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ghiacciaio Ciardoney: BILANCIO 2019 DI NUOVO NEGATIVO
(-1,65
m) e VisTOSO regresso frontale (-8 m);
una primavera tardiva e nevosa
vanificata dalla terza estate piu' calda da secoli

Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
17 settembre 2019

 

Venerdì 13 settembre 2019 la Società Meteorologica Italiana ha eseguito le misure di bilancio di massa e variazioni frontali al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), grazie all'appoggio logistico e operativo di IREN Energia e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, nell'ambito delle regolari campagne di osservazione sulle Alpi promosse dal Comitato Glaciologico Italiano.


13 settembre 2019, ore 8,30: il settore superiore del ghiacciaio, ripreso dal Colle Ciardoney; 5 - 20 cm di neve fresca (caduti in un paio di riprese il 5-6 e 10 settembre) coprono la superficie di ghiaccio vivo ormai spoglio di neve invernale, senza tuttavia ostacolare le misure di bilancio di massa e variazione frontale.


La rovente estate 2019 (in genere la terza più calda nelle lunghe serie di misura delle Alpi e del Nord-Ovest italiano) ha fuso non solo tutta l'abbondante neve stagionale che a fine primavera copriva il ghiacciaio (spessori tra 305 e 440 cm al sopralluogo del 17 giugno 2019), ma anche cospicui spessori del ghiaccio sottostante, tra un minimo di 98 cm (palina n. 1, Colle Ciardoney) e un massimo di circa 270 cm (palina n. 7, settore frontale).

Il bilancio di massa complessivo è risultato di -1,65 m di acqua equivalente, peggio della stagione 2017-18 (-1,45 m) e della già negativa media dei precedenti 27 anni di osservazione (-1,32 m/anno).

Le due nevicate del 5-6 e 10 settembre 2019 hanno temporaneamente interrotto l'ablazione glaciale evitando perdite di massa ancora superiori, ma durante il sopralluogo, con il rapido aumento di temperatura (Tmax 16 °C alla stazione meteorologica presso la fronte del ghiacciaio), la fusione già era in via di ripresa, per tornare a livelli estivi nei giorni successivi (14-17 settembre) su un ghiacciaio di nuovo completamente spoglio.
 

Preparativi per il decollo in elicottero dalla centrale IREN di Rosone (Valle Orco)
con la ditta Airgreen.
 

Come da previsione, il cielo è perfettamente sereno e l'atmosfera calma e tiepida, sotto gli anticicloni "Friederike" e "Gaia" distesi dall'Atlantico, alle Alpi, all'Europa centro-orientale.
Dopo la breve parentesi fresca e a tratti perturbata della prima decade di settembre 2019 le temperature sono rapidamente aumentate con il contributo di aria calda subtropicale in quota: il radiosondaggio eseguito all'aeroporto di Cuneo-Levaldigi alle h 00 UTC
(le 2 locali, in piena notte) del 13 settembre ha rilevato 0 °C a circa 4600 metri.




Come di consueto la palina ablatometrica al Colle Ciardoney (n. 1) è la prima ad essere controllata una volta atterrati sul ghiacciaio: Luca Mercalli, rimossi i 20 cm di neve recente, indica il segmento di legno che rivela una perdita di spessore di ghiaccio di 98 cm rispetto al controllo del 10 settembre 2018.
Almeno metà di questa riduzione è attribuibile in realtà alle fasi finali della precedente e lunga stagione di ablazione, tra il sopralluogo del 10 settembre 2018
e la prima nevicata del 1° ottobre 2018.


Il cineoperatore RAI Guido Borzillo riprende Luca Mercalli e Fulvio Fornengo durante la misura dell'ablazione alla palina n. 2.
Qui la perdita di spessore in un anno è stata di 157 cm.


Scendendo di quota, ancora più massiccia è la perdita di spessore alla palina n. 3, nel settore mediano: -238 cm. Un anno prima la superficie del ghiacciaio si trovava al livello indicato con il metro flessibile da Fulvio Fornengo e Luca Mercalli.


Avvicinandosi alla fronte vengono rintracciati tra la neve fresca in fusione i resti della palina n. 7, quella più a valle, completamente fuoriuscita dal ghiaccio evidenziando una perdita di spessore di almeno 265 cm (si stima circa 270 cm, essendo la palina caduta verosimilmente subito prima della nevicata che ha interrotto la fusione il 5-6 settembre 2019, presentando tracce fresche di limo glaciale non ancora "lavato" dalle precipitazioni).

