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BILANCIO 2022 al Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
la poca neve invernale e il caldo estivo estremo
causano la peggior deglaciazione mai osservata,
-4 metri di spessore medio


Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
22 settembre 2022

fotografie degli autori, salvo diversa indicazione;
grafici meteorologici di Alessio Golzio (Università di Torino e SMI)
 


Martedì 20 settembre 2022, in atmosfera perfettamente serena e fresca dopo l'irruzione di venti da Nord di metà mese che ha chiuso un'estate eccezionalmente calda, l'équipe della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di bilancio di massa e variazione frontale al Ghiacciaio Ciardoney.

A conferma di una situazione divenuta via via più evidente nel corso dell'estate - a seguito dell'inedita combinazione tra l'estrema scarsità di neve invernale e la calura straordinaria precocemente insorta fin da metà maggio (unico precedente analogo nel 2003) - il ghiacciaio ha vissuto la sua annata peggiore mai documentata in termini sia di perdite di massa e volume, sia di ritiro frontale.
 

20 settembre 2022: l'équipe coordinata dalla Società Meteorologica Italiana
percorre il Ghiacciaio Ciardoney devastato dalla peggiore combinazione
tra scarsità di neve invernale e calura estiva mai registrata nelle lunghe serie meteorologiche dell'area alpina. Nessuna traccia di neve residua, perdite di spessore fino a 5 metri e mezzo, enormi solchi incisi dall'acqua di fusione e luoghi resi irriconoscibili dalla rapidissima consunzione della massa glaciale.


Riprese e montaggio video di Erik Gillo, https://www.kinoglaz.it/.

fino a 5 metri e mezzo di spessore glaciale perso,
bilancio di massa -4,0 metri di acqua equivalente,
il peggiore in almeno un trentennio

La misera copertura nevosa che al sopralluogo del 1° giugno 2022 ammontava ad appena 25 - 165 cm (390 mm di acqua equivalente, minimo della serie iniziata nel 1992) si è rapidamente esaurita entro il mese, tanto che - in prossimità del settore mediano - il ghiacciaio ha cominciato a scoprirsi lasciando affiorare il ghiaccio "vecchio" sottostante già alla metà di giugno, e all'inizio di luglio l'apparato glaciale era completamente privo di innevamento. Una situazione sbalorditiva e mai osservata prima, tenendo presente che in passato - anche nelle annate più sfavorevoli (1998, 2003, 2012, 2015...) - il completo esaurimento della neve invernale sul ghiacciaio si verificava solo a partire da inizio agosto.

Durante una missione intermedia svolta il 14 luglio 2022 per affiancare nuove paline ablatometriche a quelle dei siti di misura n. 2, 3, 4 e 6 (in procinto di fuoriuscire dal ghiaccio a causa della fusione rapidissima) si erano già riscontrate perdite di spessore comprese tra 102 cm (palina n. 1, Colle Ciardoney) e 218 cm (palina n. 4) rispetto al 13 settembre 2021, riduzioni che tuttavia si sono concentrate quasi interamente in meno di un mese, da metà giugno 2022.

Il caldo straordinario e ininterrotto (vedi i grafici della stazione meteorologica a fondo articolo) e la totale assenza di nevicate estive in grado di rallentare temporaneamente la fusione (ultimo episodio: 6 maggio 2022) hanno poi proseguito la loro opera devastatrice per altri due mesi, tanto che il 20 settembre 2022 risultavano le seguenti perdite di spessore glaciale, sempre rispetto al 13 settembre 2021:

palina n. 1: 400 cm (valore stimato a seguito della completa fuoriuscita, a 392 cm, dell'ultimo tratto di palina, fatto avvenuto con tutta probabilità a metà settembre 2022, pochi giorni prima del netto raffreddamento del 16-17 settembre)

palina n. 2: 435 cm

palina n. 3: 551 cm

palina n. 4: 535 cm

palina n. 6: 525 cm


Il bilancio di massa specifico riferito all'intera superficie glaciale di 0,5 km2 è stato dunque valutato in -4,00 m di acqua equivalente, valore che batte quanto rilevato nelle peggiori stagioni precedenti, ovvero 1997-98 (-3,36 m) e 2002-03 (-3,00 m).

Si tratta inoltre del triplo di quanto in media si è rilevato, annualmente, nel già sfavorevole periodo di deglaciazione 1992-2021.
 

