DOVE MI TROVO:  Nimbus Web » Glaciologia» Bilancio Ciardoney 2024 moderatamente negativo

        


BILANCIO 2024 al Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
MODERATAMENTE NEGATIVO NONOSTANTE
L'ECCEZIONALE INNEVAMENTO DI PRIMAVERA


Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus

Walter Alberto e Alessio Golzio, Arpa Piemonte - Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali

Gabriele Savio - CNR - IRPI Torino, collaboratore esterno

e con la partecipazione operativa alla campagna glaciologica di:


Gianpaolo Palladino
- Corpo di Sorveglianza, Parco Nazionale Gran Paradiso

Erik Gillo - videomaker


20 settembre 2024

fotografie degli autori, salvo diversa indicazione
 

Il settore superiore del Ghiacciaio Ciardoney, con l'omonimo colle sullo sfondo, ripreso il 17 settembre 2024: nonostante lo straordinario innevamento primaverile, al termine di un'estate particolarmente calda (la terza dal 1800 al Nord Italia in base alle statistiche CNR-ISAC, la seconda dal 2011 alla fronte del ghiacciaio) tutto l'apparato glaciale è ormai privo di neve residua salvo modesti residui di valanga alla base delle pareti e di accumuli eolici presso il colle.
 


Sintesi dei risultati

Il caldo marcato e ininterrotto del bimestre luglio-agosto 2024, l'assenza di nevicate estive e la presenza di abbondanti polveri sahariane sulla neve residua hanno contribuito alla
fusione di tutto lo straordinario manto nevoso primaverile (stagione di maggiore accumulo nella serie dal 1992 con 5 m di neve a inizio giugno e 3150 mm di acqua equivalente) e - rispetto ai rilievi del 14 settembre 2023 - di spessori di ghiaccio variabili tra circa 55 cm (Colle Ciardoney) e 220 cm (settore mediano del ghiacciaio).

Il bilancio di massa della stagione idrologica 2023-24 è valutato in
-1,04 m
di acqua equivalente (media 1992-2023: -1,42 m).
Si stima però che circa il 30% di questa perdita sia attribuibile all'anomala
fusione intervenuta a inizio autunno 2023, tra il sopralluogo del 14 settembre
e la metà di ottobre, quando non era stato possibile eseguire ulteriori rilievi.

Si tratta di una perdita di massa relativamente contenuta rispetto a quelle gravose degli anni recenti, e tra le più moderate dell'ultimo decennio insieme
a quella osservata nella stagione 2019-20 (-0,78 m).

Tuttavia sorprende come, di fronte all'aumento delle temperature e della fusione estiva,
nemmeno un'alimentazione nevosa eccezionale a scala pluridecennale
sia riuscita a scongiurare un bilancio di massa negativo
.

Il regresso della fronte (-2,5 m rispetto a settembre 2023) è stato
il più modesto dai casi del 2013 e 2014.
 



Martedì 17 settembre 2024 gli operatori della Società Meteorologica Italiana, di Arpa Piemonte e dell'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di bilancio di massa e variazione frontale al Ghiacciaio Ciardoney, in Valle Soana.

Le operazioni sono avvenute sotto le ultime schiarite mattutine prima del rapido arrivo di nuvolosità e poi di deboli precipitazioni da sbarramento di correnti umide da Est (con la prima neve della stagione sopra i 2400 m sul Gran Paradiso tra il 18 e il 19 settembre) legate alla depressione "Boris" in moto retrogrado dai Balcani al Centro Italia.
Questa configurazione meteorologica peraltro è stata responsabile sia delle gravi alluvioni in Europa centro-orientale, sia delle nuove inondazioni in Emilia Romagna, regione già duramente colpita due volte nel maggio 2023.
 

Il bacino del Ghiacciaio Ciardoney e la sua ampia piana proglaciale sotto le schiarite mattutine del 17 settembre 2024, in attesa dei rapidi addensamenti per sbarramento orografico di correnti umide orientali. A sinistra svetta
la Grande Uja di Ciardoney (3325 m).
 