Poiché in questo settore lo spessore del ghiaccio residuo è molto modesto, forse inferiore a 5-10 m, e al tasso di ablazione attuale scomparirà in 3-4 anni, questa palina non verrà più rinnovata, e le misure relative al pendio frontale verranno affidate alla sola palina
n. 6. Dall'avvio del bilancio di massa nel 1992 sul ghiacciaio Ciardoney, si tratta del primo punto di misura ad essere perso per effetto della deglaciazione.


L'entità delle perdite di spessore glaciale alle singole paline ablatometriche, rispetto
al 10 settembre 2018, è stata la seguente:

1. (Colle Ciardoney, circa 3100 m): -98 cm

2.
(circa 3050 m): -157 cm

3. (circa 3000 m): -238 cm

4. (circa 3000 m): -123 cm (posizione più ombreggiata, scomparsa tardiva della neve)

6. (circa 2950 m): -232 cm

7. (circa 2900 m): -270 cm circa

(palina n. 5 non più presente)


Serie delle misure di accumulo invernale, ablazione estiva e bilancio di massa netto.
Il valore complessivo di bilancio di -1,65 m di acqua equivalente della stagione 2018-19
appare più negativo della già sfavorevole media dei 27 anni di osservazione precedenti
(-1,32 m). Il bilancio cumulato dal 1992 è ormai di -37,3 m
(clicca sul grafico per ingrandire).
 

Dettaglio della serie del bilancio di massa netto (ghiaccio perso ogni anno
nell'insieme del ghiacciaio, espresso come "lama" d'acqua media, in m).
La media di tutta la serie di misura (28 anni) è pari a -1,33 m/anno, ma nel tempo si è aggravata, da -1,03 m/anno nel periodo 1992-2002 a -1,53 m/anno nel 2003-2019. Solo nella stagione 2000-01, grazie a un inverno molto nevoso e a un'estate non troppo calda, si osservò un bilancio lievemente positivo (+0,16 m)
(clicca sul grafico per ingrandire).
.

 

Tre "mulini" glaciali erano presenti nel settore mediano del ghiacciaio, in corrispondenza del cambio di pendenza poco a monte della palina n. 3. Alle 10 del mattino del 13 settembre 2019 la fusione era ancora modesta, ma (al centro dell'immagine) si notavano i segni del trasporto e rimaneggiamento di neve fresca ad opera del copioso ruscellamento del giorno precedente lungo le bédières in ingresso nel pozzo superiore. Segno che nel primo giorno pienamente soleggiato dopo le nevicate, la fusione era prontamente ripresa.


Abbozzo di "fungo" o "tavola" glaciale nel pendio frontale del ghiacciaio. Uno dei numerosi massi precipitati dalla parete Nord della Grande Uja di Ciardoney ombreggia e protegge dalla fusione il ghiaccio sottostante, che rimane in rilievo foggiando una sorta di piedistallo
(vedi "glacier table" nel glossario glaciologico US Geological Survey).




L'intensità della fusione glaciale nell'estate 2019 è evidenziata anche dalle bèdières formate dal ruscellamento superficiale nel pendio verso la fronte, profonde talora più di 3 metri, come raramente era capitato di vedere in oltre un trentennio di monitoraggio del ghiacciaio.



Luca Mercalli misura l'arretramento della fronte al segnale "A4E":
8,5 m di ritiro rispetto al 10 settembre 2018.
 

Dato il rapido allontanamento (regresso) del margine del ghiacciaio dal segnale di riferimento per le misure frontali, per maggiore comodità dei prossimi rilievi il segnale "A4E" è stato rinnovato come "A4F" su un grande e stabile masso a 21 m dal ghiaccio, mantenendo invariata la direzione di misura (in alto, Daniele Cat Berro segnalizza con la vernice il nuovo richiamo del caposaldo; foto L. Mercalli).


Il regresso annuo di 8,5 m ha portato a ben 467 m circa il ritiro complessivo
dalle prime misure del 1972
(clicca sul grafico per ingrandire).
 

Un esemplare di falena è stato rinvenuto morto nella neve a circa 2950 m, verosimilmente sospinto dalle brezze termiche ascendenti nelle ore centrali del giorno (brezze di valle).




Il segnale di misura A5C, in destra orografica della fronte glaciale, abbandonato dal 2017: in questo tratto il margine del ghiacciaio, sepolto da abbondante detrito, non è più identificabile. Il confronto fotografico mostra la situazione il 22 settembre 2014 e il 13 settembre 2019: è evidente il marcato smagrimento del pendio frontale in appena 5 anni.
 