Serie dei bilanci di massa (saldo tra accumuli invernali di neve e fusione estiva) dalla stagione 1991-92. Il valore dell'annata idrologica 2021-22 (-4,00 m di equivalente d'acqua) è il più negativo in 31 anni di rilievi che ora fanno rientrare il Ciardoney
tra i ghiacciai campione - ovvero con serie almeno trentennale - del World Glacier Monitoring Service di Zurigo. Le perdite di massa cumulate hanno raggiunto i -43 m.

 

La disponibilità di due sessioni di misura nella medesima estate, su un ghiacciaio completamente privo di neve residua, permette il calcolo del tasso giornaliero di fusione del ghiaccio (nei 68 giorni compresi tra il 14 luglio e il 20 settembre 2022):

palina n. 1: 4,3 cm/giorno
palina n. 2: 4,2 cm
palina n. 3: 5,2 cm
palina n. 4: 4,7 cm
palina n. 6: 5,1 cm 

Si tratta di valori relativamente omogenei, lievemente inferiori nei settori più in quota (Colle Ciardoney) o con esposizione tendente a Nord (paline 2 e 4), rispetto al pendio inferiore del ghiacciaio, ad altitudine più bassa e in più franca esposizione soleggiata (paline 3 e 6).

Questa era la pessima situazione al Colle Ciardoney al sopralluogo intermedio
del 14 luglio 2022, con il ghiacciaio già completamente privo sia del nevato
dell'inverno 2021-22, sia dei modesti accumuli di valanga pluriennali che negli anni precedenti rimanevano sotto le pareti Nord delle Uje di Ciardoney.
La palina n. 1 al Colle indicava una perdita di spessore, eccezionalmente precoce,
di 102 cm in una ventina di giorni, e l'ultimo elemento infisso nel ghiaccio cadrà pochi giorni prima della visita di chiusura del bilancio a metà settembre, senza tuttavia impedire una ragionevole stima della perdita di spessore in questo punto, valutata in ben 400 cm (f. Pierluigi Cullino).


Il 14 luglio 2022, prevedendo ulteriori e notevolissime perdite di spessore nel corso dell'estate, si era provveduto ad affiancare con nuovi elementi le paline 2, 3, 4  e 6  prima che queste fuoriuscissero completamente dal ghiaccio determinando una perdita di informazione. Tutte queste paline (salvo la n. 2) in effetti sono cadute entro settembre, ma la presenza delle nuove installate a luglio ha permesso di calcolare ugualmente il bilancio di massa.
Pure la palina n. 1 al Colle Ciardoney, oltre ogni già pessimistica previsione, è caduta, in questo caso prima che si provvedesse alla sua sostituzione il 20 settembre. Ma in questo caso la fuoriuscita è avvenuta ragionevolmente a pochi giorni dall'intervento di fine estate permettendo un'accettabile stima della perdita locale di spessore
(f. Pierluigi Cullino).


L'intensissima fusione e perdita di spessore, oltre a un inaudito smagrimento del ghiacciaio nel suo insieme, si sono tradotte in una serie di rilevanti trasformazioni morfologiche. Procedendo dalla sommità del ghiacciaio verso la fronte:

1) marcato assottigliamento della coltre glaciale al Colle Ciardoney, con accelerato affioramento del substrato roccioso ai margini, e quasi totale scomparsa  della trasfluenza sul lato Valsoera (Valle Orco);

2) alterazioni del profilo del ghiacciaio, con superficie divenuta più acclive sotto al Colle Ciardoney e addolcimento del cambio di pendenza nel settore mediano (tra le paline 3 e 6);

3) ingente contrazione del margine laterale sinistro, in esposizione particolarmente soleggiata, e conseguente affioramento di nuovi ed estesi banchi di rocce montonate;

4) variazioni nel reticolo idrografico epiglaciale: la presenza di "mulini" glaciali è divenuta marginale, e la grande bédière che drena le acque di fusione dei due terzi superiori del ghiacciaio scendendo verso valle ne intercetta ora il margine sinistro (a causa del suo stesso arretramento), convogliando le acque verso l'esterno ben più a monte della fronte. Di conseguenza il settore frontale, percorso da quantità di acqua minori rispetto al passato, appare più omogeneo e assai meno inciso.

Qui di seguito, un fotoracconto della missione del 20 settembre 2022.
 