Perdite di massa glaciale inferiori agli anni recenti
grazie allo straordinario accumulo nevoso primaverile,
ma bilancio pur sempre negativo dopo un'estate molto calda

Grazie alle frequenti e copiose precipitazioni di fine inverno e primavera, durante il sopralluogo del 5 giugno 2024 si era rilevato uno spessore nevoso insolitamente abbondante (media di 500 cm nell'insieme del ghiacciaio), nonché estremamente denso e corrispondente a una lama d'acqua di ben 3150 mm, massimo dall'inizio dei rilievi di bilancio di massa nel 1992. Il tempo relativamente fresco di giugno e inizio luglio avevano poi aiutato la conservazione della neve, che ha coperto interamente il ghiacciaio fino ai primi giorni d'agosto.

Tuttavia il caldo marcato e ininterrotto insorto da metà luglio 2024 ha determinato un'intensa fusione nivo-glaciale, tanto che nel corso di agosto ed entro la prima metà di settembre il ghiacciaio ha perso tutto il manto nevoso stagionale, a eccezione di locali e insignificanti accumuli di valanga o eolici rimasti in prossimità del Colle Ciardoney e sotto le pareti, inoltre il ghiaccio sottostante è stato intaccato per spessori fino a circa due metri nel settore inferiore del ghiacciaio.

Il manto nevoso inusualmente spesso (290 cm) che il 5 giugno 2024 (data del sopralluogo di fine primavera) copriva la piana proglaciale del Ciardoney presso la stazione meteorologica è fuso entro il 20 luglio, con 12 giorni di ritardo rispetto alla data mediana di scomparsa dell'ancora breve periodo di osservazione 2013-2023 (8 luglio), e il ghiacciaio è rimasto ancora completamente coperto di neve fino ai primi giorni d'agosto. Una situazione che poteva far pensare a un'annata per lo meno vicina all'equilibrio tra nevicate invernali-primaverili e fusione estiva di neve e ghiaccio, tuttavia gli intensi e ininterrotti calori di agosto hanno determinato la pressoché completa fusione della neve anche sul ghiacciaio, nonché di circa un metro del ghiaccio sottostante, determinando l'ennesimo bilancio di massa negativo, seppure più moderato rispetto a molti anni precedenti
(immagini webcam del 5 giugno e 20 luglio 2024).
 

Grafico dell'andamento giornaliero dello spessore nevoso all'asta nivometrica, teleosservato da webcam nelle stagioni dalla 2012-13 alla 2023-24. La linea viola spessa indica la stagione 2023-24, cominciata (come le due precedenti) con innevamento molto scarso fino a metà febbraio, ma poi proseguita con nevicate intense e frequenti che hanno portato a un massimo spessore stagionale di 375 cm il 2 maggio, primato nel pur breve periodo di osservazione (superiore ai 370 cm del 3 aprile 2017).
Per quanto a inizio estate 2024 la fusione della possente coltre nevosa sia avvenuta con una certa rapidità, complice anche la riduzione di albedo (frazione di radiazione solare riflessa rispetto a quella incidente) dovuta al concentrarsi delle abbondantissime polveri sahariane sulla superficie del manto, la data di esaurimento del manto nevoso all'asta nivometrica (20 luglio) si è collocata al secondo posto tra le più tardive dopo quella del 2013 (26 luglio, grafico sotto). Tuttavia - come avvenuto anche nel 2013, d'altronde -  ciò non è bastato a scongiurare un bilancio di massa negativo.
Nei decenni precedenti, fino agli Anni Ottanta, era piuttosto abituale che la coltre nevosa invernale, a queste quote, persistesse a lungo, anche fino alla tarda estate. In alcune stagioni particolarmente fresche e favorevoli al glacialismo negli Anni Settanta (e soprattutto nel 1977 e 1978) la neve sopravviveva anche fino a settembre, da quanto tramandano le osservazioni condotte dagli operatori del Comitato Glaciologico Italiano (consultabili qui), determinando bilanci di massa positivi, situazione che invece al Ciardoney, dall'inizio degli Anni Novanta, si è verificata solo più nella stagione 2000-01.



La completa assenza di nevicate estive in grado di aumentare per qualche giorno l'albedo della superficie glaciale altrimenti annerita dai detriti (riflettività elevata della neve fresca), il lunghissimo e anomalo periodo senza gelo (ben 80 giorni, dal 24 giugno all'11 settembre 2024, alla stazione meteorologica a 2850 m), nonché la riduzione dell'albedo (riflettività del manto nevoso) a causa dell'abbondante presenza di polveri sahariane, hanno contribuito a intensificare la fusione nivo-glaciale.