La trasformazione dell'ambiente locale, in oltre trent'anni di regolari campagne glaciologiche di fine estate, è stata impressionante, come mostra anche il confronto tra le fotografie riprese dalla stazione di riferimento "S2" il 5 settembre 1986
(data della prima salita di Mercalli e Fornengo, dopo che il ghiacciaio non veniva più controllato dal 1978) e il 13 settembre 2019.

In questo lasso di tempo la fronte si è ritirata di 400 m e la superficie glaciale si è abbassata di circa 60 m nel settore inferiore, che da un profilo convesso (apice di una fase di avanzata, 1986) è passato ad avere un profilo appiattito e perfino leggermente concavo.

Al perdurare delle condizioni attuali si ipotizza che nell'arco di un decennio (forse meno) la fronte glaciale possa portarsi rapidamente all'altezza della barra rocciosa che sempre più sta affiorando dalla sinistra orografica verso il centro del ghiacciaio
(al centro dell'immagine recente).
 

Nei detriti abbandonati dal ghiacciaio in ritiro le prime isolate piante erbacee pioniere (generi Artemisia, Silene, Linaria...) spuntano già dopo 2-3 anni, ma data la quota elevata (2850 m), le basse temperature (media annua prossima a 0 °C) e il substrato minerale a prevalenza di gneiss occhiadini, di difficile alterazione e dotato di scarsissima sostanza organica, la colonizzazione vegetale è molto lenta, benché sicuramente favorita dal riscaldamento atmosferico dei decenni recenti (nella foto di L. Mercalli, esemplare di Artemisia genipi sul pianoro detritico di fronte al ghiacciaio).


Nei pressi della stazione meteorologica, laddove il ghiaccio è scomparso da circa 80 anni, è stato osservato il primo esemplare di salice nano (f. L. Mercalli).
 


L'elettricista Diego Marzo (in alto) e l'ingegnere Mario Berger (qui sopra) durante la manutenzione della stazione meteorologica "Campbell", sempre in piena efficienza
(f. L. Mercalli).
 

Tuttavia le tempeste di vento e la pressione esercitata dalla massa di neve invernale sui tiranti di controventatura hanno determinato nuovi danni al traliccio della stazione meteo, portando alla rottura di uno dei tre tubolari in alluminio. Alla sgradita sorpresa si è prontamente rimediato con una "steccatura" in acciaio in vista del nuovo inverno.

Il ripristino della perfetta verticalità del traliccio ha anche permesso di migliorare il segnale radio per la trasmissione a valle delle immagini webcam, saltuario da alcune settimane (lavoro curato del tecnico elettricista Diego Marzo e dall'ingegnere Mario Berger). 


Andamento giornaliero dello spessore nevoso totale al suolo alla stazione meteorologica, dall'annata idrologica 2012-13 in poi (osservazioni da "snowcam").
La fusione nivale osservata nel giugno 2019 (linea marrone) è stata la più rapida degli ultimi 7 anni, insieme ai casi del 2017 (linea viola) e 2018 (linea azzurra)
.

Così, dopo un'ottima stagione di alimentazione e il ritardo nell'avvio della fusione nivale dovuto alla frescura insolita di maggio, i 200 cm di neve ancora presenti al sopralluogo del 17 giugno 2019 sono rapidamente fusi in 24 giorni (-8,3 cm/giorno) a causa del caldo estremo di fine giugno; il manto nevoso è scomparso del tutto l'11 luglio alla stazione meteo, e intorno al 25 luglio sono avvenuti i primi affioramenti di ghiaccio vivo sul pendio inferiore del ghiacciaio (clicca sul grafico per ingrandire).




Con 2 °C sopra media, l'estate 2019 (trimestre giugno-agosto) è stata la terza più calda nelle lunghe serie di misura del Piemonte e delle Alpi occidentali, come all'osservatorio SMI di Moncalieri-Collegio Carlo Alberto, dopo i casi storici del 2003 e 2017, e pari merito con quello del 2015 (clicca sul grafico per ingrandire).
 
Al Ghiacciaio Ciardoney le stagioni 2016-17, 2017-18 e 2018-19 hanno mostrato forti analogie in termini di accumulo nevoso invernale (tra 1,78 e 2,14 m di acqua equivalente), di temperature estive, e di conseguenza anche di fusione e perdite di massa glaciale (bilanci compresi tra -1,39 e -1,65 m).