20 settembre 2022, ore 08:15. Il primo raggio di sole raggiunge il Colle Ciardoney salendo sopra la cresta della Grande Uja (3325 m). Grazie ai venti freddi e asciutti da Nord-Ovest dei giorni precedenti, la giornata è serena e trasparente come poche volte è capitato di sperimentare durante le campagne di misura.
L'irruzione fredda giunta tra il 16 e il 17 settembre ha abbassato rapidamente le temperature di una decina di gradi °C ponendo fine in maniera netta all'estate più lunga e calda mai registrata, analoga solamente a quella epocale del 2003.

Alla stazione meteorologica sul pianoro frontale a 2850 m la temperatura è di 3,5 °C, dopo una minima notturna di -1,4 °C, e la massima salirà a 6,8 °C nel pomeriggio.
Nottetempo la fusione si è completamente interrotta, e riprenderà con moderazione nelle ore centrali del giorno. Salvo marginali e brevi riattivazioni, la stagione di ablazione può comunque considerarsi conclusa.


Luca Mercalli, presidente SMI, e Gianpaolo Palladino, guardaparco PNGP, azionano la sonda a vapore per la perforazione del ghiacciaio e l'installazione della nuova palina
n. 1 al Colle Ciardoney, in sostituzione di quella vecchia caduta da pochi giorni, e di cui a luglio non si immaginava la completa fuoriuscita dal ghiaccio già entro
l'estate 2022.
 



Gianpaolo Palladino controlla l'erogazione del gas per il corretto funzionamento
della sonda a vapore.
 

Il documentarista Eugenio Manghi (a destra) riprende le operazioni
di perforazione del ghiacciaio.
 

Giunti a 8,8 m di profondità, si estrae la lancia termica della sonda
(si noti la condensazione nell'aria fredda del vapore in uscita dall'ugello) in vista dell'installazione della palina nel foro.


La nuova palina n. 1 viene dunque inserita fino a 8,8 m di profondità e permetterà di proseguire le misure di perdita di spessore del ghiacciaio al Colle Ciardoney nei prossimi anni. Fuoriuscita anche questa, è probabile che in questo punto sarà in procinto di affiorare il substrato roccioso, ragionevolmente per la prima volta in oltre cinquemila anni, dalle ultime fasi dell'Optimum Termico Olocenico.

Daniele Cat Berro rileva la sporgenza dal ghiaccio (122 cm)
della nuova palina n. 1, appena installata.


L'assottigliamento del ghiaccio (4 metri in una stagione a 3100 m!) ha determinato la quasi totale scomparsa della trasfluenza verso le morene dei ghiacciai di Valsoera e l'incalzante affioramento di rocce montonate e detrito
a ridosso del Colle Ciardoney.

 

Poco a valle del Colle Ciardoney, in destra orografica, l'accumulo di una frana precipitata negli anni scorsi ha lasciato la superficie glaciale (protetta dalla radiazione solare dalla coltre detritica) in rilievo di 3-4 m rispetto agli immediati dintorni.
 

Bell'esemplare di "fungo" o "tavola" glaciale, altra testimonianza, come la precedente, di ablazione differenziale. L'ombra del masso di frana limita la fusione
del ghiaccio sottostante, che resta in rilievo.


Sebbene per soli 35 cm, la vecchia palina n. 2 è rimasta infissa nel ghiaccio, a fianco di quella nuova inserita il 14 luglio 2022. Qui la fusione annuale è stata di ben 435 cm: a inizio estate 2022 si camminava al livello indicato dal bastoncino di Luca Mercalli
sul tratto sollevato di palina emersa (terzo spezzone di 2 m dalla superficie del ghiacciaio).


L'aspetto del ghiacciaio alla palina n. 4, dove la perdita di spessore è stata di 535 cm. Sullo sfondo il Colle Ciardoney.
 

Il videomaker Erik Gillo al margine dell'unico "mulino" glaciale sopravvissuto
al mutato assetto del reticolo idrografico e del profilo del ghiacciaio
circa 50 m a monte della palina n. 3
 

Due vedute da monte della struttura del mulino,
probabilmente giunto a una fase relitta.