Ecco dunque le perdite di spessore di ghiaccio rispetto al precedente rilievo del 14 settembre 2023, misurate alle paline ablatometriche, da monte a valle:

palina n. 1 (Colle Ciardoney): 55 cm (*)

palina n. 2: 165 cm

palina n. 3: 220 cm
(**)

palina n. 4: 140 cm

palina n. 6: 183 cm


(la palina n. 5 non è più presente da svariati anni, poiché in quel punto, in sinistra orografica del settore mediano, il ghiaccio è scomparso)

Media pesata sulle superfici di pertinenza per l'intero ghiacciaio: 120 cm

(*) Palina di legno rotta, ma grazie a un precedente sopralluogo del 1° settembre 2024 è stato possibile stimare con ragionevole affidabilità una perdita di spessore di circa 55 cm tra il 14 settembre 2023 e il 17 settembre 2024 (vedi paragrafo "Fusione tardiva autunno 2023 e nota metodologica" più avanti).

(**) Il 1° settembre 2024 l'ultimo segmento della palina n. 3 era ancora inserito nel ghiaccio per 18 cm, dopodiché è fuoriuscito del tutto e caduto. Tuttavia, poiché presso le paline 2, 4 e 6 la fusione su ghiaccio tra l'1 e il 17 settembre 2024 è stata compresa tra 10 e 20 cm, si ritiene che la caduta della palina 3 sia avvenuta subito prima del sopralluogo di chiusura stagione del 17 settembre, dunque senza compromettere in modo apprezzabile la quantificazione della fusione complessiva in quel punto.

Il bilancio di massa specifico, riferito alla superficie glaciale 2023 di 0,46 km2 (ottenuta tramite rilievo fotogrammetrico da drone), è stato valutato in
-1,04 m
di acqua equivalente, valore più moderato rispetto alla media dello sfavorevole periodo di deglaciazione 1992-2023 (-1,4 m di acqua equivalente), indicatore di una perdita tra le meno marcate dell'ultimo decennio insieme a quella della stagione 2019-20 (-0,78 m).

Alla data del sopralluogo (17 settembre) la fusione glaciale era pressoché interrotta a causa del raffreddamento intervenuto a metà settembre, inoltre da lì a due giorni (18-19 settembre) la prima sottile nevicata della stagione (5-10 cm) ha coperto il ghiacciaio, eventi che ragionevolmente hanno posto fine al periodo di ablazione 2024 proprio in fase con le misure per la chiusura del bilancio di massa.
 

Serie dei bilanci di massa (saldo tra accumuli invernali di neve e fusione estiva, espressi in acqua equivalente) dalla stagione 1991-92. Il valore dell'annata idrologica 2023-24 (-1,04 m di equivalente d'acqua) risulta tra i meno sfavorevoli dell'ultimo decennio insieme a quello del 2019-20, ma in ogni caso sorprende che nemmeno una stagione di accumulo straordinariamente abbondante abbia scongiurato un bilancio negativo. Le perdite di massa cumulate sfiorano i -47 m di acqua equivalente, pari a oltre 50 m di spessore di ghiaccio.


Fusione tardiva dell'autunno 2023 e nota metodologica

Va precisato che nel caldo inizio autunno 2023 la fusione glaciale era ancora proseguita per un mese dopo le misure per la chiusura del bilancio di massa del 14 settembre. Sul Ciardoney non era stato possibile intervenire con un nuovo sopralluogo a metà ottobre, ma il personale di sorveglianza del Parco Nazionale Gran Paradiso, tornando il 15 ottobre sul Ghiacciaio del Grand Etret, aveva trovato un'ulteriore fusione variabile tra 18 e 28 cm a seconda dei punti.

Tenendo presente l'esposizione del Ciardoney, più soleggiata, e quanto preliminarmente osservato il 1° settembre 2024 al Colle Ciardoney dove era in corso l'esaurimento della neve stagionale 2023-24, si stima che dopo le misure del 14 settembre 2023 (e prima della formazione del manto nevoso duraturo il 20 ottobre 2023) la fusione abbia asportato circa 40 cm di ghiaccio, lì come nel resto dell'apparato glaciale.

