta avviata nell'anno idrologico 1991-92, che presto permetterà al Ciardoney di entrare nell'elenco internazionale dei ghiacciai campione del World Glacier Monitoring Service di Zurigo, al quale peraltro da sempre vengono trasmessi annualmente i dati di bilancio per la compilazione del Global Glacier Change Bulletin.

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13 settembre 2021: il settore mediano-superiore del Ghiacciaio Ciardoney ripreso dall'elicottero. Il caldo estivo (benché temporaneamente attenuato da un luglio più "atlantico" e temporalesco) ha fuso tutto lo scarso innevamento invernale lasciando l'intera superficie glaciale in balia della radiazione solare. Irrilevanti placche di nevato sopravvivevano solo nelle zone più ombrose sotto la Piccola Uja di Ciardoney (in alto a sinistra nell'immagine).
 



13 settembre 2021: veduta generale del Ciardoney dal dosso a Nord della stazione meteorologica. A fatica si distingue il ghiacciaio, diffusamente "sporco" di detrito roccioso, dalle pietraie circostanti. Il pianoro frontale è stato diffusamente interessato e sconvolto da fenomeni sia di erosione sia di deposizione durante l'evento alluvionale del 2-3 ottobre 2020, talora con migrazioni d'alveo del torrente
(f. Gianpaolo Palladino, Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale Gran Paradiso).
 

Al mattino del 13 settembre una compatta coltre di stratocumuli a quote di 2200-2500 m, isolata tra valli e pianure pedemontane del Canavese, ha complicato e ritardato l'elitrasporto di personale e attrezzature, avvenuto solo verso le ore 11 grazie ad alcune schiarite. Analogamente il successivo sviluppo di cumuli ha minacciato il rientro, comunque avvenuto alle h 13. In ogni caso, pur nell'arco di sole due ore, è stato possibile compiere tutte le operazioni indispensabili: misure di ablazione e variazione frontale, manutenzione della stazione meteorologica e sostituzione della webcam, guasta dal marzo 2021.
Nell'immagine, la pianeggiante sommità della Piata di Lazin (3108 m, tra i valloni di Forzo ed Eugio) svetta al sereno sopra lo strato nebbioso (ripresa effettuata dall'elicottero).
L'atmosfera è calda come in piena estate: il radiosondaggio all'aeroporto di Cuneo-Levaldigi alle h 14 locali rileverà 3,8 °C a 3157 m (livello isobarico di 700 hPa) e isoterma 0 °C a 3819 m.
 



Un'altra veduta del ghiacciaio e del pianoro frontale dai pressi della stazione meteorologica: evidenti gli alluvionamenti prodotti dall'evento del 2-3 ottobre 2020, durante il quale piovve con violenza fin sul ghiacciaio (165 mm rilevati nei due giorni dalla stazione meteorologica). In corrispondenza del segnale rosso visibile al centro, istituito su un grande masso nel 1971, il torrente ha cambiato alveo aprendosi una via a sinistra del blocco roccioso (fino all'ottobre 2020 vi scorreva a destra).
 

A dispetto della diffusa sensazione di un'estate "sotto tono", dovuta unicamente ad alcune settimane più nuvolose e meno calde tra fine giugno e inizio agosto, i calori dell'estate 2021 - non estremi ma pur sempre marcati e prolungati - hanno avuto modo di fondere completamente il modesto innevamento dell'inverno 2020-21, pertanto il 13 settembre tutta la superficie del ghiacciaio appariva spoglia di neve, annerita dal detrito e con fusione ancora molto attiva.

Peraltro, durante l'estate una sola modesta nevicata (probabilmente meno di 5 cm) ha imbiancato il ghiacciaio nel tardo pomeriggio dell'8 luglio 2021 (con Tmin 0,3 °C), per il resto la fusione ha proseguito con intensità varia, solo rallentata dalla maggiore copertura nuvolosa di luglio e da una breve fase fresca a fine agosto, e accelerata dal caldo intenso della seconda decade di agosto che ha agito su un ghiacciaio ormai quasi tutto "scoperto".

Inoltre, tra metà giugno e metà settembre 2021 solo in due occasioni la temperatura dell'aria ai 2850 m della stazione meteorologica è scesa brevemente sotto 0 °C:
il 14 luglio (Tmin -1,8 °C) e il 29 agosto (Tmin -0.1 °C).
 