A valle del "mulino", un'unica grande bédière profonda fino a 4-5 metri convoglia le acque di fusione fino a intercettare il margine laterale sinistro del ghiacciaio, notevolmente arretrato verso il centro del pendio. Drenata già a monte l'acqua proveniente dai due terzi superiori del ghiacciaio, il settore frontale è stato percorso da flussi d'acqua assai minori rispetto agli anni scorsi, conservando così una superficie più regolare e meno incisa.
 

Il marcato affioramento di rocce montonate in sinistra orografica
circa 50 m al di sopra della fronte.

 

REGRESSO DELLA FRONTE DI 30 METRI,
ALTRO RECORD IN ALMENO MEZZO SECOLO

All'ingente perdita di spessore glaciale si è accompagnato un massiccio ritiro della fronte, pari a 30 m rispetto al settembre 2021, che ha portato a circa 527 m il regresso complessivo dalla posa del primo caposaldo di misura nel 1971. Si tratta del valore annuale più negativo della serie cinquantennale.


Dato il galoppante regresso, che porta la fronte ad essere sempre più lontana,
il segnale di riferimento per le misure A4F è stato rinnovato a 6 m dal margine del ghiaccio e rinominato A4G (la direzione di misura è stata modificata da 245° a 230° per adattarsi all'attuale orientamento dell'asse del pendio inferiore del ghiacciaio).


Serie delle variazioni frontali dalla posa del primo segnale di misura nell'estate 1971 (l'operatore CGI all'epoca era Gianpaolo Ravarino). In rosso il ritiro del 2022 (-30 m)
il più marcato in almeno 51 anni di misure. Il regresso cumulato è giunto ormai a oltre mezzo chilometro.

 

A valle della fronte il torrente glaciale si fa strada tra i massi abbandonati dal ghiacciaio in regresso. Nonostante l'atmosfera divenuta nettamente più fresca dopo l'irruzione da Nord del 16-17 settembre 2022, seppur con moderazione la fusione si è riattivata nelle ore centrali della giornata. 
 

L'impressionante smagrimento del ghiacciaio intervenuto tra il 2004 e il 2022,
ripreso dalla stazione fotografica "F" in destra idrografica del torrente glaciale.
 

Un altro schiacciante confronto fotografico tra le situazioni del 1971 e del 2022 (stazione "S2", a pochi metri dall'attuale stazione meteorologica).
La foto d'epoca è dell'operatore CGI Gianpaolo Ravarino, che proprio 51 anni fa avviò le misure frontali, ancorché discontinue fino alla ripresa sistematica dei rilievi nel 1986 da parte di Luca Mercalli e Fulvio Fornengo.
Rispetto a mezzo secolo fa l'assetto dei massi nel pianoro frontale è in parte cambiato a causa della lieve avanzata del ghiacciaio nel corso degli Anni Settanta e del rimaneggiamento da parte del torrente il cui percorso nei primi tempi dopo il regresso della fronte era più instabile e mutevole di oggi.


Dalla stazione meteorologica a quota 2850 m si scorge a fatica, sotto l'ombrosa parete Nord del Monte Gialin (3270 m), il minuscolo Ghiacciaio di Geri, ridotto a un'esigua placca di ghiaccio il cui margine inferiore è interamente sepolto dal detrito roccioso. Non era mai accaduto di osservarlo in condizioni tanto sfavorevoli, poiché - pure nelle stagioni più negative per i ghiacciai - sopravvivevano accumuli di valanga in questa nicchia solo marginalmente raggiunta dalla radiazione solare anche d'estate.
Più a valle, in direzione del Bivacco Revelli e nel vallone attiguo, si trova un esteso rock-glacier probabilmente ancora attivo, dal momento che un locale affioramento di ghiaccio tra il detrito è stato osservato di recente
(info: Gianpaolo Palladino, guardaparco PNGP).

 

L'estate 2022 ha inferto un durissimo colpo anche ai vicini ghiacciai di Valsoera,
che già in precedenza erano ai limiti dell'estinzione, e i cui residui si scorgono a malapena dal Colle Ciardoney. A sinistra gli insignificanti brandelli a cui è ridotta l'unità meridionale; a destra si intravede a tratti la presenza di ghiaccio in gran parte sepolto dal detrito. Il lago in primo piano nel corso degli anni è decisamente aumentato in dimensioni a spese degli accumuli di nevato che quasi sempre occupavano la depressione a fine estate (immagini qui sotto), del tutto assenti il 20 settembre 2022.


Il lago a metà settembre 2020 e 2021 era ancora circondato da estesi banchi
di neve residua, a differenza di quest'anno.
 