Ne consegue che circa il 30% della perdita di massa avvenuta tra il 14 settembre 2023 e il 17 settembre 2024 e riferita alla stagione glaciologica 2023-24 (circa 0,35 m di acqua equivalente sugli 1,04 m complessivi) è in realtà attribuibile alle fasi finali della stagione 2023.

Anche in molti anni precedenti era accaduto che la data del sopralluogo di settembre fosse anticipato di alcuni giorni o settimane rispetto alla vera fine della stagione di ablazione, ma non potendo procedere a una quantificazione certa della fusione autunnale aggiuntiva, questa (peraltro, di solito, modesta e marginale, salvo casi particolari come appunto il 2023) è sempre stata attribuita al successivo anno glaciologico.

Dunque, pur trattandosi di un episodio più appariscente del consueto, anche in questo caso - per non introdurre disomogeneità metodologiche - abbiamo considerato la tardiva fusione autunnale 2023 nella stagione 2023-24, anche per non dover correggere i dati di bilancio 2023 già validati e trasmessi al Comitato Glaciologico Italiano e al World Glacier Monitoring Service di Zurigo.


Ghiacciai alpini, fossili climatici

Sorprende comunque il fatto che nemmeno una stagione di accumulo nevoso particolarmente abbondante e favorevole abbia potuto evitare - di fronte a due mesi estivi di fusione intensa e continua - l'ennesimo bilancio di massa negativo, a differenza di quanto sarebbe avvenuto - a parità di alimentazione nevosa - nei più freschi decenni precedenti gli Anni Novanta-Duemila.

Ciò conferma che a guidare l'attuale deglaciazione è soprattutto l'aumento delle temperature estive che accelera l'esaurimento del manto nevoso stagionale e allunga il periodo di esposizione dei ghiacciai a radiazione solare e temperature sopra 0 °C, intensificandone la fusione, mentre le precipitazioni invernali, più o meno abbondanti tra un anno e l'altro e pressoché stazionarie a lungo termine sulle Alpi, hanno un ruolo marginale in questa evoluzione (leggi qui le considerazioni sulle tendenze secolari della quantità di neve fresca a varie quote sulle Alpi, in base allo studio di Bozzoli et al., 2024).

Inoltre, l'annata 2024 ribadisce che il clima attuale (e a maggior ragione quello ancora più caldo dei probabili scenari climatici e glaciologici futuri) è del tutto ostile alla conservazione dei ghiacciai alpini soprattutto a quote inferiori a 3500 m, fossili climatici in totale disequilibrio e destinati a estinguersi nell'arco di pochi decenni al di là di temporanee situazioni un po' meno sfavorevoli che - come quest'anno - di quando in quando potranno pur sempre manifestarsi.


Regresso della fronte moderato: -2,5 metri

Come conseguenza delle perdite di massa minori rispetto al consueto e di una più lunga permanenza della neve - fino a metà agosto - in prossimità del segnale di misura A4H, il margine frontale del ghiacciaio si è ritirato poco, di soli 2,5 metri rispetto a metà settembre 2023. Si tratta della variazione più modesta dell'ultimo decennio, da quando la fronte regredì di appena 1,5 m nel biennio 2013-14 caratterizzato da abbondante innevamento ed estati dal caldo moderato.
Il regresso cumulato dal 1971 ammonta a circa 540 m.
 

Serie delle variazioni frontali dalla posa del primo segnale di misura nell'estate 1971 (l'operatore CGI all'epoca era Gianpaolo Ravarino). In rosso il ritiro del 2024 (-2,5 m), il più modesto del periodo successivo al 2014.

 

Scarse variazioni morfologiche rispetto all'anno precedente

Le perdite di massa relativamente contenute rispetto a molti anni recenti di intensa deglaciazione hanno evitato rilevanti variazioni morfologiche rispetto al 2023: sempre presente l'abbondante copertura detritica in destra orografica, e sparsa nel resto del ghiacciaio; vanno comunque segnalate le minori dimensioni dei pozzi/mulini glaciali nel settore mediano, in linea con una tendenza già osservata da alcuni anni (forse a causa di un differente assetto del reticolo di drenaggio superficiale delle acque di fusione e/o delle proprietà del ghiaccio al mutare del profilo del ghiacciaio in conseguenza della sua perdita di spessore), e la minore profondità delle bédières nel pendio frontale.