Immagine in veri colori ripresa dal satellite europeo Sentinel-2 (programma di osservazione della Terra EU-Copernicus) nelle ore centrali del 17 agosto 2021. Il passaggio utile avviene ogni 5 giorni ma poche volte il cielo sereno permette di ottenere immagini efficaci e "pulite" come questa, nei nebbiosi versanti piemontesi del Gran Paradiso. Al centro si nota il ghiacciaio Ciardoney ormai quasi interamente spoglio di neve residua salvo marginali accumuli in prossimità del Colle Ciardoney (punto più elevato del ghiacciaio) e sotto le ombrose pareti delle Uje di Ciardoney, i quali fonderanno pressoché del tutto entro il mese successivo.
 

Rispetto al 17 settembre 2020, le perdite di spessore glaciale alle cinque paline ablatometriche erano le seguenti:

sito n. 1: -78 cm
sito n. 2: -155 cm
sito n. 3: -224 cm
sito n. 4: -202 cm
sito n. 6: -205 cm

(l'originario sito n. 5 non è più monitorato da svariati anni)

Tali perdite, tradotte in acqua equivalente e riferite alle aree di pertinenza di ciascuna palina, corrispondono a un bilancio di massa complessivo di -1,33 m, peggiore di quello del precedente anno idrologico (2019-20, -0,78 m), e nella media dello sfavorevole trentennio di osservazioni.

In termini volumetrici, si tratta di una perdita netta pari a circa 680.000 m3 di acqua in un anno, l'equivalente di circa 270 piscine olimpiche.

A contribuire alla rapida fusione della neve (e di conseguenza alla precoce esposizione del ghiaccio sottostante alla radiazione solare) è probabile che abbiano contribuito anche le ripetute deposizioni di polvere sahariana del periodo febbraio-aprile 2021.

Dunque un'altra annata pessima, ulteriore conferma di una rapida e massiccia deglaciazione che, anche in assenza di ulteriore riscaldamento atmosferico (peraltro previsto da tutti i modelli climatici), potrebbe portare all'estinzione quasi completa del ghiacciaio nel volgere di un ventennio o poco più, tenendo presente che il suo spessore medio misurato tramite georadar nel settembre 2015 ammontava (all'epoca) a 21 m.

Ragionevolmente sopravviveranno più a lungo le placche di ghiaccio ombreggiate e sepolte da detrito alla base delle Uje di Ciardoney, e una limitata porzione di ghiacciaio più profonda nell'attuale settore centrale (circa 70 m nel 2015, e nel frattempo ridottasi a meno di 60 m), dove si può immaginare la futura formazione di un lago dato il profilo leggermente concavo del substrato roccioso.






Desolanti vedute del settore mediano-superiore del ghiacciaio,
completamente spoglio di neve residua.
 



Il presidente SMI Luca Mercalli - che nel 1992 diede inizio alla serie di bilancio di massa - misura la sporgenza della palina n. 2, che evidenzia una perdita di spessore di 155 cm rispetto al 17 settembre 2020.




Serie delle misure di accumulo invernale, ablazione estiva e bilancio di massa netto.
Il valore complessivo di bilancio di -1,33 m di acqua equivalente della stagione 2020-21 si colloca nella sfavorevole media dei 29 anni di osservazione precedenti
(-1,31 m). La tendenza negativa continua, e il bilancio cumulato dal 1992 è ormai di -39,4 m (clicca sul grafico per ingrandire).


Dettaglio della serie del bilancio di massa netto (ghiaccio perso ogni anno
nell'insieme del ghiacciaio, espresso come "lama" d'acqua media, in m).
La media di tutta la serie di misura (30 anni) è pari a -1,31 m/anno, ma nel tempo si è aggravata, da -1,03 m/anno nel periodo 1992-2002 a -1,48 m/anno nel 2003-2021. Solo nella stagione 2000-01, grazie a un inverno molto nevoso e a un'estate non troppo calda, si osservò un bilancio lievemente positivo (+0,16 m)
(clicca sul grafico per ingrandire).