Veduta più ravvicinata, sempre dal Colle Ciardoney, della misera
placca del Ghiacciaio Meridionale di Valsoera.

 


LA STAZIONE METEOROLOGICA: MANUTENZIONE
E RIPRISTINO DELLE MISURE AUTOMATICHE
DI ALTEZZA NEVE E LIVELLO DEL TORRENTE

Alle 12:30 i gruppi di lavoro si sono riuniti - in attesa del rientro - alla stazione meteorologica, dove i tecnici e soci SMI Alessio Golzio (Università di Torino) e Gabriele Savio (collaboratore esterno CNR-IRPI, Torino) hanno provveduto alla manutenzione ordinaria, nonché al riposizionamento e taratura del sensore di livello del torrente (travolto da un'erosione spondale durante la piena del 2-3 ottobre 2020) e all'installazione di un sensore automatico di altezza neve.

Infine la webcam è stata programmata in modo da trasmettere le immagini su web ogni ora dalle h 08 alle h 18 (anziché solo al mattino fino alle h 12, come in precedenza).


Ore 12:30, lo staff si riunisce presso la stazione meteorologica.
 

Il "braccio" che sorregge il nuovo sensore Campbell
di altezza totale della neve al suolo (desunta dal tempo di ritorno di ultrasuoni riflessi dalla superficie del manto nevoso). Permetterà d'ora in poi di eseguire un confronto con i valori ottenuti dalla teleosservazione tramite webcam del livello della neve
sull'asta nivometrica, condotta a partire dall'inverno 2012-13.
 

Alessio Golzio (a sinistra) e Gabriele Savio (a destra) chiudono gli armadietti dell'elettronica della stazione meteorologica,
pronta per affrontare l'inverno 2022-23.

 

I DATI METEO: 99 GIORNI Consecutivi SENZA GELO
e nessuna nevicata estiva

La stazione meteorologica Campbell a 12 anni dall'installazione è sempre in ottimo stato ed efficienza. Di seguito alcuni grafici dei principali parametri atmosferici registrati nell'estate 2022, con relativi commenti e inquadramento delle anomalie.

 

Andamento delle temperature a intervalli di 10 minuti dal 1° giugno al 20 settembre 2022. Più che per temperature estreme massime particolarmente elevate
(15,9 °C il 17 giugno, valore ben inferiore al primato assoluto di 20,1 °C del 27 giugno 2019) il caldo dell'estate 2022 è stato eccezionale per il connubio tra intensità
e persistenza
.

Alla stazione meteorologica a 2850 m la temperatura è rimasta ininterrottamente sopra 0 °C dalle h 22:30 del 9 giugno alle 23:30 del 16 settembre, ovvero per ben 99 giorni, i
l più lungo periodo senza gelo nella serie di misure cominciata nel 2010, ma ragionevolmente da tempi anche ben più lontani.

L'anomalia dunque non è stata l'arrivo improvviso del freddo a metà settembre
(10 °C in meno tra il mattino del 16 e il mattino del 17, fino ai -5,6 °C delle h 07:40 del 17), bensì il lunghissimo periodo ostinatamente troppo caldo che ha insistito senza posa per oltre tre mesi.
 




Andamento delle temperature aggregate a scala giornaliera (minime, medie e massime), sempre dal 1° giugno al 20 settembre 2022.
Media trimestre giugno-agosto 2022: 8,4 °C,
 primato nella breve serie dal 2011
(massimo precedente 8,1 °C nel 2019),
1,6 °C sopra la media decennale (2011-2020).
 


Precipitazioni giornaliere e cumulate nell'estate 2022: benché rovesci e temporali siano stati relativamente frequenti (29 giorni con almeno 1 mm di pioggia sui 92 del trimestre estivo giugno-agosto), l'apporto totale, 367 mm, è stato pur sempre inferiore al normale (-17% rispetto alla media 2011-2020 di 440 mm), in linea con quanto segnalato da ARPA Piemonte per l'intero territorio regionale (anomalia -18% rispetto al trentennio 1991-2020).
Considerando il periodo dal 1° giugno alla data del sopralluogo di chiusura del bilancio (20 settembre 2022) il totale sale a 403 mm.