Qui di seguito, un fotoracconto della missione del 17 settembre 2024.
 

17 settembre 2024: due vedute aeree del settore superiore del ghiacciaio con un dettaglio del Colle Ciardoney. Qui, alla sommità dell'apparato glaciale, restano insignificanti banchi di nevato, unico punto in cui il bilancio della stagione 2023-24 si può considerare vicino all'equilibrio tra accumulo e fusione.
Ancora assente la neve fresca, essendo fusi i pochi centimetri caduti sopra i 3000 m nelle fasi finali dell'intensa precipitazione del 5 settembre 2024.
La prima imbiancata estesa di 5-10 cm è arrivata poco dopo il sopralluogo, nella sera-notte tra il 18 e il 19 settembre.
 

La palina ablatometrica n. 1 al Colle Ciardoney è stata rinvenuta spezzata, senza la possibilità di calcolare con precisione l'entità della fusione del ghiaccio rispetto a settembre 2023, non avendo rintracciato lo spezzone superiore staccato. Tuttavia il confronto con dati e fotografie ripresi durante un sopralluogo preliminare alla campagna glaciologica il 1° settembre 2024 ha permesso di stimare un'ablazione di circa 55 cm tra il 14 settembre 2023 e il 17 settembre 2024, qui per la maggior parte attribuibile alla fusione tardiva dell'autunno 2023.
 

17 settembre 2024: vista dal Colle Ciardoney
verso il settore superiore e mediano del ghiacciaio.
 

Le consuete bédières prodotte dal ruscellamento delle copiose acque di fusione, e probabilmente ampliate anche dai deflussi associati a violenti temporali come quello del 5 settembre 2024, solcavano longitudinalmente il ghiacciaio, risultando tuttavia più evidenti - e profonde anche alcuni metri - nel settore superiore, poco accennate invece nel pendio inferiore verso la fronte.
Infatti la principale bédière - che drena le acque meteoriche e di fusione dei due terzi superiori del ghiacciaio e dei versanti sovrastanti - in parte intercetta inghiottitoi nel settore mediano poco a monte della palina n. 3, in cui le acque si inabissano, in parte intercetta il margine sinistro dell'apparato glaciale veicolando dunque il deflusso esternamente al ghiacciaio. La fusione nel pendio inferiore, sempre più ridotto, per quanto intensa non riesce a incidere profondamente il ghiaccio.
Gli inghiottitoi / pozzi glaciali, pur presenti e attivi, hanno dimensioni considerevolmente inferiori rispetto al passato.
 

La massiccia perdita di spessore glaciale degli anni recenti ha richiesto la tempestiva posa di nuove paline ablatometriche ai siti n. 2, 3, 4 e 6, essendo già in procinto di fuoriuscire completamente dal ghiaccio - con rischio di perdita di informazioni sul bilancio di massa - quelle installate il 14 luglio 2022 fino a circa 8,5 m di profondità. In effetti la palina n. 3 era già fuoriuscita e caduta, ma solo pochi giorni prima dei rilievi del 17 settembre 2024, dunque senza compromettere significativamente la quantificazione della fusione in quel punto, mentre la n. 1 al Colle Ciardoney, collocata a settembre 2022, è ancora al sicuro, infissa nel ghiaccio per oltre sei metri, data la perdita di spessore relativamente più lenta nel settore più elevato del ghiacciaio.
In questa immagine e nelle sei successive, Luca Mercalli (presidente SMI) e Walter Alberto (geologo e glaciologo Arpa Piemonte) provvedono all'installazione delle nuove paline ablatometriche tramite la sonda a vapore - modello Heucke gentilmente messa a disposizione dal gruppo GeoClimAlp del CNR-IRPI di Torino.
 


Il pendio inferiore del ghiacciaio e la fronte, visti dal segnale di misura A4H attualmente utilizzato per la determinazione delle variazioni frontali (-2,5 m rispetto al 14 settembre 2023). La perforazione del ghiaccio con sonda a vapore per la posa della nuova palina n. 6 (asterisco nell'immagine) si è arrestata a 5,7 m di profondità, ragionevolmente per l'intercettazione del fondo roccioso (bedrock). Questo significa che lo spessore glaciale è lì molto esiguo, e che 2-3 anni di fusione al tasso medio dell'ultimo decennio potranno bastare a far scomparire gran parte dell'attuale pendio frontale, o per lo meno a determinare una sua frammentazione con brusca risalita/regresso della fronte attiva del ghiacciaio di 150-200 m in proiezione orizzontale. 
 