Mentre il gruppo di lavoro SMI conduceva le misure di bilancio di massa, la ditta Imageo srl, specializzata in geologia e geomatica, ha eseguito tre sorvoli del ghiacciaio tramite drone per ottenerne un rilievo fotogrammetrico completo (a cura del geologo Walter Alberto e del topografo Luigi Perotti).

Ciò permetterà l'aggiornamento del dato di superficie del ghiacciaio e l'elaborazione di un modello dell'apparato glaciale georeferenziato con precisione centimetrica,
con possibilità di confronto con rilievi precedenti e determinazione del bilancio di massa geodetico (ovvero a partire dalle differenze altimetriche dei singoli punti del ghiacciaio, da confrontare con il bilancio ottenuto con il consueto metodo glaciologico diretto / paline ablatometriche).

Una preziosa opportunità concessa dalle attuali tecnologie, inimmaginabile fino a pochi anni fa, e men che mai quando, nel 1986, venne avviato il monitoraggio continuo di questo ghiacciaio!

I primi dati del rilievo topografico verranno diffusi a breve con un apposito aggiornamento.
 

Il geologo Walter Alberto (a sinistra) e il topografo Luigi Perotti (a destra) di Imageo Srl
si apprestano a eseguire la ricognizione topografica da drone (f. L. Mercalli).


Il geologo Walter Alberto di Imageo Srl mentre telecontrolla il volo del drone per il rilievo topografico completo del ghiacciaio.


Il drone "Phantom 4" in volo sopra il pendio inferiore del ghiacciaio.
La presenza di un sottile strato di neve recente non ha penalizzato l'efficacia del rilievo fotogrammetrico, mettendo anzi più in evidenza i limiti del ghiacciaio laddove questi, in assenza di neve fresca, sarebbero stati di più incerta determinazione a causa della copertura detritica (la neve fresca si era mantenuta solo in presenza di ghiaccio sottostante, mentre era ormai fusa sulle morene e le superfici rocciose circostanti).


Dettaglio del drone "Phantom 4" in volo sopra al ghiacciaio.


Stazione GPS di riferimento per la georeferenziazione dei punti sulla superficie del ghiacciaio con precisione dell'ordine dei 3-5 cm.


Ricevitore GPS durante il rilievo topografico di alcuni punti di riferimento sul ghiacciaio, segnalizzati tramite apposite mire colorate, ben visibili nelle riprese fotogrammetriche.


Lo strato di neve fresca metteva in evidenza anche i piccoli ghiacciai meridionale e settentrionale di Valsoera, in gran parte nascosti da abbondante detrito roccioso franato dai versanti (specie il settentrionale, a destra nella foto).
Immagine ripresa dal Colle Ciardoney.


La modesta placca del ghiacciaio di Geri, sotto l'ombrosa parete Nord del Monte Gialin (3270 m), vista dalla stazione meteorologica a valle del ghiacciaio Ciardoney.
La neve recente di inizio settembre 2019 nasconde la superficie del ghiacciaio,
forse rimasto coperto fino al termine dell'estate da accumuli di valanga.


Dalla stazione meteorologica guardando a Sud-Est, verso la Val Soana e le Prealpi Canavesane. La forte stabilità atmosferica e l'aria asciutta (umidità relativa 25-50% tra 2000 e 3500 m) inibiscono lo sviluppo delle nubi cumuliformi diurne, che assumono un aspetto stratificato intorno ai 2000 m.


Ore 14: appare l'elicottero per il recupero di personale e materiali. A differenza di altre campagne di misura, svolte in condizioni più marginali per la risalita di cumuli diurni, e con volo di rientro a valle risicato nelle ultime schiarite tra le nebbie, stavolta l'ottima visibilità concede il tempo adeguato per completare a dovere una complessa sessione di lavoro (misure di bilancio di massa, riprese televisive, manutenzione della stazione meteorologica, rilievo topografico con drone).


Il settore mediano-superiore del ghiacciaio Ciardoney (in alto, l'omonimo Colle) ripreso dall'elicottero durante il rientro verso la centrale IREN di Rosone. Il sottile strato di neve fresca in fusione già lascia affiorare a tratti il ghiaccio sottostante, più scuro.


Durante il volo di rientro, uno sguardo a Ovest verso il Gran Paradiso (4061 m, la cresta sullo sfondo, al centro dell'immagine).
Si notano, a destra, il ghiacciaio pensile della Becca di Gay (3621 m), a fil di cielo, e, poco sotto, il ghiacciaio della Roccia Viva, nel Vallone di Piantonetto.



Salvo diversa indicazione, le immagini sono di D. Cat Berro.
 

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