Anomalie di temperatura a circa 3000 m di quota in atmosfera sopra l'Europa (livello isobarico di 700 hPa, rappresentativo dell'alta montagna glacializzata delle Alpi) nel periodo 1° giugno - 11 settembre 2021, rispetto al trentennio 1981-2010.
L'estate è risultata più calda del dovuto in quasi tutto il continente, soprattutto tra Islanda, Scozia e Scandinavia (scarti dalla norma fino a +3 °C), ma - seppure con anomalie più moderate (tra +0,5 e +1 °C) - anche sulle Alpi, contribuendo, insieme allo scarso innevamento invernale, alle perdite di massa sulle Alpi occidentali (su quelle orientali si prospetta invece una stagione meno negativa quanto a bilanci di massa, grazie allo straordinario innevamento invernale-primaverile). Localmente più fresco invece in Europa occidentale, dove hanno maggiormente insistito le depressioni atlantiche (Fonte: ESRL-NOAA).

 

Le statistiche del CNR-ISAC di Bologna collocano il trimestre giugno-agosto 2021
sesto tra i più caldi dal 1800 nell'insieme d'Italia (+1,55 °C rispetto al trentennio 1981-2010) e settimo al Nord (+1,15 °C). 
 



Uno dei numerosissimi "funghi" glaciali, rimasto in rilievo grazie all'ombreggiatura prodotta dal masso sul ghiaccio, visualizza parte dell'entità dell'ablazione estiva.
 



La palina ablatometrica n. 4, emersa dal ghiaccio di ulteriori 202 cm rispetto
al controllo di un anno prima
.


Daniele Cat Berro annota la sporgenza dal ghiaccio della palina n. 4.



Le consuete bédières incise nel ghiaccio dall'abbondante acqua di fusione erano quest'anno particolarmente profonde, anche 4-5 m. Quella principale infatti non era (come accade di solito) intercettata dai pozzi glaciali nel settore intermedio, dunque l'acqua scorreva indisturbata in superficie attraversando tutto il ghiacciaio anziché inabissarsi in parte in profondità, acquistando dunque una portata considerevole e più energica soprattutto nel pendio verso la fronte.
 



Scendendo verso la fronte, ormai lontana dal pianoro che raggiungeva ancora fino agli Anni Duemila (sullo sfondo). Il pendio inferiore del ghiacciaio è in rapido smagrimento e assottigliamento, e "insidiato" in sinistra orografica dal sempre più evidente affioramento di rocce montonate.
 



Il regresso frontale di ben 23,5 m rilevato al segnale A4F (direzione di misura 245°)
è il più marcato dal 2015, e porta il ritiro totale in mezzo secolo a sfiorare i 500 m !

 



A valle della fronte, il torrente glaciale scorre tra i depositi a matrice più o meno fine dell'alluvione di inizio ottobre 2020.
 



Ore 12,45: il gruppo impegnato con le misure sul ghiacciaio (Luca Mercalli, Daniele Cat Berro) raggiunge quello dedito alla manutenzione della stazione meteorologica (elettricisti Diego Marzo e Davide Bonaudo), e ci si prepara al rientro.
La nuova webcam Mobotix è operativa
in sostituzione di quella guastatasi nella primavera 2021 e, insieme alle recenti manutenzioni straordinarie (rinnovamento cavi, antenna radio, batterie...), contiamo e speriamo che garantisca il buon funzionamento dell'apparato di monitoraggio e trasmissione dati meteo e immagini
sulla pagina web dedicata nei prossimi mesi e anni.




Uno sguardo anche ai limitrofi e relitti ghiacciai di Valsoera, dal Colle Ciardoney verso il lato Orco. Modesti banchi di nevato sotto pareti e canaloni non possono impedirne l'inesorabile e vicina estinzione. Solo il corpo meridionale (a sinistra) conserva una piccola porzione di ghiaccio affiorante e visibile, mentre il settentrionale (a destra) è del tutto nascosto dai detriti di frana. In entrambi i casi le misure frontali sono impossibili proprio per la presenza di detrito anche di grande pezzatura che nasconde il margine del ghiaccio.




Il laghetto glaciale pochi metri sotto il Colle Ciardoney, sul lato meridionale verso Valsoera, nonostante la siccità risultava più ampio e con livello più elevato rispetto al 17 settembre 2020 (a sinistra), stante la maggiore fusione dei nevai circostanti che ne rappresenta la principale fonte di alimentazione.

 

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