Veduta panoramica del pendio inferiore e della fronte, sempre dal segnale A4H
(clicca sulla foto per ingrandirla).
 

17 settembre 2024: veduta generale del ghiacciaio Ciardoney dalla stazione fotografica "F". Il grande masso erratico squadrato a destra nell'immagine (asterisco) è stato deposto dal ghiacciaio in ritiro nel 1991. Da allora il regresso frontale è stato di circa 400 m.
 



Uno sguardo anche ai residui dei vicini ghiacciai di Valsoera, alla testata dell'omonimo vallone tributario della Valle di Piantonetto e dunque della Valle Orco. Sono pressoché estinti, salvo la presenza di resti di ghiaccio sepolto da una spessa coltre di detriti. Sia l'unità meridionale (sinistra) sia quella settentrionale (destra), qui riprese avvicinandosi in volo al Colle Ciardoney, il 17 settembre 2024 erano in parte interessate da accumuli di valanga sopravvissuti all'estate, che tuttavia non potranno in alcun modo ridare vigore a questi ghiacciai sostanzialmente scomparsi.


In centro all'immagine, i due residui glaciali di Valsoera visti dal Colle Ciardoney.
In primo piano la conca sottostante il Colle, lato Valle Orco, occupata dalla trasfluenza del ghiacciaio Ciardoney fino ai decenni finali del Novecento, e ora da un ampio banco di neve residua come non si vedeva dal settembre 2020; ghiacciato/innevato il laghetto al fondo della depressione.

 

La stazione e i dati meteorologici:
seconda estate più calda nella breve serie dal 2011 al Ciardoney
(sesta dal 1958 in Piemonte, e terza dal 1800 in Italia)

La manutenzione della stazione meteorologica a quota 2850 m sul pianoro proglaciale, curata da Alessio Golzio (meteorologo previsore Arpa Piemonte) e Gabriele Savio (collaboratore esterno CNR-IRPI Torino), ha comportato l'installazione di un nuovo pluviometro automatico Campbell in sostituzione di quello collocato nell'agosto 2010 insieme al resto della strumentazione, e andato in avaria nel corso dell'estate 2024 compromettendo purtroppo la conoscenza delle grandi quantità di pioggia cadute con i nubifragi alluvionali del 29 giugno e 5 settembre. Per il resto le apparecchiature, webcam inclusa, erano in perfetto stato di funzionamento.



Alessio Golzio (meteorologo previsore Arpa Piemonte) durante la manutenzione della stazione meteorologica.


Ecco una sintesi delle principali caratteristiche climatiche dell'estate 2024 (trimestre giugno-agosto; gli orari indicati sono UTC+1, ovvero ora solare).

Temperatura media: 8,1 °C
seconda estate più calda del breve periodo dal 2011, insieme a quella del 2023, e dopo quella del 2022 (8,4 °C); 1,3 °C sopra la media decennale 2011-2020

Temperatura estrema minima: -4,9 °C il 2 giugno (h 02:57)

Temperatura estrema massima: 17,1 °C il 28 luglio (h 15:21)

Temperatura minima più elevata: 9,6 °C il 29 luglio (h 03:08)

Massima sequenza di giorni consecutivi senza gelo (incluso settembre):
80 gg
, dal 24 giugno all'11 settembre

Massima velocità del vento: 110 km/h da Est
(29 giugno, h 19:21, al termine del nubifragio alluvionale sul Gran Paradiso)

Neve fresca totale: 15 cm (5 cm il 3 giugno, 10 cm il 13 giugno)

Data di esaurimento del manto nevoso invernale: 20 luglio
(con 12 giorni di ritardo rispetto alla data mediana di scomparsa del periodo di osservazione 2013-2023, 8 luglio)

Segnaliamo inoltre che il brusco calo termico avvenuto con il fronte freddo da Nord di metà settembre 2024 ha portato a registrare una temperatura minima di
-7,8 °C all'alba del 13, la più bassa per le prime due decadi di settembre dall'inizio della serie nel 2010.