 

La distribuzione delle direzioni del vento mostra l'evidente canalizzazione dei flussi imposta dalla forma del rilievo, lungo l'asse WNW - ESE del vallone alla cui testata si annida il ghiacciaio. Oltre un terzo delle registrazioni (intervallo 10 minuti) ricade nel settore di provenienza tra Est e Sud-Est, rappresentato in prevalenza dalle brezze diurne che risalgono dalla Val Soana (aria calda e leggera, brezza di valle), mentre dall'orizzonte intorno a Ovest provengono le brezze - soprattutto notturne - in discesa dalla testata del vallone e dal ghiacciaio (aria fredda e densa, brezza di monte) oppure le più intense correnti associate a venti a grande scala da Nord-Ovest ed episodi di foehn.


Velocità del vento medie (blu) e massime (rosso) ogni 10 minuti. Nel periodo giugno-settembre 2022 si sono verificati tre episodi di vento tempestoso al passaggio dei (relativamente pochi) sistemi frontali dall'Atlantico:
9 giugno (raffica più intensa 107 km/h, da Ovest-Sud-Ovest);
19 agosto (104 km/h, da Sud-Ovest);
17 settembre (138 km/h, da Sud-Ovest).


quale futuro per il GHIACCIAIO CIARDONEY ?

Come quasi tutti i ghiacciai alpini soprattutto sotto i 3500 m il Ciardoney si trova
in totale disequilibrio con il clima attuale
, ormai da otto anni consecutivi senza la minima sopravvivenza di nevato stagionale a fine estate che possa almeno in piccola parte contrastare le perdite di massa che avvengono nel resto della superficie glaciale (il 2014 è stata l'ultima stagione con significative quantità di neve invernale sopravvissuta fino a settembre nel settore sommitale presso il Colle Ciardoney).

Di conseguenza, anche se l'atmosfera alpina non dovesse ulteriormente riscaldarsi (scenario peraltro del tutto improbabile), la sua scomparsa entro i prossimi decenni è virtualmente certa. Non è questione di se, ma di quando.

L'indagine georadar del settembre 2015 condotta da IMAGEO Srl indicava uno spessore medio di 21 m, con massimi dell'ordine di 60-70 m nel settore centrale sub-pianeggiante.

Carta degli spessori del Ghiacciaio Ciardoney (intervallo isolinee 10 m) calcolati in base
al rilievo georadar del 15 settembre 2015. Il settore più profondo, fino a 60-70 m (blu scuro), si colloca nel settore subpianeggiante a valle del Colle Ciardoney e a monte del cambio di pendenza. Nel frattempo, in 7 anni, lì la fusione ha asportato 10-15 m di spessore, per cui attualmente la profondità massima del ghiaccio deve essersi ridotta a non oltre 50-55 m. Questa porzione di ghiacciaio, insieme a quella all'ombra delle Uje e maggiormente protetta da una coltre di detrito (margine inferiore del ghiacciaio nella carta), potrebbe sopravvivere fin verso metà XXI secolo, ma un (probabile) aumento ulteriore delle temperature determinerebbe una più rapida scomparsa completa del ghiacciaio (fonte: IMAGEO Srl)
.
 

Se la deglaciazione dovesse proseguire come nell'ultimo decennio, riteniamo che circa un terzo dell'attuale superficie glaciale potrebbe scomparire entro il 2030, lasciando vita un po' più lunga al settore superiore più profondo e a quello più ombreggiato e protetto dal detrito sotto le Uje di Ciardoney, i quali potrebbero sopravvivere fin verso la metà di questo secolo.

Tuttavia se, come prospettano i modelli di previsione climatica (vedi il nostro articolo dedicato al primo volume del VI rapporto IPCC), alla luce delle ancora crescenti emissioni globali di gas serra le temperature continueranno ad aumentare, ed estati un tempo inimmaginabili come quella del 2022 diverranno via via più frequenti, la scomparsa del Ghiacciaio Ciardoney si completerà in tempi più brevi e forse inferiori a un ventennio, lasciando solamente placche di ghiaccio fossile sepolto dal detrito in destra orografica del bacino glaciale.

 

 

Parte dell'abbigliamento indossato dall'équipe al lavoro sul ghiacciaio
è stata gentilmente offerta da
Cape Horn,
azienda di materiale tecnico per l'outdoor.

 



Si ringrazia il CNR - IRPI di Torino / Laboratorio GeoClimAlp
per il prestito della sonda a vapore

 

 

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