Grafici della radiazione solare globale e delle temperature rilevate dalla stazione meteorologica nel periodo 1° giugno - 17 settembre 2024 (risoluzione 10 minuti).
Si noti in particolare il lungo periodo con temperature sempre >0 °C, anomalo per una località alpina a 2850 m: ben 80 giorni consecutivi dal 24 giugno all'11 settembre. Dopodiché un vigoroso fronte freddo da Nord ha abbassato le temperature di 15 °C in due giorni (Tmin -7,8 °C il 13 settembre), determinando la "rottura" (tardiva) dell'estate e la fine del periodo di ablazione significativa sul ghiacciaio. Un breve e temporaneo addolcimento ha ancora caratterizzato la giornata del 15 settembre 2024 (Tmax 10,8 °C), seguito da un nuovo calo termico e dalla prima nevicata misurabile della nuova stagione (18-19 settembre).
 

Velocità media (elementi blu) e massima del vento (elementi rossi) dal 1° giugno al 17 settembre 2024 (risoluzione 10 minuti). Nel bimestre luglio-agosto non ci sono state tempeste di vento con raffiche >100 km/h, soglia invece superata il 21 e 29 giugno (103 e 110 km/h) e il 12-13-14 settembre (fino a 112 km/h) all'arrivo dell'intenso fronte freddo da Nord.


A seguito del brusco raffreddamento intervenuto dal 12 settembre 2024, al primo mattino del giorno 17 il torrente glaciale presso la stazione meteorologica appariva parzialmente ghiacciato (temperatura minima dell'aria a 6 m di altezza
dal suolo: -0,7 °C). Il deflusso era pressoché interrotto a causa della fusione assente sul ghiacciaio, poi solo debolmente ripresa nella tarda mattinata.

 

Ampliando lo sguardo sul clima dell'estate 2024 a scala regionale,
l'analisi Arpa Piemonte indica che il trimestre giugno-agosto si è collocato sesto tra i più caldi nella serie regionalizzata delle temperature con inizio nel 1958,
con anomalia termica di +1,2 °C rispetto alla media dell'attuale trentennio di riferimento standard 1991-2020.


L'anomalia termica estiva del 2024 è stata ancora più marcata nel resto d'Italia
(il Nord-Ovest, seppur sopra media, è rimasto più distante dall'asse dei promontori anticiclonici nord-africani, spesso collocati più a Est, verso l'Europa orientale), con anomalie fin sopra +2 °C dal Nord-Est al Centro-Sud secondo l'analisi CNR-ISAC.

A scala nazionale, con anomalia di +1,8 °C rispetto al 1991-2020,
è stata la terza estate più calda
nella serie dal 1800 dopo i casi del 2003 (+2,6 °C) e del 2022 (+2,1 °C, grafico qui sotto).
 


Nubifragi e piene torrentizie del 29 giugno e 5 settembre 2024

L'estate 2024 sulle Alpi occidentali (e sulle Alpi Graie/Gran Paradiso in particolare) è stata caratterizzata da due violenti episodi temporaleschi responsabili di piene torrentizie, colate detritiche e alluvioni a carico soprattutto di corsi d'acqua laterali rispetto al reticolo idrografico principale.

Il primo si è verificato nel tardo pomeriggio-sera di sabato 29 giugno, coinvolgendo i settori tra Valli di Lanzo, Gran Paradiso, Monte Rosa, Ossola e Canton Ticino, con gravi alluvionamenti dei territori di Cogne, Valtournenche/Breuil Cervinia, Macugnaga e della ticinese Valle Maggia.

Il secondo, tra notte e mattino di giovedì 5 settembre, ha colpito maggiormente tra le valli Chisone, Susa, Lanzo e Orco.

In entrambi i casi il bacino del Ghiacciaio Ciardoney, pur trovandosi un po' al di fuori delle traiettorie dei sistemi temporaleschi autorigeneranti, ha ricevuto in poche ore precipitazioni dell'ordine del centinaio di millimetri - stando alle stime Arpa Piemonte effettuate tramite radar e pluviometri limitrofi - cadute in forma liquida fino alle quote più elevate (3300 m) e in grado di attivare impetuose piene del torrente glaciale. Purtroppo l'avaria del pluviometro (poi sostituito il 17 settembre 2024) non ha permesso di registrare puntualmente l'entità dei due fenomeni.

Nel caso del 29 giugno l'erosione dei ripidi lati interni della morena laterale sinistra (non più coperti da neve), a ridosso del settore frontale del ghiacciaio, ha prodotto un flusso iperconcentrato di detriti la cui frazione più fine si è propagata lungo il percorso del torrente sopra il manto nevoso che ancora lo ricopriva, fino ai pressi della stazione meteorologica (immagine qui sotto). Importanti deposizioni di sedimenti si sono osservate in sinistra orografica poco a valle della fronte glaciale.

Nel caso del 5 settembre la webcam ha ripreso la situazione a partire dalle h 09 locali (UTC+2), poco dopo il transito del colmo di piena avvenuto alle h 07:40 secondo le registrazioni dell'idrometro. L'evento ha prodotto l'esteso alluvionamento della piana proglaciale in sinistra del corso d'acqua, erosioni spondali e disalveamenti (sempre in sinistra) nel tratto subito a valle della stazione meteorologica, con effetti paragonabili o talora anche superiori a quelli causati da violente precipitazioni degli anni recenti (3-4 settembre 2011, 22 agosto 2012, 8-9 agosto 2015, 24 agosto 2023, oltre che - in un contesto di precipitazioni alluvionali ben più estese - durante la tempesta "Alex" il 2-3 ottobre 2020).

Ulteriori informazioni sono contenute nei rapporti d'evento Arpa Piemonte degli episodi del 29 giugno e del 5 settembre 2024.


Nell'immagine ripresa dalla webcam alle h 09 del 4 luglio 2024 si notano (asterischi) le zone di innesco di colate detritiche avvenute nel tardo pomeriggio-sera del 29 giugno, in corrispondenza degli unici tratti di morena laterale sinistra già privi di manto nevoso. Il flusso torrentizio iperconcentrato si è poi propagato a valle scorrendo sulla superficie della neve fino ai pressi della stazione meteorologica e oltre. In condizioni di innevamento meno esteso, come sarebbe stato a fine estate o inizio autunno, a parità delle altre condizioni meteo-idrologiche l'innesco di processi torrentizi sarebbe stato potenzialmente ancora più diffuso e marcato.
 



L'impetuosa piena del torrente glaciale del Ciardoney al mattino
del 5 settembre 2024, ripresa dalla webcam alle h 09.
 

17 settembre 2024: il torrente glaciale del Ciardoney in prossimità della stazione meteorologica (cerchio giallo) è prosciugato dall'interruzione della fusione per il netto raffreddamento di metà mese: sono evidenti gli effetti delle piene recenti, segnatamente quella del 5 settembre 2024, che hanno comportato una significativa rimobilizzazione del materasso detritico a scapito anche dei settori di sponda interessati da profonde erosioni.
 

Il rapido addensarsi di nebbie (strati/stratocumuli da sbarramento di correnti umide orientali) impedisce il recupero in elicottero di personale e attrezzature, pertanto il gruppo di lavoro, terminate le operazioni di campagna glaciologica e manutenzione della stazione meteorologica, si avvia a piedi per la lunga discesa (4 ore e mezza e 2000 m di dislivello) verso il Bivacco Revelli e Forzo (Valle Soana).
Da sinistra: Erik Gillo, Gabriele Savio, Walter Alberto, Luca Mercalli e Alessio Golzio.


Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare va a IREN Energia per il concreto e sempre tempestivo appoggio logistico alle operazioni sul Ghiacciaio Ciardoney, ad Arpa Piemonte e all'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso per la costruttiva collaborazione e partecipazione alle campagne di misura, e al CNR-IRPI di Torino (gruppo di ricerca GeoClimAlp) per il prestito della sonda a vapore "Heucke". 

 

Parte dell'abbigliamento indossato dall'équipe al lavoro sul ghiacciaio
è stata gentilmente offerta da
Cape Horn,
azienda di materiale tecnico per l'outdoor.

 


 

Segui in in tempo reale la situazione
sul Ghiacciaio Ciardoney (dati meteo e webcam)


Devolvi il 5 per mille alla SMI,
sosterrai le ricerche sul Ghiacciaio Ciardoney!



 

 


Torna indietro

Guida al   sito    |    Contattaci    |    Segnala il sito    |   Credits    |   Copyrights